Capitolo 28
"IL BUS DELLA CLASSE A È QUI!
METTETEVI IN CODA E PREPARATEVI A SALIRE, PER FAVORE!!"
Con la voce di Iida che le riempiva le orecchie, (Nome) si allineò insieme ai suoi compagni di classe di fronte al bus che li avrebbe portati all'alloggio.
Finalmente era arrivato il giorno della partenza, ma a causa dell'incontro che aveva avuto con Shigaraki, gli insegnanti furono obbligati a cambiare la destinazione della gita per precauzione e avrebbero tenuto nascosti i dettagli fino al loro arrivo.
Si accomodò su un sedile a caso mentre la sua bocca produceva un sonoro sbadiglio, si chiese il perché le gite scolastiche dovessero iniziare così presto, era tanto bello partire di pomeriggio.
"Posso... cazzo-- posso sedermi?"
Lo strano tentativo di Katsuki di comportarsi gentilmente le fece sollevare un sopracciglio, con una scrollata di spalle gli fece capire che per lei andava bene. Sbuffando, il ragazzo posò il borsone e si stravaccò sul sedile accanto al suo.
Subito l'inesistente intenzione di tutti di abbassare la voce la fece innervosire, era sicura che quello
sarebbe stato un duro viaggio. Al suo fianco, il ragazzo stava ascoltando tranquillamente della musica, perso in chissà quali pensieri.
"Voglio una cuffia~" mugolò vicino all'orecchio di Katsuki, così da farsi sentire nonostante la musica. Lui le gettò uno sguardo scocciato prima di porgerle un piccolo auricolare.
"Grazie." Gli rivolse un sorriso gentile che fece tingere di rosa le guance del ragazzo, alzò gli occhi al cielo mentre le passava un braccio attorno alle spalle in modo da farla accomodare sul proprio petto.
Qualche minuto più tardi, (Nome) cadde tra le braccia di Morfeo, cullata dal lento respiro del biondo.
Lui non poté fare a meno di perdersi nei lineamenti delicati del suo volto, a volte si chiedeva quale fosse stato il momento in cui quella ragazza avesse fatto nascere qualcosa dentro di sé.
La prima volta che si erano rivolti la parola lo avevano fatto per litigare, però poi, in un modo che non si sapeva spiegare, avevano cominciato ad esserci l'uno per l'altro.
Gli avevano detto che era stronzo, che era cambiato, che era acido, che non ascoltava, che aveva lo sguardo perso in un obbiettivo troppo lontano, che non se ne fregava niente degli altri.
Gli avevano detto che era strano, che non era più lo stesso. Insomma, gli avevano rinfacciato tutto quello, ma nessuno gli aveva mai chiesto perché.
Nessuno, apparte lei.
(Nome) non si era fermata alle apparenze, e forse era per quello che si era innamorato di lei.
Circa un'ora dopo, arrivò finalmente il
momento della prima fermata: Katsuki cominciò a scuoterla per farla
svegliare e, soltanto in seguito a vari tentativi, (Nome) riprese conoscenza.
Lo seguì fuori dal bus stropicciandosi gli occhi assonnati, la sua mente era ancora annebbiata, cosa che non le fece da subito mettere a fuoco il paesaggio che li circondava.
Il bus si era fermato vicino al bordo di
un burrone. Con l'eccezione di un altro piccolo veicolo parcheggiato al lato, non c'era traccia di civiltà.
Si ritrovò ad osservare estasiata un vasto panorama di montagna che si estendeva fin dove il suo occhio riusciva a vedere. Sbattè le palpebre sorpresa, facendo saettare lo sguardo tutto intorno, il sonno se n'era andato del tutto.
"Questa non sembra una fermata di pausa. E dov'è la classe B? Non dovevano incontrarci qui con il loro bus?" chiese stranita.
"Dire che non c'è un altro motivo
sarebbe una bugia..."
In fondo alla voce stanca del sensei riuscì a leggere una nota sadica.
"Ehi, Eraser! È passato un po'!"
Si girò di scatto verso la voce sconosciuta; senza potersi interrogare oltre, scorse le figure di due donne.
"Con occhi brillanti, noi vediamo!!"
esclamò quella con il caschetto scuro, facendo dei grandi occhioni kawaii.
"Felini, affettuosi e pericolosi!!" seguì
la bionda, unendo le dita a forma di cuore.
"... insieme siamo le... Wild Wild
Pussycats!!" Si unirono entrambe, mettendosi in posa.
Indossavano uniformi molto simili, che consistevano in code, grossi guanti a forma di zampa e orecchie metalliche. Sorrisero raggianti, osservando la folla di studenti.
'Donne-gatti? Che siano le amanti di Aizawa-sensei?'
Il soggetto dei suoi pensieri si schiarì la voce. "Vorrei presentarvi a queste Eroine Professioniste, le Pussycats"
"Sono uno dei quattro gruppi che
fondarono l'Ufficio dell'Unione!!"
esclamò Izuku con il suo solito entusiasmo da fan sfegatato di qualsiasi Hero. Il verde saltellò emozionato sul posto, un ampio sorriso gli si espanse sul volto.
"Sono specializzate nelle operazioni di soccorso in montagna e sono delle veterane nel loro campo. Hanno 12 anni di esperienza nella loro carriera!" concluse.
"Cavolo, Izuku. Se non sapessi del tuo quaderno, credo che sarei spaventata da te. Mi chiedo quanto tempo ci perdi dietro a quegli appunti..." commentò (Nome) con un sorriso.
La Pussycat dai capelli corti indicò
le montagne oltre il dirupo. "Beh,
quest'area è, più o meno, tutta di nostra proprietà." Allungò il braccio, nella direzione di un punto in mezzo alla foresta. "Il luogo in cui starete si trova alla base di quella montagna"
"È così lontano!" gemette Eijiro.
Ochaco corrugò le sopracciglia
confusa. "Huh? Ma allora, perché ci
siamo fermati se siamo solo a metà
strada...?"
Un brutto presentimento si fece strada dentro di loro.
"Ragazzi...? Sbrighiamoci e torniamo
sul bus..." quasi strillò Sero.
"In questo momento sono le 09:30"
parlò di nuovo la Pussycat. "Se andate
veloci, potreste arrivare per le 12:00"
"Oh, no..." sussurrò qualcuno.
"Torniamo indietro!"
I loro visi sbiancarono, quando la consapevolezza di quello che stava per accadere apparve chiaramente davanti a loro.
"AL BUS!! PRESTO!!!"
"I gattini che non ce la fanno prima
delle 12:30, non mangeranno" ridacchiò, lanciando uno sguardo malizioso verso la sua partner. Il terreno ed il fogliame iniziò a muoversi sotto i loro piedi, ampie crepe tagliarono loro la strada, intrappolandoli lungo il confine del dirupo.
"Mi dispiace" sospirò Aizawa. "Ma la
vostra escursione scolastica è già
iniziata"
Con una forte spinta, la Pussycat bionda manipolò la terra e lanciò l'intera 1-A giù dal burrone, verso la foresta sottostante.
(Nome) sentì un forte vuoto allo stomaco, con tutto il fiato che aveva in gola urlò: "FOTTUTE GATTE MORTE!!!"
Solidificò l'aria attorno al proprio corpo, rallentando così la caduta, i piedi toccarono terra con uno sbuffo di polvere. La sua uniforme, contrariamente a quella degli altri ragazzi, rimase immacolata.
Abbracciò con lo sguardo l'ambiente circostante, apparte le lamentele dei compagni intenti a spazzolarsi i vestiti, sembrava tutto stranamente silenzioso.
"Avete tre ore!" La voce della Pussycat arrivò attutita dalla distanza. "Arrivate alla struttura grazie ai vostri piedi! Dopo aver attraversato... la Foresta delle Creature Magiche!"
"C-che cos'è quel coso?" Ochaco indicò con un dito tremante un'alta montagna di roccia, questa cominciò a tremare, prendendo le fattezze di un mostro enorme senza occhi e dai denti acuminati. In un certo senso a (Nome) ricordò molto un Nomu.
Il mostro si lanciò contro la ragazza con le braccia protese in avanti, (Nome) fece appena in tempo a teletrasportarsi in mezzo per farle scudo con il proprio corpo.
"FATTI SOTTO, BASTARDO!"
Concentrò la propria energia nel terreno, facendogli prendere la forma di lunghe catene, queste circondarono la creatura, stritolandola sotto la loro stretta.
"Che scherzo è mai questo!? Sono sicura che è colpa di quella gatta bionda!" esclamò.
Nel suo campo visivo apparve un secondo mostro simile al precedente, poi un terzo con le ali e un quarto.
"1-A, rimaniamo uniti!" Iida cominciò a fare degli strani movimenti con le braccia mentre li esortava ad attaccare.
Si gettarono tutti nella mischia, ogni ragazzo mise in campo la propria unicità al meglio delle sue capacità. Katsuki faceva esplodere le creature urlandoli contro delle esclamazioni poco carine, Izuku le abbatteva a pugni, Shoto le congelava e alcuni fecero squadra.
"Attenta, (Nome)!"
Si girò di scatto, allertata dalla voce di Momo, ma non riuscì a reagire in tempo e un mostro volante l'afferrò per una spalla, sollevandola verso l'alto. Il suo campo visivo venne occupato interamente dalle foglie verdi degli alberi, il cui rumore la isolò dalla battaglia circostante.
Il doloroso ricordo del Nomu si fece ancora più nitido, era come rivivere la stessa situazione per la seconda volta. Le cicatrici sul braccio cominciarono bruciarle come se i tagli si fossero appena riaperti, si sentiva paralizzata da una paura che non riusciva a comprendere.
'Perché ho così paura adesso? Cosa sono questi brividi che sento? Perché tremo, perché non riesco a smettere? Perché tutto intorno a me sembra così immenso, mentre io così piccola? Perché non riesco a fermare il rumore del mondo che si muove? Perché mi sento così impotente quando invece potrei spazzare via tutto con un solo gesto?'
Faceva fatica a respirare, le mancava l’aria, come se nel suo petto si fosse appena abbattuto uno tsunami. I battiti del cuore accelerarono, li sentiva esplodere nelle orecchie, il respiro era veloce e irregolare, cercava di prendere più aria possibile, quell’aria che sembrava sempre mancare.
Le tremavano le mani. Aveva gli occhi talmente pieni di lacrime che facceva fatica a vedere. Le veniva da vomitare e allo stesso tempo non aveva nemmeno la forza di urlare.
Era la prima volta che aveva un attacco di panico e l'unico pensiero che la sua mente riuscì a formulare fu: 'mi sento morire'.
"PERCHÉ CAZZO NON TI MUOVI!"
Katsuki si spinse in aria grazie a due potenti esplosioni, al contempo il mostro venne intrappolato in una gabbia di ghiaccio che lo fratumò in una potente morsa. Il corpo della ragazza precipitò come se fosse senza peso, non percepì nemmeno il vuoto allo stomaco, soltanto la sensazione di due braccia che la stringevano.
"Maledizione (Nome), mi hai fatto prendere un fottuto colpo!"
Il viso del biondo era a pochi centimetri dal suo, erano entrambi accovacciati a terra, (Nome) distesa a contatto con il suo petto. Il respiro non le si era ancora regolarizzato, ebbe appena la forza di alzare lo sguardo in quello familiare di Katsuki.
"Quel mostro... è stato come ritornare tra gli artigli del Nomu" mormorò, la voce talmente sottile da essere appena udibile.
Quell'esperienza l'aveva spaventata più di quanto volesse ammettere, era stata ad un passo dal mettere seriamente a rischio la propria vita, e per la prima volta ne aveva capito il valore. La paura di morire nasce infatti quando, finalmente, si ha voglia di vivere.
E lei ne aveva tanta.
Si aggrappò con forza al tessuto della camicia di Katsuki, le ciglia chiare del ragazzo creavano un alone dorato attorno alle iridi cremisi, una striscia di terra e polvere gli imbrattava una guancia.
"Perché sono così debole?" Quelle parole suonarono sulle labbra di (Nome) quasi come una supplica.
"Tu non sei per niente debole, (Nome). Sei un fottuto uragano che spazza tutto ciò che blocca la sua strada, sei una tempesta capace di spegnere qualsiasi incendio, sei una luce più brillante del sole." La mano ruvida del ragazzo raggiunse la sua guancia. "E non ti azzardare a sminuirti, sei stata capace di tenere testa ad All Might. Se non fosse stato per te, nessuno di noi tre avrebbe passato l'esame pratico"
La tirò in piedi per un braccio, prendendola fermamente per mano.
"Ora muovi quelle cazzo di gambe. Non voglio saltarmi il pranzo per colpa tua" ringhiò con uno dei suoi sorrisi da predatore.
Con uno strattone la tirò verso una delle creature di pietra, preparandosi a lanciare una potente esplosione.
"MORITE BASTARDI!"
𖠄 *ೃ skip time 𖠄 *ೃ
Quasi otto ore dopo, finalmente la 1-A riuscì a raggiungere l'alloggio, dove le due Eroine li stavano attendendo con un sorriso, insieme ad Aizawa e un bambino con un cappellino rosso con sopra due corna dorate.
(Nome) rilasciò un debole sospiro, era talmente esausta che le tremavano le gambe, oltre ad avere un forte giramento di testa. Si passò una mano sulla guancia, sporcandosi il dorso con un misto di fango e polvere.
Accanto a lei, da un lato Katsuki si stava tenendo un braccio, che aveva iniziato a gonfiarsi e a pulsare incontrollabilmente a causa dell'uso
eccessivo della sua Unicità, mentre dall'altro Shoto era percorso da evidenti brividi.
Le uniformi di tutti erano talmente malconcie da essere quasi ridotte ad uno straccio.
(Nome) si sfilò la giacca per poggiarla sulle spalle del bicolore. "Mi dispiace che tu non abbia potuto usare il fuoco visto che eravamo in una foresta" commentò, cercando di riscaldare il povero ragazzo sfregandogli energicamente le braccia.
"Non preoccuparti, dopo un bel bagno caldo mi sentirò meglio." Le rivolse un piccolo sorriso di ringraziamento.
"Menomale che ci sono le terme"
Effettivamente, anche lei non vedeva l'ora di potersi rilassare: aveva tutti i muscoli contratti e il calore dell'acqua termale sarebbe stato un toccasana.
Già si vedeva a mollo mentre chiacchierava con le altre ragazze.
Appena si avvicinarono all'entrata della casa nella foresta, sentirono una
delle voci delle Pussycats.
"Finalmente siete qui" ridacchiò.
"Immagino che non avesse molto senso minacciarvi di privarvi del pranzo." Sembrava quasi soddisfatta della tortura a cui li avevano sottoposti.
Eijiro si trascinò esausto dietro (Nome), poggiandosi ad una delle sue esili spalle. "Arrivare qui alle 12:30...? Sì, giusto! Sto morendo di fame..."
"Colpa mia" osservò la Pussycat dai
capelli scuri. "Parlavo per i nostri
standard"
"In ogni caso" la interruppe Aizawa.
"Andate a prendere i vostri bagagli al
bus e portateli nelle vostre stanze. Una volta che avrete fatto, potrete dirigervi in mensa e cenare. Assicuratevi di rilassarvi e di riposare per bene questa notte, dato che il vero allenamento inizia domani"
Dopo che ognuno ebbe sistemato le proprie cose nella stanza che gli era stata assegnata, poterono dirigersi nuovamente verso l'ingresso.
(Nome) aveva indosso il jeans a zampa e il maglioncino corto che aveva comprato con Kirishima, il lilla della maglietta risaltava per contrasto il colore dei suoi occhi.
A quel punto Mandalay si decise a presentare loro il bambino imbronciato che li aveva seguiti fin da sopra il burrone. "Lui è Kota, è il figlio di mia cugina, saluta" disse, avvicinandosi a loro. "Starà con noi per tutta la settimana"
(Nome) si avvicinò a lui insieme a Izuku, di solito i bambini non le piacevano, però quello le sembrava abbastanza tranquillo.
"Piacere Kota, io sono Izuku Midoriya,
spero che passeremo una bella
settimana insieme" disse il verde, tendendo la mano verso il bambino.
Questo indietreggiò d'un passo e alzò
lievemente il pugno destro, si chiese cosa stesse per fare. Domanda cui venne data risposta da un pugno, più precisamente, un pugno sulle palle di Izuku. Il malcapitato sbiancò e si tenne le mani lì dove era stato colpito.
La ragazza schiuse le labbra per la sorpresa, rimangiandosi il suo pensiero precedente.
"Dannato figlio di cugini! Perché
hai colpito Izuku allo scroto?!" urlò
Iida, scattando verso di loro.
"Io colpisco lo scroto di chi e quando
mi pare! Hai capito, quattrocchi?!" urlò il bambino superandolo senza rivolgergli nemmeno uno sguardo.
Katsuki fece un sorriso soddisfatto. "Marmocchio precoce"
Passando gli occhi dall'uno all'altro un commento venne spontaneo alle labbra di (Nome).
"Sicuro che non siete parenti?"
"Chiudi la bocca, vampira!"
"Dai, venite!" li interruppe Pixie-Bob. "È l'ora di cena! Avrete fame, immagino"
"Eccome!" urlarono tutti in coro,
ancora affaticati dalla prova appena conclusa. Ognuno sembrava star per svenire dalla stanchezza, Kirishima in particolare si teneva la pancia vuota rivolgendo uno sguardo assente ad un punto indefinito.
Nella sala dove erano stati imbanditi i tavoli per la cena si sentivano profumi di ogni genere, sulle lisce superfici lucide dei bassi tavoli in stile giapponese tradizionale c'era ogni tipo di cibo e bevanda.
"Non vi ci abituate, soltanto stasera avrete questa fortuna" li ammonì Pixie-Bob, passando accanto ad uno dei tavoli con in mano una cassa di legno.
(Nome) notò Kirishima agitare una mano nella sua direzione per invitarla a sedersi accanto a sé, lei lo raggiunse con lo stomaco che borbottava rumorosamente. Si inginocchiò sul cuscino bianco che faceva da sedia, picchiettandosi felice le guance, mentre sceglieva da quale cibo iniziare.
"Finalmente cibo!"
Prese una ciotola di ramen fumante, chiudendo gli occhi quando il brodo saporito le scese lungo la gola, per godersi meglio il sapore. Visto che cucinare non era uno dei suoi talenti, era raro per lei mangiare qualcosa di così buono.
"Magari potessi cenare sempre così, anche se dubito che il mio fisico non ne uscirebbe distrutto" disse il rosso, poco prima di fiondarsi su una ciotola di riso con le verdure al vapore.
"Io sono fortunata a non saper cucinare, almeno mi passa la voglia dal principio" scherzò lei, tenendo le bacchette a mezz'aria.
"Posso sedermi?"
Il piccolo spazio al suo fianco venne occupato da Shoto, in mano teneva in equilibrio un piatto di soba; la manica della camicia a scacchi rossi e neri sfiorò il braccio di (Nome), portandosi dietro il fresco profumo della sua pelle.
"Certo, Shoto. Però ti avviso, tra me e Eijiro, non so quanto cibo rimarrà da questa parte del tavolo"
Dopo qualche minuto, in cui tutti erano troppo occupati a riempirsi lo stomaco per dire qualsiasi cosa, (Nome) gettò uno sguardo al bicolore: quest'ultimo non aveva ancora toccato cibo.
"È troppo calda?"
"Umh..?" La guardò confuso.
"La soba. So che ti piace fredda"
Lui alzò lentamente le sopracciglia inclinando la testa da un lato, per rivolgerle un'espressione adorabile.
"Lo hai notato...?"
(Nome) fece una breve risata, alzando una mano per accarezzargli i capelli. "Abbiamo praticamente vissuto per una settimana insieme, ormai credo di conoscerti almeno un pochino"
Strizzò gli occhi, mimando l'ultima parola con pollice e indice.
Ci sono persone che si credono speciali; altre che silenziosamente lo sono. Shoto era una di quelle.
Dopo cena tutte le ragazze si misero d'accordo per passare una serata alle terme, dopo una giornata dedicata a combattere era un bel cambiamento.
"Le terme sono da questa parte!"
(Nome) seguì la voce delle sue compagne di classe, delle quali nessuna riusciva a contenere l'entusiasmo di immergersi nell'acqua delle sorgenti termali per potersi finalmente rilassare dopo un duro viaggio.
Passarono prima per lo spogliatoio, dove poterono spogliarsi e avvolgersi in morbidi asciugamani bianchi, poi finalmente entrarono nella stanza in cui una piccola vasca termale riempiva l'ambiente di caldi vapori.
Si immersero nell'acqua sospirando contente.
"Finalmente si ragiona!" esclamò Mina che, seduta a bordo vasca, cominciò a sbattere energicamente i piedi nell'acqua.
"Ashido! Non facciamo troppo rumore, i ragazzi sono dall'altra parte" la riprese Momo, raggomitolata in un angolo con le braccia strette attorno al petto.
"Che vi dicevo! Visto che dall'altra parte ci sono le ragazze!"
(Nome), dopo aver sentito l'urlo di Mineta, uscì sospettosa dall'acqua avvolgendosi nuovamente nell'asciugamano. Si accostò al muro di legno, potendo così ascoltatare il resto della frase.
"È la nostra occasione per vederle nude! Avanti, chi è con me?!"
'Brutto pezzo di...' pensò, stringendo furiosamente i pugni.
"Attente ragazze, il nano pervertito vuole sbirciare!" le avvertì, spaventata da cosa sarebbe stato capace di fare pur di raggiungere il suo obbiettivo.
"Non può scalare il muro a mani nude, cra" ribatté Tsuyu.
La bionda ci pensò sù qualche secondo, spalancò gli occhi.
"Il suo quirk, dannazione!"
Si teletrasportò in cima al muro, guardando dall'altro lato scorse Mineta nell'atto di arrampicarsi con due delle sue palle viola appiccicose.
Non appena egli arrivò alla portata del proprio piede, urlò infuriata: "MALEDETTO PERVERTITO!"
Lo colpì in piena faccia con un calcio, facendolo spiaccicare senza complimenti sul pavimento delle terme.
In quel momento notò la piccola figura di Kota accanto a sé, non ebbe il tempo di domandarsi cosa ci facesse
lì, che lo vide cadere dalla parte dei ragazzi. Presa dal panico, non ci pensò due volte prima di buttarsi al suo seguito, allungando le braccia in avanti per prenderlo al volo.
I corpi di entrambi scomparvero per un secondo, alla fine sia (Nome) che il bambino riuscirono ad atterrare senza nulla di rotto a bordo vasca. Strinse a sé il corpo del piccolo, questo era privo di sensi e giaceva abbandonato sul suo petto.
Sospirò, con il cuore che le batteva per lo spavento appena subito.
"Per fortuna l'ho preso..."
Non appena alzò lo sguardo, però, si rese conto della situazione in cui si trovava. Era nel bel mezzo di una stanza insieme ai suoi compagni di classe completamente nudi, mentre lei indossava un piccolo asciugamano che le copriva appena il necessario.
Il sangue le confluì sulle guance, le iridi cremisi saettarono verso il pavimento e i capelli chiari le calarono sul volto come una tenda protettiva. Desiderava soltanto passare una serata rilassante, ed invece eccola lì, a morire di imbarazzo.
'Che situazione di merda...'
I ragazzi erano rimasti ammutoliti dalla sua improvvisa apparizione, alcuni troppo scioccati anche solo per guardarla, mentre altri - come Katsuki - che desideravano soltanto vederla sparire. Ma, a quanto pare, non tutti erano dello stesso avviso.
"Ehm... io toglierei il-"
"ASPETTA!" Mineta, appena ripresosi dalla caduta, le stava correndo incontro con le piccole mani aperte nella sua direzione e del fumo che gli usciva dalle narici.
Sapendo cosa lui aveva in mente, (Nome) urlò facendo un passo indietro, la sfortuna volle però che il suo piede non incontrasse il pavimento.
Cadde in acqua con un tonfo, sollevando una serie di schizzi, ebbe appena il tempo di salvare Kota, teletrasportandolo accanto ad una parete poco distante.
"Mineta, giuro che questa volta ti-"
Si bloccò all'improvviso quando il suo sguardo catturò l'immagine del proprio asciugamano che stava galleggiando dalla parte opposta della piscina.
"Come diavolo ha fatto a finire là?"
Si appallottolò vicino al bordo della vasca, con le braccia ben premute attorno al petto e le ginocchia piegate in avanti. Se doveva fare una classifica dei momenti peggiori che aveva vissuto, quello sarebbe stato ad una delle prime posizioni.
"Ho una gran voglia di rientrare in acqua!" esclamò Mineta.
"A me piace di più quel lato della vasca..." si unì Kaminari, muovendosi verso di lei.
"State lontani, razza di depravati!"
Allungò una mano in avanti per attivare la propria unicità, ma l'improvvisa apparizione di un blocco di ghiaccio che catturò i due ragazzi la fece fermare.
"Se provate anche solo a guardarla un'altra volta, prima vi surgelo e poi vi arrostisco a puntino"
Il volto severo di Shoto fece calare un'aura di paura nella stanza, Kaminari e Mineta cominciarono a tremare e a chiedere perdono.
Il bicolore le si avvicinò, l'espressione seria era in contrasto con le guance leggermente arrossate. "Potresti chiudere gli occhi?"
"Uhm...? Oh- certo"
Sentì l'acqua smuoversi mentre Shoto usciva dalla piscina per avvolgersi in un asciugamano, ne prese un altro asciutto per la ragazza.
Creò uno spesso muro di ghiaccio così da coprirla dagli altri ragazzi e le porse il telo, guardando dal lato opposto. (Nome) si issò fuori dall'acqua e, dopo essersi finalmente coperta, fece un sospiro di sollievo.
"Grazie, Shoto"
Le accarezzò una guancia con il pollice, i suoi occhi eterocromatici erano fissi sul suo volto delicato.
"Lo sai che ci sono sempre quando hai bisogno di aiuto"
𖠄 *ೃ skip time 𖠄 *ೃ
"Per fortuna non è niente di grave"
Mandalay le rivolse un sorriso di gratitudine. "Grazie per averlo salvato dalla caduta"
Il piccolo Kota era addormentato sul divano, con un panno bagnato sulla fronte e dei batuffoli di cotone bianco sotto al naso per fermare il sangue che stava uscendo.
"Di nulla. È stata tutta colpa di quegli imbecilli della mia classe... poi è questo che fa un vero eroe" disse imbarazzata, sventolando le mani davanti a sé. (Nome) notò una punta di malinconia comparire nell'espressione della Pussycat.
"C'è qualcosa che non va?" le chiese, inclinando la testa di lato.
"Niente, è che parli già come una
professionista..." le rispose, guardando dolcemente Kota.
"E lui li disprezza gli eroi, no?" Finì la frase per lei. Aveva notato da subito la sua avversione per la sua classe, d'altronde quel bambino stava provando gli stessi sentimenti che l'avevano accompagnata negli ultimi due anni.
L'Eroina sobbalzò, sgranando gli occhi, poi ritornò a sorriderle.
"L'hai notato allora" disse,
accarezzando la testa del ragazzino.
"La prima cosa che ha fatto, oltre che guardarci male, è stata colpire Izuku..." spiegò, grattandosi una guancia. La donna fece una breve risata, priva di ogni emozione.
"Vorrei davvero sapere il perché" continuò, guardandola seriamente. "Di solito i ragazzini amano gli eroi, anche se ovviamente non sarà l'unico a provare certi sentimenti"
Lei ne era la prova vivente.
Ci fu un attimo di silenzio, poi un
sospiro da parte di Mandalay, non sembrava sicura di volerle rispondere.
"Scusami, so che questa è una domanda invadente... ma vorrei davvero aiutarlo" insistette. Non sapeva perché le importasse così tanto, forse perché rivedeva sé stessa in quel bambino.
"Eh? Aiutarlo?" La sorpresa si dipinse sul volto della Pussycat. Alla fine però si decise a parlare.
"...Come hai detto tu, i ragazzini
adorano gli eroi e sono sicura che
anche lui li avrebbe adorati" iniziò, dando affettuose carezze a Kota. "Se
fosse cresciuto in un contesto normale"
"In che senso 'normale'?" chiese, percepiva già che la storia avrebbe preso una brutta piega.
Mandalay esitò di nuovo, i suoi occhi si fecero lucidi e così la sua partner decise di andare in suo soccorso.
"I suoi genitori..." cominciò Pixie-Bob, sulla soglia della stanza. "Erano degli eroi molto amati"
Il cuore di (Nome) si strinse a quelle parole, era come se conoscesse già la fine del racconto.
"Due anni fa..." continuò poi Mandalay. "Per proteggere dei civili furono uccisi da un Villain. Per un eroe è una morte onorevole...ma per un bambino così piccolo è una cosa incomprensibile"
Una lacrima scese lungo lo zigomo di (Nome), mentre il nodo alla gola si faceva sempre più opprimente.
"I suoi genitori erano tutto il suo mondo. 'Mi hanno abbandonato', è questo che pensò" disse ancora Mandalay. "Ma la società continuava a cantarne le glorie... e la morte. Ciò provocò in Kota un profondo odio per questa società basata sui super eroi"
'Perche mi ha abbandonata anche lei?'
'Perché papà non è mai a casa?'
'Perche gli Hero non sono venuti a salvarla?'
Erano state le domande che si era posta dopo la morte di sua madre. Quel bambino, molto più piccolo di quanto fosse stata lei, aveva provato il doppio della sua sofferenza.
Non era giusto.
Non era giusto che, in un modo dove le persone potevano fare cose fantastiche, dovessero succedere tali tragedie.
"Ehi..."
Mandalay le accarezzò la schiena, quel gesto fece riscuotere (Nome) dal suo stato di trance. Sbatté piano gli occhi, facendo rotolare altre lacrime sul viso, queste caddero sul pavimento scomparendo tra le assi di legno.
"Scusatemi" mormorò con voce spezzata, asciugandosi il viso con il dorso della mano. "La sua storia... ci sono troppe persone che perdono i propri cari per colpa di un quirk usato per fare del male. A volte credo che sarebbe stato meglio se le unicità non fossero mai esistite"
"Ma senza quelle non ci sarebbero persone come All Might a proteggerci" le rispose Pixie-Bob con un piccolo sorriso. "Tu sei una di quelle?" Aggiunse poi, guardandola con un velo di tristezza.
"Si. Ed è per quello che vorrei tanto aiutarlo." Abbassò lo sguardo sui propri piedi nudi.
"Due anni fa anche mia madre è stata uccisa da un Villain. Io ero nascosta dietro le scale... mentre assistevo all'intera scena"
Entrambe le Pussycats sobbalzarono per le sue parole, la stretta di Mandalay sulla sua schiena si fece più ferma. "Non ho potuto fare nulla per aiutarla e da quel momento ho giurato vendetta contro qualsiasi cosa facesse parte del mondo degli Hero"
Le lacrime incastrate tra le sue ciglia brillavano sotto la luce della stanza.
"Per fortuna, grazie all'aiuto dei miei compagni di classe ho cambiato idea. Vorrei far capire anche a lui che non tutto ciò che riguarda gli Hero deve essere per forza negativo"
Le tornò in mente quando All Might rischiò la propria vita per salvarli dal Nomu durante il primo attacco di Shigaraki, un pensiero si fece strada nella sua mente:
'Quando un Eroe farà lo stesso gesto che i suoi genitori hanno fatto per quelle persone, soltanto allora capirà'
Spazio autrice:
Il ritiro nei boschi è ufficialmente iniziato... e i nostri aspiranti Hero hanno già iniziato a sgobbare fin dall'inizio.
Lo so che la nostra protagonista ha un quirk che potrebbe spazzare via l'intera foresta se avesse voluto, ma è anche una ragazzina che ne ha passate tante e che ha cominciato da poco a capire che la vita non è un gioco... quindi mi è sembrata una cosa plausibile che si sia fatta prendere dal panico.
Si è anche rivista molto nella storia di Kota.
Detto questo, al prossimo capitolo (ne vedrete delle belle).
~Ale💕
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