Capitolo 8

“Ti senti meglio?” sento la sua voce parlarmi dopo interi minuti passati solo a guardarci.

“Ho un mal di testa fortissimo…” Faccio una smorfia e mi tocco la testa. Non so cosa mi sia preso oggi.

Quell’attacco improvviso di vomito non mi piace per nulla. Per non parlare dello svenimento.

“Su sdraiati e riposa un altro po’. Sono quasi le sei del pomeriggio. Ti sveglio io per la cena.” Annuisco solamente. Non ho né la forza né la voglia di litigare.

Mi aiuta a mettermi comoda e poi mi lascia sola nella stanza.

Mi guardo intorno curiosa. Non credo sia la sua camera da letto. Non ci sono oggetti sul comodino e la stanza sembra spoglia. Sicuramente sarà la stanza degli ospiti.

Mi accoccolo ancora di più alle coperte e chiudo di nuovo gli occhi per riposare.

Non so quanto abbia dormito. So solo che l’ho sentito. Ho aperto gli occhi ed era lì. Mi guardava con i suoi occhioni verdi.

Se avessi avuto un po’ più di forza gli avrei fatto qualche battutina, ma non dissi niente.

Mi sorride. Per l’ennesima volta aggiungerei.

“Emh… non so come dirtelo ma… ecco… c’è tuo padre di là.” Mi dice un po’ impacciato.
Aspetta… cosa?

Mi seggo di scatto nel letto e per un attimo sento la stanza girare.

“Hei. Calma. Non scappa mica.” Mi prende un po’ in giro. Lo guardo male.

“Da quanto e soprattutto perché è qui??” mi muovo sotto le coperte cercando di scendere dal letto.

“Lascia almeno che ti aiuti.” Mi fermo e lo lascio fare.

Mi toglie le coperte di dosso e mi guarda. Abbasso lo sguardo e mi viene un colpo.

A quanto pare mi aveva cambiata ma mi aveva fatto indossare solo una semplice maglia, che era salita notevolmente…

“Io. Ti. Uccido.” Lo guardo malissimo e lui per poco non scoppia a ridere.

“Almeno posso dire di esser morto felice.” Continuo a guardarlo male e lui non smette di ridere.

Si avvicina al letto. Sale con una gamba e poi con l’altra.

In due secondi me lo ritrovo di fronte.
Non mi muovo. Sto ferma a guardare quello che vuole fare. Facendo finta che la vicinanza non mi stia facendo morire d’imbarazzo.

“Sei maledettamente bella. Lo sai?” si avvicina ancora e posso sentire il suo profumo…

Per un attimo spero che mi baci. Poi mi riprendo.

“Lo sai che sei solo un approfittatore, vero?” lo guardo alzando le sopracciglia in segno di sfida.

“Emh… mi dispiace disturbare ma il forno ha suonato e io non so che fare.” Mi giro di scatto verso la porta.
Mio padre imbarazzato fino alla punta dei capelli cerca di non guardarci.

“Si. Corro prima che si bruci tutto.” Andrew scende in un attimo dal letto ed esce dalla stanza.

Io continuo a guardare mio padre. Cavolo. Non sono mai stata così imbarazzata in vita mia.

Nemmeno quando il mio primo fidanzatino mi toccò il sedere davanti a lui.
Chissà ora cosa penserà.

“Papà. Non c’è niente fra di noi. Qualsiasi cosa tu abbia creduto di vedere non è niente.” Dico con voce ferma e convinta.

Mi guarda e sorride. È ancora imbarazzato ma sembra tranquillo.
La sua tranquillità mi fa rilassare. Ricambio il suo sorriso.

“Non preoccuparti. So che se ci fosse qualcosa d’importante me lo diresti.” Si avvicina e mi viene ad abbracciare.

Ho sempre adorato gli abbracci di mio padre. È sempre stato lui la mia casa.

Da quando la mamma si è fatta un’altra famiglia l’ho vista sempre più di rado. Papà invece mi è sempre accanto.

“Adesso andiamo a cenare. Andrew ha preparato il cibo per una dozzina di persone.” Lui ride e io alzo gli occhi al cielo.

Non pensavo che oltre ad essere un uomo single e sexy sapesse anche cucinare.

Sorrido. Non mi va di ammetterlo ma questo particolare mi ha sorpresa in meglio.

Mio padre mi aiuta a stare in piedi e camminare per il corridoio della casa. È molto simile alla mia.

Il corridoio è dipinto di un banalissimo bianco. Solo qualche quadro di decorazione. Nient’altro.
Mio padre mi fa strada per la cucina sorridendomi.

“Andrew non mi dispiace affatto. È stato un gesto molto carino quello che ha fatto oggi.” Guardo mio padre e cerco di rimanere impassibile a quello che ha detto.

Ha ragione. È stato molto carino. Ma negli anni ho imparato che i gesti carini che le persone fanno per me, hanno sempre un doppio fine.
Spero di sbagliarmi…

Arriviamo in cucina e l’odore di pollo e patate mi investe in pieno, facendo risvegliare il mio stomaco. Non mangio da stamattina…

“Spero vi piaccia quello che ho cucinato.” Lo guardo muoversi completamente a suo agio con la teglia in mano. Lo invidio. Io a quest’ora avrei combinato un manicomio.

Posa la teglia e inizia a mettere il cibo nei piatti.

Lo guardo attentamente. I miei occhi sono come rapiti da lui. Guardo le sue spalle e le sue braccia tendersi per prendere i piatti. Guardo le mani stringere con forza i piatti caldi. Guardo come li posa delicatamente sul tavolo. Guardo i suoi occhi che incontrano i miei.

“Su, siediti o si fredderà tutto.” Un sorriso fa capolino dalla sua bocca e io mi riscuoto dai miei pensieri.

Mi seggo in silenzio davanti a mio padre. Mi guardo meglio intorno.
La cucina è praticamente uguale a quella di casa mia. La cucina ad angolo rossa e blu. Il tavolo bianco al centro della stanza.

E le vetrate. Dio… io amo quelle vetrate.

Quando mi capita di avere il giorno libero passo molto tempo a guardare fuori da lì. Mi rilassa tantissimo.

Si vedono le stesse cose anche da casa mia, ma… non mi sono mai sentita così a casa in vita mia…

Angolo Autrice:
Come promesso ecco qui un altro capitolo!! Spero vi sia piaciuto!

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