Capitolo 3
'Katsuki è proprio un idiota'
Fu il pensiero che attraversò la mente di (Nome) quando vide il ragazzo in questione scagliarsi contro Izuku, invece di preoccuparsi a proteggere la bomba.
Il gruppo degli eroi, infatti, doveva cercare di toccare la bomba per 'salvare' l'edificio, mentre i villains dovevano evitare che questo accadesse.
Gli studenti chiusi nella sala di controllo potevano unicamente vedere quello che accadeva nell'edificio, per questo motivo la ragazza non riuscì a capire cosa il biondo stesse urlando contro Izuku.
Il povero ragazzo si ritrovò poco dopo a dover scappare dalle centinaia di esplosioni provocate da Bakugou e fu quando il primo si ritrovò bloccato in un vicolo cieco che (Nome) strappò di mano il microfono ad All Might.
"BRUTTO CRETINO, VEDI DI CONCENTRARTI SULLA PROVA E LASCIA IN PACE IZUKU. O GIURO CHE SALGO LÀ SOPRA E TI TELETRASPORTO IN ANTARTIDE!" urlò a pieni polmoni.
In risposta, il biondo fece una linguaccia nella direzione di una delle telecamere e... alzò il dito medio.
Lei gettò a terra il microfono senza troppe cerimonie e cominciò a correre ringhiando verso l'uscita. Per fortuna Kirishima riuscì a fermarla in tempo afferrandola per la vita.
"Ehi, piccola selvaggia" la richiamò, stringendola in un abbraccio talmente stretto che non le permetteva di muovere nemmeno un muscolo. "Lasciali risolvere la questione per conto loro, è una storia che va avanti ormai da anni"
(Nome) si rilassò tra le braccia del rosso. "È più forte di me, ogni volta che vedo la faccia di quel porcospino vorrei prenderla a pugni"
Sentì il petto muscoloso di Kirishima, lasciato interamente scoperto dal suo costume da Hero, tremare contro la propria schiena non appena scoppiò a ridere. "Chi disprezza compra, mia cara (Nome)" disse, decidendo autonomamente di usare il suo primo nome.
"Sei una delle poche persone che tollero. Ma ci metto poco a cambiare idea"
Il ragazzo le strofinò il naso contro la spalla in un gesto affettuoso.
"Anche io ti adoro"
(Nome) posò entrambe le mani sugli avambracci muscolosi di Kirishima.
"Per quanto non mi dispiaccia la tua compagnia, ci stanno guardando tutti" disse, alludendo al fatto che erano ancora abbracciati.
Il rosso si staccò subito arrossendo violentemente.
"Scusa"
Nel frattempo sul monitor lo scontro era continuato e, con stupore di (Nome), Izuku non se la stava cavando male.
Entrambi si erano dimenticati della prova in corso, troppo presi dal cercare di colpire e schivare l'avversario.
Izuku si ritrovò di nuovo all'angolo ma, anziché scappare, decise di attaccare a sua volta.
Il tempo sembrò fermarsi: da un lato c'era Bakugou con il pugno alzato e un'esplosione pronta a scoppiare, dall'altro c'era Izuku che con un balzo si era alzato a mezz'aria.
Dal pugno di quest'ultimo si propagò un onda di energia che, anziché colpire l'avversario, si espanse verso l'alto radendo al suolo l'intero piano.
L'occasione fu colta dal compagno di Izuku che; riuscendo a toccare la bomba, fece aggiudicare la vittoria alla squadra degli Hero.
I quattro studenti tornarono nell'edificio di controllo.
Izuku si era rotto il braccio destro, mentre tutti gli altri sembravano stare bene, apparte Bakugou che era stato ferito in un posto ancora più doloroso: l'orgoglio.
A (Nome) venne l'impulso improvviso di avvicinarsi per dirgli qualcosa quando lo vide sedersi a terra con il capo chino e l'aria affranta, ma non ebbe il tempo di farlo perché All Might chiamò la sua squadra.
"Si preparino (Cognome) e Uraraka contro Hanta e Todoroki" esclamò sempre sorridente.
'Ma non gli viene mai un crampo alla mascella!?' Si chiese lei, osservandolo con un sopracciglio alzato prima di uscire dalla sala di controllo.
Todoroki e Sero si fiondarono subito nell'edificio, mentre le due ragazze rimasero fuori per escogitare un piano d'attacco.
(Nome) voleva vincere.
In quel momento le tornarono in mente le parole del bicolore.
"Quando ti renderai conto di cosa significa combattere là fuori, sono sicuro che cambierai idea."
Scosse la testa: odiava perdere, niente di più.
"Direi che l'unica cosa che possiamo fare è cominciare a salire con calma" esclamò (Nome). "Sero potrebbe averci lasciato delle trappole sul percorso, ma non credo che usare il mio quirk per apparire direttamente di fronte alla bomba sia la strategia da scegliere. È quello che si aspettano da noi, si saranno preparati a dovere"
Ochaco annuì convinta.
"Sei una leader nata!"
Dopo due anni a cavarsela da sola, era abituata a prendere decisioni analizzando velocemente la situazione che la circondava.
Salirono la prima rampa di scale senza trovare intoppi, era tutto silenzioso e non c'era traccia del passaggio dei due avversari.
Arrivate al secondo piano, però, si accorsero che la porta di accesso alle scale era bloccata da un muro di nastro adesivo.
"Nessun problema" disse (Nome) prima di afferrare la mano di Ochaco per teletrasportare entrambe oltre l'ostacolo.
Non appena era tornata a casa il giorno precedente aveva passato ore ad allenarsi con Dabi per riuscire a controllare bene questo altro aspetto del suo quirk.
Per fortuna imparava in fretta.
Però aveva scoperto che se usava troppe volte il suo quirk su qualcun'altro la testa cominciava a girarle violentemente e la vista le si annebbiava. Doveva scegliere bene il momento in cui usarlo.
Attivò lo schermo interattivo delle sue cuffie e analizzò lo spazio circostante. Una traccia termica indicava che alla fine delle scale le aspettava il primo avversario, mentre il secondo si trovava un piano più in alto.
"Sei pronta?" chiese alla sua compagna.
"Certo. Dimostreremo che le ragazze sanno essere più pericolose dei maschi!" esclamò lei alzando un pugno in aria.
Arrivate al secondo piano, si accorsero con sorpresa che era deserto.
'Qualcosa non quadra', riflettè (Nome).
Uno scricchiolio proveniente dal soffitto le fece alzare la testa di scatto, i suoi riflessi pronti l'aiutarono spostarsi giusto in tempo, prima che Sero la intrappolasse con il suo nastro adesivo.
"Non mi freghi, distributore di scotch"
Il ragazzo sorrise mettendo in mostra i suoi denti bianchi. "Magari a te no..."
Lanciò dell'altro nastro adesivo contro Uraraka che, presa alla sprovvista non riuscì a muoversi in tempo. Per fortuna (Nome) riuscì a sfiorarle la punta della manica per teletrasportala dal lato opposto della stanza.
"Scusami, non dovevo distrarmi"
(Nome) le sorrise come a dire che non importava.
"È ora di fare sul serio" disse Sero, poi cominciò a lanciare nastro adesivo in tutte le direzioni.
(Nome) strinse a sé il corpo dell'altra aspirante Hero e cominciò a spostarsi da un lato all'altro del piano per evitare tutti i proiettili adesivi che il ragazzo le lanciava contro.
E che i buoni propositi vadano a farsi fottere.
Come al solito non si stava risparmiando in niente.
Quando si accorse che quella situazione non avrebbe preso una piega diversa, decise di teletrasportare entrambe nella stanza accanto, una specie di studio con scrivania e armadietti di metallo.
Un violento giramento di testa la fece barcollare in avanti. "Stupidi limiti" sbuffò reggendosi al muro.
"(Nome), qui posso cavarmela da sola. Tu va da Todoroki, io penserò a mantenere impegnato Sero."
Ochaco le posò sorridente una mano sulla spalla e lei in risposta annuì leggermente: poteva funzionare.
Riprese fiato e, dopo aver scoccato un ultimo sguardo all'amica, si teletrasportò circa nel mezzo della scalinata che portava al terzo piano. Attivò il suo secondo quirk per non far accorgere il bicolore del suo imminente arrivo.
Giunta all'ultimo scalino usò lo schermo interattivo per guardare attraverso la parete di cemento.
La bomba era al centro della stanza, circondata da una sfera fatta di ghiaccio; mentre Todoroki stava aspettando in piedi, pochi passi più avanti rispetto al suo obbiettivo.
(Nome) ragionò velocemente: avrebbe dovuto distruggere la barriera di ghiaccio prima che il bicolore si accorgesse di lei, o non sarebbe più riuscita ad avvicinarsi alla bomba.
Riempì il polmoni d'aria per abbassare il suo battito cardiaco, era una specie di rito che faceva ogni volta che doveva fare qualcosa di importante che non poteva permettersi di sbagliare.
Era giunto il momento.
Attivò il suo quirk per teletrasportarsi sopra la barriera di ghiaccio, poi si scagliò contro la bolla con tutta la propria forza. Le placche di titanio nascoste nei suoi guanti fecero il resto del lavoro, il ghiaccio si sgretolò come vetro sotto il loro colpo e contemporaneamente slanciò l'altro braccio verso la bomba.
Ma qualcosa andò storto.
Shoto Todoroki non era un avversario come gli altri: era sveglio, intelligente e possedeva la potenza di un Hero professionista.
Gli bastò percepire lo spostamento d'aria provocato dal corpo di (Nome) e in un unico fluido movimento si voltò per lanciare una colonna di ghiaccio contro di lei. La ragazza dovette abbandonare la facile vittoria per teletrasportarsi fuori dalla portata di quell'attacco improvviso.
"Bel tentativo" commentò Todoroki con un ghigno. "Ma te l'ho detto: non riuscirai ad intralciarmi"
(Nome) strinse i denti.
"Questo lo vedremo"
Apparve ad un passo dal suo avversario, per poi colpirlo con un calcio sul fianco che lui parò facilmente. Con una giravolta (Nome) liberò la caviglia dalla sua stretta e cercò di assestargli un pugno in pieno viso. Anche quella si rivelò però una mossa inutile.
Il quirk di Todoroki era ottimo anche per i combattimenti a distanza, mentre lei poteva puntare solo sul combattimento corpo a corpo. Però la sfortuna aveva voluto che il bicolore fosse estremamente abile anche in quello.
La ragazza fece un urlo di irritazione, non era abituata a scontrarsi con qualcuno che fosse al suo stesso livello.
Messa alle strette fece qualche passo indietro, poi caricò un nuovo attacco; corse verso il suo avversario ma, invece di colpirlo frontalmente, si teletrasportò alle sue spalle per assestargli un calcio in mezzo alle scapole. Todoroki si sbilanciò in avanti e (Nome) colse l'occasione per farlo cadere con un colpo alle caviglie.
Il bicolore si accasciò al suolo e, senza perdere tempo, cominciò a ghiacciarlo.
"Ma dai, così non vale!" esclamò lei, saltellando all'indietro per sfuggire allo strato di ghiaccio che si stava espandendo a vista d'occhio.
In quel momento Sero fece la sua apparizione trascinandosi dietro una Uraraka completamente avvolta dal suo nastro adesivo, sembrava una farfalla intrappolata nella tela di un ragno.
Todoroki fermò il suo attacco.
"Ora che farai (Nome)? Siamo due contro uno" disse impassibile, come se la sua sconfitta fosse un dato certo.
"Oh, io ne vedo solo uno" lo corresse con uno sguardo innocente, che ben presto si tramutò in un sorriso perfido.
Apparve di fronte a Sero e, dopo averlo afferrato per il costume, lo trascinò verso la finestra; nessuno poteva aspettarsi che si sarebbe lanciata nel vuoto trascinandolo con sé. Il vetro andò in frantumi sotto il peso dei loro corpi e i due ragazzi precipitarono nel vuoto.
L'urlo di Sero raggiunse anche i compagni rimasti nella sala di controllo. L'espressione di (Nome) era spaventosa, come se la visione del volto spaventato del ragazzo le provocasse uno stato di eccitazione.
Gli teneva le braccia bloccate in modo tale che lui non potesse usare il suo quirk, rendendolo inerme tra le sue mani.
Continuarono a cadere nel vuoto, fino a che, giunti a pochi metri da terra, la ragazza attivò la sua Unicità per poter atterrare in piedi, poco più in là rispetto al punto in cui si sarebbero spappolati al suolo.
Non appena lasciò andare Sero, questo si inginocchiò a terra tremando convulsamente.
"Ciao ciao" disse lei, per poi riapparire all'interno dell'edificio.
Un secondo violento capogiro la costrinse a terra, la stanza vorticava davanti ai suoi occhi e la figura di Uraraka le appariva leggermente sdoppiata. Ci mise qualche secondo per riacquistare il controllo del proprio corpo.
Non poteva fermarsi proprio adesso.
"Tu... cosa ti è saltato in mente?" le chiese Todoroki, guardandola sconvolto: era la prima volta che vedeva una vera espressione sul suo volto.
(Nome) fece spallucce, non vedeva cosa ci fosse di sbagliato in quello che aveva appena fatto.
Doveva vincere, no?
Il tempo stava per scadere, non sarebbe riuscita a liberare Uraraka per farsi dare una mano prima della fine della prova. Gettò uno sguardo dalla bomba.
Todoroki, che aveva capito al volo le sue intenzioni, creò decine di lame ghiacciate che cominciarono a sfrecciare verso la bomba.
'Non può contrastarmi, non farà mai in tempo', pensò il bicolore.
Chi mai si sarebbe gettato contro l'arma del nemico di proposito?
Beh, (Nome) (Cognome) era una di quelli.
Si teletrasportò di fronte alla bomba e la toccò nell'esatto momento in cui il segnale che indicava la fine della prova si propagò per l'edificio.
"La squadra degli Hero vince la prova!" esclamò All Might al microfono, così che tutti potessero sentire.
(Nome) guardò il suo avversario sorridendo. La tuta di pelle era strappata in corrispondenza dei punti in cui le lame di ghiaccio le avevano procurato lunghe ferite.
Senza scomporsi afferrò la scheggia che le spuntava dalla spalla sinistra e la sfilò con un gesto secco, gettandola a terra. Il suo sangue si mescolò al ghiaccio che cominciava a sciogliersi.
"Ho vinto, eh Todoroki" mimò con le labbra, poi le sue ginocchia cedettero.
Il bicolore riuscì ad afferrarla poco prima che sbattesse contro il pavimento.
Osservò il viso pallido della ragazza e pulì con un dito del sangue che le stava colando da un piccolo taglio sullo zigomo.
"Non credo che tutto questo non t'importi" sussurrò.
𖠄 *ೃ skip time 𖠄 *ೃ
"Mamma!"
(Nome) si svegliò urlando, cercò di mettersi a sedere ma una fitta alla spalla la costrinse a stare ferma.
Era nell'ufficio di Recovery Girl, una piccola stanza con una scrivania su cui c'era un computer e un cassetto con varie medicine, due letti e due sedie. Tutta la stanza era inoltre decorata con poster di medicinali appesi alle pareti.
"Ancora il solito incubo?"
Todoroki era seduto accanto al letto di (Nome), con un gomito poggiato sul materasso e il mento posato sul palmo aperto.
"Mh..." mugugnò lei ancora mezza intontita, le sembrava di essere stata investita da un autobus.
"Come ti senti?" le chiese.
"Triste e dolorante"
Un improvviso senso di malinconia le serrò lo stomaco, perché era coraggiosa solo quando non serviva?
Si morse il labbro, conscia delle lacrime che avrebbero voluto scendere. Non poteva piangere.
Todoroki sospirò paziente.
"Perche l'hai fatto? Sero è ancora traumatizzato"
In quel momento il senso di colpa cominciò a farsi sentire, si era comportata veramente male con lui.
"Mi dispiace. È solo che..." Cercò gli occhi del ragazzo. "Volevo dimostrare di non aver paura, che anche io potevo farcela"
Una lacrima sfuggì al suo controllo.
"(Cognome), un conto è non avere paura, un altro è lanciarsi incontro al pericolo senza pensare alle conseguenze. Quello è da stupidi, non da coraggiosi"
Le posò una mano sulla testa.
"Sono un mostro" singhiozzò lei, lasciandosi andare alle lacrime.
Ormai non le importava più fingere con lui.
Il bicolore si alzò in piedi e senza esitare la strinse in un abbraccio.
"Sei solo umana"
(Nome) circondò il busto del ragazzo con le proprie braccia e si aggrappò al retro della sua maglietta.
"Grazie, Todo"
In quel momento si rese conto di una cosa: gli Hero non erano tutti uguali.
Rimasero a parlare per un po', fino a che Recovery Girl non fece la sua comparsa seguita a ruota da altri ragazzi della sua classe: Izuku, guarito grazie al quirk della pro hero, Kirishima, Ochaco, Mina e... Sero. (Nome) era stupita di vederlo: era venuto a trovarla nonostante quello che gli aveva fatto.
Recovery Girl era una donna bassa e anziana, con i capelli raccolti in uno chignon grigio, un camice da infermiera, un bastone a forma di siringa e una specie di elmetto ai lati della testa.
Si avvicinò al letto della ragazza e, dopo aver gettato uno sguardo a Todoroki che sottintendeva un 'ti ho fatto un grande favore a lasciarti da solo con lei', le diede un bacio sulla spalla per alleviare il dolore.
"(Nome) cara, dovresti stare più attenta. Una ragazza carina come te dovrebbe tenere di più alla propria incolumità" le disse in modo deciso ma allo stesso tempo gentile.
"Dovrai passare la notte qua, ma guarda il lato positivo: domani ti troverai già sul posto. Ora ti lascio con i tuoi amici."
Recovery Girl con un ultimo sorriso lasciò la stanza.
"(Nome)!" Ochaco gettò le braccia attorno al collo dell'amica, era stata così preoccupata per lei.
"Mi dispiace di non essere riuscita a liberarti prima di svenire" si scusò (Nome).
"Non dire stupidaggini, sei stata incredibile!"
"Concordo" si intromise Kirishima accarezzando la testa della bionda.
"Sei la ragazza più cazzuta che conosca" aggiunse Mina con un piccolo saltello.
"E tu Izuku, come va il braccio?"
Il broccolino fece un passo in avanti.
"Sano come un pesce" disse, muovendo l'arto in questione.
(Nome) spostò lo sguardo su Sero che era rimasto in disparte.
"Sero..." lo chiamò allungando una mano nella sua direzione, il ragazzo le si avvicinò accogliendola tra le sue.
"Mi dispiace davvero per quello che ti ho fatto... è solo che a volte tendo a perdere il controllo e non mi rendo conto di ferire chi mi sta accanto. Quando mia madre era con me riusciva sempre a farmi capire quando stavo per superare il limite, ora invece devo riuscirci da sola. E non è facile come sembra."
Quando era piccola, e anche negli anni passati, le era capitato spesso di perdere il controllo anche per cose stupide. Quando accadeva era come se una forza oscura prendesse il controllo della sua mente, annullandone ogni emozione e senso di giustizia.
"(Cognome), tua madre..." cominciò lui, ma venne interrotto dalla ragazza: "È morta. Due anni fa."
Sentì gli altri ragazzi sobbalzare.
"Vi prego, non guardatemi come un animaletto ferito. Ormai sono abituata a vivere da sola" disse, poi si rivolse di nuovo a Sero "quindi, mi perdoni?" chiese, sfoggiando una delle sue migliori espressioni 'da cucciolo'.
"Certo. Ma non credo che vorrò più combattere contro di te"
Il buon umore ricominciò a farsi strada nel cuore di (Nome). Era incredibile come quei ragazzi che conosceva da appena due giorni riuscissero a farla sentire così bene.
"È quasi il tramonto, dovreste davvero tornare a casa. Io me la caverò"
(Nome) osservò le tinte rossastre del tramonto farsi strada dalla piccola finestra dell'infermeria.
"Sei sicura di non volere che uno di noi resti con te? La scuola di notte è abbastanza inquietante" replicò Kirishima stringendosi nelle spalle.
"Sto bene" insistette lei scoprendo le gambe dalla coperta e mettendosi seduta. Il quirk di Recovery Girl era davvero sorprendente.
Grazie a quel gesto si rese conto con orrore di non indossare più il proprio costume, ma solamente la gonna dell'uniforme e il crop top scuro che portava sotto la tuta di ginnastica.
Fece un verso strozzato e per coprirsi si gettò sulla prima cosa che si ritrovò di fronte: il petto di Krishima. Il ragazzo infatti stava in piedi a accanto al letto.
Sentì le guance andare a fuoco: da quando si imbarazzava così facilmente?
"Aspetta un secondo" disse il ragazzo e, continuando a tenerla stretta contro di sé, si sfilò la giacca dell'uniforme per posargliela sulle spalle. "Va meglio?"
(Nome) si accoccolò nel nuovo indumento, che le andava lungo sulle maniche e sulle spalle, e lasciò andare il malcapitato.
Si portò al naso l'orlo della giacca.
"Hai un buon profumo, sai?"
Le guance del rosso assunsero lo stesso colore dei capelli. "È molto virile" aggiunse, calcando l'ultima parola.
Todoroki si alzò rumorosamente dalla sedia, facendo spostare l'attenzione di tutti su di sé.
"(Cognome) ha ragione, è meglio andare"
Pronunciò quelle parole con un pizzico di irritazione, non capiva perché il gesto di Kirishima gli avesse dato così fastidio.
I ragazzi salutarono (Nome) uno ad uno. L'ultimo a lasciare la stanza fu proprio Todoroki, non le diede né un abbraccio né altro, esclamò solamente: "Se volevi una giacca, ti avrei dato la mia"
𖠄 *ೃ skip time 𖠄 *ೃ
Un tonfo proveniente dalla finestra mise (Nome) in allerta. Si preparò ad usare il suo quirk, quando vide la testa di Dabi fare capolino ai piedi del suo letto.
"Avevi una casa enorme a tua disposizione, perché dovevi proprio venire a darmi fastidio?" scherzò rilassandosi sul morbido materasso.
Sul volto del ragazzo non comparve nemmeno l'ombra di un sorriso.
"Dabi?"
Il corvino abbassò la testa, aveva le mani che tremavano.
"Non sei tornata a casa oggi"
Afferrò il bordo inferiore del letto stringendolo talmente forte che le sue nocche divennero bianche per lo sforzo. "Ho pensato di tutto: che ti avessero catturata, che la tua copertura fosse saltata, persino che ti fosse successo qualcosa di male"
Lo sguardo di (Nome) si addolcì.
"Ed ora ti ritrovo in uno dei letti dell'infermeria, ricoperta di bende e cerotti. Non puoi immaginare quanto tu mi abbia fatto preoccupare"
Nonostante fosse agitato, la sua voce era ferma. Si avvicinò al corpo della ragazza e le circondò il viso con i palmi delle mani.
"Non so cosa farei senza di te"
Era strano sentire Dabi esprimere quello che provava così apertamente.
A volte è più facile far finta che non ci interessi.
Era quello il suo motto.
"Ehi, io non vado da nessuna parte" mormorò lei stringendo tra le mani il tessuto della sua t-shirt scura.
Il corvino le accarezzò gli zigomi con i pollici, facendo attenzione al cerotto che le copriva quello sinistro, poi si soffermò sulle sue labbra.
"Come hai fatto ad entrare?" chiese, ricordandosi della barriera che circondava la scuola. Dabi distolse lo sguardo per incatenare i suoi occhi con quelli cremisi di lei.
"Mio padre aveva la tessera giusta"
(Nome) per poco non si strozzò con l'aria. "Sei entrato nell'agenzia di Endeavor!? E se ti avessero scoperto?"
"Gli avrei cotti a puntino" rise, "ma non è successo. Farei di tutto per te"
Gli portò le braccia intorno al collo.
"Stai diventando troppo sdolcinato, panda"
"Sta zitta"
Gli stava raccontando cosa era successo nel Terreno Beta, quando il rumore della porta dell'infermeria che si apriva li fece sobbalzare.
E ora?
Presa dal panico, (Nome) afferrò il braccio di Dabi e lo teletrasportò al di fuori del cancello della scuola.
"Ci vediamo domani" lo salutò, poi scomparve.
"Mi farai impazzire, prima o poi" sbuffò il Villain. Si mise le mani in tasca e si allontanò confondendosi con le ombre della notte.
Nel frattempo la ragazza si era di nuovo seduta sul letto dell'infermeria, appena in tempo per scorgere una testa bionda che le si avvicinava di soppiatto.
"Brutta scema, non puoi capire lo spavento che mi hai fatto prendere!" le urlò in faccia Bakugou.
"E tutto quello solo per battere il bastardo diviso a metà" aggiunse aggrottando le sopracciglia in una smorfia furiosa.
"Primo: non urlare che è notte. Secondo: evita di chiamare Shoto in quel modo" rispose infastidita incrociando le braccia.
"Ah, adesso è Shoto?" le fece il verso.
"C'è qualche problema, porcospino?"
Il biondo le si piazzò di fronte afferrandola per il colletto della giacca di Kirishima.
"Smettila di chiamarmi così o giuro che ti farò rimpiangere quelle lame di giaccio" sibilò, pericolosamente vicino al suo viso, poi aggiunse "ora freghi anche la giacca a capelli di merda?"
(Nome) lo guardo scioccata.
"Come fai a-"
"L'ho visto uscire senza e ho fatto due più due" disse, senza darle il tempo di concludere la domanda.
Alzò gli occhi al cielo.
È insopportabile a tutte le ore del giorno e della notte.
"Se eri già a scuola, perché non sei venuto a trovarmi con tutti gli altri?"
Si era appena tradito da solo. Non avrebbe mai ammesso che voleva vederla da solo.
"Poi mi stai facendo male. Ho una spalla ferita, se non te ne sei accorto"
Katsuki la lasciò andare sbuffando.
"Non volevo tutte quelle comparse intorno" disse con un tono di voce ancora leggermente alterato.
"Non puoi essere gentile neanche quando sono stanca e ferita?"
Il viso del ragazzo parve rilassarsi, si buttò poco elegantemente sulla sedia accanto al letto di (Nome) e cominciò a fissarla senza dire niente.
Era lo stesso posto occupato da Todoroki qualche ora prima.
Quei due non si assomigliavano per niente: uno era freddo come il ghiaccio, l'altro era una bomba a mano, uno era quasi sempre inespressivo, l'altro era facile da leggere come un libro aperto, uno ti ricopriva di insulti, all'altro bastava una singola frase per colpirti dove faceva più male.
E poi c'era Kirishima, l'incarnazione della gentilezza in un fisico da paura.
"Cosa?" sbuffò (Nome), stanca di sentire lo sguardo insistente del ragazzo su di sé.
"Fare silenzio è l'unico modo che ho per essere gentile"
Forse fu il modo in cui lo disse, o la sua espressione, o tutt'e due, ma lei non poté trattenere una risata.
"E dai, Katsuki" si lamentò, piegata in due dalle risate "non ci credo che non sei capace di dire una cosa carina"
Dopo quella frase si sarebbe aspettata un insulto, o peggio. Invece il biondo la guardò serio negli occhi, un lieve rossore gli ricopriva le guance, o forse era il buio a fare strani scherzi agli occhi della ragazza.
"Mi piace il suono della tua risata"
Per la prima volta (Nome) rimase senza parole.
Angolo autrice:
Il nostro adorabile Eijiro ha deciso di farsi avanti, inutile dire che vomito arcobaleni ogni volta che scrivo qualcosa su di lui.
Per quanto riguarda gli altri, beh... non potevamo aspettarci niente di diverso dal nostro cubetto di ghiaccio e dal nostro porcospino esplosivo, oltre che il nostro Villain preferito.
Non saprei che altro dirvi oggi, in questo capitolo non sono accadute ancora cose degne di nota e la trama deve ancora svilupparsi del tutto. Ma non abbiate paura, più avanti spero di farvi fumare il cervello e di farvi sclerare in modo assurdo.
Per ora vi lascio con queste poche righe e con la speranza che la storia sia di vostro gradimento.
Vi voglio bene (davvero).
~Ale💕
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