Capitolo 4
Ho sempre amato il mio lavoro. Lavorare a stretto contatto con i bambini è una delle cose più belle della mia vita.
Se non avessi fatto l'infermiera la mia vita sarebbe stata un po' più triste. Rendere felice un bambino, anche se per pochi minuti, da una grande forza e soddisfazione personale.
Finisco di salutare Aaron, un bambino ricoverato da poco, con un bacio sulla fronte.
Mi sorride e ricomincia a cercare qualche cartone animato che gli piace in tv.
Mi allontano dal reparto e guardo l'orologio. Sono quasi le due del pomeriggio e non ho ancora pranzato. Per colpa del ritardo di stamattina ho dovuto correre da un reparto all'altro.
Sbuffo e mi avvicino agli spogliatoi. Devo cambiarmi e andare a mangiare qualcosa al volo.
Esco dall'ospedale quasi di corsa. Vado nel bar che c'è dall'altro lato della strada.
Il locale è piccolo ma molto accogliente. Ormai conosco praticamente tutti lì dentro.
"Ciao Greg." Saluto il ragazzo che sta alla cassa. È molto simpatico. Di tanto in tanto usciamo anche insieme. Come amici ovviamente.
È alto circa 1,70 m e si mantiene anche abbastanza in forma. Ha una carnagione molto chiara, gli occhi azzurri e i capelli biondi. Ha i tratti tipici dei paesi nordici.
All'inizio pensavo fosse gay, poi però l'ho conosciuto meglio e ho capito che ha solo dei modi di fare 'diversi'.
"Ciao Orsetta. Tutto bene?" mi chiama così da quasi un anno ormai.
Una sera siamo andati al luna park e io ero molto contenta di aver vinto un orsacchiotto di peluche. Ha continuato a prendermi in giro per mesi.
"Si Greg grazie." Pago e vado al bancone per ordinare.
"Ma ciao cara!" Carla, la proprietaria, mi adora. È una donna sulla quarantina con una forza infinita. La ammiro molto.
È alta quanto me e per la sua età si mantiene anche bene. Ha una carnagione un po' olivastra, ma dei gran occhi verdi. Il viso un po' paffutello è contornato da dei lunghi capelli castani che le stanno veramente bene.
"Ciao Carla. Come stai?" ultimamente è stata poco bene per via della febbre. Anche se siamo in pieno Agosto...
"Tutto bene cara. Tranquilla. Oggi panino al volo?" annuisco dispiaciuta. Di solito quando faccio presto rimango qui per tutta la durata della pausa pranzo per farle compagnia.
Sua figlia è partita da poco per l'Europa e lei si sente sola.
"Ho saputo del nuovo arrivato." Mi fa uno sguardo malizioso mentre prepara il panino.
Alzo gli occhi al cielo. Angie le avrà spifferato ogni cosa. A quest'ora lo sapranno tutti.
"Non è niente di ché. È solo la novità del momento. Fra poco tutto ritornerà normale. Pensano tutti che sia un dio solo perché è un po' attraente." Sbuffo e incrocio le braccia al petto.
"Non fare la solita. Dagli almeno il beneficio del dubbio." Mi guarda aspettando un cenno positivo da parte mia, ma io non mollo.
"No. Non su questo. Se lavora male ma è un bell'uomo allora nessuno dice niente. Ogni volta è così." Rimango della mia opinione.
"Grazie per aver esposto l'opinione che hai su di me con tanta sincerità." Mi volto di scatto e mi blocco.
Cazzo. Da quando è dietro di me?
Mi armo di tutta la tranquillità che possiedo e mi giro.
"Solo perché avete sentito non vuol dire che la mia opinione possa cambiare." Non abbasso lo sguardo e nemmeno mi scuso. Non mi scuso per una cosa che ho detto e che penso veramente.
"Speravo di trovare qualcuno come te qui." Mi sorride ed esce dal bar.
Guardo la sua figura uscire, attraversare ed entrare in ospedale.
Cosa è appena successo?
Guardo Carla che sorride. Starà pensando a chi lo dovrà raccontare prima.
Mangio in fretta e furia e rientro in ospedale.
Non metto neanche il camice. Mi avvio verso il suo ufficio.
Apro la porta senza neanche bussare.
"Posso sapere cosa..." la mia voce si ferma di botto quando lo vedo.
Cazzo si stava cambiando la maglietta...
Cerco di imporre ai miei occhi di non guardarlo, ma è molto difficile.
Già con indosso la maglietta si potevano notare i muscoli allenati del petto e delle braccia, ma senza...
"Signorina Darlene. Pensavo che prima di entrare si dovesse bussare." Ghigna soddisfatto del mio improvviso mutismo.
"Abitudine." Alzo le spalle.
Distolgo lo sguardo dal suo e mi seggo di fronte alla scrivania. Sento rumori di vestiti. Fisso un punto di fronte a me.
Sento i suoi passi e mi volto.
Non capisco il motivo del suo cambio di abiti, ma non glielo chiedo.
"Cosa dicevi?" si siede di fronte a me, dall'altro lato della scrivania.
"Credo abbia capito che non ho peli sulla lingua con nessuno. Con me non avrà una convivenza 'facile' come con le altre colleghe. L'aspetto non conta nulla se poi non sa fare il suo lavoro." Incrocio le braccia al petto e lui scoppia a ridere.
Guardo il suo sorriso, le rughette attorno agli occhi, ... Lo guardo attentamente fino a quando non smette di ridere.
"Ti sei espressa abbastanza chiaramente già al bar. A questo punto credo che tu voglia convincere più te stessa che me del fatto che tu non trovi niente di particolare in me." Appoggia i gomiti alla scrivania e mi guarda credendo di aver colpito nel segno.
Sorrido solamente guardandolo con sfida.
"Mettiamo caso che lei abbia ragione. Perché avrei dovuto dire quelle cose? Non ho bisogno di dimostrare niente a nessuno." Appoggio anch'io i gomiti sulla scrivania. Non mi faccio di certo intimorire dalla vicinanza.
"Credo che andremo molto d'accordo Darlene." Ghigna soddisfatto e appoggia la schiena alla sedia, allontanandosi.
"Ho chiesto il trasferimento da Londra perché ormai lì era diventato tutto piatto. Basta che diventi un bravo dottore e tutto e tutti ti cadono ai piedi. Mi ero stancato di quello che ero diventato. Quindi sono contento di aver trovato qualcuno come te qui." Mi appoggio anche io alla sedia e lo guardo attentamente.
È serio. Nessun segno che mi stia dicendo frottole.
"Oh... beh... Allora spero di non avere problemi con lei." Mi alzo dalla sedia e mi allontano velocemente.
"Darlene" mi chiama prima che io possa uscire. Lo guardo.
"Andrew. Puoi chiamarmi Andrew." Mi sorride. Non ricambio nemmeno ed esco.
Cammino velocemente verso gli spogliatoi. Entro e mi appoggio alla porta.
Faccio un lungo respiro.
Ho il presentimento che non sarà tutto rose e fiori con il nuovo dottore.
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