Capitolo 7
"Ti dico che sono sicura che sta per manifestare i poteri"
Maddalena parla tranquilla, compostamente seduta sulla poltrona, con le gambe leggermente accavallate.
"Lo sento, sta cambiando" prosegue.
"Non parlare se non ne hai la certezza" asserisce rigida la donna di fronte a lei, prendendo un sorso dalla tazza che tiene tra le mani.
"Fidati, Ines, so di cosa parlo. Elizabeth é diversa, anche i suoi sogni sono cambiati" Ricorda la giornata appena trascorsa, come la sua amica sia svenuta e di come si sia svegliata insolitamente taciturna. Le torna in mente come Elizabeth le fosse sembrata soprappensiero durante il viaggio in auto
e come in quel momento, quasi istintivamente, l'aveva definita cambiata. Aveva visto qualcosa, aveva avuto sicuramente una visione, ma non l'aveva voluta condividere con lei. Il che significava che nascondeva qualcosa di grande, qualcosa di sconvolgente per la stessa Elizabeth, ma forse qualcosa di previsto e già noto per Maddalena.
"Credo stia iniziando a capire, qualcosa mi dice che sa cos'è"
"Ottimo, non ti resta che portarla da me e il tuo lavoro sarà finito"
La voce di Ines è severa, non tradisce emozioni, ma nel profondo sa che finalmente il grande momento è arrivato e gioia e gratitudine, per la prima volta dopo molto tempo, le scaldano il petto. Conoscere Elizabeth era diventato il suo obiettivo fin da quando aveva appreso l'esistenza della nipote. Per anni aveva ignorato la sua esistenza e per anni, dopo averlo scoperto, aveva lasciato che la rabbia la consumasse, non bastava che le avessero portato via un figlio, dovevano portarle via anche la nipote, lasciare che crescesse all'oscuro della sua vera natura, delle sue origini, ignara del potere che aveva. Ma poi un giorno aveva capito che l'astio e il rancore non l'avrebbero portata da nessuna parte, anzi l'avrebbero corrotta com'era stato per il suo secondo figlio, Alexander. La cui anima si era fatta così oscura da essere irrimediabilmente perduta. Quello che poco più di 18 anni fa era stata costretta ad allontanare di casa, non era il figlio che aveva cresciuto. Mai avrebbe voluto scacciarlo via, ma per il bene che gli voleva, era stata l'unica soluzione. Non poteva rischiare che prendessero anche lui. E lo avrebbero fatto, una volta scoperto di quale sangue si era macchiato le mani. Era stato incauto, fin troppo impulsivo, e aveva messo a repentaglio la copertura che, con anni di fatica, lei stessa era riuscita a guadagnare per lei e per i suoi figli. Perché quelli come loro vivono nascosti, non c'è altra possibilità.
Ines voleva solo conoscere sua nipote, rivedere in lei suo figlio scomparso, avere ancora la possibilità di stringere a se' qualcuno della sua famiglia, qualcuno come lei. Daniel le mancava ogni giorno e sapeva che Elizabeth era l'ultima connessione che aveva con lui.
"C'è dell'altro Ines" Maddalena, ormai in piedi, si aggira per il salotto e si ferma di fronte una foto appesa alla parete. In un' elegante cornice di legno, con sottili intarsi oro lungo il bordo, si trova una foto di due bambini, identici all'apparenza, ma con sguardi estremamente diversi, celati dalle stesse iridi grigie. "Lei ha sognato un uomo con gli occhi grigi, come i suoi- fa una pausa guardando ancora la foto e indicando il bambino a sinistra- credo fosse Alexander" la sua voce è tetra, nel profondo ha paura che lui possa tornare.
"Come fai a dirlo?" Ines non sembra avere lo stesso timore.
"Ha disegnato i suoi occhi, li ho visti questa mattina. Erano gli occhi di Alexander ne sono sicura "
"E nel sogno? Le diceva qualcosa?"
"Lui la uccideva. Sta tornando Ines, dobbiamo prepararci, dobbiamo preparare Elizabeth"
Maddalena conosce quell'uomo, sa di cosa era capace 18 anni fa e teme di cosa possa essere capace ora. L'aveva amato veramente, come mai si era concessa di fare, ma presto aveva capito che l'amore non l'avrebbe mai aiutata a superare il timore che aveva di lui e che, per troppo tempo, si era ostinata ad ignorare.
"Non oserebbe mai tornare, sa cosa rischia" . Aveva ucciso degli intoccabili e ora doveva nascondersi o avrebbe fatto la stessa fine di Daniel e lei li avrebbe persi entrambi.
"Pensaci bene, non credi che negli anni possa aver meditato vendetta?"
"Non credo sia il momento giusto per fare certe domande, Maddalena" taglia corto, non le va di affrontare questo discorso. Non vuole lasciare che i dubbi su Alexander la turbino più di quanto non faccia la sua lontananza.
"Sei stata un aiuto prezioso, non credo sarei riuscita ad arrivarle così vicino senza di te". Ines si alza, lasciando la comoda poltrona su cui era seduta. Si avvicina verso un mobile di legno scuro, apre una delle ante e ne tira fuori una bottiglia di vetro nero. "Grazie ancora, i tuoi sono stati anni di onorato servizio". Porge la bottiglia a Maddalena, che la prende e senza esitare tira via il tappo, subito il familiare odore metallico le arriva alle narici. Inspira profondamente, inebriandosi di quello odore che sa di desiderio, di fame, di caccia.
"Non ti chiederò mai come tu riesca a procurarti sangue umano" sorride, i canini le sfiorano le labbra, chiamati da quell'odore.
"Non ti svelerò così facilmente i miei segreti. Puoi andare adesso" con un cenno della mano congeda la ragazza, che a passo svelto si avvicina alla porta. Sull'uscio esita un secondo e rivolge un ultimo sguardo a Ines.
"Sai, mi mancherà essere sua amica" e sorride, pensando a quella che per anni era stata una presenza fissa delle sue giornate. 'Era solo lavoro...' pensa un po' rammaricata, lo sguardo incupito dai ricordi di un'amicizia perfettamente costruita.
"Sei una vampira, hai più anni di quanti io riesca a ricordare, dovresti aver capito che per te i rapporti non sono duraturi"
Fa male sentirselo dire in faccia, ma ormai è un dolore con cui Maddalena ha imparato a convivere. Non esistono le amicizie o l'amore eterno quando sei immortale. Impari a non affezionarti a chi sai che dovrai lasciare prima che possa accorgersi del fatto che non invecchi, che non ti ammali, che mentre le lancette sul loro orologio scorrono, quelle sul tuo sono ferme da molto tempo. Impari a non pensare alla famiglia che non avrai mai, agli amici che presto ti dimenticheranno e alla nuova vita che devi costruirti periodicamente. Impari a vivere la giornata, evitando di pensare a quante infinite altre ancora ti aspettano. Era stato bello vivere un'altra adolescenza con Elizabeth, ma sapeva che sarebbe finita presto.
'Mi mancherà' pensa di nuovo e poi lascia la casa di Ines, con la sua bottiglia in mano e le labbra ancora sporche di sangue.
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