Capitolo 5
Quando riapro gli occhi sono a terra di fronte ad uno stand di vestiti. Ricordo di essere entrata qui con Maddalena, che cercavo un vestito e poi mi sono ritrovata in quell'immenso spazio bianco. Ricordo quell'uomo, le cose che mi ha detto, le emozioni controverse che mi hanno suscitato le sue parole e non so se crederci o meno. "Ricordati che non sei pazza e non permettere mai a nessuno di farti dubitare di te stessa" questa frase in particolare mi risuona nella mente come una cantilena e la sua voce, così incredibilmente familiare, mi spinge ad avere fiducia. Devo almeno dargli il beneficio del dubbio, per quanto al limite del reale possa sembrare, forse quell'uomo era davvero il mio padre biologico. Da quando ho iniziato ad avere gli incubi nulla nella mia vita ha mai avuto senso, mai sono riuscita a trovare una spiegazione razionale, e forse è arrivato il momento di iniziare a credere in ciò che non può essere dimostrato. Cerco di mettermi a sedere e mi sento davvero strana, la testa mi fa male, forse più per la caduta a terra che per altro, e il corpo è cosi pesante da farmi pensare che le mie ossa siano fatte di piombo. Ero talmente presa dai miei pensieri da non aver notato il gruppo di persone accerchiate attorno a me e nel vedere così tanti sguardi posati su di me, non posso non sentirmi tremendamente a disagio e in imbarazzo. "Maddalena", la mia voce esce fuori quasi come un sussurro.
"Sono qui" dice facendosi strada tra tutte le persone che ho davanti. "Fatemi passare, ha chiamato me non voi. Allontanatevi e fatela respirare". Gesticola come se volesse allontanare uno sciame di mosche. Si avvicina e con delicatezza mi aiuta a rimettermi in piedi. " É incredibile, si avvicinano tutti per guardare, ma nessuno fa nulla, nessuno muove un dito. Che massa di idioti" dice a voce bassa in modo che solo io possa sentirla. E intanto noto alcune persone allontanarsi e la folla sfoltirsi, forse qualcuno l'ha sentita dopotutto, ma mi solleva leggermente il morale non essere più al centro dell'attenzione. "La mia amica soffre di cali improvvisi di pressione- si rivolge alla folla , mentre posa le mani sulle mie spalle- sapete com'è per noi donne in quel periodo del mese, no? E poi con questo tempo assurdo, prima fa caldo, poi la temperatura si abbassa all'improvviso, mi sorprende che noi tutti siamo ancora in piedi". Rimango sorpresa dal controllo che ha della situazione e di come la sua vena teatrale risulti utile nel dissimulare una situazione del genere. Inizio a sentirmi meglio, credo di star recuperando le forze e di certo aiuta non avere più così tante persone attorno."Tutto bene, Elizabeth?" Mi chiede scrutandomi per bene il viso, in cerca di un qualche segno di lesione o di un'espressione di dolore. Nel suo volto non leggo ansia ne' troppo spavento, forse non deve essersi nemmeno accorta di ciò che è successo fino a quando non l'ho chiamata, o forse è più risoluta di quello che pensavo.Mi sembra di aver passato ore nell'Altromondo, ma nella realtà so che non può essere stato davvero così, non credo mi sarei risvegliata a terra in un negozio se fossero passate delle ore, ma piuttosto in ospedale. "Sto bene, Mad. Deve essere stato solo un capogiro".
"Signorina forse è il caso che si sieda e riposi un po' " mi dice quella che credo sia una commessa avvicinando uno sgabello.
"La ringrazio, ma sto davvero molto meglio, non deve essere stata una grande idea quella di saltare la colazione questa mattina" Mento spudoratamente, ma devo trovare un modo di fuggire da questa situazione. "La mia amica ha esposto al meglio le mie condizioni- sorrido, cercando di celare il disagio che provo in questo momento- e sarà sua premura riaccompagnarmi a casa il prima possibile" le tiro una leggera gomitata sul fianco in modo che possa darmi una mano.
"Certamente, la riporto subito a casa, anzi immediatamente. In men che non si dica sarà stesa nel suo letto, glielo assicuro" le parole le escono fuori veloci come un treno e gesticola come una vecchia diva dei film. Non ha mezze misure. Ma sono contenta di averla qui in questa situazione.
Prima che qualcun altro possa bloccarci usciamo dal negozio, sorridendo a tutti, come a voler dar conferma delle mie condizioni e Maddalena mi tiene per un braccio, dando prova del suo ruolo di sostenitrice e protettrice. Mai in vita mia ho provato un simile imbarazzo. Non metterò mai più piede in quel negozio. Dichiaro ufficialmente conclusa la giornata, non importa il vestito che non ho comprato, non importa la pizza promessa a Maddalena per pranzo, io voglio tornare a casa e cercare di dimenticare questa situazione. Ho bisogno di stare da sola e riflettere. Devo capire, cercare di mettere ordine tra i pensieri. Solo una volta salite in auto, Maddalena riprende la parola.
"Liz, tu non mi sembri tranquilla. Sei sicura di stare bene?" Ha lo sguardo fisso sulla strada mentre guida, ma se lo rivolgesse verso di me so che dentro ci leggerei autentica preoccupazione.
"Tutto bene- rispondo atona- Non so cosa sia successo o il perché sia svenuta. Ma non scherzavo quando ho detto che sto meglio. Dopotutto ho ripreso i sensi subito, no?" Chiedo, cercando di indagare su quanto accaduto, nel tentativo di dare una conferma alle mie supposizioni.
"Non ho visto bene cosa sia successo sinceramente, c'erano troppi sciacalli ammassati attorno a te. Ma credo che non possano essere passati più di 5 minuti prima che ti risvegliassi"
"Scusami" dico con il capo chino verso il basso e inconsciamente guardo il mio braccio destro. Ricordo il marchio che ho visto nel sogno sul braccio di Daniel, quel disegno così particolare, così bello da lasciarti quasi ipnotizzato. Avrei potuto fissarlo per ore. Vorrei avere con me il blocco da disegno per poterlo imprimere sulla carta, per poterlo visualizzare di nuovo.
"Non devi scusarti, non è colpa tua"
"Ma io mi sento in colpa e tremendamente in imbarazzo"
Maddalena sbuffa. " smettila di sentirti in colpa, non ti fa bene e non serve a nulla, così come il sentirsi in imbarazzo. Vedrai che domani nessuno delle persone che erano lì penserà a questa storia."
Vorrei poterla dimenticare anche io questa giornata.
"Ho la sensazione che tu non voglia dirmi qualcosa" Maddalena rompe di nuovo il silenzio. "Ti conosco, so quando hai qualcosa per la testa" la vedo lanciarmi un pungente sguardo di sottecchi.
"No Mad, niente di che..."
Lascio la frase in sospeso ed esito, posso raccontarle ciò che ho visto, posso aprirmi con lei? Normalmente lo farei, ma questa situazione è troppo delicata. Non so nemmeno io cosa dovrei dirle. Non è come con i sogni, questa volta è diverso, come posso raccontarle qualcosa che non ho capito nemmeno io? Come posso dirle di aver visto il mio padre biologico morto, che mi ha parlato di poteri e mondo sovrannaturale? Non sono nemmeno sicura che esista tutta questa roba. La testa mi scoppia. E non posso non chiedermi ancora volta se sto impazzendo, voglio cercare di credere in ciò che ho visto, ma volere e potere non sono mai stati tanto in disaccordo.
"Ovviamente sono un po' scossa, ma non preoccuparti. Con un po' di riposo torno come nuova. Mi dispiace di dover interrompere la nostra giornata così"
"Se non la smetti di scusarti ti lascio qui per strada" il suo tono tradisce lo scherzo.
"Hai promesso di riportarmi a casa o mi sbaglio? Non vorrai mica avermi sulla coscienza?" Accenno una piccola risata e lei mi segue, un po' di spensieratezza pervade l'ambiente e per un momento tutta la vicenda si fa sfocata e siamo di nuovo due semplici amiche che si godono la mattina insieme.
Una volta arrivate di fronte casa mia, prima di lasciarmi scendere dall'auto Maddalena mi guarda di nuovo come nel negozio, forse è ancora alla ricerca di qualche segno di commozione o roba di questo genere. "Mi raccomando tienimi aggiornata, qualsiasi cosa succeda. Voglio sapere anche se da quel bernoccolo che hai in fronte esce un terzo occhio"
'Sulla fronte no, ma sulla mano forse...' penso e poi mi chiedo se davvero vorrebbe sapere se un occhio aggiuntivo spuntasse da qualche parte sul mio corpo.
Mi tocco la fronte in cerca della protuberanza ed emetto un leggero sibilo di dolore quando la trovo.
"Vallo a spiegare ora a mia madre il perché torno a casa prima con un bernoccolo e senza nemmeno il vestito" le dico e sono più preoccupata di quanto non sembri dalla mia voce.
" forse non se ne accorgerà nemmeno"
"Io non le dirò nulla. Se farà domande inventerò qualcosa" e il piano è esattamente questo. Non ho mai trovato facile mentire a mia madre, perciò ho sempre cercato di nasconderle meno cose possibili. Al momento l'unico segreto che ho è che Maddalena sa dei miei sogni. Ma fino a quando non farà domande, io non accennerò nulla nemmeno su questa storia.
"Grazie per avermi portata a casa" le dico e poi scendo dall'auto.
"Mi raccomando- ripete- tienimi aggiornata". Le sorrido e chiudo la portiera. Mentre mi volto per salire le scale dell'ingresso la sento sfrecciare via e le ruote sgommano sull'asfalto. Le dico sempre che è troppo spericolata alla guida, ma non mi ascolta mai. 'Spero di non doverle dire davvero che un terzo occhio mi è cresciuto da qualche parte'
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