Capitolo 9
"Hei tesoro. Non hai fame?" mio padre mi tocca il braccio e mi guarda preoccupato.
"Si pà. Tranquillo adesso mangio." Gli sorrido e si tranquillizza.
Quando ero piccola ho avuto svariati problemi con il cibo. Alternavo periodi dove mi ingozzavo a periodi dove non mangiavo completamente. Per questo quando mangio con lui sto molto attenta a come mi comporto.
Inizio a mangiare tranquillamente qualche patata al forno.
Guardo Andrew e lui mi sorride maliziosamente. Sa di aver cucinato benissimo e sa anche che non glielo dirò mai.
"Avevo pensato che sarebbe meglio se domani non andassi a lavoro." Dice guardandomi serio. Il sorriso malizioso è sparito.
"È stata una cosa casuale. Domani andrò a lavorare. Come sempre." Lo guardo con altrettanta serietà. Ma non molla. Mi sfida. Leggo la sfida nei suoi occhi.
"Andrew ha ragione tesoro. Domani io devo andare al volontariato se no sarei rimasto io con te. Mi dispiace." Sposto lo sguardo su mio padre che mi guarda dispiaciuto.
"Non è stato niente. Sto bene adesso." Gli sorrido, ma lui non demorde. Non è tranquillo quando c'è di mezzo la mia salute.
"Tesoro... perché non vai dal dottor Lively?" dice mio padre quasi in un sussurro. Forse per paura di come la possa prendere io.
Infatti mi irrigidisco subito. Distolgo lo sguardo dal suo e ritorno a guardare le vetrate.
Non doveva dirlo. Soprattutto non davanti ad Andrew.
"No. E il discorso si chiude qua." Guardo di nuovo mio padre. Lui abbassa lo sguardo dispiaciuto.
Evito di guardare Andrew ma so che mi sta guardando.
Sta diventando impossibile per me non sentire i suoi occhi su di me.
"State parlando del dottor Albert Lively? È un mio grande amico. Lo conosco da anni." Mi volto di scatto verso di lui.
No. Questa non ci voleva.
So che il dottore ha il segreto professionale quindi non gli può dire niente, ma... cavolo...
I suoi occhi adesso mi guardano preoccupati.
"Il dottor Lively non è un semplice dottore..." lascia la frase in sospeso ma tutti sappiamo quello che voleva dire.
Distolgo lo sguardo. Lascio le posate nel piatto e mi alzo di scatto.
"Scusate ma sono stanca. Vado a casa mia." Non gli do nemmeno il tempo di dire qualcosa e mi avvio verso la porta.
Sento mio padre chiamarmi ma in questo momento non mi importa.
Quando sto per uscire dalla casa mi sento afferrare da i fianchi. Mi prende e mi sbatte a muro accanto alla porta.
"Dove credi di andare? Pensi che ti farò dormire da sola questa notte? No tesoro. Stanotte dormi qui."
È così vicino. Cazzo. Questa è la seconda volta in meno di un'ora. Non va bene.
Tengo lo sguardo basso. Non mi va che mi guardi negli occhi. Leggerebbe troppe cose...
"Guardami." Mi sussurra piano vicino all'orecchio.
Ma non cedo. Non posso. Non me lo posso permettere.
"Darline guardami..." continuo a ripetermi in testa che no, non posso.
Ma lui è qui. È troppo vicino.
Il suo corpo è troppo vicino al mio.
Il suo viso troppo vicino al mio...
La sua voce troppo dolce e calma...
"Andrew lasciami andare. Tu non capisci." Dico quasi piagnucolando.
Ma lui non cede.
"Fammi capire allora. Permettimi di capirti e ti prometto che andrà tutto bene." Mi da un bacio sulla guancia e per poco le mie gambe non cedono...
L'ultima briciola di cervello che mi era rimasta è andata a farsi benedire.
Alzo lo sguardo.
Adesso siamo occhi negli occhi.
Ma lui non dice nulla. Mi guarda attentamente senza dire una parola.
Poi mi sorride.
Ma non un sorriso malizioso o divertito come al solito. No. Lo vedo sorridere davvero.
Si allontana piano da me, continuando a guardarmi.
Cerca la mia mano e la prende. La stringe nella sua.
Mi fa staccare dal muro e mi riporta in cucina.
Guardo mio padre. Per poco mi ero dimenticata anche di lui.
"Va bene papà." Mi sorride e si alza per abbracciarmi.
Lascio la mano di Andrew e ricambio l'abbraccio.
Si stacca da me solo dopo pochi minuti.
"Tesoro adesso io vado ma non farmi stare in pensiero. Per favore."
Così dopo avermi dato un ultimo bacio, saluta Andrew e va via.
Adesso siamo soli. Ci guardiamo senza dire niente per minuti.
Poi si avvicina. Mi porge la mano.
Come se fosse fottutamente normale...
"Andiamo a dormire." Mi accompagna nella stanza dove mi sono svegliata poco fa.
Rimane a guardarmi fino a quando non si assicura che io sono a letto e sto bene.
"Buona notte." Mi da un bacio sulla guancia e va via...
Guardo la porta chiudersi dietro di lui.
Mi sento un po'... delusa...
Pensavo che...
Scaccio via questi pensieri e mi rigiro nel letto per dormire.
ANGOLO AUTRICE:
Mi vergogno tantissimo ad aggiornare adesso...
Sono un disastro e vi chiedo immensamente perdono.
Spero di avervi incuriosito almeno un po' con questo capitolo.
A presto, D...
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