Capitolo 22

Attacchi continui, treni che si scontrano, la natura che si ribella. Chissà quante persone si sono addormentate pensando 'domani lo faccio, domani lo chiamo, domani ci vediamo, domani...'

Ma oggi ci sei, domani non più. Eppure ogni giorno le persone perdono tempo senza capire che potrebbe essere l'ultima volta.
Per vedersi.
Per abbracciarsi.
Per dire 'ti amo, mi manchi, non te ne andare, ho bisogno di te'.

Mentre ci si accorge che al mondo non siamo niente.

Era già la seconda volta che (Nome) rischiava di morire, la seconda che aveva desiderato con tutta sé stessa di poter vivere un altro giorno. Si era aggrappata con tutte le proprie forze a quella luce che brillava dentro di lei, proteggendola fino alla fine.

Era da due anni che non provava più quella sensazione, quella paura di non risvegliarsi. Da due anni che viveva alla giornata, senza preoccuparsi delle conseguenze o di quello che poteva accaderle.

Ora era diverso.

Voleva continuare a vivere, a riempirsi i polmoni di quella felicità che era riuscita a raggiungere, ad assaporare ancora una volta cosa significava amare ed essere amati.

Dalla finestra aperta un vento caldo le accarezzava il viso, portando con sé i profumi dell'estate e i suoni della città. Guardando il tramonto si rese conto che desiderava vederne altri cento, mille come quello. Non avrebbe più sprecato neanche un secondo della propria vita, lo prometteva.

Aveva passato il resto della mattinata in compagnia di Izuku, Shoto e Iida tra chiacchiere e risate, per delle ore aveva persino dimenticato di trovarsi in ospedale. Però, dopo aver consumato il pranzo insipido che le avevano portato, di nuovo sola nella sua stanza la malinconia era tornata a farsi sentire.

Ancora si chiedeva se sarebbe mai riuscita a uscire da quella scomoda situazione.

"Se riuscirai a smascherare l'Unione dei Villains, non potranno non perdonarti", era quello che Todoroki le aveva detto dopo che gli aveva confessato il motivo per cui si era iscritta alla Yuei.

Sospirò poggiando la fronte contro le braccia incrociate sul davanzale, arricciò il naso quando un bruciore improvviso le attraversò il braccio, un gemito di dolore le scappò dalle labbra. Aveva sempre odiato essere ferita, lei non era una persona paziente e finiva sempre per rallentare la guarigione in quanto i tagli si riaprivano a causa della sua poca attenzione.

"L'hai usato alla fine"

Si iggidì per lo spavento, Shoto le si avvicinò a passi lenti fino a posare le mani sulla finestra, ingabbiandola con il proprio corpo.

"Mi è venuto spontaneo, in quel momento volevo solamente raggiungere Izuku"

Se avesse voluto attivare la sua unicità in quel momento non era neanche certa di riuscirci.
Prima o poi però avrebbe dovuto imparare a controllarla.

"L'ho fatto anche io, sai? Ho usato il fuoco per combattere contro Stain"

Finalmente (Nome) si girò nella sua direzione, il bicolore aveva lo sguardo perso nell'orizzonte alle sue spalle.
"Dal Festival ho pensato molto al mio quirk. E alla fine ho capito ciò che tu e Midoriya avete sempre cercato di dirmi: devo pensare all'Eroe che voglio diventare, indipendentemente da mio padre. Venire alla sua agenzia per lo stage mi ha finalmente aperto gli occhi"

Scese con gli occhi fino al viso della ragazza. "Dovresti farlo anche tu. Non puoi continuare a sopprimere la tua unicità come hai fatto durante tutte le lezioni pratiche dopo il Festival"

Fece una smorfia prima di rispondere. "Ci ho provato, devi credermi. Ma non è così facile. Ogni volta che uso il mio quirk mi torna in mente il fatto che esso stesso è stato la causa della morte di mia madre, mi sembra di affondare una lama nel suo ricordo"

Fece un sospiro ricordando l'incubo di quella mattina. "Sono un pericolo per tutti voi, potrei farvi fuori come se niente fosse"

Le mani del ragazzo corsero alle sue guance. "Ma non lo farai. Quante volte devi rischiare la vita per noi prima di capirlo? Non hai già dimostrato abbastanza?"

"Ho quasi ucciso All Might!" sbottò afferrando i polsi del ragazzo per allontanarlo, "quando... quando ho perso il controllo della mia unicità dopo lo scontro nemmeno lui è riuscito a contrastarmi. Poi è arrivato Katsuki e ho quasi ferito anche lui. Non importa quante volte io provi a fare la cosa giusta, alla fine ci sarà sempre quell'errore che mi trascinerà di nuovo al punto di partenza. Sto finendo per pensare che l'unica cosa sbagliata in tutto questo sono io"

Si morse il labbro inferiore fino a sentire il sapore del sangue, non voleva piangere. Non di nuovo.
"Ho cercato così tante volte di ricomporre tutti i miei pezzi, uno dopo l'altro, e infine finisco sempre per accorgermi che c'è ogni volta quel qualcosa che mi manca e che fa crollare tutto di nuovo"

"(Nome), mi rendo conto che non sei abituata ad avere degli amici che ti supportano, ma è proprio questo il bello. A noi non importa quante volte sbaglierai, perché conterà soltanto il modo in cui riuscirai ogni volta a ricominciare, a riscattarti"

"È da tempo che la felicità mi era sconosciuta, ma, ora che ne ho avuto nuovamente un assaggio, non saprei più come vivere senza. Io non voglio rinunciare alla mia vita com'è adesso, non voglio rinunciare a tutti voi. Questo è il motivo per cui mi comporto in questo modo..."

Posò la fronte contro il petto di Shoto lasciando le braccia penzoloni lungo i fianchi. "Non volevo urlarti contro, mi dispiace. È solo che mi sento così spaventata"

Le diede un bacio tra i capelli prima di rispondere. "Non fa niente. Mi fa piacere che tu abbia ricominciato a confidarti con me"

Da quando tutto quel casino era cominciato lui era stato una delle poche persone che le erano state accanto dall'inizio alla fine.
E l'unico che sapeva l'intera storia.

Mentre si specchiava nelle sue iridi eterocromatiche, sorrise inconsapevolmente.
"Grazie, Shoto"

Lui inclinò la testa da un lato, un'adorabile espressione confusa gli si dipinse sul volto. "Per cosa?"

"Per essere te"

Shoto era uno di quelli che apparivano freddi ma dentro avevano un grande incendio, te ne accorgevi dai suoi occhi, dalle sue parole, parlavano poco e dicevano tanto.

Una lacrima le scivolò lungo lo zigomo. "Cazzo, a furia di girarvi intorno sono diventata una sentimentale" ridacchiò mentre alzava una mano per asciugarla. Il ragazzo però la precette, si chinò in avanti e le sue labbra catturarono la goccia salata.

Rimase in quella posizione a guardarla silenziosamente, la sua bocca le scivolò sulla pelle fino a raggiungere le labbra di (Nome).
Non la baciò, la sfiorò appena, poco prima di tirarsi indietro.

"Ti trovo bellissima in ogni caso"

𖠄 *ೃ skip time 𖠄 *ೃ

Iida era stato il primo a lasciare l'ospedale di Hosu, aveva anche deciso di abbandonare l'apprendistato e di tornare a Musutafu. (Nome) e Shoto lo avevano seguito qualche giorno dopo, ritornando allo stage presso l'agenzia di Endeavor. Izuku era stato l'ultimo ad essere dimesso a causa della gravità delle sue ferite.

Avevano passato gli ultimi giorni accompagnando l'Eroe n°2 nelle sue ronde cittadine e aiutandolo nel lavoro d'ufficio; per quanto le costasse ammetterlo, Endeavor sapeva quel che faceva e lei era riuscita ad imparare molto standogli accanto.

Aveva cominciato a riflettere prima di agire, calcolando le varie opzioni da seguire e scegliedo quella migliore. Non avevano più usato le loro unicità, permettendo così alle ferite di rimarginarsi e al loro corpo di rimettersi in forze.

L'ultima notte era arrivata veloce come un battito di ciglia e (Nome) si sorprese nel provare un senso di tristezza all'idea di lasciare quel distretto per ritornare alla sua vita alla U.A. tra lezioni e compiti da svolgere.

Ormai si era abituata a svegliarsi in quella piccola stanza dalle pareti di carta, dove la luce mattutina creava un'atmosfera pacifica con le sue tinte panna e ocra. Si era abituata a scambiarsi la buonanotte e il buongiorno con Shoto ogni volta che si vedevano nel corridoio prima di entrare nel loro alloggio, a fare colazione insieme, a scambiarsi battute durante i vari impegni quotidiani e a scappare dalle grinfie di Endeavor per fare spuntini tra le varie pasticcerie del quartiere.

Si era resa conto che c'erano moltissime cose che aveva scoperto di lui, particolari insignificanti, che (Nome) si era divertita a conoscere. Per esempio, che amava mangiare la soba, ma non troppo calda, oppure che aveva scelto 'Shoto' come nome da Hero in quanto questo conteneva i kanji di 'ardente' e di 'congelamento'.

Insomma, sarebbe stato un bel cambiamento riadattarsi alla sua enorme casa con Dabi che gironzolava tranquillo al suo interno. A volte dimenticava che quei due fossero fratelli, però quando li guardava negli occhi quella somiglianza tornava a farsi sentire, entrambi avevano quel modo particolare di osservarti, come se riuscissero a mettere a nudo la tua anima.

Allungò una mano per raccogliere lo smartphone abbandonato accanto al cuscino, si mise a pancia in giù per controllare se ci fossero nuovi messaggi. Non aveva voglia di dormire, in quel modo il momento della partenza sarebbe sembrato più lontano.

Non sapeva come, ma si ritrovò a sfogliare le vecchie foto raccolte nella galleria del cellulare. Passò da quelle più recenti, scattate con Shoto durante lo stage, a quelle di un mese prima con i suoi compagni di classe, fino alle più vecchie, quando Mitsuko poteva ancora mettersi in posa davanti alla fotocamera.

Si fermò su una in particolare, non ricordava neanche di averla scattata: suo padre sorrideva da sotto un nido di capelli biondi perennemente spettinati, gli occhi verdi brillavano come smeraldi sotto il sole pomeridiano e un sorriso sincero metteva in mostra quelle rughe d'espressione che lo rendevano ancora più affascinante.

Lui e (Nome) vevano lo stesso naso e la stessa forma degli zigomi, mentre gli occhi erano identici a quelli della madre. Sentì una fitta al petto quando si rese conto di quanto le mancasse anche lui, non ci aveva dato molto peso fino a quel momento, però suo padre c'era ancora.

Non importava quanto fosse lontano, o il fatto che non si vedessero praticamente mai, ora che aveva scoperto la verità sul suo passato, tutto ciò che aveva fatto le appariva sotto una luce diversa. Anche lui si era impegnato al massimo per difenderla, mentre (Nome) non si era neanche degnata di ringraziarlo a dovere.

'Se non lo faccio potrei pentirmene per sempre. Ho già avuto diverse volte la dimostrazione di quanto la vita sia imprevedibile' pensò.

Le sue dita si mossero da sole, fino a che sullo schermo luminoso non apparve il contatto di suo padre. Non sapeva neanche se era sveglio a quell'ora o cosa stesse facendo, in realtà non sapeva niente della sua vita fuori dalla loro casa.

Respirò a fondo prima di schiacciare sull'icona 'chiama', come se stesse per lanciarsi da una scogliera e dovesse accogliere più ossigeno possibile nei propri polmoni.
Il telefono squillò diverse volte prima che la voce familiare di suo padre esclamasse un "Pronto?"

"Ehm... papà?" rispose flebilmente giocherellando con il bordo del cuscino. Non capiva perché fosse così nervosa.

"(Nome)? È... è successo qualcosa?" chiese trafelato, in sottofondo si sentì il rumore di qualcosa che cadeva.

Doveva aspettarsi una reazione del genere, d'altronde dal suo punto di vista (Nome) avrebbe chiamato solo in due casi: se aveva bisogno di qualcosa - cosa molto rara, visto che lei odiava chiedere aiuto agli altri - , o se era successo qualcosa di grave.

"No... sto bene-" fece una pausa. "Cioè, sto meglio. Hai visto il servizio sulla cattura di Stain, vero? Sarò venuta proprio bene da mezza svenuta qual'ero"

Cercò di alleggerire l'atmosfera con una battuta e, con suo sollievo, sentì il padre ridacchiare dalla parte opposta della cornetta.

"Sembrava che fossi svenuta dopo aver bevuto troppo", il suo tono si fece di nuovo serio. "Avrei voluto chiamarti per sapere come stavi, ma..." Non terminò la frase, non ce n'era bisogno. "Ho contattato l'ospedale per chiedere di te" si scusò.

(Nome) fece un sospiro mettendosi seduta a gambe incrociate. "Ti sembrerà strano il fatto che io ti abbia contattato così all'improvviso, però, dopo tutto quello che è successo, ho capito che la vita è troppo breve per allontanare le persone che ci vogliono bene" Fece uno sforzo immane per pronunciare quelle parole.

E' molto più facile essere arrabbiati con qualcuno che digli che sei ferito. (Nome) lo aveva appena compreso.

"Tesoro, so di non essere stato molto presente nella tua vita-"

"Non ti scusare, ti prego. So tutto. All Might e Aizawa mi hanno raccontato la verità sulla mamma e sul mio quirk, mi dispiace tanto di non averlo capito prima..." Un nodo le serrò le parole in gola, gli occhi le si riempirono di lacrime.

"Ho pensato sempre che fosse stata colpa tua e degli Eroi che non erano stati presenti, invece, anche se da dietro le quinte, avete sempre fatto di tutto per proteggermi. Sono stata così ingrata verso tutti voi" singhiozzò. "Sono una persona orribile"

"Non è affatto vero! Ti sei sempre fatta carico di problemi che non erano i tuoi, hai accolto in casa un ragazzo maltrattato da suo padre e ci hai donato tutto l'amore di cui una bambina era capace"
Non le serviva vederlo per capire che suo padre stesse sorridendo.

"Ho avuto paura che tu avessi finito per odiarmi, mi sono torturato pensando che la mia bambina avrebbe vissuto meglio senza di me al suo fianco. Ogni volta che avrei voluto mandarti un messaggio o chiamarti mi bloccavo per il terrore di essere rifiutato"

(Nome) afferrò con forza il bordo del letto, le lacrime ormai le scorrevano libere sul viso. "Papà, io non voglio perdere anche te." La voce si era ridotta ad un sussurro spezzato.

"Ti prometto che non succederà, (Nome). Sarò sempre qui per te, qualunque cosa accada"

Passarono ore a parlare al telefono, a raccontarsi tutte quelle cose che si erano persi l'uno dell'altro. Il cuore di suo padre si gonfiò d'orgoglio ascoltando le avventure che sua figlia aveva vissuto alla U.A. e quelle sulle persone che aveva conosciuto.

"Endeavor, eh?" commentò, quando lei gli parlò dell'apprendistato che stava per concludere.
"Punti sempre al massimo"

"Mi è costato un braccio, però è stata un'esperienza utilissima" scherzò.

"Tua madre si sarebbe strappata i capelli sapendo che la sua principessa si era trovata faccia a faccia con lo Stermina Eroi"

"Ne ho passate fin troppe negli ultimi mesi. E non siamo ancora arrivati a metà semestre"

Si era dimenticata quanto le piaceva chiacchierare con suo padre, era un uomo allegro con la battuta sempre pronta, capace di metterti di buonumore con niente.

Quando lo sentì irrompere in un sonoro sbadiglio, si decise a chiudere la chiamata. "Meglio se ti lascio che domani hai lavoro... e io un lungo viaggio in treno. Buonanotte, papà"

"Notte, tesoro" esitò, "ci risentiamo presto...?"

"Certo!" rispose con entusiasmo.

Quella specie di riconciliazione le aveva tolto un peso dallo stomaco che non si era accorta di avere, rendendola meno triste per la partenza imminente.

"Allora... ciao" salutò impacciato.

"Ciao..." Fece vagare lo sguardo nella stanza prima di aggiungere: "ti voglio bene, papà"
Poi terminò la chiamata prima di ascoltare la risposta.

Si buttò di schiena sul letto spalancando le braccia, un sorriso le si aprì sul volto, finalmente un altro tassello della sua vita era andato al proprio posto.

Si addormentò con la consapevolezza di aver fatto la cosa giusta, e quella notte neanche gli incubi poterono disturbare quell'aura di felicità che si era costruita attorno.

𖠄 *ೃ skip time 𖠄 *ೃ

"Mi mancherai tantissimoooo"

Gettò le braccia al collo di Shoto stringendolo contro di sé in un abbraccio spacca-ossa. Erano appena scesi dal treno ed era arrivato il momento di prendere ognuno la propria strada, per sfortuna la linea della metro che avrebbero dovuto usare non era la stessa, quindi erano stati obbligati a salutarsi all'ingresso della stazione.

"Lo sai che ci rivedremo domani a scuola, vero?" ridacchiò contro il collo della ragazza, mentre con una mano le accarezzava la schiena.

Gonfiò le guance. "Lo so... però mi mancherai lo stesso. Abbiamo passato una settimana insieme praticamente ventiquattr'ore su ventiquattro. Domani mattina non potrò rubarti una felpa per scendere a fare colazione"

Si staccò dall'abbraccio tenendo la testa piegata in direzione del marciapiede, Shoto la trovò molto tenera il quel momento. "E va bene"
(Nome) sentì qualcosa di caldo posarsi sulle proprie spalle, il ragazzo si era appena sfilato la sua felpa chiara con la cerniera per dargliela.

"Ora ti senti meno triste?"
Strinse tra le dita quell'indumento, sentendosi protetta dal dolce profumo del bicolore, annuì con energia.
Si mise sulle punte per dargli un bacio sulla guancia, poi entrambi si salutarono con un sorriso, ognuno trascinandosi dietro la propria valigia.

Infilò la chiave nella toppa, le sembrò strano fare quel gesto familiare dopo tutto quel tempo, all'agenzia si accedeva tramite una porta scorrevole e la sua stanza non aveva la serratura. Abbandonò la valigia all'ingresso, non voleva pensare al momento in cui avrebbe dovuto lavare tutti quei vestiti. Doveva anche portare a riparare il proprio costume da Hero, danneggiato dal Nomu.

Si tolse le scarpe, raggiungendo poi la cucina per versarsi un bicchiere d'acqua. Aveva pranzato sul treno insieme a Shoto - se un sandwich poteva essere considerato un pasto - , quindi al momento non aveva nient'altro da fare durante il pomeriggio. Soppresse la vocina nella sua mente che le ricordava della valigia da svuotare, quindi prese gli auricolari per uscire nuovamente di casa.

Aveva bisogno di sgranchirsi le gambe dopo il lungo viaggio, alzò la zip della felpa di Shoto coprendo la t-shirt che indossava al di sotto, messa dentro un paio di jeans strappati, e si incamminò per le strade della sua città senza una meta precisa.

"Mamma, mamma!"
Sul ciglio del marciapiede opposto una bambina dalle lunghe trecce scure stava tirando la gonna della madre, mentre indicava con un piccolo dito la figura di (Nome) che passeggiava traquilla.

"Quella è la ragazza della televisione!" Inizialmente decise di ignorarla, sicura che si riferisse alla sua apparizione sugli schermi durante il Festival, ma ben presto dovette ricredersi. "Quella che è stata salvata dal cattivo con la maschera!"

(Nome) aguzzò le orecchie mentre spostava l'attenzione sulle due figure.
"Non si indicano le persone, piccola" la rimproverò la donna mandandole uno sguardo di scuse, mentre con una mano cercava di tirare la bambina.

"Ma è famosa! Voglio vederla da vicino!" piagnucolò battendo i piedini sul marciapiede.

In passato (Nome) le avrebbe guardate male per poi andarsene, però in quel momento il faccino corrucciato di quella bambina le spezzò il cuore.
Attraversò la strada facendo attenzione a non farsi investire e si accovacciò di fronte a lei.

"Non penso di essere stata così incredibile" Le sorrise accarezzandole i capelli neri.

"Non è vero!" esclamò lei scuotendo energicamente la testolina, "hai cavalcato il mostro e hai aiutato il ragazzo dai capelli verdi, da grande voglio essere forte come te!"

Dopo l'iniziale stupore dovuto alla scoperta che il suo intero intervento era stato ripreso dai giornalisti, il suo cuore si riempì di gioia per le parole della bambina. Si rese conto che era quello il significato della parola 'Eroe': qualcuno che ispira le persone a dare il meglio di sé.

"Grazie, tesoro. Non sapevo di avere dei fan" le disse dolcemente.

La piccola prese la mano di (Nome) per tirarla verso di sé, poi si sporse per sussurrarle qualcosa all'orecchio: "sei fidanzata, per caso?" 
Un sorrisetto malizioso si fece strada sul volto tondo della bambina.

"No. Perché me lo chiedi?"
Era rimasta spiazzata dalla domanda, ormai i bambini crescevano molto in fretta.

"Io ho un fratello più grande e voi due fareste una bella coppia, come quelle dei film. Ti assicuro che è gentile e, detto fra noi, è moooolto bello" Inarcò con enfasi un sopracciglio scuro.

"Ma davvero?" Decise di reggere il gioco, non aveva voglia di deludere una bambina così carina.
"E come si chiama?"

La piccola stava per risponderle, quando una terza voce si aggiunse alla loro conversazione. Le sembrò di averla già sentita da qualche parte.

"Yuki, mamma, non dovevate già essere tornate a casa?"

(Nome) si rimise in piedi, riconoscendo all'istante la chioma infuocata di Kirishima, possibile che fosse lui il fratello di cui la bambina stava parlando? In effetti, ora che ci faceva caso, i due si somigliavano parecchio, a partire dai denti aguzzi.

"Oh... in effetti si, Eijiro. Ma Yuki ha trovato l'eroina del video che ha guardato decine di volte negli ultimi giorni e non sono riuscita più a farla camminare. Menomale che quella ragazza sembra molto gentile" gli spiegò la donna, indicando con un cenno le altre due.

Solo allora Kirishima sembrò riconoscerla, sgranò gli occhi.

"(Nome), che coincidenza!" La salutò grattandosi la testa, gli sembrava di non vederla da una vita, il suo sguardo si incupì. "Il tuo braccio..."

La ragazza si tirò su la manica della felpa mettendo in bella mostra la fasciatura, sospirò. "È ancora a fette"

Le andò incontro e, senza badare alla presenza delle altre due donne, la strinse in un abbraccio, lei si lasciò cullare dalla familiare stretta dell'aspirante Hero.

"Mi è mancato vederti ogni mattina a scuola, specialmente quando riesci a far perdere le staffe a Katsuki, sono i momenti che più mi fanno ridere"

"Eijiro!" strillò la bambina, "perché non mi hai detto prima che la conoscevi!? Hai visto quel video con me un sacco di volte"
Yuki incrociò le braccia guardando male il fratello maggiore.

"Perché sapevo che mi avresti dato fastidio finché non te la presentavo. Anche se vedo che il destino ha agito al posto mio"

Il ragazzo indossava una tuta scura e un leggero velo di sudore gli imperlava la fronte, stava infatti terminando i suoi giri di corsa dopo l'allenamento in palestra.

"Quindi andate in classe insieme?" L'ira della piccola sembrò evaporare in un attimo, la sua vocina tornò infatti adorabile come in partenza.

(Nome) annuì con un sorriso.
"Si, siamo entrambi della 1-A"

Yuki cominciò a saltellare sul posto, facendo ondeggiare il suo vestitino rosa con sopra dei fiori gialli.
"Visto che vi conoscete già, perché allora non vi fidanzate?" Prese le mani della ragazza fra le proprie, "voglio essere la tua sorellina!"

"Yuki cara..." cominciò la madre, cercando di trattenere le risate alla vista del figlio che era arrossito completamente. "Non puoi dire certe cose, le persone non si fidanzano solo se qualcuno glielo chiede"

"Ma sono così carini insieme! Guarda..."

La bambina tirò (Nome) verso il ragazzo e fece incrociare le loro mani, come se stesse giocando con le sue bambole. Lui divenne, se possibile, ancora più rosso.

"Non ti piace il mio fratellone?" chiese poi facendo gli occhi da gattina.

"Certo che sì, Yuki. Dovrei essere cieca per non rendermi conto della sua bellezza, però in questo momento non sono alla ricerca di un ragazzo" le spiegò il più delicatamente possibile.

"Ehm... grazie(?)" balbettò il diretto interessato, passando lo sguardo da lei alla sorella minore.

"Yuki, ora dobbiamo andare a casa. Oggi papà torna prima da lavoro e tu devi aiutarmi a cucinare i biscotti, ricordi?" La donna prese per mano la bambina, provando per l'ennesima volta a farla spostare.

"Ma io voglio stare ancora con lei!" Puntò i piedi a terra facendo il broncio.

(Nome) sorrise per quella scena, abbassando poi lo sguardo si accorse che stava ancora tenendo per mano il ragazzo. Arrossì separando le loro dita. "Scusami"

"Non ti preoccupare... mia sorella sa essere un vero uragano"

"Nah... è solo adorabile quanto te" lo prese in giro strofinando una guancia contro il tessuto della sua felpa.

Sentì qualcuno toccarle una spalla, si ritrovò di fronte al viso sorridente della madre di Kirishima. "Lo so che può apparirti inopportuno... ma che ne dici se stasera vieni a cena da noi? Yuki ne sarebbe davvero felice"
A quanto pare alla fine la bambina l'aveva avuta vinta.

"Sasera non ho niente di interessante da fare, poi passare del tempo con Eijiro è sempre un piacere per me. Se non sono di disturbo, accetto volentieri"

Finalmente riuscirono a rimettersi in cammino, Yuki tenendo per mano (Nome) e guardando soddisfatta chiunque le passasse accanto, come per dire 'guardate chi è con me'.

Non sapeva spiegarsi cosa in particolare avesse provocato l'ammirazione della bambina nei suoi confronti, però quella sensazione era capace di scaldarle il cuore. Si rivedeva molto in lei quando era piccola: testarda, adorabile e inguaribile fan degli Hero.

In fondo era felice di essere tornata quella di una volta, tutto merito delle splendide persone che aveva incontrato alla Yuei. Spostò gli occhi su Kirishima che stava camminando al suo fianco, aveva lo sguardo perso come se stesse pensando a qualcosa.

Le venne naturale intrecciare le dita con le sue, non sapeva il perché di quel gesto, però le sembrava la cosa giusta da fare. Camminò tra i due fratelli Kirishima fino a che non raggiunsero la loro abitazione, una piccola casa a due piani con le pareti colorate e il mobilio molto semplice.

Una volta entrati nell'ingresso, Eijiro sembrò stranamente a disagio, le labbra non erano piegate nel suo solito sorriso. (Nome) capì subito il motivo di quel repentino cambio d'umore: doveva essere frustrante per lui mostrare la propria abitazione ad una ragazza che era abituata a vivere in una villa con giardino.

A lei però non importavano certi particolari, al contrario, quell'ambiente le trasmetteva una sensazione di familiarità e calore che nella sua casa ormai non riusciva più a percepire.

"È davvero una bella casa" commentò guardandosi in giro, con l'obbiettivo di risollevare l'umore del ragazzo.

"Grazie, (Nome)"
Il rosso si grattò la testa prima di allontanarsi verso le scale, "vado a farmi una doccia, poi vi raggiungo"

"Va bene, noi andiamo a fare i biscotti!" esclamò Yuki, mentre trascinava per un braccio l'altra ragazza in cucina.

Dopo tanto tempo (Nome) poté nuovamente provare cosa significava passare una serata in famiglia.

Spazio autrice:

Ebbene anche l'apprendistato è terminato.

E con esso sono arrivate nuove consapevolezze che cominciano a farsi strada nel cuore della nostra eroina. Prima fra tutte: il senso della vita e il volerla proteggere a tutti i costi.

Ho inventato i vari membri della famiglia di Kirishima perché, a quanto ne so, non ne hanno mai parlato nell'anime. Spero che vi siano piaciuti, specialmente la piccola Yuki.

Bene, detto questo, alla prossima.

~Ale💕

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