Capitolo 29
"E allora mi sono accorta di star baciando il più sfigato della scuola!"
Mina aveva appena terminato il racconto di una delle sue storielle divertenti, nel gruppo delle ragazze era sempre quella che riusciva a farle ridere con la sua spontaneità e il suo modo di vedere sempre il mondo con tutti i suoi colori.
Quella volta però (Nome) non si unì alle risate allegre delle sue amiche, per la verità non aveva ascoltato nemmeno una sillaba di quello che avevano detto fino a quel momento. Era rimasta a fissare inespressiva il muro della grande stanza in cui avrebbero passato la notte tutte insieme, seduta sul proprio futon.
"Ehi, (Nome)-chan. Va tutto bene?"
Ochaco era sgattaiolata al suo fianco, inginocchiandosi con un'espressione preoccupata stampata sul volto. "È da quando sei uscita dalle terme che sembri triste all'improvviso..."
"Mi dispiace" sospirò, passandosi una mano sulla guancia. "Non volevo rovinare l'atmosfera allegra del nostro primo ritiro"
"Non dirlo nemmeno per scherzo. Se hai un problema, le tue amiche sono qui per questo" la rassicurò Momo. Tutte le altre ragazze l'avevano raggiunta, circondandola con un piccolo semicerchio.
Esitò prima di parlare. "Quando ho portato Kota da Mandalay, lei mi ha raccontato il motivo per cui quel bambino detesta così tanto gli Eroi"
Passò una mano sul lenzuolo, stringendolo fra le dita.
"La sua storia era così simile alla mia: anche lui ha perso delle persone che amava a causa di un Villain. Tutto ciò mi ha riportato in mente la notte in cui mia madre è stata uccisa... vorrei tanto riuscire a chiudere questo capitolo della mia vita. Però, finché non troverò il responsabile, non credo che potrò mai lasciarmelo alle spalle"
Seppellì il viso tra le mani, incastrando le dita tra i propri capelli. "Dio, mi sento così inutile! Sono passati due anni ed io ancora non ho fatto progressi, ho uno dei quirk più potenti che esistano al mondo, ma nonostante tutto non sono capace di fare nulla di utile. Sono cresciuta, sono cambiata, ho finalmente deciso cosa fare della mia vita. Però tutto questo non mi ha permesso di raggiungere la mia meta: è come se ad ogni passo che faccio questa si allontani"
Sentì la mano gentile di Ochaco accarezzarle la testa. "Non ho la presunzione di dire che capisco quello che stai passando, però conosco te, (Nome). E so che non ti arrenderai mai, sebbene questo senso di impotenza ti stia facendo impazzire"
"Noi siamo qui per te. Ci hai sempre aiutate quando ne avevamo bisogno, ora è il nostro turno di ricambiare. Per qualunque cosa, ricordati che ti sosterremo" si unì Momo, chinandosi in avanti per abbracciarla.
"Grazie ragazze, non so come farei senza di voi" mormorò con un sorriso, lasciandosi avvolgere da un caldo abbraccio collettivo.
Loro avevano ragione: anche quando tutto sembra scuro, quando guardando dritto di fronte a te vedi soltanto buio, a volte basta soltanto guardarsi intorno per rendersi conto che a portata di mano c'è una luce pronta a confortarti.
Loro erano la sua luce.
"Bene, principesse!" esclamò Mina di punto in bianco, tirando fuori dalla sua sacca da viaggio una bottiglia con dentro un liquido ambrato. "È arrivata l'ora di alleggerire un po' l'atmosfera"
"Dimmi che non è quello che penso..." gemette Momo stringendo una mano al petto, la camicia da notte le copriva a malapena il décolleté.
"Non stai pensando ad una fantastica bottiglia di vodka al caramello, vero?" chiese la rosa, stappando al contempo la bottiglia e agitandola di fronte a sé. Piccole gocce dorate traboccarono, sporcando il lenzuolo di (Nome), un odore dolce e speziato saturò l'aria.
"Se Aizawa-sensei ci becca è la fine!" cercò di farla ragionare la rappresentate di classe.
(Nome) sollevò un angolo della bocca in un sorrisetto malizioso. "Siamo in gita, è notte fonda e sinceramente ho bisogno di svagarmi. Non credo sia una brutta idea" disse. Allungò una mano verso la bottiglia e ne buttò giù un lungo sorso, il sapore zuccheroso le fece pizzicare la gola.
"(Nome)!" Momo cercò di strapparle la bottiglia di mano, ma lei si alzò cominciando a correre per la stanza, inseguita dalla corvina.
Le scappò una risata quando, nel tentativo di aggirare la sua inseguitrice, le versò addosso parte della bevanda. Lei la guardò sconvolta per qualche secondo, per poi scoppiare a ridere a sua volta.
Il buonumore tornò così a ripopolare la stanza.
Qualche ora più tardi tutte le ragazze si erano addormentate, tutte eccetto Mina e (Nome) che, guidate dalla sbornia dovuta alla bottiglia di vodka che avevano bevuto - in quanto tutte le altre non avevano voluto assaggiarne nemmeno un sorso - , si ritrovarono a barcollare per uno dei corridoi della casa nella foresta.
Il caso volle che quello fosse il corridoio in cui si trovava la stanza dei ragazzi.
"Le senti anche tu?" Mina si aggrappò al suo braccio per evitare di cadere a causa delle gambe malferme.
(Nome) aguzzò le orecchie e percepì delle voci maschili provenienti da una porta scorrevole poco distante.
"Non dirmi che quella è..." cominciò, ma fu bloccata dall'amica che la strattonò in avanti.
"Che vuoi fare?" Aggrottò le sopracciglia, reggendosi alla parete.
"Voglio solo salutarli" le rispose facendo un piccolo broncio, (Nome) la tirò per un braccio, bloccandola.
"Sei impazzita!? Non possiamo entrare come se nulla fosse"
Mina fece una piccola risata, poi la prese per mano e la portò di fronte alla porta.
"Non volevi distrarti?"
Ci pensò su, facendo una lista di pro e contro. Alla fine però fu l'alcol che aveva nello stomaco ad avere il sopravvento. "Fanculo, hai ragione. Che potrà mai succedere di male?"
Fece per aprire la porta, ma questa la precedette, cosa che le fece perdere l'equilibrio e cadere in avanti, all'interno della stanza.
Fece uno strillo, il contatto con il pavimento però non arrivò, qualcuno l'aveva presa al volo.
"Che cazzo ci fai a gironzolare a quest'ora?" La voce roca di Katsuki era ridotta ad un basso ringhio. La teneva con un braccio attorno alla base della schiena, il corpo inclinato all'indietro e i capelli chiari della ragazza abbandonati fino a toccare il parquet.
"Ci stavamo sgranchendo le gambe" disse innocentemente.
"Stavamo?"
"Ehilà gente!" Mina fece il suo ingresso, saltellando verso il fondo della stanza. Si sedette accanto a Kaminari, per osservare il gioco da tavolo che stava facendo insieme a Sero e Izuku.
"Ehm... ora puoi mettermi giù, porcospino" lo avvertì con un piccolo ghigno. Lui sobbalzò, lasciandola andare di botto, (Nome) cadde di sedere a terra e si abbandonò completamente sul pavimento con una smorfia di dolore.
"Ma sono modi!?"
Katsuki la guardò dall'alto e mise le mani in tasca, rivolgendole uno sguardo di sfida.
"Ho fatto solo quello che mi hai chiesto"
Incrociò le braccia al petto irritata; la canotta e il pantaloncino di seta argentata dai bordi di pizzo si confondevano con la sua carnagione chiara, sembrava fatta di luce, l'unica cosa che stonava erano le iridi cremisi.
Dietro di loro, il resto dei ragazzi li calcolava a malapena, ormai abituati ai loro soliti battibecchi. C'era chi dormiva, chi giocava a carte o simili, chi leggeva o semplicemente chiacchierava con il suo vicino di letto.
Una chioma bianca e rossa apparve nel suo capo visivo, Shoto la guardò divertito. "Hai intenzione di rimanere lì per il resto della nottata?"
"Sono troppo stanca per alzarmi, poi mi fa male il sedere" si lamentò, alzando le braccia di fronte a sé. "Non è che mi aiuteresti, piccolo semifreddo?"
Con pazienza, il bicolore le passò una mano sotto le ginocchia e l'altra attorno alla schiena, sollevandola senza fatica. Il familiare corpo della ragazza si incastrò perfettamente contro il suo, abbassò lo sguardo sul viso di (Nome), leggermente arrossato dall'alcool.
"Ora ti dovrei chiedere chi ha avuto la fantastica idea di portare alcolici in gita... ma ho già un sospetto" commentò, gettando una rapida occhiata all'altra ragazza.
"Se hai finito di flirtare con la mia futura ragazza, potresti restituirmela per caso?" Katsuki batté impazientemente un piede a terra, avvicinandosi ai due con l'intenzione di prenderla in braccio.
"Sbaglio o sei stato tu a farla cadere prima? Poi lei non è affatto la tua futura ragazza" rispose Shoto allontanandosi di un passo, il viso contratto in un'espressione seria.
"Sono a quota due baci" disse il biondo, mimando il numero con le dita. "Tu invece sei ancora al misero numero uno, quindi passa il testimone, bastardo diviso a metà"
Cercò nuovamente di afferrarla, ma il bicolore si allontanò ancora, con una (Nome) che non sapeva cosa fare stretta contro il petto.
"Sei davvero un bambino se credi che l'importante sia il numero di baci che si danno ad una persona, ci sono ben altre cose che contano"
Entrambi si bloccarono, lanciandosi sguardi di sfida, poi Katsuki si lanciò all'attacco: riuscì a strappargli la ragazza, caricandosela in spalla e fiondandosi dall'altro lato della stanza, incurante dei ragazzi che calpestava sul suo passaggio.
"NON SONO UN FOTTUTO OGGETTO!" sbottò al quel punto (Nome).
Cercò di divincolarsi, ma il ragazzo la teneva ben salda, da quella posizione tutta la stanza le appariva capovolta. Allora fece la prima cosa che le venne in mente, con la mano aperta tirò uno schiaffo sul sedere di Katsuki, questo fece un piccolo salto mentre la sua faccia diventava rossa come un pomodoro.
"CHE CAZZO FAI, DEFICIENTE!"
La prese per i fianchi e la sollevò oltre la propria testa come si fa con i bambini piccoli, le ciocche bianche ricaddero come una tendina attorno al viso del ragazzo, non sembrava arrabbiato, ma soltanto in imbarazzo.
"Se avessi la decenza di mettermi giù certe cose non succederebbero!"
Arrossì anche lei quando si accorse che le mani del biondo erano scivolate sotto la canottiera, la stava tenendo direttamente dalla pelle scoperta. Aveva i palmi bollenti, questi le circondavano la vita fino ad arrivare al suo ombelico, donandole una piacevole sensazione di calore.
Gli occhi di Katsuki erano liquidi mentre la fissavano con un misto di desiderio e contemplazione, come se soltanto guardandola avrebbe potuto farla propria.
Gli cinse i polsi, facendo una lieve pressione con le dita. Questo parve risvegliarlo, scosse la testa e la rimise in piedi, liberandola dalla morsa delle proprie mani.
"Tsk, stavo andando in bagno comunque"
(Nome) ci mise qualche secondo ad elaborare il senso di quelle parole, poi capì che era quello il motivo per cui lui aveva aperto la porta. Senza aggiungere altro, Katsuki lasciò la stanza con una scrollata di spalle; lei non riuscì a staccare gli occhi dalla sua schiena fino a che questa non sparì dalla sua vista, il suo andamento strascicato le rimase impresso sotto le palpebre.
"Andiamo"
Qualcuno l'afferrò da un gomito, lei si lasciò trascinare attraverso la stanza senza opporre resistenza. Non appena uscì dalla finestra, un improvvisa brezza notturna le colpì il viso, era fresca e profumava di pioggia e aghi di pino.
L'ampio balcone affacciava verso l'interno grazie ad un'ampia finestra scorrevole, i due estremi però rimanevano tagliati fuori dalla visuale della stanza. Fu proprio in uno di quelli che Shoto la fece fermare, poggiata contro la ringhiera di legno, con il cielo stellato che brillava sopra le loro teste.
Alzò il viso verso l'alto, quei puntini luminosi si riflettevano nelle iridi vermiglie dei suoi occhi, facendole splendere come rubini. La pelle di (Nome) appariva diafana sotto la luce argentea della luna, Shoto si chiese se soltanto sfiorandola questa potesse cadere a pezzi come la più fine delle porcellane.
"Si dice che quando una persona guarda le stelle è come se volesse ritrovare la propria dimensione dispersa nell'universo"
Le sue parole si persero nel silenzio della notte, (Nome) gli rispose senza spostare lo sguardo dal cielo.
"Io credo che i nostri problemi appaiano insignificanti rispetto alla vastità dell'universo, forse è per questo che guardando il cielo mi sento sempre rincuorata"
Un soffio di vento le fece volteggiare una ciocca di capelli davanti al viso, senza pensarci le dita del bicolore si alzarono per sistemarla dietro l'orecchio, poi rimase fermo, con la mano posata sulla guancia morbida della ragazza.
"C'è qualcosa che ti preoccupa, non è vero?" chiese, chinando la testa così da poterla guardare negli occhi.
(Nome) sospirò, posando la propria mano su quella di Shoto.
"Niente che tu non sappia già"
Lui avrebbe capito, lo faceva sempre; non avevano bisogno di tante parole per comprendere i sentimenti dell'altro, bastava uno sguardo, o anche solo un respiro.
"Cosa intendevi prima?"
La guardò confuso.
"A cosa ti riferisci?"
"Quali sono le altre cose che contano?" domandò, riferendosi alla risposta che lui aveva dato a Katsuki quando quest'ultimo si era vantato della volte in cui aveva baciato (Nome).
Shoto fece un piccolo sorriso.
"Oh, quello... forse è più facile se te lo mostro"
Lentamente posò le proprie mani sulla vita sottile della ragazza, sollevandola fino a farla accomodare sulla ringhiera di legno; subito dopo si avvicinò, cingendola in un dolce abbraccio, seppellì il viso nel tessuto del suo pigiama e inspirò a fondo il profumo di talco proveniente dalla sua pelle.
Dentro ad un abbraccio puoi fare di tutto, sorridere e piangere, rinascere e morire. Oppure fermarti e tremarci dentro, come fosse l'ultimo.
(Nome) lo strinse in quel modo, mettendo tutta sé stessa in ogni briciolo di calore che i loro corpi si scambiavano, in ogni millimetro di pelle che si toccava.
Perché sapeva che quell'abbraccio poteva essere uno dei tanti, ma anche uno da ricordare.
Affondò le dita nei capelli di Shoto mentre gli posava un bacio sulla fronte, era caldo, più caldo di qualunque cosa avesse mai toccato.
"Era questo che intendevi?"
Lui sollevò il mento, facendo risaltare la propria cicatrice sotto il bagliore lunare: era strano vederlo dall'alto.
"C'è molto più amore nel modo in cui stringi una persona che nel modo in cui la baci. È come se dicessi 'io ci sarò sempre quando avrai bisogno' anziché 'ricordati che mi appartieni'. Era questo che intendevo"
(Nome) era lucida, più di quanto avrebbe dovuto essere dopo mezza bottiglia di vodka.
"Sei stato capace di farmi passare la sbornia, ti rendi conto?"
Scoppiarono entrambi a ridere, un momento tanto serio non poteva durare se c'era lei nei paraggi.
"(Nome)-chan, Todoroki-san!" La testa rosa di Mina fece capolino dalla finestra. "Che ne dite di una partita a Monopoli?"
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo complice. "Con piacere"
Rientrarono nella stanza con ancora il sorriso sulle labbra.
Amava il modo in cui i suoi amici riuscissero sempre a tirarla su di morale.
𖠄 *ೃ skip time 𖠄 *ೃ
(Nome) si lasciò andare ad un profondo sbadiglio: alzarsi alle cinque di mattina dopo essere andata a letto verso le tre non era un'impresa da tutti.
Avevano passato la nottata a giocare a Monopoli ed ovviamente chi poteva aver vinto se non Katsuki. Shoto era andato ripetutamente in prigione, mentre Kaminari si era divertito a fare una dettagliata telecronaca della partita.
Si era addormentata sul pavimento della stanza, risvegliandosi invece nel futon di Todoroki - abbracciata a Mina - , con il ragazzo in questione che era stato gentilmente accolto nel letto di Izuku. Per fortuna non erano state beccate dal professore, oppure avrebbero passato una brutta giornata.
"Ancora assonnata?" Ochaco le saltellò accanto, rivolgendole un sorriso. Ovviamente lei, come le altre ragazze che non avevano partecipato all'incursione notturna, era fresca come una rosa.
"Mi sembra di essere appena uscita dalla tomba..." rispose, facendo un secondo sbadiglio.
Aizawa si schiarà la voce, riportando
l'attenzione di tutti verso di lui.
"Buongiorno a tutti. Oggi faremo un
rigoroso allenamento di rinforzamento. Il vero motivo per cui siamo venuti tutti qui in questo viaggio è per potenziare le Unicità di ognuno di voi. Questa è la preparazione necessaria ad affrontare
ogni ostilità ed aggressione che potreste incontrare dai vostri nemici in futuro. Detto questo..."
Guardò Katsuki, lanciando la stessa pallina del test del primo giorno nella sua direzione. "Bakugou. Prova a
lanciarla."
"Questa è... quella del test di forza
fisica..." mormorò qualcuno.
Aizawa annuì. "Esatto. Al momento
della tua ammissione, il tuo record è
stato di 705.2 metri. Vediamo quanto sei migliorato da allora"
Katsuki si trascinò accanto al professore - anche lui sembrava parecchio stanco - , afferrò la pallina e portò all'indietro il braccio, preparandosi per lanciarla. Si allungò in avanti, producendo una forte esplosione dalle punte delle sue dita.
"SHINEEEEEE!!!!"
(Nome) alzò gli occhi al cielo.
"Che spaccone..."
"Credo di aver appena avuto un déjà-vu" ridacchiò Kirishima, ricordandosi la scenetta del test d'ingresso, in cui la ragazza aveva detto le stesse identiche parole.
La palla venne sparata in avanti e
attraversò il cielo sparendo per un attimo tra i pennacchi di fumo, prima di cadere, infine, per terra, facendo suonare il dispositivo di Aizawa. Guardò lo schermo, girandolo per mostrarlo al resto della classe.
"709.6 metri" annunciò.
Gli studenti mormorarono fra di loro, interdetti dal risultato così scarso.
"Non è neanche vicino a ciò che ci
aspettavamo..."
Aizawa parlò un'altra volta. "In
questi tre mesi, avete definitivamente
guadagnato molta esperienza e siete
certamente cresciuti. Ma questa
crescita è perlopiù emozionale e
tecnica. Ora è arrivato il momento di concentrarsi anche sull'avanzamento
fisico. Perciò, a partire da oggi, ci
concentreremo sul potenziamento delle vostre Unicità"
Ridacchiò cupamente, spostando lo sguardo su tutti i propri studenti. "Spingerò ognuno di voi oltre i vostri limiti... perciò cercate di non morire"
Un brivido attraversò la schiena di (Nome), riusciva a stento a tenere gli occhi aperti, non poteva immaginare neanche di esser capace di attivare il proprio quirk.
"Normalmente, adatteremmo
l'allenamento alla vostra crescita fisica, ma, in questo momento, non abbiamo tempo" continuò, indicando gli Eroi dietro di lui. "Ecco perché loro sono qui"
Le quattro figure si fecero avanti; riconobbero due di loro come le Pussycats che avevano visto in precedenza. Insieme a loro due, c'era un'altra donna ed un uomo che erano
vestiti con delle uniformi da
gatto molto simili.
"Siamo tutti insieme ora" sorrise
Mandalay. "Insieme, noi quattro siamo i Wild Wild Pussycats! Con l'aiuto di ciascuna delle nostre Unicità, sarà facile per noi occuparci di un gruppo di studenti così grande. Questo vale anche per la classe B. Ma suppongo che, prima, dovremo presentarci come si deve"
Una dei nuovi Pussycats dai lunghi
capelli verdi parlò allegramente. "Ciao, sono Ragdoll! Posso osservare e scrutare fino a 100 persone alla volta, incluse le loro posizioni e i loro punti deboli!"
"Beh, ci siamo incontrati prima"
parlò la Pussycat bionda. "Ma ciao
di nuovo. Sono Pixie-Bob e la mia
Unicità Collasso creerà un terreno di
allenamento per ciascuno di voi"
Mandalay indicò sé stessa. "E con
la mia Telepatia posso avvisare ed
istruire più persone alla volta. Quindi,
sarò capace di comunicare con voi e
guidarvi"
"Sono Tiger" aggiunse il Pussycat. "Il
mio compito è quello di calciare, colpire e... fare altri servizi violenti"
(Nome) sperò con tutta sé stessa di non doversi allenare proprio con lui, non dopo la sfortuna che aveva avuto durante gli esami di fine trimestre.
"Ora" riprese Aizawa. "Inizieremo
momentaneamente il nostro
allenamento. Verrà creato il terreno
adatto ad ogni bisogno, quindi
preparatevi e mettetevi al lavoro"
"Certo, sensei!" esclamò in coro la classe, anche se in quelle parole si riuscì a leggere un forte senso di rassegnazione.
Dieci minuti più tardi, ognuno di loro fu impegnato in una specifica attività per rinforzare il proprio quirk.
Katsuki doveva produrre delle esplosioni in serie mentre immergeva le braccia in una tanica di acqua bollente per allargare i pori della pelle e produrre più sudore. Shoto era immerso in un grande secchio d'acqua e doveva ghiacciare e incendiare il terreno circostante mantenendo sempre la stessa temperatura corporea. Izuku stava combattendo contro Tiger, e così via.
(Nome), invece, fu affidata a Pixie-Bob. Passarono l'intera giornata a combattere l'una contro l'altra, allenando in particolare la capacità della ragazza di modellare il terreno a proprio piacimento. Fino ad allora si era limitata a creare muri di terra o a modificarne la consistenza, non aveva mai provato a staccarne dei pezzi da usare come arma, modellandoli di conseguenza.
"Sei stata brava, devo ammettere che impari molto in fretta" si complimentò la Pussycat, dando affettuose pacche sulla schiena di una (Nome) letteralmente distrutta. Per poco non la fece crollare a terra.
Era stata una lunga giornata e lei non si era mai allenata così tanto in una volta, specialmente con quella stessa unicità che faceva ancora fatica a controllare.
"Ti ringrazio, Pixie-Bob-"
Le premette una zampa sul viso, impedendole di continuare.
"Per questo motivo, avrai un premio!"
Allargò le braccia, facendo una risata sinistra, poi poggiò una mano sul terreno. "Uno dei miei bellissimi piccoli mostri!"
La malcapitata sbiancò quando un'enorme creatura di roccia le si materializzò alle spalle.
Aveva quattro zampe grandi quanto tronchi d'albero, affilati denti ricurvi da cui spuntava una lingua biforcuta e un paio di ali membranose.
"Un drago!? Hai appena creato un fottuto drago!" strillò, arretrando spaventata.
"Come potrebbe essere un premio!?" Allungò un braccio verso il rettile, tremando come una foglia.
"Hai mai cavalcato un drago?"
Le passò un braccio attorno alle spalle e la spinse verso la creatura, un sorriso sadico le arricciò le labbra.
"Cosa!? Certo che no! Chi mai potrebbe averlo fatto-"
Le tappò di nuovo la bocca, (Nome) ringhio contro il morbido guanto.
"Sù, piccolo drago. Prendila!"
"Un attimo..." La coda del rettile la sollevò per la vita e la fece cadere sul proprio dorso. "ASPETTA!"
Si aggrappò con tutta la propria forza al collo del drago quando questo spalancò le ali per spiccare il volo, in pochissimi secondi si ritrovò a dieci metri dal suolo.
La ragazza urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, il vuoto allo stomaco si fece sempre più forte, fino a che l'animale non cominciò a planare dolcemente tra le nuvole.
Ci volle qualche minuto perché lei cominciasse a prendere confidenza e rilassarsi, ma, dopo lo spavento iniziale, si rese conto di quanto fosse bello il panorama che le si stagliava di fronte.
L'ampia foresta si stendeva sotto di lei come un immenso tappeto verde che oscillava al ritmo del vento, la casa nella foresta sembrava una piccola scatola di legno e i suoi compagni piccoli insetti colorati. L'aria le sferzava il viso, mettendo tutti gli altri rumori in secondo piano, e il sole al tramonto sembrava una lampadina aranciata che stava per spegnersi.
Volare era una strana sensazione.
Specialmente per gli uomini, abituati a condurre la propria vita con i piedi ben piantati a terra, con il peso del proprio corpo e guardando il mondo dal basso.
Volare, invece, era tutto il contrario.
Era come scomparire: quando spicchi il volo per un attimo lo spazio e il tempo non hanno più importanza, ci sei solo tu e il battito del tuo cuore. Sei senza peso, nulla può toccarti, è come essere cullati dalla luce stessa.
Mollò la presa dal possente collo del drago e spalancò le braccia, chiudendo gli occhi per assaporare meglio la sensazione di libertà che le stava crescendo nel petto: lassù nulla poteva toccarla. Li riaprì solo quando si accorse che il drago stava perdendo quota, sbatteva lentamente le ali scendendo verso il rifugio, dove il resto della classe era radunata.
In lontananza scorse le bende del professore, stava parlando con Pixie-Bob, questa indicò con una mano guantata nella sua direzione. Ben presto tutti i ragazzi alzarono la testa verso l'alto, per guardarla sfrecciare in sella ad un drago di terra, un misto di espressioni diverse si mescolò sui loro visi: stupore, invidia, paura.
Facendo leva sulle braccia, quando fu giunta a pochi metri da terra, si mise in piedi sul dorso del drago. Prese le rincorsa e, nello stesso momento in cui la creatura cominciò a sgretolarsi, lei corse verso la sua testa, per poi lanciarsi nel vuoto. Negli attimi in cui fu sospesa a mezz'aria, sembrò quasi che da un momento all'altro potessero spuntarle delle ali.
L'incantesimo parve spezzarsi quando udì il suo nome urlato nel vento. Eijiro scattò nella sua direzione, allungò le braccia verso l'alto e la prese al volo, facendola scontrare sul proprio petto. Lei allacciò le braccia intorno al suo collo, ridendo apertamente.
"È stato fortissimo!"
Quando posò i piedi a terra poté finalmente guardare meglio i suoi compagni, aveva le guance arrossate dal vento freddo e i capelli leggermente scompigliati. La fatica sembrava essersene andata del tutto.
"(Cognome), non perdi mai occasione di dare spettacolo" la riprese Aizawa, alzando gli occhi al cielo.
"Non prendertela con lei, Eraser. è stata una mia idea" la difese Pixie-Bob agitando le braccia verso di lei. "Si è allenata duramente, si meritava un po' di divertimento"
"E NOI INVECE!?" si ribellò il resto della classe, colpita da tale ingiustizia.
"Voi dovete andare a cucinarvi la cena!" Mandalay si fece avanti, un sorrisetto le increspava le labbra.
Si avviarono tutti verso il retro del rifugio, dove un ampio spazio all'aperto era stato adibito a cucina. Il cielo andava tingendosi di quell'azzurro intenso che si poteva osservare solo durante i pochi minuti che seguivano il crepuscolo, lo stesso azzurro del mare di agosto.
"Sei una cazzo di raccomandata!" grugnì Kastuki, le passò accanto urtandola con una spallata e le rivolse uno sguardo tagliente.
"Ehi, sono distrutta tanto quanto voi!" gli rispose offesa, sapeva di aver dato il massimo in quelle ore passate nella foresta. Serrò le braccia lungo i fianchi stringendo i pugni. "E non sono una raccomandata!"
"Tsk, come vuoi"
La lasciò da sola, continuando per la sua strada, la chioma spettinata mandò dei bagliori argentei sotto la luce della luna che andava accendendosi.
(Nome) fece un respiro profondo prima di urlargli dietro.
"NON MI IGNORARE, PORCOSPINO DEI MIEI STIVALI!"
Eh si, erano più simili di quanto volessero ammettere.
Spazio autrice:
Ma quanto sono kawaii le ragazze della 1-A? Poi ho un amore smisurato per quella pazza di Mina, credo sia quella che mi fa più morire dal ridere.
Non potevo non far ubriacare qualcuno durante la notte e non potevo non aggiungere un drago alla storia (scusatemi ma li adoro).
Il finale poi l'ho adorato.
Detto questo vi lascio, anche perché sono a lezione e già di fisica non ci capisco niente normalmente.
Baci.
~Ale💕
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