Capitolo 10

"Ci è quasi costato la vita, lo sai questo?"

Sapeva fin dal principio che era stata una pessima idea unirsi all'Unione dei Villains, lo aveva fatto solo per accontentare Dabi e per dare una marcia in più alla sua sete di vendetta. Però ora, dopo l'incidente alla USJ, non era più sicura che quella fosse la strada giusta da percorrere.

Non poteva dare la colpa a All Might o agli altri Pro Hero per non aver salvato sua madre, li aveva visti con i suoi occhi battersi per loro senza pensare alla propria salvezza. Eraserhead era quasi morto.

"Non ti basta che ti abbia permesso di colpire All Might?" disse, ostentando una sicurezza che al momento non aveva. "Se non fosse stato per me quella battaglia non ci sarebbe stata e voi non sareste neanche riusciti a mettere piede nella struttura. Se poi vi siete fatti sconfiggere dagli Hero non puoi dare la colpa a me"

Tomura la sovrastò con tutto il proprio corpo; (Nome) era seduta sul divano, mentre lui era chino in avanti con un ginocchio fra le sue gambe e l'altro vicino al fianco, la mano stretta intorno al collo non si era mossa di un millimetro.

"Hai osato sfidare il mio Nomu" esclamò, tremando di rabbia, e ricordando come lei si era frapposta tra la sua creatura e il ragazzo dai capelli rossi senza pensarci due volte.

"Credevo che fosse già chiarito: io non sono la tua fedele cagnolina. Siamo soci, e in quanto tali, io aiuto te e tu aiuti me". Lo afferrò per la maglia tirandoselo ancora più vicino, sapeva che mostrarsi spaventati gli avrebbe dato ancora più potere su di lei.
"Non eseguo i tuoi ordini"

Una risata senza emozioni rimbombò nella cassa toracica del ragazzo, sotto la mano di (Nome) posata sul suo petto.

"Di certo il coraggio non ti manca, saresti davvero la Villain perfetta"
Passò la mano che la teneva in trappola dal collo fino alla nuca, mentre con l'altra le afferrò il viso.
"Peccato che sei troppo imprevedibile, non sei facile da tenere a bada"

Il respiro caldo di Tomura le accarezzò il viso. "Ma è proprio per questo che non riesco a sbarazzarmi di te. In un certo senso mi ricordi com'ero da adolescente; certo, sei più attraente e hai un quirk che non ti allontana da chiunque ti circondi, ma in fondo siamo uguali: entrambi senza padroni"

Le passò la lingua sulle labbra, chiuse gli occhi estasiato come se stesse assaporando il suo dolce preferito. Con i denti le afferrò il labbro inferiore, (Nome) cercò di spostarsi ma la gabbia in cui il ragazzo l'aveva intrappolata era senza uscita. Sentì qualcosa di caldo scivolare lungo il mento e poi lungo il collo, Tomura l'aveva appena ferita con un morso.

Si staccò da lei con uno sguardo folle che le bruciò su tutto il corpo. "Prendilo come un avvertimento"
Passò un dito sulla scia di sangue che le aveva tinto la pelle chiara per poi leccarselo avidamente. "Tu mi appartieni. Oramai è troppo tardi per tornare indietro, faresti meglio a scordarti dei tuoi amichetti Hero"

Strinse ancora più forte la presa sulla sua gola usando anche l'altra mano, (Nome) cominciò a boccheggiare ma nonostante tutto non smise di guardarlo negli occhi. Restarono così fino a quando il suo viso non cominciò a cambiare colore e la sua coscienza a scivolare via.

A quel punto, poco prima che lei chiudesse gli occhi, la lasciò andare scaraventandola sul pavimento.

"Sei stato fantastico capo. O forse dovevi essere più gentile" esclamò Twice, con una delle frasi contraddittorie tipiche della sue doppia personalità.

Tomura abbandonò con gli altri Villains al suo seguito la casa della ragazza, aveva ancora in bocca il sapore delle sue labbra.
Invece lei rimase là, stesa a terra, senza la forza di muoversi; quell'incontro l'aveva prosciugata di tutta la felicità provata fino a quel momento.

Si sentiva vuota, ancora una volta.

𖠄 *ೃ skip time 𖠄 *ೃ

"Oddio (Nome), cosa ti è successo?" Ochaco la placcò non appena mise piede in aula. Il livido sullo zigomo sinistro, il labbro spaccato e i segni sul suo collo non passavano di certo inosservati.

La sera precedente Dabi non era tornato e lei aveva passato tutta la notte accucciata vicino al divano, solo quando il sole era sorto si era decisa a sfilarsi il vestito di sua madre per indossare l'uniforme e andare a scuola.

"Villains" disse a mezza voce. Era già la terza volta che veniva ferita da quando frequentava il liceo Yuei; era sempre stata una calamita per i guai ma negli ultimi tempi quel potere sembrava essersi potenziato, forse anche per colpa sua.

"Quando è successo?" chiese Mina avvicinandosi a sua volta, aveva i corti capelli rosa legati in due adorabili codini alti.

"Ieri sera mentre tornavo a casa" sospirò; non poteva di certo dirle che l'avevano sorpresa dall'interno dell'abitazione.

"Eri da sola?" Le posò una mano rosa sulla spalla, (Nome) chinò la testa.
"Si. Non ho potuto fare niente per fermarli... erano in tre"
Si era sentita così fragile il quel momento, neanche il suo quirk era servito a qualcosa.

Un rumore improvviso la fece sobbalzare: Kirishima aveva colpito il suo banco con un pugno chiuso, un piccolo buco si era creato nel centro per merito del suo quirk. Era raro vederlo con quell'espressione arrabbiata.
"Avrei dovuto accompagnarti"

"Non ce n'era bisogno... sto bene, non vedi?" disse lei allargando le braccia e facendo un giro su sé stessa per confermare la propria tesi.

"Non stai bene, sei piena di lividi" la riprese avvicinandosi con due ampie falcate.

"Non è nulla di grave-"

"Questa volta!" esclamò quasi urlando, strinse i pugni. "Perché non ti importa mai di quello che potrebbe accaderti? La tua vita vale così poco?"

(Nome) rimase a bocca aperta, mai si sarebbe aspettata di avere una discussione proprio con lui.

"Dovresti affidarti un po' di più ai tuoi amici" Todoroki le apparve accanto, posò una mano sulla sua guancia e una sensazione di freschezza alleviò il dolore del livido che le ricopriva lo zigomo.

Le parole di Tomura le rimbombarono in testa.

'Oramai è troppo tardi per tornare indietro, faresti meglio a scordarti dei tuoi amichetti Hero'

Si scostò bruscamente dal suo tocco. "Dovrei infatti, peccato che non vedo 'amici' nei dintorni". Il suo tono era ritornato quello distaccato del suo primo giorno di scuola. "Ora lasciatemi in pace" concluse. Si voltò per andare al suo posto, ma si scontrò con qualcuno. In particolare, con un biondo dall'espressione contrariata.

"Che cazzo ti prende stamattina?" ringhiò prendendola per le spalle: la (Nome) che aveva imparato ad apprezzare - quella che non si arrendeva, quella che ti riservava sempre un sorriso - era sparita del tutto. Vedeva solo rabbia in quegli occhi cremisi.

"Mi prende che ciò che mi accade sono affari miei!" alzò di botto il volume della voce, il cuore le rimbombava nel petto e gli occhi cominciarono a pizzicarle. Non si meritavano di essere trattati così, però non aveva altra scelta: più loro si affezionavano a lei e più sarebbe stato doloroso quando avrebbero scoperto la verità.

Si teletrasportò sulla propria sedia abbandonandosi con la testa sul banco: si sentiva una persona di merda. Riusciva persino a percepire gli sguardi preoccupati dei suoi compagni addosso.

Ochaco chiese a Kirishima se la sera prima fosse successo qualcosa di particolare, ma lui, sostenuto da Katsuki, raccontò che avevano passato la serata al cinema e poi alla sala giochi, e che (Nome) era stata sorridente per tutto il tempo. Davvero non capivano quel suo repentino cambio di atteggiamento.

Dopo le lezioni mattutine tutta la 1-A andò il sala pranzo, tutte tranne (Nome), la quale restò seduta al suo posto con un nodo allo stomaco che le avrebbe impedito di mandare giù qualsiasi cosa.

Da quando aveva riscoperto quel mondo che credeva di conoscere - il mondo degli Hero - tutte le sue certezze erano svanite nel nulla. Non sapeva più cosa fosse giusto e cosa no, quale doveva essere il suo obbiettivo, chi voleva diventare.

Il tempo di pensare però era finito, aveva preso la sua decisione troppo presto ed ora non era possibile avere rimpianti, doveva arrivare fino in fondo accanto ai Villains o qualcuno a cui teneva si sarebbe fatto male.

Posò sconsolata la guancia destra contro il palmo della propria mano, il suo sguardo si perse nel cielo limpido nel quale piccole rondini stavano volando felici, di ritorno da chissà quale paese.

"Perché ti sei chiusa di nuovo in te stessa?". Posò gli occhi su un Todoroki che la guardava preoccupato, a quanto pare non era l'unica ad essere rimasta in classe. "Parlami, (Nome). Non è allontanando tutti che risolverai i tuoi problemi"

Era appoggiato con entrambe le mani al suo banco e lei lo guardava dal basso, ingabbiata tra la sedia e il corpo del ragazzo. Riapparve un paio di banchi più avanti: non riusciva a sostenere il suo sguardo. Quei suoi occhi eterocromatici sembravano saperle scavare nel profondo dell'anima e tirarle fuori a forza la verità.

"Questa volta è diverso, Shoto"
Incrociò le braccia girando la testa dal lato opposto; sentì i passi del bicolore raggiungerla in pochi secondi, seguiti dal calore confortante del suo corpo di fronte al proprio.

"Non capisco"
Immaginò l'espressione confusa sul suo bellissimo viso, la stessa che assumeva sempre quando non sapeva come comportarsi o non riusciva a comprendere cosa stesse provando chi aveva di fronte.

"Io...io, non posso"

Lo guardò in faccia.
Non lo avesse mai fatto, il dolore che lesse nei suoi occhi la lasciò senza fiato; tra tutte le persone che meritavano di essere ferite da lei, Shoto era l'ultima.

"Non ti fidi di me?" Strinse i denti, non poteva credere che (Nome) di punto in bianco non volesse più sfogarsi con lui.

"Non dire così". Gli circondò il viso con i palmi delle mani, incurante del braccio fasciato che avrebbe dovuto tenere immobile. "Ti affiderei la mia stessa vita se ce ne fosse l'occasione. Ma non voglio coinvolgerti nei miei casini, non voglio coinvolgere nessuno di voi"

Le si avvicinò ancora di più, incastrando il proprio viso nell'incavo del suo collo, con le braccia abbandonate lungo i fianchi e le mani della ragazza che gli accarezzavano i capelli.

"Non mi interessa" mormorò sul tessuto della sua uniforme, "tutto ciò che ti riguarda è anche un mio problema. E, se ieri sera fossi stato con te, giuro che avrei ucciso quei Villains che hanno osato metterti le mani addosso"

Alzò la testa, l'ombra di un'emozione attraversò la maschera inespressiva che era solitamente il volto di Todoroki, una ruga gli attraversò le sopracciglia e le labbra si incurvarono verso il basso.
Portò una mano sulle labbra di (Nome), accarezzando dolcemente il taglio quasi rimarginato, poi passò allp zigomo e al collo, ripercorrendo tutti i lividi che le segnavano la pelle diafana.

"Sono qui per te, sempre"

Un nodo le strinse la gola mozzandole il respiro. "Io non voglio che tu smetta di guardarmi come fai ora, non voglio perdere le tue parole di conforto o il senso di sicurezza che mi da la tua vicinanza". Si aggrappò alla giacca del ragazzo come fosse un salvagente in mezzo alla tempesta. "Io non sono una brava persona, Shoto"

Lo sentì produrre una breve risata. "Hai rischiato la tua vita per salvare quella di un amico, hai organizzato la festa a sorpresa per il compleanno di Bakugou e hai avuto sempre una parola gentile per ognuno di noi. Se questa non è una brava persona, allora non credo ne esistano al mondo"

(Nome) scosse la testa. "Da quando mia madre è morta, da quando non sono riuscita a salvarla, ho fatto cose di cui non vado fiera. Ho incolpato dapprima me stessa, poi gli Hero che non erano venuti a salvarla. Ho sempre avuto questa sorta di repulsione per tutto ciò che riguardava il vostro mondo, credevo che fosse corrotto e senza speranza. Dopo avervi conosciuti ho pian piano cambiato idea, ma le azioni che ho compiuto, la gente che ho frequentato non possono essere cambiate"

Non poteva confessargli tutto, non poteva dirgli dell'Unione, dell'attacco alla USJ o di Dabi. Ma almeno poteva provare a spiegargli cosa fosse a farle tanto male.

"Tutti abbiamo fatto degli errori. E posso capire che il 'nostro' mondo non è rose e fiori come vogliono farci credere, mi basta pensare a mio padre che continua a voler superare All Might dimenticando che la priorità di ogni Hero è salvare le persone". Le fece un lieve sorriso. "Ma sono sicuro che tu riuscirai a trovare una soluzione"

Lei fece un sospiro. "Quei Villains non erano lì per caso, Shoto. Volevano me, e c'era un obbiettivo ben preciso dietro. Non voglio che ne andiate di mezzo" spiegò.

"Se vogliono di nuovo farti del male dovranno passare sul mio corpo"
Serrò i pugni; l'immagine di lei che veniva picchiata da un branco di Villains gli provocava una rabbia che non riusciva a controllare.

Rimasero in silenzio a guardarsi negli occhi. Anche quella volta aveva ceduto. Non sarebbe mai riuscita ad allontanarlo, quando era in sua presenza le era impossibile celare le proprie emozioni.

Per Shoto ammirarla in quel momento, con quel viso spaventato, i suoi occhi enormi che avrebbero potuto contenere un oceano di fuoco, quelle labbra che sembravano dipinte da uno dei più grandi pittori dell'epoca, era uno spettacolo che non avrebbe scambiato con nessun altro.

Le passò le dita fra i capelli, per poi fermarsi sulla nuca, l'odore vanigliato della sua pelle lo avvolse. Si chinò lentamente su di lei aggrappandosi con la mano libera al bordo del banco, fino a che le loro labbra non combaciarono.

Avrebbe dovuto allontanarlo, sapeva che non era il momento giusto e che lei non era la persona giusta, ma aveva un così disperato bisogno di affetto. Sua madre non c'era più, suo padre era perennemente lontano, Dabi ormai non si vedeva più per casa da quando avevano litigato. E lei si sentiva così sola.

Cominciò ad adattare i propri movimenti a quelli del ragazzo, si aggrappò alla sua schiena e gli accarezzò il viso con l'altra mano. Il loro bacio divenne via via meno timido, entrambi muovevano le labbra in sincronia.

Si staccarono per un attimo, le pupille di Todoroki erano dilatate e aveva il respiro accelerato. Con il pollice le sfiorò il labbro inferiore, tirandolo verso il basso.

"Apri un po' di più la bocca"

Le guance le andarono letteralmente a fuoco ma fece come le aveva detto.
Il sapore del ragazzo invase la sua bocca come miele, sentì la sua lingua accarezzarle il palato e poi intrecciarsi con la propria. Erano un'esplosione di mille emozioni diverse.
Si staccarono solo quando ebbero entrambi bisogno di riprendere fiato. Il quel momento (Nome) si rese conto della cazzata che aveva appena fatto.

"Shoto-"

Lui interruppe la sua frase sul nascere premendo il proprio bacino contro il corpo della ragazza.
"È troppo tardi per pentirsi ormai"

La fece sedere sul banco e si posizionò fra le sue gambe: doveva rassegnarsi al fatto che il suo cervello fosse andato in tilt. D'altronde, chi potrebbe riprendersi subito dopo che un ragazzo come Shoto Todoroki ti ha appena baciata?

"Magari non provi lo stesso, o magari si, però al momento voglio solo sentirti vicina. È presto per tornare alla realtà"

(Nome) si fidò delle sue parole, adesso l'ultima cosa che le serviva era ritornare con i piedi per terra.

𖠄 *ೃ skip time 𖠄 *ೃ

L'ufficio di Aizawa-sensei era proprio come (Nome) se lo aspettava: piccolo e semplice.

Una scrivania di legno scuro troneggiava nel suo centro, una pila di fogli era abbandonata in un angolo - ovvero i compiti in classe che avrebbe consegnato quella mattina alla loro classe - , insieme ad un Maneki Neko dal pelo scuro e dalle decorazioni blu e argentate.

'A quanto pare al professore piacciono i gatti', si ritrovò a pensare (Nome) mentre osservava le varie foto di felini che decoravano le pareti.

Una libreria ricopriva la parete sulla destra, sulla sinistra invece era abbandonato il famoso sacco a pelo giallo in cui Aizawa faceva i suoi pisolini. Due sedie di legno erano posizionate davanti alla scrivania.

La ragazza si accomodò su quella di destra, di fronte al volto annoiato del suo insegnante. I capelli corvini di solito lasciati sciolti erano legati in un basso chignon disordinato e lei dovette ammettere che gli donavano parecchio. Anche lui aveva il suo charme.

"Cosa ti porta qui?"

Aizawa aveva ancora diverse bende che gli ricoprivano il corpo e il viso, reduci dello scontro con Tomura; mentre il braccio di (Nome) si era quasi ripreso del tutto.

"Volevo parlarle del festival sportivo" disse, accavallando le gambe.
Le lezioni dovevano ancora cominciare e lui non sembrava entusiasta di avere un intruso nel suo ufficio a quell'ora del mattino.

"Se hai dei dubbi potevi chiedere a chiunque" si lamentò l'uomo, posando entrambi i piedi sul legno lucido della scrivania.

"Si, ma lei è il nostro coordinatore" lo riprese, puntandogli un dito contro. "Poi non volevo informazioni sul festival, volevo avvisarla che io non intendo parteciparvi"

Aizawa aguzzò le orecchie, aveva appena catturato il suo interesse.
"Come mai, se posso chiedere? È l'evento che qualsiasi aspirante Hero aspetta con ansia per farsi conoscere"
Si alzò e le andò incontro. "Hai delle grandi potenzialità, lo hai dimostrato anche durante l'incidente all'USJ. Sarebbe un peccato sprecare quest'opportunità"

"Non mi interessa farmi un nome nel mondo degli Hero, sarebbe solo una perdita di tempo"

Che senso aveva partecipare se poi quello non sarebbe stato il suo futuro?

"Capisco" scosse la testa irritato, "allora perché unirti al corso per eroi?"

"Per diventare più forte"

Ed in parte era vero, quest'esperienza le aveva fatto acquisire ancora più familiarità con il suo quirk e le sue potenzialità.

"Allora non vedo dove sia il problema. Potrai batterti contro avversari forti e metterti alla prova. Se poi non vorrai continuare, amen"
Era un uomo concreto e diretto, una cosa che (Nome) apprezzava molto.

"Vedo che si è ripreso bene" cambiò discorso, indicando le fasciature.

"Ci vuole ben altro per mettermi fuori gioco. Poi in quanto a bende, sono abituato a portarmele appresso"
Le fece l'occhiolino, cosa che la stupì parecchio dato che non credeva fosse dotato di senso dell'umorismo.

"Io non ne posso più" si lamentò riferendosi al proprio braccio; nonostante l'osso fosse guarito avevano insistito per farle portare la benda per una settimana in più.

"Tra cinque minuti ho lezione nella vostra classe e per una volta vorrei arrivare puntuale"
Le fece cenno di alzarsi.

"Mh..." (Nome) si posò un dito sul mento. "Io avrei un'idea" disse porgendogli la mano.

Il professore colse al volo la sua offerta. "Promettimi che ci penserai"
Le afferrò la mano guardandola negli occhi: i suoi erano talmente scuri da non poter distinguere la pupilla dell'iride.

"Lo farò"

Con quelle ultime parole (Nome) teletrasportò entrambi nella 1-A, sotto gli occhi sorpresi dei suoi compagni che non si aspettavano un'entrata in scena di questo tipo da parte del loro professore.

Furono Mineta e Kaminari a pagare per quella sorpresa.

"Che diavolo state leggendo piccoli bambini traviati!" esclamò Aizawa strappandogli dalle mani quella che doveva essere una rivista di ragazze in bikini.

"Ci dispiace sensei!"

𖠄 *ೃ skip time 𖠄 *ೃ

"Però io avrei voluto indossare il mio costume!" si lamentò Ochaco, osservando la tuta della scuola con le iniziali della U.A. stampate in bianco sulla giacca.

"Purtroppo non è possibile" le rispose Izuku mentre faceva stretching piegandosi da un lato all'altro con le braccia in aria. "È per evitare disparità"

"Peccato, avrei preferito vedere le ragazze nelle loro uniformi super attillate" si lamentò Mineta con un accenno di bava alla bocca.

"Pervertito che non sei altro!" (Nome) lo colpì con un calcio che lo fece volare qualche metro più avanti.

Ancora non poteva capacitarsi della sua scelta di partecipare al festival. Kirishima l'aveva pregata non sapeva quante volte, Katsuki l'aveva minacciata di morte e persino Shoto le aveva detto di non rinunciare, quindi, un po' per colpa loro e un po' perché in fondo voleva farlo anche lei, alla fine eccola là, nella sala d'attesa con il resto dei suoi compagni.

Lo stadio era un edificio aperto di forma ovale che presentava uno stand a tre piani e diversi schermi per il festival. L'arena dello stadio stesso era costituita da uno spazio circolare con una piazza piatta di cemento al centro, circondata da erba. Aveva anche molti ingressi che portavano dentro e fuori dal campo. Disponeva inoltre di un'infermeria e di sale d'attesa per i partecipanti.

"Midoriya" Todoroki chiamò il verde.

"Todoroki?" Gli rispose Izuku un po'
confuso. "Cosa c'è?"

Calò il silenzio, tutta la classe stava guardando verso i due ragazzi, (Nome) compresa.

"Guardando le cose come stanno, io
sono più forte di te" dichiarò il bicolore.

'E ora da dove se n'è uscito?' pensò lei.

"Huh?... S-Si..." replicò timidamente
Izuku, spostando il peso da un piede all'altro.

"Ma All Might ha messo gli occhi su
di te, mi sbaglio? Non sto cercando di
ficcare il naso in questa questione..." Lo sguardo di Todoroki divenne ancora più duro. "...ma sta certo che ti batterò"

Gli occhi di Izuku sgranarono alle sue
parole, così come quelli di altri compagni.

"Oh...? Il migliore della classe ha appena fatto una dichiarazione di guerra?" mormorò Kaminari con un sorrisetto.

"SONO IO IL MIGLIORE, PRESA ELETTRICA!" si intromise Katsuki.

"Hey, hey, hey! Perché stai ingaggiando battaglia così all'improvviso?" chiese preoccupato Kirishima, facendosi largo tra la folla. "Non ora che stiamo per cominciare!"

"Non siamo qui per giocare a fare
gli amichetti" disse Todoroki, facendo minaccioso un passo verso il rosso. "Quindi qual è il problema?"

"Todoroki, non so a cosa stessi
pensando quando hai detto che mi
avresti battuto..." Le parole di Izuku catturarono nuovamente l'attenzione del bicolore. "Ovviamente
tu sei più forte di me... penso che tu
sia più capace di molte altre persone.
Vedendola in questo modo-"

"Izuku, non dovresti essere così
negativo..." cominciò (Nome), ormai vedeva quel ragazzo come il prototipo dell'adorabile fratellino minore.

"Ma tutti..." continuò Izuku senza ascoltarla, "...gli studenti degli altri corsi aspirano ad arrivare alla vetta con tutte le loro forze! Non posso permettermi di fallire..." Il suo sguardo si accese di una nuova luce. "Per questo anche io combatterò con tutto quello che ho a disposizione"

Ci fu un lungo momento di silenzio.

"D'accordo" ribatté semplicemente
Todoroki, prima di lasciare la sala
d'attesa. Poco dopo il resto della classe fece lo stesso visto che la prima sfida stava per cominciare.

Solo (Nome) rimase ferma all'imbocco del corridoio, non capiva perché il cuore le battesse così forte per una cosa del genere.

"Sei agitata per caso?" Katsuki le apparve alle spalle facendola sobbalzare.

"Si nota così tanto?" Era inutile fingere con lui.

Il biondo le prese la mano. "Sono sicuro che farai il culo a tutti, sei fantastica d'altronde" disse con una naturalezza disarmante.

"Hai mangiato troppo zucchero a colazione?" Quella sua improvvisa gentilezza la destabilizzava, strinse a sua volta la mano del ragazzo. "Grazie, baka" concluse, per evitare che lui le urlasse contro a causa della sua battuta precedente.

La dolcezza che (Nome) aveva usato in quell'ultima parola lo fece arrossire, girò la testa da un lato e mormorò un 'dobbiamo muoverci' prima di trascinarla lungo il corridoio vuoto.

Raggiunsero il resto della classe, dove un membro dello staff disse che dovevano aspettare il segnale di entrata prima di fare il loro ingresso nell'arena.

Erano tutti agitati e la cosa fece sentire (Nome) un po' più rincuorata.

"EHIIIII!!! FATE ATTENZIONE AUDIENCE!" La voce di Present Mic, uno dei due presentatori insieme ad Aizawa, scosse l'intero stadio. "Anche quest'anno vi presentiamo la sfida tra aspiranti Hero che tanto amate, il festival sportivo del Liceo Youei ha inizio! Everybody, ARE YOU READY?"

La voce del Pro Hero era capace di dare la carica a chiunque, era di sicuro il miglior telecronista di tutti i tempi. (Nome) mandò un pensiero al povero Aizawa-sensei che doveva subirsi tutto quel gridare a un passo dal proprio orecchio.

Il ragazzo dello staff li fece segno di entrare e così gli aspiranti Hero della 1-A fecero il loro ingresso nell'arena.

Non appena misero piede fuori dal corridoio la luce li investì all'improvviso, (Nome) si schermò il viso con una mano e ci mise qualche secondo a rendersi conto della marea di gente che riempiva lo stadio e che li stava acclamando. C'era anche un mega schermo che li proiettava uno ad uno.

'Altro che passare inosservati qui...' pensò lei.

"Nonostante abbiano subito un attacco da parte dei Villains alla USJ, sono sopravvissuti grazie al loro coraggio e alla loro forza!" Li presentò il Pro Hero. "Sono gli eroi del domani... SONO LA 1-A DELLA SEZIONE EROI!"

I boati del pubblico li accolsero ancora più forti di prima.

In quel momento (Nome) riuscì a scorgere la figura del telecronista.
Era un uomo alto, magro, con dei lunghi capelli biondi a spina e dei baffetti. Indossava delle cuffie con scritto HAGE sulla fascia e degli occhiali da sole. Aveva un grande sorriso stampato in faccia e il suo costume da Hero consisteva in una giacca a collo alto completa di borchie con spallacci anch'essi borchiati, pantaloni neri con una cinta rossa di borchie, stivali neri e guanti neri senza dita. Il collo era completamente coperto da un altoparlante direzionale.

"Oh, ma guardate chi c'è!" continuò, "la nuova stella della 1-A, l'eroina che ha salvato il suo compagno di classe rischiando la sua stessa vita. (Nome) (Cognome)!"

Vide con orrore che il suo viso era stato proiettato sul mega schermo dell'arena, aveva un'espressione stra-imbarazzata mentre sventolava una mano per salutare il pubblico.

"È davvero adorabile, NON È VERO AUDIENCE?" Un altro boato del pubblico. "Ma vi avverto, dietro quel bel faccino si nasconde una vera guerriera!"

Finalmente Present Mic si decise a presentare anche l'altra classe e così (Nome) poté tirare un sospiro di sollievo.

"Possibile che devi sempre rubarmi la scena!?" La voce irritata di Katsuki la raggiunse quasi istantaneamente.

"Taci, ti prego" Lei incrociò le braccia al petto, ricominciando ad ignorarlo.

"Bene continuiamo... non hanno ancora avuto molte occasioni per farsi notare, ma sono anche loro una classe formidabile. LA 1-B DELLA SEZIONE EROI!"

Anche l'altra classe li raggiunse, seguita poi dalle sezioni di supporto, di gestione e quelle ordinarie in base a quando venivano presentate.

Alla fine l'arena era gremita di studenti che aspiravano a vincere il torneo e (Nome) sentì che anche lei voleva meritarsi di arrivare sul podio. Per una volta voleva fare qualcosa per sé stessa: voleva vincere.

Sorrise verso la telecamera che stava inquadrando la propria classe.

'Arriverò in cima!'
Fu il suo ultimo pensiero.

Spazio autrice:

Ero indecisa se mettere già la scena del bacio o meno, perché forse è un po' troppo presto. Ma poi ho pensato: che importa, non credo che alla mie lettrici dispiaccia.
E quindi eccola là.

Non saprei davvero che altro dirvi, forse solo un avvertimento: il Festival dello Sport prenderà vari capitoli.
Ho deciso di voler approfondire anche le parti che non riguardano da vicino la protagonista, oppure mettere sotto la lente di ingrandimento scene che di solito le altre fanfiction tralasciano.

Il perché? Non lo so neanche io.

Spero che la mia scelta non vi dispiaccia.

Detto questo, visto che voglio evitare gli spoiler, vi lascio. Tanti baci e al prossimo aggiornamento.

~Ale💕

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