Epilogo (Katstuki)

"GIURO CHE SE NON APRI QUELLA CAZZO DI PORTA LA FACCIO SALTARE IN ARIA!"

Le urla di Katsuki le giunsero attutite dalla superficie di legno che li separava, ma non abbastanza per non farla risvegliare dallo stato di dormiveglia in cui era caduta da parecchie ore.

Da quando aveva messo piede nei dormitori nuovi di zecca che avevano messo a disposizione degli alunni della 1-A, (Nome) non era più uscita dalla sua stanza e non aveva voluto vedere nessuno.

Anche se si era ripromessa di essere forte, la morte di suo padre l'aveva dustrutta e non aveva ancora avuto il coraggio di affrontare la vita di tutti i giorni.

Si era ridotta ad un ammasso di coperte e carte di cibo spazzatura sparse sul pavimento, la finestra era serrata e non vedeva la luce del sole da ormai tre giorni. Inizialmente i suoi amici avevano provato diverse volte a bussare per convincerla ad uscire da quella stanza, ma poi avevano deciso di lasciarle il suo spazio per affrontare da sola il proprio dolore.

"Quando avrà bisogno di noi sono sicura che si farà viva da sola", aveva detto Ochaco.

Erano stati tutti d'accordo con lei, apparte un certo porcospino incazzato ovviamente.

(Nome) emise un grugnito di disappunto e si trascinò nei pressi della porta, normalmente non avrebbe preso sul serio una minaccia del genere, ma conosceva Katsuki abbastanza da sapere che lui sarebbe stato capace di attuarla.

Poggiò la testa contro la parete accanto ad essa ed esordì con un: "Perché fra tutti dovrei far entrare proprio te?"

Sentì la porta tremare pericolosamente. "Perché sennò faccio esplodere tutto, vampira. Sei sorda, o cosa?"

Dopo tanto tempo si ritrovò a sorridere: rispetto agli altri ragazzi che l'avevano trattata con i guanti, apprezzava il fatto che il biondo non avesse cambiato il proprio atteggiamento nei suoi confronti.
La faceva sentire quasi come se non fosse accaduto nulla.

Fece ruotare la chiave attorno al dito diverse volte, prima di girarla nella toppa e socchiudere la porta. Un paio di occhi cremisi le restituirono uno sguardo furente, dietro il quale riuscì però a scorgere un fondo di preoccupazione.

Senza fare troppi complimenti, il ragazzo spalancò la porta e si fece strada nella stanza, gettando un'occhiata di disgusto al caos circostante.

"Questo posto è un fottuto porcile"

Aprì la finestra, un fascio di luce aranciata si diffuse nella camera, segno che doveva essere arrivato il tramonto. Alla luce del sole persino (Nome) stessa si vergongnò del modo in cui aveva ridotto quel posto: c'era immondizia ovunque, il letto era sfatto e i libri di scuola, insieme ad un mucchio di vestiti sportivi, erano sparsi malamente sulla scrivania e sulla sedia accanto al letto.

"Cazzo... hai ragione" ammise, grattandosi imbarazza la testa, su cui i capelli erano legati in un disordinato chignon, tenuto sù da due bacchette.

"Uhm---? SANTO CAZZO, CHE DIAVOLO STAI INDOSSANDO?"
Il volto di Katsuki divenne paonazzo mentre i suoi occhi scorrevano lentamente sul corpo della ragazza.

Non attendendo visite non si era preoccupata di vestirsi in modo adeguato, quindi in quel momento indossava una culotte nera e la camicia bianca dell'uniforme, aperta su uno dei suoi reggiseni di pizzo.
Il rossore venne contagiato anche alle sue guance, distolse lo sguardo verso il pavimento.

"Non è che aspettassi qualcuno..." si giustificò, non facendo nemmeno nulla per coprirsi. Il danno era fatto.
Raggiunse invece il letto e vi si accomodò sopra, accavallando elegantemente le gambe.

"Perché non ti sei arreso come gli altri?" continuò con un sospiro.

Il materasso si piegò sotto il peso di Katsuki, che le si era appena seduto accanto. "So che stai soffrendo e so che hai paura di affrontare il mondo esterno, un mondo in cui tuo padre non vive più. Uscire fuori da quella porta significherebbe rendere tutto più reale, lo capisco"

Le parlò con il tono più gentile che lei gli avesse mai sentito usare.

"Però non puoi continuare a nasconderti. Vuoi diventare un'Eroina, no? Quindi come potresti fare il culo ad uno di quei Villains là fuori se non riesci nemmeno ad affrontare te stessa e le tue paure?"

Le prese il viso tra le mani. "Non ti riconosco più, (Nome). Mi sono innamorato della tua forta, della tua sfrontatezza e del tuo coraggio; ora davanti a me non vedo più tutte quelle cose"

"Mi dispiace, Katsuki" Scivolò via dalla sua presa e poggiò la fronte contro il suo petto. "Io vorrei tanto tornare da tutti voi, riprendere le lezioni e dire addio a mio padre una volta per tutte, però ho così tanto paura di non riuscire a farcela, di non tornare più quella di una volta"

Sentì le braccia forti del ragazzo avvolgerla, Katsuki le posò un bacio tra i capelli. "Sono qui per questo. Non credere che ti abbandonerò così facilmente. Sono così dannatamente innamorato di te, non credo di aver mai provato qualcosa del genere per qualcun altro"

(Nome) inclinò la testa all'indietro per poter scorgere l'espressione seria del suo volto, le pupille dilatate dal desiderio, e gli sfiorò la guancia con un dito. "E dire che all'inizio non ti sopportavo. Ora, invece, non posso più fare a meno di te"

Si sporse in avanti e gli lasciò un casto bacio sulle labbra, assaporando in seguito l'espressione stupita e imbarazzata di Katsuki al suo gesto.

"Mi stai dicendo che...?"

Non lo aveva mai sentito dubitare di qualcosa, ma in quelle parole lesse tutta la sua esitazione.

"Si, porcospino. Ti sto dicendo che sono pronta ad intraprendere una 'relazione romantica' con te... sempre se questa versione di me sia ancora di tuo gradimento" scherzò.

Non ricevendo però alcuna reazione da parte del biondo cominciò a preoccuparsi. "Katsuki-?"

Venne bloccata da un paio di labbra che le restituirono il bacio appena ricevuto. "Ricorda, d'ora in avanti sei mia e di nessun altro. Niente bastardo bicolore o capelli di merda. Solo mia."

(Nome) ridacchiò contro la sua bocca.
"Si, Katsuki. Sono solo tua"

A volte avrebbe voluto avere due corpi: uno per partire, l'altro per restare; uno per continuare a vivere nella certezza di un'esistenza solitaria, l'altro per scoprire cosa succederebbe se per una volta avesse ascoltato il suo istinto e avesse scelto di volare, libera nell'aria come una bolla di sapone. Una bolla che scoppia, ma che ha riflesso per una volta una luce diversa.

E lei aveva sempre voluto una luce diversa, ma aveva paura di rimanere al buio.

In quell'istante, però, capì che lei e Katsuki sarebbero esplosi insieme, come fuochi d'artificio in una notte stellata, riempiendo la terra intorno a loro delle scintille del loro amore.

"Ti amo, porcospino"

Sentiva ogni centimentro del corpo di Katsuki contro il proprio, il suo fiato caldo sulla pelle e le mani bollenti che le stringevano i fianchi.
Lui sbuffò contro il suo collo, provocandole piccoli brividi di piacere lungo la schiena.

Nonostante il suo tono aspro, capì dal fremito della sua voce le emozioni che gli aveva procurato con quella semplice frase.

"Sta zitta e baciami, vampira"

Spazio autrice:

Ovviamente non potevamo aspettarci qualcosa di romantico da parte di Bakugo, quindi mi sembrava che un finale del genere fosse più adeguato al suo personaggio.

Aaah, quanto mi mancheranno i litigi tra quei due. Erano le parti che mi divertivo di più a scrivere.

Piccolo spoiler: il prossimo riguarderà il personaggio dai capelli rossi più kawaii di Mha.

~Ale💕

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