Capitolo 35

Sulle strade scorreva una marea di persone, ognuna delle quali sembrava avere in testa una destinazione precisa. Su di esse, le vetrate degli alti palazzi riflettevano la luce lunare, dando l'impressione di camminare in mezzo ad edifici di cristallo.

I megaschermi riempivano l'aria di annunci pubblicitari, che si mescolavano in armonia con le voci della gente che, spensierata, andava avanti con le proprie vite, ignara del pericolo a cui i sei ragazzi appena arrivati nel distretto stavano andando incontro.

Da quando il treno aveva raggiunto la stazione, terminando così il suo viaggio, (Nome), pur avendo dormito per un'ora abbondante, si sentiva stanca. Non era una stanchezza normale, più una sorta di spossatezza dovuta alla preoccupazione che l'aveva perseguitata negli ultimi giorni, un po' per il rapimento di Katsuki, un po' per il fatto che la verità alla fine fosse venuta a galla e un po' per il modo brutale in cui aveva salutato suo padre prima di partire.

Non sapeva nemmeno se sarebbe tornata, perché, anche se il suo piano fosse andato a buon fine, di certo non l'avrebbe passata liscia con una semplice ramanzina come l'ultima volta che aveva contravvenito alle regole della nuova società basata sui supereroi.

L'insegna luminosa del negozio dal quale erano appena usciti spiccava tra le vetrine anonime della via che avevano imboccato e recitava 'IL VIALE DEL RISPARMIO: Donqui Jote', scritto in caratteri gialli e rossi, nel mezzo di una nuvola che ricordava quelle dei fumetti.

"EHI, TU!"

Nel suo travestimento composto da un paio di occhiali da sole triangolari - che ricordavano molto quelli di Present Mic - , pizzetto scuro, collana d'oro e completo blu, Izuku stava cercando di calarsi alla perfezione nella propria parte. Ovvero un ragazzo esultante e molto rumoroso.

"Non lo fai bene! Devi spingere di più il mento" lo riprese Eijiro.

Quest'ultimo aveva ripulito i capelli dal gel ed ora gli ricadevano liberi sulla giacca della tuta bordeaux, tra di essi spiccavano anche un paio di corna finte.

"EEEEHII!" riprovò Izuku, ancora più forte di prima.

"Esatto!"

"C'è una tizia con due meloni da favola, laggiù!" esordì Iida.

Indossava un paio di baffetti triangolari, un papillon rosso e delle bretelle gialle, che gli davano tanto l'aria di un giocatore di poker. I capelli tirati indietro dal gel, poi, mettevano ancora più in risalto il suo doppio taglio. (Nome) si stupì nel constatare che, senza gli occhiali, era proprio un bel ragazzo.

"Nel pieno della movida notturna dei ragazzini sarebbero saltati all'occhio" spiegò Momo.

Sembrava una delle classiche dive della televisione con i capelli ondulati e un lungo vestito magenta, adornato da una vistosa collana di perle.

Appena arrivati, infatti, avevano deciso di indossare dei travestimenti per non essere riconosciuti.

"Comunque, Yaoyorozu, non avresti semplicemente potuto usare la tua Unicità?" chiese casualmente Shoto.
Da sotto la parrucca nera, (Nome) riusciva ancora a scorgere una ciocca bianca dei suoi capelli.

"Sarebbe stato contro le regole!" squittì lei, agitandosi. "Se usassi la mia Unicità per produrre tutto ciò che voglio, il sistema distributivo... Già, in quanto brava cittadina, devo far girare l'economia! Proprio così!" concluse, congiungendo le mani davanti al viso. Sembrava davvero sicura di quello che diceva.

"Volevi solamente provare l'ebrezza di comprare in un Donqui, vero?" la stuzzicò (Nome), sollevando un sopracciglio. Si mosse verso di lei ondeggiando i fianchi, dietro di lei sentì un gruppo di ragazzi mormorare commenti poco carini sul suo corpo.
"Ammettilo"

La corta parrucca rossa le arrivava poco sopra le spalle, sfiorando appena la mini t-shirt con sopra un motivo di fiamme. I pantaloni di pelle le fasciavano perfettamente le gambe snelle e gli alti tacchi rossi ticchettavano sull'asfalto ad ogni suo passo. Inutile dire a chi si fosse ispirata.

"Ehmm... Il nostro obbiettivo è da questa parte" balbettò l'altra, sollevando un braccio nella direzione da prendere. La manetta attorno al polso mandò un bagliore dorato, tintinnando appena.

(Nome) decise di lasciar perdere; ebbe però appena il tempo di fare un passo, che un urlo la fece paralizzare sul posto.

"Ma quello è lo Yuei!"

Si voltò di scatto, facendo un respiro di sollievo quando si accorse che chi aveva gridato si riferiva a ciò che stava trasmettendo uno dei megaschermi: la conferenza stampa di scuse che era stata tenuta quella sera allo Yuei. Sullo schermo intravide un Aizawa fare un profondo inchino verso la telecamera.

Si stupì di vederlo senza la sua solita barbetta sfatta, con i capelli ordinatamente legati alla base del collo e un completo elegante bianco e nero. La cicatrice sotto l'occhio era più evidente che mai sotto le luci dei riflettori.

Ascoltarono in silenzio le parole del loro sensei, (Nome) si ritrovò a stringere i pugni quando i vari giornalisti provarono a mettere i suoi professori alle strette, per farli passare come i colpevoli della situazione. Il preside Nezu spiegò inoltre che avrebbero aumentato le misure di sicurezza per salvaguardare al meglio la sicurezza degli studenti.

Mentre la conferenza stampa andava avanti, vari commenti cominciarono quasi subito a diffondersi. Per lo più sembravano andare contro lo Yuei, considerandolo bravo soltanto ad accampare scuse per la sua incompetenza.

"Ma che stanno dicendo?"

Due uomini di fronte a loro si diedero di gomito, scambiandosi un'occhiata piena di biasimo.

"Non li hanno protetti per niente!"

Un'altra voce si unì al coro.
"Un istituto per la formazione di Eroi che viene sottomesso da dei criminali non si è mai sentito!"

(Nome) si guardò intorno per cercare di capire da che parte venissero tutte quelle frasi offensive contro il posto che ormai considerava come una seconda casa.

"Che garanzie dovrebbero essere? Si stanno solo parando il culo"

Strinse i pugni furiosamente.

"Sono davvero deluso dalla Yuei"

"Non hanno il diritto di-"

Non si accorse di star avanzando fino a quando una mano non l'afferrò saldamente per una spalla, tirandola all'indietro. La chioma rossa di Eijiro fece capolino al limitare del suo campo visivo, solleticandole la guancia destra. "Non starli a sentire, sono sicuro che i nostri sensei sapranno farsi valere da soli"

"Se solo non mi fossi fatta sconfiggere da Shigaraki, adesso la nostra scuola non sarebbe nei casini..." ribatté, scuotendo la testa.

Le sembrava strano non sentire più i suoi lunghi capelli accarezzarle la schiena, con quella parrucca rossa - dello stesso colore dei suoi occhi - doveva sembrare ancora più una criminale.

"Ma ora sei qui. Per cercare di fare ammenda per i tuoi errori" Le circondò la vita con un braccio, tirandosela ancora più vicina. Il contatto con la pelle nuda del suo ventre gli mandò una scarica di adrenalina nelle vene, fu difficile per lui rimanere concentrato su quello che stava cercando di dirle.
"È questo che conta"

(Nome) sentì una stretta allo stomaco, li avrebbe traditi una seconda volta.

'Il fine giustifica i mezzi, no?'

O almeno pensando questo sperava di togliersi quel peso che sentiva nel cuore sapendo che si avvicinava il momento in cui avrebbe dovuto mettere in azione il suo piano.

Un piano che coinvolgeva lei soltanto.

𖠄 *ೃ skip time 𖠄 *ೃ

Il trasmettitore continuava a mandare lievi bagliori verdi mentre avanzavano in uno dei vicoli sporchi e bui del distretto.

La mente di (Nome) tornò inesorabilmente alla notte in cui Dabi era tornato in città, quando aveva attraversato un vicolo quasi identico a quello per raggiungere il loro punto di incontro.

Si era ripetuta che l'unico posto in cui non avrebbe mai messo piede era la U.A., ed ora invece eccola lì, a preoccuparsi che nessuno infangasse il nome di quel liceo. La vita è proprio imprevedibile, non sai mai che piega potrebbe prendere il tuo futuro.
E lei di certo non avrebbe mai lontanamente creduto che un giorno sarebbe voluta diventare un'Eroina.

Momo si fermò di botto, sporgendosi oltre l'angolo che stavano per imboccare. Era una notte tranquilla, le stelle brillavano più del solito e, in quell'atmosfera da fiaba ottocentesca, nulla sembrava poter andare storto.

"Questo è il luogo da cui arriva il segnale" sussurrò al resto del gruppo.

(Nome) si chiese come faceva a vedere con quegli occhiali da sole.

"È senza dubbio il loro nascondiglio!" esclamò Eijiro sporgendosi a sua volta. Era chiaro che entrambi erano certi della buona riuscita del loro piano d'infiltrazione, però (Nome) sapeva per certo che non era quello il luogo in cui l'Unione teneva in ostaggio il loro compagno.

"Non so se lo sia o meno, ma per quel che mi è stato dato modo di confermare, quel criminale non si è mosso da qui per tutto il giorno" continuò la ragazza. "Detto questo, anche se lui è qui, non è detto che ci sia anche Bakugo. Rifletteteci a mente fredda, al momento abbiamo troppe poche informazioni in mano"

"Non abbiamo nemmeno persone la cui specialità è l'infiltrazione, come Jiro o Hagakure" riflettè Iida, poi li guardò serio uno ad uno. "Se dovessi giudicare che ci troviamo in pericolo, vi fermerei subito. Non mi esimerò dal contattare la polizia proprio perché sono vostro amico, intesi?"

Era arrivato il momento, non c'era altro tempo da perdere; se non agiva subito, non sarebbe mai riuscita a raccogliere tutto il coraggio necessario. Inoltre non era certa che l'Unione non intendesse fare del male a Katsuki e voleva impedire ad ogni costo che potessero torcergli anche solo un capello.

"Non ce ne sarà bisogno, Iida" esordì con voce atona, cercando di sopprimere qualsiasi emozione potesse ostacolare quello che stava per compiere.

I suoi tacchi rimbombarono sull'asfalto quando fece un passo all'indietro e tese le braccia verso i suoi compagni; la strada si allungò attorno ai loro corpi, richiudendo sopra le loro teste i propri tentacoli e intrappolandoli in un'intricata gabbia scura.

"(Nome), ma cosa-" Shoto afferrò con entrambe le mani le sbarre che lo separavano dalla ragazza.

"Mi dispiace, non potevo mettere in pericolo anche voi"

Disse quelle parole quasi come una supplica, sapeva che facendo così non avrebbe fatto altro che allontanarli nuovamente da sé, ma non vedeva un'altra via d'uscita. Si girò per andare via, ma la voce del bicolore la costrinse a fermarsi.

"Ci hai traditi una seconda volta!"

Lei abbassò la testa di scatto. "Voglio solo proteggervi! Se veniste con me sono certa che non esitereste a mettervi in mezzo per fare lo stesso con me. E questo non posso permettervelo"

Shoto colpì con tutte le proprie forze la prigione che li intrappolava, sentì a malapena il sangue che cominciò a gocciolargli dalle nocche aperte.
"MI AVEVI PROMESSO CHE AVRESTI SMESSO DI FARE TUTTO DA SOLA!"

"SMETTILA!"

(Nome) tornò sui propri passi, non dovette alzare la testa per incontrare i suoi occhi, visto che le scarpe che indossava le davano la stessa altezza del ragazzo. "Non credere che fare tutto questo mi faccia piacere, al contrario, mi si spezza il cuore a voltarvi le spalle in una situazione del genere. Però è l'unica soluzione"

"Non ti fidi di noi, non è vero?"

Tra tutti, Shoto era quello che si sentiva più ferito: credeva che, se (Nome) avesse avuto qualcosa in mente, si sarebbe rivolta almeno a lui, come aveva fatto rivelandogli della sua passata collaborazione con l'Unione.

"Mi fido eccome" Nel dirlo, accarezzò con lo sguardo anche gli altri ragazzi. "Ma quei Villains sono troppo potenti per voi"

Non sembravano arrabbiati con lei, ma piuttosto delusi. Eijiro non riuscì nemmeno a guardarla in faccia quando le parlò. "Fiducia significa non solo raccontare i propri segreti o mettere la propria vita nelle mani di qualcuno, significa anche riporre le proprie speranze nelle capacità di chi hai di fronte. E tu questo non lo stai facendo"

(Nome) aprì la bocca per rispondere, la sua mente però non riuscì ad elaborare alcuna frase, conscia del fatto che questa volta si trovava dalla parte del torto.

"Sei ancora in tempo per liberarci, pensaci ancora un po'..." Momo cercò di farla ragionare, invano.

"Mi dispiace. Mi dispiace tanto"

Arretrò di qualche metro, non riuscendo a staccare gli occhi dai visi sconvolti dei suoi amici: Iida scuoteva la testa con sconforto, Eijiro guardava sconfitto il pavimento, Momo aveva gli occhi lucidi, Izuku per la prima volta le stava rivolgendo un'occhiata piena di rabbia e Shoto... Shoto era freddo come la prima volta che si erano parlati a scuola.

Cominciò a correre a perdifiato, mettendo più distanza possibile tra sé e l'ultimo errore che sapeva di aver compiuto.

Sarebbe stato più saggio chiedere l'opinione di (Nome) prima di partire per Kamino, visto che lei aveva fatto parte dell'Unione magari sapeva qualcosa in più; ma loro si erano fidati, fidati del fatto che, se avesse saputo qualche informazione utile, lei avrebbe parlato di sua spontanea volontà. Ma così non aveva fatto.

Li aveva respinti, allo stesso modo in cui aveva fatto con suo padre quando aveva deciso di andare alla ricerca di Katsuki. Fu quella consapevolezza a farla sentire ancora più uno schifo. Nonostante ciò, provò a mettere da parte tutto quello che stava provando per concentrarsi sulla destinazione verso cui stava correndo.

C'era tempo per le scuse, non abbastanza per salvare Katsuki.

𖠄 *ೃ skip time 𖠄 *ೃ

Era la prima volta che si teletrasportava lungo una distanza così ampia. Si trovava ancora a Kamino, però, anziché lo scuro cielo stellato, sulla propria testa poteva vedere l'impolverato soffitto della base segreta in cui si riuniva l'Unione.

Non appena era apparsa in mezzo al bar clandestino, era crollata a terra in preda alle vertigini. Posizione in cui si trovava tutt'ora.

"Che cazzo ci fai tu qui?!"

L'arruffata testa bionda di Katsuki apparve davanti a lei, il ragazzo troneggiava sul suo corpo con la solita espressione furiosa che gli corrucciava costantemente il viso.

"K-Katsuki... sei libero?"

Si puntellò sui gomiti, gesto che fece scivolare a terra la già precaria parrucca rossa, liberando così la sua lunga chioma candida.

Si guardò intorno ancora mezza intontita, l'Unione al completo era sparpagliata all'interno della stanza. In particolare, Toga stava giocherellando con un coltellino affilato, Dabi la guardava mezzo divertito e mezzo sorpreso e Shigaraki era impegnato nell'atto di rimettersi la mano sul viso. Le bastò un istante per fare due più due.

Alzò la testa verso il proprio compagno. "Sei stato tu a colpirlo?"

"Tsk, ovvio che si. Di certo non è andato a sbattere di sua spontanea volontà contro il mio pugno destro"
La sollevò malamente per un braccio. "Non hai ancora risposto alla mia domanda" concluse, squadrando torvo i vestiti che aveva indosso.

"Mi sono teletrasportata qui per salvarti. Mi sembra una cosa ovvia, o sbaglio?" Era stato talmente tanto il sollievo di vederlo sano e salvo, che sembrava essersi dimenticata della situazione di pericolo in cui si era appena cacciata.

Mr. Compress si schiarì la voce. "Se non vi dispiace, eravamo nel bel mezzo di una conversazione"

"Ma ora che ci sei anche tu, tutto ha molto più senso" continuò Shigaraki, avvicinandosi pericolosamente. "Sapevo che saresti stata tanto stupida da recarti qui da sola, non hai fatto altro che toglierci dall'impiccio di venirti a catturare con la forza"

Allungò una mano per sfiorarle il viso, ma la risposta di Katsuki fu talmente tempestiva da lasciare il braccio del Villain a mezz'aria; aveva trascinato (Nome) contro il proprio petto, stringendola in una sorta di abbraccio protettivo.

"Non toccarla, milledita di merda" ringhiò.

La ragazza poté sentire la vibrazione della sua voce contro la guancia, premuta com'era contro la spalla del ragazzo. Senza rendersene conto, si appallottolò ancora di più contro di lui e strinse con forza il tessuto della t-shirt scura fra le dita, cosa che fece sobbalzare Katsuki per la sorpresa.

Le portò una mano sulla testa, accarezzandola con una gentilezza di cui (Nome) non credeva fosse capace.
"Dovevo sapere che non li avresti lasciati vincere così facilmente" mormorò contro i suoi capelli.

Lei inclinò la testa all'indietro per guardarlo in faccia. "Non sei arrabbiato con me?"

"No, baka" La prese per le guance, sfiorandole il naso con il proprio. "Avevo capito fin da subito che c'era qualcosa dietro a quel tuo strano modo di fare, ora ho soltanto capito cos'è. Vuoi affrontare tutto da sola, proprio come me. Non posso biasimarti per questo, inoltre, anche se volessi, non potrei mai odiarti"

Tra tutti, era l'unica persona che credeva non l'avrebbe mai perdonata. Eppure, se c'era una cosa che aveva imparato da Katsuki, è che a volte sono quelli da cui meno te lo aspetti a sorprenderti.

Aveva anche capito che c'era un motivo dietro quel suo continuo mostrarsi strafottente e scontroso: in quel modo le persone gli stavano alla larga e quindi non avevano la possibilità di abbatterlo.

Niente legami, niente sofferenza. Sembrava così semplice.

"Molto commovente, complimenti" Shigaraki batté le mani con scherno. "Ma ora dobbiamo muoverci, ci sarà tempo per farvi ragionare. Kurogiri, Mr. Compress? Metteteli a nanna"

Il prestigiatore allargò le braccia con enfasi. "Mai incontrato due persone più testarde di voi due, in un certo senso vi ammiro" disse, camminando lentamente verso di loro.

Katsuki spalancò gli occhi in un'espressione da maniaco. "Se volete che vi ascolti, prostratevi ai miei piedi e crepate!"

(Nome) ridacchiò. "Si, come ha detto lui" dichiarò, sventolando una mano in direzione del ragazzo.

Nonostante il modo spavaldo in cui lui si comportava, la ragazza sapeva che in realtà la sua testa stava già pensando a un piano di fuga.

Una volta sani e salvi, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stato raccontare a Katsuki le ragioni che l'avevano spinta ad unirsi all'Unione.
Doveva anche chiedere scusa a suo padre e agli amici che aveva abbandonato in quel vicolo sperduto, si era comportata con entrambi come una persona orribile.

La tensione in quel bar era salita alle stelle, (Nome) giurò di percepire i nervi tesi di ogni singolo membro presente.
Forse fu per quello che il ritmico bussare alla porta di metallo sembrò loro come qualcosa di dannatamente fuori posto, come un fiocco di neve in una spiaggia assolata.

"Ehilà! Siamo del Pizzala di Kamino"

Una voce possente rimbombò attraverso la grata alla sommità della porta, tutti i presenti si scambiarono uno sguardo di disappunto. Ebbero appena il tempo di sbattere le palpebre che il muro accanto all'ingresso andò in mille pezzi sotto il pugno colossale di All Might.

Fu la prima volta che (Nome) fu felice di guardare il costume sgargiante dell'Eroe n°1, considerato da lei di dubbio gusto fin dalla prima volta che lo aveva visto. Per un'amante dei colori scuri come lei, vedere il blu, il rosso e il giallo sullo stesso completo era come un pugno nell'occhio.

"Ma cosa?"

Di fronte alla potenza del Pro Hero, i Villains cominciarono ad allontanarsi e sparpagliarsi nella stanza. Shigaraki spazzò l'aria con un gesto impaziente.

"Kurogiri, crea un gate!"

Gli occhi gialli del nebuloso ebbero un guizzo quando questo si mosse verso il centro del bar, espandendo il proprio fumo viola.

"Eh no, brutti bastardi!"

Le assi di legno del pavimento si staccarono dai chiodi e si avvolsero attorno alla parte solida del criminale, creando così una sorta di armatura lignea che gli impedì di fare un altro movimento. (Nome) aveva le braccia tese in avanti e il respiro corto a causa dell'uso eccessivo della sua Unicità, visto che ancora non si era ripresa del tutto dal suo 'salto spaziale'.

Una serie di estensioni simili a rami si occuparono di intrappolare i restanti Villains, stringendoli in una sorta di abbraccio spaccaossa. Dal buco nel muro era apparso un secondo Hero dalla pelle simile alla corteccia di un albero, le cui braccia sembravano potersi estendere all'infinito, allo stesso modo dei capelli di Ibara.

"Delle piante? Ma per favore..." lo schernì Dabi, facendo danzare delle fiamme azzurre attorno al suo corpo. Non ebbe però il tempo di terminare il suo attacco, una piccola sagoma gialla sfrecciò lungo i muri del locale e lo colpì alla tempia, facendogli perdere istantaneamente i sensi.

"Datti una calmata. Meglio che te ne stia un po' tranquillo, per il tuo bene"

Quello che (Nome) riconobbe come l'Eroe presso cui Izuku aveva fatto il suo apprendistato atterrò con grazia sul pavimento, in una pioggia di scintille azzurre che saturavano l'aria come lucciole ghiacciate.

All Might proruppe in una sonora risata. "Il giovane e talentuoso virgulto, Kamui dei Boschi! Il veterano impossibile da seguire con lo sguardo, Gran Torino!" esclamò, facendo verso di loro un cenno in base a quando li aveva nominati.

Solo allora parve rendersi conto della presenza di (Nome). "...e la piccola spia dell'Unione che ha deciso di diventare un Hero, Red Dhalia"

Lei chinò la testa imbarazzata, a quanto pare questa volta gli Hero avevano tutto sotto controllo.

"Mi chiedo come tu abbia fatto ad arrivare qui prima di noi"

Il suo piano era quello di proporre uno scambio tra lei e Katsuki, sapeva infatti che il vero obbiettivo di Shigaraki era riaverla indietro; ma, come avrebbe dovuto sapere, non esistono piani che vanno a buon fine.

"In ogni caso..." L'allegria nella sua voce evaporò in un istante. "Siete finiti, Unione dei Villains"

Nei suoi occhi incavati si poté scorgere il baluginio delle iridi azzurre, allora (Nome) capì perché grazie ad All Might il tasso di criminalità era sceso vertiginosamente: anche lei avrebbe tremato di paura se quello sguardo fosse stato rivolto a lei.

"Volete sapere perché?"

Mise le mani sui fianchi, circondato dagli altri due Eroi. La ragazza poté percepire il senso di sicurezza e fiducia emanato dalla loro presenza, lo stesso che portava quasi tutte le persone ad ammirarli: era come un balsamo per l'animo, come una luce che rischiara anche i momenti più bui.

"Perché ora ci siamo qui noi!"

In quel momento finalmente capì di stare dal lato giusto. Un giorno voleva risplendere anche lei in quel modo.
Un senso di trionfo si impossessò di lei quando si rese conto che l'Unione era stata messa all'angolo, afferrò la mano di Katsuki e gli rivolse un sorriso sincero, un sorriso che sorprendentemente anche lui ricambiò.

"Assurdo, quindi avevate pianificato anche la conferenza stampa?!" gemette Mr. Compress, agitandosi nel ramo che lo teneva ben fermo.

"Ehi, uomo albero!" Twice corrugò le sopracciglia sotto la maschera grigia e nera. "Non devi tirare! Spingi!"

Dietro di lui, Toga aveva il viso contratto in una smorfia di dolore. L'attenzione di (Nome) era però concentrata sul corpo svenuto di Dabi, anche se sapeva che doveva considerarlo un nemico, non poteva fare a meno di preoccuparsi per lui.

"Quando si attacca, si rischia di trascurare la difesa..."

Un quarto Pro Hero, dall'aspetto di un ninja dai capelli grigi acconciati in punte affilate e una maschera che gli copriva naso e bocca, apparve inspiegabilmente dalla porta senza neanche aprirla, come avrebbe fatto un foglio di carta.

"La Pizzala di Kamino non è composta solo da noi eroi" Aprì con una mano la porta dietro di sé, oltre l'uscio un manipolo di soldati era pronto all'attacco, indossavano tutti caschi scuri e imbracciavano dei fucili.
"L'edificio è circondato da altri eroi, fra cui Endeavor, e la polizia" spiegò.

A quanto pare, qualche piano invece funzionava.

"Vi sarete spaventati... ottimo lavoro, però!" All Might indicò (Nome) con un gesto del braccio. "Tu, (Cognome), ancora mi chiedo come abbia fatto a muoverti più velocemente di noi. Senza che nessuno se ne accorgesse, poi" Poté notare un pizzico di rimprovero in quelle ultime parole, ben mascherato però dall'ampio sorriso dell'Eroe n°1.

Le labbra di Katstuki cominciarono a tremolare, mentre un'espressione di disappunto nasceva sul suo viso.

"Scusatemi... ora è tutto apposto ragazzi!"

Quell'ultima frase portò all'esplosione dell'ormai innescata Bakugo-bomba.
"Non ero spaventato, cazzo! Gli avrei fatti tutti fuori con le mie mani!"
Per fortuna neanche quello fu capace di incrinare il sorriso di All Might, che gli rivolse tanto di pollice in alto.

La brutta sensazione che aveva attanagliato lo stomaco di (Nome) da quando aveva messo piede in quel bar, però, non l'aveva ancora abbandonata del tutto. Per quanto aveva potuto apprendere sull'Unione, non tutti i membri si trovavano con loro, al contrario, il più importante non era presente.

"E noi che c'eravamo dati tanto da fare. Perché mai sei stato tu a venire da noi, boss finale?" sibilò Shigaraki, gettando loro uno sguardo carico d'odio. (Nome) rabbrividì mentre osservava la chioma celeste del Villains ondeggiare tra le dita della mano imbalsamata che aveva sul volto, riusciva quasi a percepire la sua mente partorire un nuovo piano.

Dopo un attimo, Shigaraki proruppe in un urlo. "Kurogiri, fai arrivare tutti quelli che puoi!"

(Nome) ridacchiò di fronte all'espressione sconcertata del Villain quando non accadde nulla.
"Mi sa che hai fatto male i conti"

"Che ti prende, Kurogiri?!"

Il nebuloso, ancora intrappolato dalle assi di legno, chinò la testa in segno di scuse. "Chiedo perdono, Shigaraki Tomura. I Nomu che avrebbero dovuto trovarsi laggiù... non ci sono!"

"Avete sottovalutato troppe cose, Unione dei Villais. L'anima di questo ragazzo" disse All Might, passando un braccio attorno alle spalle di Katsuki. "La competente indagine della polizia, la fedeltà della giovane (Cognome) verso i propri amici, e poi... la nostra furia. Avete oltrepassato il limite. La cosa finisce qui, Shigaraki Tomura!"

La sagoma del Simbolo della Pace si stagliava contro la luce proveniente dall'esterno, questa faceva sembrare la sua figura ancora più imponente.
Il sollievo che provò (Nome) a quelle parole durò fin troppo poco.

"Finisce qui? Non prendermi in giro, è appena iniziata" Il corpo magro di Shigaraki fu scosso da una risata ai limiti della pazzia. "Giustizia, pace... farò saltare in aria il cumulo di rifiuti nascosto sotto quelle parole così vaghe. Ma per farlo devo prima liberarmi di te, All Might"

L'occhio rosso lasciato scoperto dalla mano era spalancato nella loro direzione. "Ho appena iniziato a trovare dei compagni. Quindi non prendermi in giro, tutto inizia ora! Dopo che la nostra preziosa (Nome) metterà il suo potere nelle nostre mani, allora spazzeremo tutto ciò che ci troveremo a tiro"

La ragazza scansò la mano di All Might che cercò di fermarla, afferrò la maglietta scura di Shigaraki e lo tirò verso di sé. "Devi lasciarmi in pace, ormai sei stato messo all'angolo" ringhiò a un passo dal suo volto, imprimendo in quelle parole tutto il suo odio verso quel ragazzo. "Quindi perché non dici ai nostri cari Hero dove si trova il tuo capo?"

Il criminale strinse i pugni, muovendo freneticamente la pupilla scoperta sul volto di (Nome). "Tu... tu non immagini chi hai di fronte. NON HAI ANCORA CAPITO CHE MI APPARTIENI!"

Lo lasciò andare di botto, spaventata dalla ferocia con cui le aveva urlato contro, in quel momento le sembrò di sentire di nuovo le sue mani sul proprio petto che la riducevano in polvere.

Avrebbe voluto urlare a sua volta, ma quello che accadde davanti ai suoi occhi le impedì persino di respirare.

Spazio autrice:

Vi ho lasciati di nuovo con la suspense... scusatemi ma il mio lavoro è anche stuzzicare la vostra curiosità, quindi non uccidetemi.

(Nome) è una gran testarda, ce l'ha dimostrato ormai in varie occasioni, se ha una cosa in testa nulla riesce a farle cambiare idea. E la cosa la mette perennemente nei guai o la porta a litigare con le persone a cui vuole bene.

Mancano altri due capitoli alla fine, ancora non ci credo di essere arrivata a questo punto. Quindi ringrazio tutti quelli che hanno deciso di seguire questa storia.

Detto questo, ci si vede presto.

~Ale💕

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