Capitolo 2
Prima di scendere in cucina mi fermo in bagno e decido di farmi una bella doccia. Apro l'acqua e nonostante l'ambiente sia già caldo, data la stagione, attendo che la stanza si riempia di vapore prima di buttarmi sotto il getto potente dell'acqua. Lascio che l'acqua mi scorra addosso, sciogliendo i nodi di tensione accumulati durante l'ennesima notte agitata, lascio che lavi via le ultime briciole di terrore, che porti via quella immagini tetre da me. Gli incubi sono imprevedibili, posso averne anche uno o più a notte, per giorni di fila e poi possono interrompersi per settimane intere. Gestirli diventa più complicato quando vado a scuola, la sveglia presto non mi permette di riprendermi al meglio la mattina e lascia il muro che ho imparato a sollevare tra me e quelle immagini alzato a mezz'aria, e così di tanto in tanto durante l'arco della giornata tornano a fare capolino nella mia mente. All'inizio era difficile mantenermi concentrata a scuola, con il tempo però ho imparato a respingere le immagini con la stessa dirompenza con cui si fanno strada nella mia mente. D'estate e durante le vacanze è più facile metabolizzare il tutto quando mi sveglio e, nonostante il persistente senso di angoscia, quando dalla mia stanza scendo in cucina è come se già mi fossi parzialmente isolata da quelle visioni notturne. Continuo a rilassarmi sotto l'acqua, sento la pelle calda, il cuore battere finalmente ad un ritmo normale e mi sorprendo di quanto mi senta effettivamente sollevata. Nell'incubo di questa notte non avevo visto nessuno morire, non avevo assistito alla solita morte di sconosciuti, io ero stata al centro dell'intero sogno, non era mai successo. L'intero ambiente, ciò che che avevo provato e visto erano tutte cose così reali, non sembrava la solita visione, aveva un qualcosa che non riuscivo a spiegarmi. Tante volte i miei sogni prendevano parte nel passato, me ne rendevo conto da ciò che circondava le persone che guardavo morire, dai mobili e gli oggetti nelle stanze al loro abbigliamento o ai loro modi di fare. Altre volte avevo visto persone a me contemporanee negli ultimi attimi della loro vita, ma questa volta, non so bene per quale motivo, mi sembrava di aver visto un evento ambientato nel futuro. 'Certo Elizabeth, adesso predici anche la tua morte' mi dico e cerco di allontanare definitamente quei pensieri dalla mia mente. Esco dalla doccia e torno in camera per vestirmi in fretta, jeans a vita alta, una t-shirt nera e un paio di sandali con la zeppa, mi piace stare comoda, ma non essere sciatta. Lego i capelli in una coda alta e indosso una fascia che mi copra le orecchie e nasconda i piccoli ricci che si stagliano dritti sulla testa. Scendo finalmente al piano di sotto, dove il mio amato caffè mi attende. Sento che ne ho proprio bisogno.
Una volta in cucina mi preparo il tanto atteso caffè, accompagnandolo con un paio di fette biscottate abbondantemente ricoperte di marmellata. Mia madre non si trova in cucina, deve essere in camera sua a prepararsi per il lavoro, mentre so per certo che mio padre è già uscito, nonostante siano da poco passate le otto. Mi siedo al largo tavolo rotondo al centro della stanza, troppo grande per una famiglia di sole tre persone, ma abbastanza comodo per evitare che durante i pasti ci si prenda accidentalmente a calci, avvicino a me l'album che devo aver dimenticato sul tavolo la sera prima. Non lo faccio mai, non lascio mai incustoditi i miei scarabocchi, ma ricordo, la sera precedente, di essermi sentita davvero stanca e di essere corsa a letto poco dopo aver cenato. Apro l'album e come al solito la matita si muove sul foglio in automatico, tracciando linee scure e delicate allo stesso tempo, guardo il foglio e non rimango sorpresa nel vedere di nuovo il disegno di un occhio. Sono i miei soggetti preferiti, ormai non mi controllo nemmeno più, è come se si disegnassero da soli. Ho cominciato a disegnare poco dopo l'inizio degli incubi, mi aiutava a svuotare la mente e mi manteneva con i piedi per terra, lontana dai deliri di una dodicenne che sogna persone morire. 'Già me li vedo a rivestire le pareti della mia stanza al manicomio' penso per un attimo sfogliando l'album con una mano, mentre con l'altra tengo la matita ancora sospesa, con la punto rivolta in alto. D'un tratto mi cade a terra, proprio nel momento in cui il mio sguardo si posa su un paio di occhi disegnati qualche giorno fa. Sono identici a quelli dell'uomo nel mio sogno, grigi, freddi ed inespressivi. Impallidisco per un attimo, cercando di ricordare se per caso avessi già incontrato quell'uomo, ma nulla, più li fissò e più sono sicura di aver visto quell'uomo solo nel sogno di questa notte. Eppure sono proprio i suoi quegli occhi, li rivedo brillare nell'oscurità della notte mentre si fissano nei miei, così simili a loro. Cerco di darmi una spiegazione; potrei aver disegnato in automatico anche questi occhi, non rendendomi conto di quanto somigliassero ai miei e, lavorandoci per giorni, devono essere finiti nel mio sogno. Ha senso. O almeno così credo. Ma in una vita assurda come la mia me lo faccio andare bene, sono abituata a farmi poche domande.
Il citofono suona e vado ad aprire, Maddalena è già qui e dovevamo vederci alle 9, ma per fortuna sono pronta. Non so come avrebbe reagito se mi avesse trovata ancorain pigiama.
"Buongiorno, amica cara- dice entrando teatralmente in casa, mentre si porta gli occhiali da sole sulla testa, usandoli come un cerchietto per tirare indietro i lunghi capelli rossi- è mattina, lo shopping attende e noi siamo ancora qui, stiamo già perdendo troppo tempo per i miei gusti".
"Mad, sei appena arrivata, sono le 8 e mezza e io devo finire il caffè" sbuffo riaccomodandomi al tavolo e prendendo la tazza di caffè tra le mani. Lei mi guarda interdetta, ma sa benissimo che i negozi non sono ancora aperti e che le toccherà aspettare prima di consumare la carta di credito di suo padre, perciò si siede calma accanto a me, sporgendosi verso l'album ancora aperto.
"Ancora occhi, liz? Non ti sei stufata di disegnare sempre le stesse cose? Ammetto che sei migliorata nel corso degli anni, ma non sarebbe forse il caso di dedicarsi ad altro?"
"Non mettere freno alla mia arte. Un giorno tutti vorranno un paio di occhi inquietanti disegnati da Elizabeth Dorato in casa. Immaginateli incorniciati per bene e appesi sopra ad un camino lussuoso, sono la giusta nota di follia di cui una casa moderna necessita" le dico prendendo in giro il mio stesso lavoro. Personalmente non ambisco a diventare un'artista, non credo che nulla disegnato da me valga anche solo un centesimo, ma mi fa ridere l'idea di vedere questi occhi incorniciati, piuttosto che appesi con le puntine alle pareti di una stanza di manicomio.
Maddalena ride, scoprendo i suoi denti perfettamente bianchi e curati, ma senza scomporsi minimante, sa essere così pacata quando vuole, delle volte sorprende persino me. È la persona più eccentrica che conosca, così esagerata nei suoi modi tanto che spesso possono risultare impostati e fin troppo calcolati, ma che in realtà sono totalmente spontanei. È impulsiva, intelligente ed estremamente melodrammatica. Ogni giorno con lei è come vivere sul palco di un teatro, il che per me, che non sono una tipa che ricerca tante attenzioni, talvolta risulta un estremo svantaggio, ma so che con lei almeno non ci si annoia mai.
"Fammi vedere gli altri disegni, così scelgo quello per casa mia. In quanto tua migliora amica, credo sia il minimo che io possa scegliere quale tua opera tenere prima della tua ascesa al successo"
Allunga la mano e afferra l'album, facendolo strisciare sul tavolo fino ad averlo perfettamente davanti. Inizia a sfogliarlo con estrema attenzione e indugia per qualche secondo nel momento in cui vede quegli occhi grigi, gli stessi che per qualche attimo avevano impensierito anche me. Una strana espressione, che non riesco a decifrare, compare sul suo volto, è come se si fosse alterata impercettibilmente per una frazione di secondo. Probabilmente se non fosse che passiamo l'80% delle nostre vite insieme e che conosco ogni sua espressione , non l'avrei nemmeno notato. Quando Maddalena si ridesta dai suoi pensieri mi guarda confusa.
"Tutto bene? Ti vedo più stanca del solito". È sinceramente preoccupata, ma so cosa vuole che le racconti.
"Notte turbolenta come al solito- dico a bassa voce, non voglio che mia madre senta che sto parlando con Maddalena dei miei incubi- questa volta c'ero io nel sogno" il respiro torna a farsi affannoso e le immagini delle notte tormentata tornano a farsi strada nei miei pensieri.
"Cosa succedeva?" Chiede seria, ha capito di cosa sto parlando, ma non è affatto sorpresa, e mi trovo a domandarmi se per caso non si aspettasse che prima o poi in un mio sogno avrei visto anche me stessa.
"Non riuscivo a respirare, avevo la gola tagliata e c'era sangue ovunque. Mi trovavo in un ambiente aperto, a notte fonda e pensavo di essere sola, ma quando poi sono caduta a terra ho visto altre figure, credo che fossero altri corpi, perché sentivo che nessuno era in vita, potevo percepirlo.E poi...- esito per un secondo e mi chiedo se sia davvero il caso di condividere anche l'ultimo dettaglio con lei, ma dopotutto é solo un sogno, quindi che differenza farebbe se lo tenessi per me?- poi c'era anche un uomo, un uomo dagli occhi grigi come i miei, che mi diceva che ero stata avvisata e che dovevo pensare meglio a con chi schierarmi" sospiro e mi rimetto l'album davanti. "I suoi occhi erano tremendamente simili a questi" le indico il foglio. Aver condiviso con lei questo dettaglio mi fa sentire più leggera, mi dona un po' di tranquillità e alleggerisce le miei preoccupazioni.
"Sono sicura che trovare un'interpretazione a tutto questo sia quasi impossibile, ma credo che qualcosa per farti stare meglio si possa trovare" si alza in piedi e si sistema la gonna a pieghe blu, impeccabile come sempre. "La dottoressa Maddalena, specializzata in cura delle amiche dal sonno disturbato, prescrive: giornata di shopping e pizza per pranzo. Ci stai?". Penso sia strano come adesso stia dissimulando, quando prima quel disegno sembrava averla turbata. Ma forse ho semplicemente interpretato male la sua espressione, perciò annuisco sorridendo e la seguo verso la porta. Ho bisogno di distrarmi, di un po' di sana e leggera spensieratezza.
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