Capitolo 17
"Dabi, c'è qualcosa che dovrei sapere?"
La voce di (Nome) risuonò a vuoto, tutto sembrava essersi fermato in un istante perfettamente cristallizzato. La notte stava prendendo possesso del cielo, gli uccellini sui rami smisero di cantare, tutto era perfettamente silenzioso; il profilo di Dabi la scrutava intensamente, non sapeva da dove cominciare.
Cercò di toccarle la guancia ma lei si allontanò girando la testa verso il salone, sentì il suo corpo esile irrigidirsi vicino al proprio, qualcosa brillò vicino alle iridi cremisi di (Nome). Per la prima volta si sentiva spaventata in presenza del ragazzo con cui aveva speso anni della sua vita, non le trasmetteva più quel senso di protezione che era solita provare quando lui era vicino.
"Rispondi" La voce si spezzò sulle ultime sillabe, si ripiegò su sé stessa per poi scomparire in un singolo singhiozzo. Le era bastato guardarlo negli occhi per capire tutto, però aveva bisogno di sentirlo dalle sue labbra per renderlo reale.
"Non potevo sapere che tu non fossi cosciente" rispose senza avvicinarsi oltre, ma non liberandola dalla gabbia del proprio corpo. Nell'ampia cucina stava calando la penombra, tutto appariva spento, sfuocato, senza vita.
"Non prendermi per il culo! Tu non volevi saperlo!" Cercò di allontanarlo ma il corpo di Dabi non si mosse di un millimetro.
Le sembrava di star sprofondando sempre più giù, in un abbisso da cui non sarebbe più riuscita a risalire. Si era fidata di lui, era entrata nell'Unione solo perché era stato Dabi a chiederglielo, non gli aveva mai addossato la colpa di non esserci stato quando sua madre e lei avevano bisogno di lui. Era stato come un fratello maggiore, un padre, un amico, tutto ciò che desiderava.
Gli aveva donato più amore di quanto un essere umano possa fare.
E lui cosa aveva fatto? L'aveva tradita, usata, sfruttata.
"Dillo!" Gli tirò un pugno contro il petto. "Dillo, cazzo!"
Cominciò a colpirlo con tutte le proprie forze, le lacrime presero il via senza poter essere fermate.
"Apri quella merda di bocca e parla!"
Le afferrò i polsi, bloccandoglieli contro il bordo del bancone di metallo. "ABBIAMO FATTO SESSO, OK!? ADESSO SEI CONTENTA?"
Gli occhi turchesi di Dabi non avevano un attimo di pace, le pupille gli tremavano incontrollabilmente nello sforzo di non spostare lo sguardo dal volto sofferente di (Nome). L'ultima cosa che avrebbe voluto fare era ferirla, però quella notte il suo istinto aveva preso il sopravvento senza dargli via di scampo.
Lentamente il volto della ragazza si riposizionò di fronte a quello di Dabi, non c'era più traccia di rabbia o dolore, le sopracciglia spianate e le labbra socchiuse non lasciavano intuire più nessuna emozione. Era come se avesse appena spento tutto con un interruttore nascosto.
"Perché?"
La stretta sui suoi polsi si fece più decisa, i capelli scuri del ragazzo le sfiorarono il petto quando questo chinò la testa.
"Perche ti amo, (Nome)"
Nonostante l'avesse sussurrato quelle parole ebbero l'effetto di un urlo di frustrazione, (Nome) sussultò senza trovare però nulla da dire.
Fu lui a continuare, alzò il viso su di lei per imprimere ancora più forza alle proprie parole. "Ti amo da quando mi hai abbracciato per la prima volta, da quando ho capito che la tua risata era il suono più bello che avessi mai sentito. Magari all'inizio credevo che fosse l'affetto che si prova verso una sorella minore, ma crescendo mi sono reso conto che non era così. Nei lunghi mesi in cui ti sono stato lontano quel sentimento non è mai diminuito, ed è così anche ora"
La comparsa di (Nome) nella sua vita era stata come vedere per la prima volta il sole: tutte le ombre da quel momento erano sembrate meno spaventose.
Avete presente la sensazione che si prova quando si è in un altro paese, di cui ancora non si parla la lingua, e finalmente trovi qualcuno che capisce la tua? Non tutti ovviamente hanno
vissuto quest'esperienza ma, chi l'ha provata, sa quanto è particolare quella sensazione.
È come se all'improvviso ti venisse tolto un macigno dal petto. Come quando uscito dall'acqua ti si tappano le orecchie e dopo mille tentativi
finalmente si stappano... una sensazione di sollievo e leggerezza indescrivibile. Finalmente i suoni intorno a te hanno un significato e
finalmente non devi cercare alla meglio di farti capire, perché quella persona dinanzi a te, in un certo senso, è come te.
Quel luogo apparentemente ostile, diventa ad un tratto come se fosse casa, e quella persona potrebbe in quel momento diventare il tuo migliore amico, come se vi conosceste da una vita.
Ecco, se Dabi dovesse descrivere cosa avesse significato per lui incontrare (Nome), lo farebbe così: era stato come incrociare per caso chi comprende le tue parole, mentre sei circondato da persone che quelle stesse non le hanno mai capite.
"Dì qualcosa"
In quella richiesta apparve disperato, la sua solita apatia lasciò spazio ad un concentrato di emozioni. (Nome) fece un respiro profondo, in quel momento avrebbe tanto voluto odiarlo.
Sapeva però che, per quanto potesse sforzarsi, non ci sarebbe mai riuscita. Dabi era l'unico a conoscere tutta la sua storia, ad averla vissuta insieme a lei; conosceva chi era quando Mitsuko era ancora viva, ma anche chi era diventata dopo quei due anni d'inferno.
E, nonostante tutto, l'amava.
"Non avresti dovuto farlo, lo sai questo vero?"
Era in balia del suo sguardo celestiale, non avrebbe mai potuto guardare altrove. Bloccata tra il suo corpo e il freddo ripiano si sentiva improvvisamente a suo agio.
"Lo so, cazzo. Lo so." Le accarezzò la pelle con le dita, senza mai lasciare la presa. "Va bene se ora non vorrai più vedermi tra queste mura, tanto so che ormai non appartieni più al mio mondo. Sei diversa dalla ragazza che ho trovato quando ho rimesso piede in questa città, sembri di nuovo quella bambina entusiasta del mondo che la circonda"
Le si avvicinò cautamente, per paura di un ennesimo rifiuto. "Egoisticamente avrei preferito che tu rimanessi la stessa, una ragazza che odiava gli Eroi e qualunque cosa li riguardasse. Almeno così saresti rimasta al mio fianco. Però, guardandoti ora, non potrei desiderare niente di diverso per te. Sei tornata a sorridere, i tuoi occhi a risplendere e non sei mai stata così bella: mi fai desiderare di tornare indietro e cancellare tutto ciò che ho fatto di sbagliato"
Fece una risata amara, sapeva che quella poteva essere l'ultima volta che avrebbe potuto guardarla in quel modo, tenerla fra le proprie braccia, persino parlarle.
"Mi dispiace davvero tanto. E, per quanto possa contare, sappi che qualunque scelta farai io sarò sempre dalla tua parte"
"Dabi..." singhiozzò, per poi affondare il viso nel tessuto della sua t-shirt scura. Il familiare odore di legno bruciato la fece sentire a casa.
"...non potrei vivere senza di te. Sei la mia famiglia" mormorò con la voce attutita dal petto del ragazzo.
Le mani forti di Dabi risalirono sulle sue braccia fino ad incastrarsi fra i capelli candidi di (Nome), la strinse ancora di più a sé.
"Non ti merito" sussurrò, baciandola sulla testa. Avrebbe voluto scomparire in quell'abbraccio.
Le accarezzò gli zigomi con i palmi aperti, cancellando ogni traccia di pianto, la curva perfetta delle sue labbra lo attirava come la terra attira un naufrago.
"Sei una fottuta opera d'arte, non mi stancherò mai di guardarti"
Riusciva ad essere rude anche quando cercava di farle un complimento, era l'unico modo per mascherare l'imbarazzo.
Scese su di lei con una dolcezza di cui non si credeva capace, la morbidezza delle sue labbra fu come una benedizione.
Fu un bacio casto, semplice.
Era come se lei avesse fatto parte da sempre della sua vita, tutti i momenti in cui non c'era non erano degni di essere ricordati.
(Nome) era confusa, aveva sempre visto Dabi come un membro della propria famiglia, proprio non ce la faceva a considerarlo diversamente; l'affetto che provava nei suoi confronti era illimitato, lo amava, però non sapeva ancora in che modo.
Si aggrappò alla maglietta di Dabi, il suo respiro caldo le faceva risalire brividi lungo tutta la schiena.
"Dovrei farmi una doccia. È stata una lunga giornata e credo di puzzare di sudore"
La risata roca del ragazzo le fece rizzare i baby hair dietro il collo, la prese in braccio facendola aggrappare con le gambe intorno alla propria vita. Mentre saliva le scale (Nome) si concentrò sul dolce dondolio delle anche sporgenti del ragazzo contro le proprie cosce, si strinse di più al suo collo per non scendere troppo con il bacino. Raggiunsero il bagno privato della sua camera, Dabi attraversò la stanza e aprì la porta con un piede.
La fece sedere sul cestone della biancheria sporca.
Le mattonelle bianche e grigio perla riflettevano la luce del lampadario di vetro, facendola rimbalzare sui loro corpi e creando piccoli arcobaleni.
Il grande specchio ovale, orlato da grandi lampadine tonde, le restituiva un'immagine nitida della schiena ampia di Dabi, in piedi davanti al lavandino.
Si chinò su di lei per sbottonarle la camicia, (Nome) avvampò all'istante.
"Prima che tu dica qualcosa, non è la prima volta che ti vedo mentre ti fai un bagno" l'anticipò, guardandola divertito.
"Ma eravamo bambini!"
La camicia cadde sul pavimento. La prese per un gomito rimettendola in piedi e tirò giù la zip della gonna verde, che raggiunse subito dopo l'altro indumento; poi toccò alle ciabatte e alle calze. Rimase in intimo di fronte allo sguardo bollente del ragazzo.
"Quelle sono nuove" commentò, riferendosi alle cicatrici puntiformi che le ricoprivano l'addome.
La fece voltare, gli occhi caddero sulla cicatrice frastagliata che le attraversava le scapole, era lucida e leggermente sporgente, ciò che restava di una vecchia bruciatura. Passò le labbra su tutta la sua lunghezza lasciando una scia di piccoli baci, a quel contatto la schiena della ragazza si inarcò leggermente.
(Nome) ricordava perfettamente il giorno in cui se l'era procurata. Era una calda giornata d'agosto, lei, i suoi genitori e Dabi avevano organizzato una grigliata nel giardino dietro casa, era uno dei rari momenti in cui suo padre era a casa.
Stavano cuocendo delle costine e le pinze appena usate erano poggiate in equilibrio sul bordo del barbecue. Il terreno era secco a causa della scarsità di pioggia e le pietre sporgevano dal terreno nascoste da piccoli ciuffi d'erba. Nella fretta del momento Dabi inciampò in una di quelle, la griglia era vicina e il suo corpo cadde proprio in quella direzione.
Ricordava di essersi teletrasportata dietro il ragazzo per evitargli una nuova scottatura da aggiungere alle decine che già gli ricoprivano il corpo; lo prese al volo ma nel farlo scivolò lei stessa, quelle diaboliche pinze incandescenti le bruciarono la maglietta fino a segnarle idelebilmente la schiena.
In quel momento si rese conto che avrebbe fatto di tutto pur di proteggerlo.
Dabi preparò l'ampia vasca da bagno di forma circolare situata in fondo al bagno, dietro un separé di mattoni chiari, la riempì d'acqua calda e disciolse al suo interno i sali da bagno colorati che facevano diventare la schiuma arcobaleno - uno degli acquisti di (Nome) ritenuti da lui inutili.
Nel frattempo la ragazza si era spogliata completamente, circondando il suo corpo con un soffice asciugamano bianco prima che il ragazzo riemergesse dal separé.
"Ora dovresti uscire-" tentò di dire, ma le labbra del ragazzo contro le proprie soffocarono il resto della frase.
Si ritrovò premuta contro le piastrelle fredde, gli occhi desiderosi del ragazzo incastrati nei propri.
"Un'ultima notte" Le passò il pollice sulle labbra. "Poi se vorrai lascerò la tua vita per sempre"
Era sbagliato - fottutamente sbagliato - quello che stava succedendo. Dabi era come un fratello maggiore, l'immagine di lui sovrapposta a quella di un amante non era una combinazione possibile nella sua mente. Ma quegli occhi di un colore definibile solo come il mare a mezzogiorno, non si potevano ignorare e basta.
Nonostante tutto si fidava di lui.
Allentò la presa sull'asciugamano, Dabi colse quell'impercettibile movimento come un invito a continuare quello che stava facendo. Si avvicinò al collo candido di (Nome), l'odore della sua pelle era qualcosa che avrebbe riconosciuto anche fra mille, per lui aveva un unico significato: casa.
Passò le labbra lungo il suo profilo fino ad arrivare al lobo dell'orecchio, lo prese fra i denti per un attimo, poi sussurrò: "Entra nella vasca"
Obbedì come se il suo corpo fosse totalmente in balia della voce di Dabi, 'una notte e poi basta', si ripeté.
Lasciò cadere l'asciugamano e permise all'acqua calda di lambirle la pelle fino al collo, si sedette dando le spalle al muro in fondo alla vasca. Nascose il viso con le mani, si sentiva le guance bollenti; anche se sapeva di averlo già fatto, la situazione la metteva parecchio in imbarazzo.
'Almeno non ricordo il dolore della prima volta...' cercò di consolarsi.
Si stava impanicando, lo sapeva. Non ricordava niente di quella notte, cosa doveva fare, come si era comportato Dabi, cosa aveva provato. Per fortuna non ebbe tempo di torturarsi oltre, il corpo del ragazzo che la raggiungeva tra la schiuma la distolse da qualunque pensiero volesse ancora formarsi nella sua testa.
Sentì l'acqua ondeggiare sulle proprie spalle, non ebbe ancora il coraggio di alzare il viso.
"Sei così tanto in imbarazzo?" le chiese, passando una mano tra le ciocche ondulate per metà immerse nella vasca. "In effetti per te è come una prima volta" riflettè con un tono leggermente colpevole.
Le afferrò il mento con due dita per guardarla in faccia, le gote arrossate la facevano sembrare più piccola di quello che era. Era troppo bella per i suoi occhi.
La trascinò sulle proprie ginocchia provocando un piccolo urletto di sorpresa che lo fece sogghignare, (Nome) annaspò cercando di coprirsi il petto con le mani. Dabi le circondò il viso con le mani, la osservò per qualche secondo prima di baciarla.
Non fu gentile: per quanto potesse fare attenzione, quello era il suo modo di fare.
La lingua si insinuò tra le labbra piene della ragazza senza darle il tempo di realizzare cosa stesse accadendo, le bloccò la nuca per non permetterle di indietreggiare e con l'altra mano le accarezzò la schiena.
I continui allenamenti avevano modellato a dovere il fisico del ragazzo, i muscoli erano ben visibili sotto la pelle chiara e, nonostante fosse alto, non sembrava per niente esile.
Abbandonò la bocca di (Nome) per scendere sul profilo delicato della mascella, poi passò al collo e alla clavicola, cercò di non lasciarle lividi che avrebbero causato domande da parte dei suoi compagni di classe.
Invertì le posizioni, bloccandola con la schiena contro il bordo della vasca, i polsi erano tenuti lontani dal corpo e gli occhi chiari vagavano sul suo corpo nudo. Il cuore le batteva senza darle tregua, per un attimo credette che avrebbe potuto esplodere.
Si rese conto però che tutto l'imbarazzo era passato.
Era solo Dabi. Lo conosceva perfettamente, sapeva che non le avrebbe fatto del male. Una fitta al basso ventre le fece stringere i denti, il suo corpo lo desiderava, era palese; ma la sua mente ancora rifiutava l'idea che tra loro potesse succedere qualcosa.
Sussultò quando percepì la lingua del ragazzo passare sul suo capezzolo destro, era una lenta tortura, sentì la testa leggera come se fosse piena di elio, nessun veleno di serpente avrebbe potuto darle una sensazione simile.
Le sfuggì un gemito di piacere quando i denti di Dabi si chiusero intorno al punto su cui stava lavorando da ormai qualche minuto, lo sentì sorridere soddisfatto a causa delle sensazione che era capace di provocarle. Cominciò a modellare i propri movimenti in base alle risposte che lei gli dava, riusciva sempre a trovare il punto esatto in cui darle il massimo piacere.
(Nome) si ritrovò ben presto seduta a cavalcioni su di lui, i loro corpi uniti nel reciproco piacere che riuscivano a darsi, ancora si chiedeva il motivo per cui Dabi avesse 'per caso' portato un paio di preservativi nelle tasche del jeans scuro che indossava.
Le spinte divennero più decise, il ragazzo si aggrappò al suo fianco con una mano accompagnando il movimento con il bacino, mentre con l'altra stimolava la sua entrata. Raggiunsero l'apice quasi all'unisolo, le lasciò un dolce bacio a fior di labbra prima di farla accoccolare al suo fianco.
"Ora hai un motivo in più per desiderare un bel bagno" la prese in giro, ridendo per il rossore che cominciò nuovamente a propagarsi sul suo viso. Non credeva di essere mai stato così felice come in quel momento.
'Ti amo (Nome), lo farò per sempre. Qualunque cosa accada.'
𖠄 *ೃ skip time 𖠄 *ೃ
La pioggia scendeva fitta sull'ombrollo scuro di (Nome), producendo un suono simile a tante piccole esplosioni. Quel pensiero riportò alla sua mente l'immagine un certo biondo con cui non aveva più scambiato nemmeno un messaggio dalla loro litigata al festival.
Aveva passato quei due giorni di pausa a cercare di metabolizzare tutto ciò che aveva appreso da All Might e Aizawa sul suo passato e sul potere che non sapeva di possedere. A volte l'ansia prendeva il sopravvento al pensiero che Shigaraki avrebbe potuto attaccarla in casa come aveva già fatto, oppure che un Villain la rapisse a causa della sua unicità.
Ed ora, sulla strada che portava alla U.A., si sentiva stranamente sollevata; stava tornando alla sua vecchia routine e la cosa non le dispiaceva affatto, già si rivedeva in classe a scherzare con Kirishima e Mina o a prendere in giro Katsuki.
"Ma quella non è la ragazza che ha consegnato le medaglie del festival con All Might?"
Ecco uno dei vari motivi che l'avevano portata a barricarsi in casa. Il festival veniva trasmesso in diretta e guardato da milioni di persone, per una che odiava essere al centro dell'attenzione la sua apparizione in televisione non era qualcosa che le andava a genio. Se n'era resa conto quando un ragazzo le aveva chiesto un selfie mentre faceva la spesa al supermercato.
Un gruppo di due ragazzi, uno biondo e l'altro dai ricci capelli rossi, con la divisa di una scuola del quartiere le corsero incontro, i loro passi veloci sollevarono vari spruzzi di pioggia. (Nome) si fermò guardandoli truce, le stavano sbarrando la strada.
Il ragazzo riccio si piegò in avanti per guardarla meglio. "È lei! Quegli occhi rossi sono difficili da dimenticare"
Diede una gomitata all'amico. "È ancora più carina dal vivo" ammicò.
(Nome) alzò gli occhi al cielo infastidita, cercò di superarli ma il ragazzo biondo le si parò davanti.
"SPOSTATEVI FOTTUTE COMPARSE! MI STATE FRA I PIEDI!"
Per una volta fu grata di sentire le urla di Katsuki, si girò, notando che il ragazzo stava cercando di ripararsi dalla pioggia con lo zaino.
'Che idiota, non si è ricordato neanche l'ombrello!' pensò, cercando di trattenere le risate.
"Katsuki!" esclamò sorridendo, forse in modo fin troppo entusiasta, dato lo sguardo stranito che le lanciò.
"Oh-" Ridusse gli occhi a due fessure. "Questi stronzi ti stanno per caso dando fastidio?"
Giurò di vedere il ragazzo biondo impallidire, mentre il riccio fece un passo indietro.
"Niente di cui preoccuparsi" disse, afferrando Katsuki per un braccio in modo tale da ripararlo con il proprio ombrello. I ragazzi si spostarono al lato del marciapiede per farli passare senza dire una parola, Bakugo lanciò loro un'ultima occhiataccia, per poi concentrarsi sulla sua compagna di classe.
"È una rottura, mi è successo lo stesso mentre mi allenavo ieri pomeriggio" sbuffò, continuando a camminare con la sua solita postura ciondolante da teppistello.
Cadde un pesante silenzio. Solo allora (Nome) si rese conto di quanto fosse imbarazzante stare così attaccata a lui sotto un ombrello così piccolo, ogni volta che le loro mani si sfioravano a causa del poco spazio si ritrovava a sobbalzare. Non c'era più la solita atmosfera scherzosa, i ricordi del litigio aleggiavano ancora come una nebbia intorno a loro.
Quando il tutto divenne insostenibile, (Nome) decise di aprire bocca. Si sentiva un po' in colpa per come l'aveva trattato male.
"Senti Katsuki..." cominciò, osservando una foglia gialla che scivolava lungo il fiumiciattolo che si era creato al bordo della strada. "Mi dispiace per come ti ho risposto al festival, so che volevi soltanto aiutami... solo la prossima volta cerca di usare un tono meno aggressivo quando dai consigli"
Sentì il peso del suo sguardo addosso. "Non importa, non scusarti"
Katsuki le prese l'ombrello dalle mani per farla camminare più comoda, essendo più alto (Nome) era infatti costretta a tenere il braccio alzato per coprirli entrambi.
"Sono io che ho fatto il coglione. Ho la convinzione di sapere sempre quale sia la cosa giusta e a volte mi dimentico che le persone intorno a me hanno dei sentimenti. Non dovevo mettere da parte i tuoi"
Strinse i pugni, mettendo in luce quanto gli costasse dire quelle due semplici parole. "Mi... dispiace..."
Fece la stessa faccia dei bambini quando cerchi di fargli mangiare qualcosa che non gli piace; (Nome) non poté trattenersi dal fare una lieve risata, beccandosi un'occhiata infuocata.
"Sei perdonato, baka"
Posò la testa sul braccio del ragazzo, che prontamente le cinse le spalle, una sensazione di umido le penetrò nei vestiti. "Sei tutto bagnato di pioggia!" si lamentò, cercando di spostarlo.
"Così impari a farmi perdere tempo sulla strada, vampira!" La strinse ancora di più, inzuppandole buona parte dell'uniforme.
"Non ti sopporto, cazzo!"
𖠄 *ೃ skip time 𖠄 *ೃ
"Fate silenzio. Inizia la lezione"
Aizawa entrò in classe, al suo seguito c'era l'inseparabile sacco a pelo giallo. "Dunque, la lezione di oggi è un po' speciale"
I ragazzi si guardarono tra loro con espressioni ansiose, quando il sensei parlava così non c'era niente di buono da aspettarsi.
"È arrivata l'ora di formulare i vostri nomi in codice. I vostri nomi da Eroe" annunciò.
"DIAMINE, SÌ!" esclamò Kirishima balzando fuori dal suo banco. "Questo si che mi interessa!"
"Tutto ciò è anche legato alle nomine che riceverete dai Professionisti" continuò Aizawa. "Queste ultime sono state fatte dopo aver osservato le vostre performance durante il festival sportivo e l'elenco è il seguente"
Fece apparire sulla lavagna i nomi dei ragazzi che erano stati scelti dalle varie agenzie. "Normalmente, i risultati sono più bilanciati. Ma, quest'anno, tutta l'attenzione è stata rivolta su tre di voi"
(Nome) osservò sorpresa la lavagna. Shoto aveva ottenuto il maggior numero di nomine, oltre quattromila, Katsuki, subito dopo di lui, circa
tremila e cinquecento, mentre lei oltre duemila. Anche alcuni altri compagni erano nella lista,
ma c'era un immenso buco che li distanziava dai primi tre.
Sentì Shoto sussurare: "Qui c'è lo zampino del mio vecchio"
"Mi domando perché Bakugou abbia ricevuto meno nomine nonostante sia arrivato primo", fece presente uno dei suoi compagni.
"Forse, dopo aver visto la sua faccia alla premiazione, si sono spaventati" commentò prontamente (Nome). "Mettergli la medaglia al collo è stato più difficile della corsa ad ostacoli"
"CHIUDI QUELLA BOCCA VAMPIRA O TI FACCIO ESPLODERE!" urlò Katsuki indignato, mentre il resto dei ragazzi si scompisciava dalle risate.
"Ora" li interruppe Aizawa infastidito. "A prescindere che abbiate ricevuto delle nomine o meno, vi farò fare delle esperienze sul posto di lavoro. Ma prima di questo, dobbiamo decidere i vostri nomi da Eroe. Io, non avendo il minimo senso dello stile, non posso consigliarvi, quindi oggi avremo un'ospite che lo farà"
La porta si spalancò e Midnight fece il suo ingresso nella classe, provocando un brusio di approvazione da parte di 'certi ragazzi'.
"I nomi con cui vi farete conoscere da adesso, in molti casi, rimarranno gli stessi dopo che sarete diventati dei Professionisti! Il vostro futuro potrebbe venir condizionato dai nomi che sceglierete. Per questo motivo, oggi valuterà le vostre scelte" Dopo aver concluso, Aizawa si sistemò in un angolo nel suo amato sacco a pelo per schiacciare un pisolino.
(Nome) si afflosciò sul banco con un sospiro esasperato. Non aveva la più pallida idea di quale nome scegliere. A causa dei recenti eventi, la sua mente era stata occupata da altro. Uno dopo l'altro, i suoi compagni si
alzarono per rivelare i loro nomi. Qualcuno venne bocciato e dovette pensare ad altro, però tutto sommato si sbrigarono abbastanza in fretta. Shoto decise di lasciare il suo primo nome.
Quando arrivò il turno di Katsuki, questo si alzò dal suo banco, incamminandosi davanti alla classe con espressione soddisfatta.
Sicuro di sé, voltò la lavagnetta, rivelando il suo nome.
"Re delle Esplosioni Mortali!"
Per poco (Nome) non si strozzò con la saliva, cominciò a ridere convulsamente battendo un pugno sul proprio petto in cerca d'aria.
'Dio, che pezzo di deficiente!'
Midnight lo guardò inorridita. "Penso che dovresti ripensarci"
"Cosa, perché?!" Sembrava che avesse appena perso le elezioni più importanti della sua vita, la sua faccia era totalmente sconcertata.
"Ooh, cosa ne pensi di 'Petardo bagnato'?" lo prese in giro Kirishima, alludendo ai suoi vestiti ancora umidi di pioggia.
"ZITTO, CAPELLI DI MERDA!!"
In seguito arrivò il turno di Izuku per presentare il suo nome. Era uno dei pochi che sembrava essere in difficoltà come lei, inspirò lentamente, prima di mostrare la sua lavagnetta alla classe.
(Nome) spalancò gli occhi.
"Cos-? Izuku, ne sei sicuro?" chiese la classe, lui annuì sorridente.
"Sì. Fino ad adesso, non mi piaceva... ma il significato di questa parola, per me, è cambiato. Quindi, questo sarà il mio nome da Eroe". I suoi occhi si illuminarono. "Deku"
La sicurezza del verde le diede una stretta allo stomaco, era giunta anche per lei l'ora di prendere una decisione. Dal suo banco, Katsuki digrignò i denti in irritazione.
"Credo che (Cognome) sia l'unica
rimasta" Midnight la guardò gentilmente, (Nome) strinse il pennarello fra le dita senza alzare la testa. "Potresti alzarti e condividere il tuo nome con noi, per favore?"
'È il mio momento!' Si disse, per poi scrivere in fretta e furia il nome che le era balzato alla mente.
Fece un respiro profondo prima di girare la lavagnetta e far vedere cosa aveva scritto.
"L'eroina scarlatta: Red Dahlia" disse decisa. "Regalare una dalia significa esprimere gratitudine, affetto e ammirazione verso qualcuno che, anche solo per periodo limitato, è stato importante per te. Io voglio dedicare questo nome a mia madre"
Midnight batté le mani con entusiasmo. "Semplice e conciso, eppure fa capire tutto di te. È perfetto!"
Le sorrise con gratitudine.
La classe rivolse nuovamente la sua attenzione verso Katsuki, mancava solo lui. Midnight si schiarì la gola a disagio, richiamando l'attenzione del ragazzo. "Beh, rimani solo tu Bakugou. Hai pensato ad un nome diverso?"
Andò nuovamente davanti alla classe con passo pesante, girò con rabbia la povera lavagnetta e urlò: "SIGNORE DELLE ESPLOSIONI MORTALI!!"
"Non era 're' il problema..."
Spazio autrice:
Preferisco non commentare la prima parte del capitolo perché, anche se magari non mi crederete, sono una persona timida.
Per quanto riguarda il resto, spero vi sia piaciuto il nome da Hero che ho scelto per la protagonista.
Fatemelo sapere nei commenti.
Alla prossima, baci.
~Ale💕
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