Capitolo 20




"Non pensavo ti avrei trovata qui, Elizabeth" Maddalena fa una pausa, come se non fosse realmente sicura di quello che aveva appena detto. "Almeno non a quest'ora".

Nemmeno io pensavo che l'avrei vista qui a casa di Ines, per come erano finite le cose qualche giorno prima.È da poco passata l'alba e l'aria di fine settembre è ormai quasi fredda, senza il sole a scaldarla.

"Che ci fai qui?" Le domando, senza commentare le sue parole.

"Mi serve sangue" e dal gelo nei suoi occhi, capisco che non è lei ad averne bisogno.

Non avevo riflettuto molto su quello che era successo la sera prima e, persino adesso, faticavo a mettere insieme i pezzi. Nonostante i dubbi su come fossero andati davvero gli eventi, sentivo i suoi sensi di colpa e quasi vedevo il peso che le opprimeva il petto e le ingrigiva lo sguardo. Le sue emozioni mi comparivano davanti come oggetti tangibili e, davanti a queste, mi era impensabile darle la  colpa della morte di quel ragazzo. O della sua 'non morte'.

"È un vampiro anche lui?" E so che non mi serve davvero una risposta.

Lei annuisce e mi sorpassa, salendo le scale davanti il portone. Non dice una parola. Ma quel silenzio è più che chiaro.

"Io non credo tu sia un'assassina, Maddalena" le dico e lei si ferma.

Mi guarda, non ha gli occhi lucidi perché i vampiri non piangono, ma si vede che è sollevata.

Non capisco molto dei miei poteri, ma sento ancora la connessione che ho sempre avuto con Maddalena e, sebbene lei non sia sicura di avere un'anima, c'è comunque qualcosa in lei che le ha permesso di stabilire legami, di lasciare una traccia in me e nei luoghi dov'è stata.

"Liz...cioè, Elizabeth- si corregge- tu puoi sentirlo?"

Non posso far finta di non aver capito a cosa si riferisca, perciò le rispondo senza troppi giri di parole.

"Sento il peso della sua oscurità dalla prima volta in cui ho visto i suoi occhi nei miei sogni. Ho sentito quegli occhi scavare nella mia mente, mentre li disegnavo per la prima volta. È come se mi tenesse ancora la lama puntata sul collo, pronto a togliermi il respiro e a ricordarmi che la minaccia è reale."

"Non passa mai-ammette-lui potrà essere lontano anche chilometri, ma quell'oscurità non passa. Non va via. Fa in modo che non si possa dimenticare ciò di cui è capace."

Entrambe sapevamo di cosa fosse capace, entrambe ci sentivamo minacciate e spaventate da quell'oscurità che sembrava ormai essersi presa una parte di noi.

Lei alza la mano per bussare, ma la porta si spalanca prima che possa anche solo sfiorarla. Non c'è nessuno oltre l'uscio, ma una violenta e isolata folata di vento ci solleva i capelli. Ines mi aveva detto di saper controllare l'aria, ma non pensavo potesse riuscire a fare anche una cosa del genere.


Maddalena era andata via da tempo, l'avevo vista attraversare veloce il giardino con le braccia piene di bottiglie di vetro scuro. Almeno era riuscita ad ottenere quello che voleva senza troppi ostacoli. Non si era girata a salutarmi e non mi era ben chiaro il motivo. Forse aveva fretta di tornare dal nuovo vampiro o forse si vergognava dell'essersi ridotta a chiedere favori a mia nonna.

Io non mi ero mossa dalla scale. Sapevo il motivo per cui ero seduta lì dall'alba, per cui dopo aver terminato la pattuglia mi ero  presentata lì, ma non avevo il coraggio di alzarmi e spezzare il cuore di mia nonna.

"Non ti sei stancata di stare ferma qui, Liz ?"

Ines si siede accanto a me sulle scale, sfiorando la mia spalla con la sua.

"Saranno ore ormai che sei qui fuori. Vuoi entrare a mangiare qualcosa?" La sua voce è dolce e premurosa.Mi fa sentire al sicuro.

"Non ho tanta fame"

"Sento che c'è qualcosa che ti chiude lo stomaco". Sorrido quando realizzo che, se io potevo sentire le sue emozioni, allora anche lei poteva sentire le mie. Siamo connesse.

"A dire il vero mi sento un macigno sullo stomaco" le confesso.

"Posso sentire ciò che provi, ma non posso leggerti nel pensiero- mi sorride e si appoggia contro la mia spalla- Non aver paura di parlare, bambina mia."

"Non ti serve leggermi nel pensiero, so che anche tu lo senti. Lui è tornato, non possiamo più evitare il discorso."dico con amara schiettezza.

"Lo so-ammette, abbassando lo sguardo- Alexander è in città. L'energia della sua anima è difficile da ignorare" so che ha accuratamente scelto le parole, evitandone di ben precise.

"Non è energia, è pura oscurità. È tornato per me, per farmi del male, io l'ho visto"

"Lui non sa chi sei, ti pensa la figlia di Dorato. Per lui sei una minaccia come qualsiasi cacciatore"

"Non è vero, lui sente che siamo connessi, come io sento di essere connessa con te e con lui. Siamo ibridi e siamo parte della stessa famiglia, abbiamo gli stessi occhi, lo stesso  sangue.Sa chi sono."

Continua a tenere basso lo sguardo, consapevole di non poter fingere oltre.

"Sai, per molto tempo ho pensato che quell'oscurità fosse mia, per questo l'ho ignorata. Era più facile...Quale madre, dopo aver perso un figlio, riesce ad allontanare l'altro senza remore?" Fa una pausa, sento quanto le parole le graffino la gola uscendo, percepisco il suo dolore. "Ho pensato che mandandolo via gli avrei assicurato la salvezza, ma forse ho solo rotto quel poco equilibrio che gli era rimasto. Quell'oscurità, che persino tu senti, pensavo di avergliela causata io, che fosse frutto di un dolore condiviso, per la perdita di un figlio e un fratello, e di un abbandono forzato."

"Non è colpa tua..." cerco di consolarla.

"Non ne sono convinta....Avrei potuto aiutarlo, invece l'ho allontanato e gli ho dato il tempo di meditare vendetta."

"Io penso che tu voglia attribuirti la colpa di qualcosa che non dipende da te."

"È mio figlio, non posso non pensare che avrei potuto proteggerlo da tutto quel dolore, impedire che la malvagità gli divorasse l'anima, evitare che venisse nutrito dalla sua stessa rabbia."

Appoggio la testa sulla sua spalla, sperando che, in qualche modo, la mia vicinanza possa aiutarla.

"Non so ancora tutto su questa storia dell'essere ibridi, ma so che noi, inteso come essere umani, siamo il risultato degli eventi; alcune volte li subiamo, si riflettono su di noi le scelte degli altri, ma altre volte siamo noi a scegliere cosa fare e in cosa credere. Tu non puoi sentirti colpevole per le scelte di Alexander, non potevi controllarle."

La guardo dal basso e vedo due lacrime solcarle rapide il volto. Lei non singhiozza, non respira affannosamente come quando si è in preda al pianto, ma sospira, mostrando una calma che non pensavo potesse mantenere durante un discorso del genere.

"Sei molto saggia, sai?"

Io sorrido, nessuno mi aveva mai definita 'saggia'.

"Potrei quasi fare la scrittrice se continuassi a parlare così"

Ines ride, una risata breve e leggera, che blocca le ultime lacrime che minacciavano di scendere.

"Ammettiamo che Alexander sappia chi sono veramente- e lo sapeva di certo- perché vuole uccidermi?" Le domando, anche se forse sarebbe stato meglio non proseguire oltre il discorso.

"Io penso che la risposta sia complessa. Se è tornato con l'intenzione di riprendere da dove aveva lasciato, allora vuole sterminare i membri del Consiglio della Lega e, essendo stata cresciuta da Dorato, tu fai parte anche di quello. Sei l'anello di congiunzione tra il mondo sovrannaturale e quello dei cacciatori, sei l'unica che potrebbe fare da ponte e portare fuori dall'ombra la nostra specie. E questo è, da sempre, anche uno dei suoi obiettivi."

"Non penso di poter fare davvero una cosa del genere."

"Non dubitare di te stessa. Sei potente, lo sai- prende una della mia mani e la stringe nella sua, questa volta è lei che vuole aiutare me- ed è anche questo che fa rabbia ad Alexander. La sua smania di potere lo vorrebbe il più forte tra gli ibridi, il più potente della famiglia, ma sa, come lo so io, che tu sei speciale, che hai da sola più potere di quanto lui riuscirà mai a conquistare."

"Ma uccidermi come lo renderebbe più forte?"

"Noi siamo fatti di energia e l'energia non si distrugge. Quando un ibrido muore la sua energia passa al parente più prossimo. Quando morì tuo padre, la sua passò ad Alexander, perché erano gemelli. Così come se morissi io, la mia energia sarebbe sua. Capisci adesso?"

Certo che capisco, e il familiare nodo allo stomaco ne è la conferma. Non c'è nessuno di noi che sia al sicuro dal piano di vendetta di Alexander.

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