1. Come si reagisce quando si scopre di somigliare alla madre di un assassino?
Ero seduta sulla stessa amaca dalla quale avrei desiderato non alzarmi, per la semplice volontà di restare all'oscuro, perché la verità fa male, talvolta uccide, e se non uccide ferisce, e spesso a noi esseri umani non viene data neanche la possibilità di soffrire, perché il mondo si aspetta che siamo grati alla verità per essere venuta a galla. Stronzate. Tutti egoisticamente avremmo preferito che fosse stata la verità ad affogare nell'abisso del mare, che fosse stata lei a morire prosciugata dal fiato al nostro posto. Perché siamo tutti esseri umani, abbiamo tutti una sfumatura di egoismo a macchiare la nostra anima tersa.
Era tutto finito. Tutto ciò che avevo costruito aveva raggiunto il culmine, era esploso violentemente trascinandomi nel baratro che si era spalancato dopo l'impatto con l'esplosione.
L'umidità del mattino divenne troppo fredda, per cui decisi di entrare in casa.
Nel momento in cui poggiai la mano sul pomello della porta di ingresso udì il mio nome. Mi voltai.
Ancora loro, quelle iridi magnetiche, azzurre come l'abisso infinito dell'oceano terso e burrascoso, le venature verdi, come se i miei occhi vi si fossero fusi all'interno, mi stavano fissando.
Ma a pochi metri da me, non si stanziava Blake Blackwell, ne tantomeno Nathan Morrison.
Vi era un'uomo di mezza età, con la chioma brizzolata e il volto impenetrabile, che si aggirava per le strade di Manhattan attorniato da un'aura di superiorità e rispetto.
-Signor Morrison- lo salutai, e udii la mia voce echeggiare nel vialetto deserto.
-Josephine, per favore dopo tutti questi anni ancora con "signore"? Chiamami Jacob ti prego. Come stai?- mi chiese affabile dirigendosi verso di me.
-Come starei se stessi cavalcando il mio unicorno alato nel mondo dei marshmallows signore- risposi rimarcando l'ultima parola con saccenza.
Lui si portò una mano alla bocca e abbozzò una risatina, lo fece con una compostezza tale da far quasi spavento.
-Sei proprio uguale a lei- sospirò con una nota di malinconia nella voce.
-Lei chi?- chiesi improvvisamente infastidita da quella conversazione, che stava inaspettatamente prendendo una piega decisamente troppo intima.
-Josephine mio figlio ti ama- affermò come se fosse l'unica certezza che avesse.
-Lo so- mormorai io di rimando calando il capo.
-Lui ti ama perché in te vede riflessa l'unica donna che abbia mai amato davvero prima di te. Sua madre- rimasi spiazzata.
-Non capisco- confessai, avvertendo in cuor mio, l'oppressiva sensazione di dover scappare senza ascoltare una sola parola di ciò che aveva da dirmi quell'uomo.
-Tu le somigli moltissimo, hai degli occhi molto simili ai suoi, sono quel tipo di occhi che penetrano in profondità capisci quel che dico?- lo capivo, lo capivo come se a pronunciare quella frase fosse stato il mio cuore e non il suo.
-Credo di sì- dissi tuttavia poco certa.
-Tu sei come lei, nei modi di porti, di ridere,
e di guardare le persone. Lo notavo quando sorridevi a Nathan già da bambina. Sei sempre stata molto simile a lei, è per questo che Nathan si è avvicinato tanto a te. Tu lo facevi sentire al sicuro, lui con te si sentiva a casa. Tu per lui rappresentavi il significato figurato di casa- spiegò, e quelle parole mi attanagliarono bruscamente lo stomaco.
-Ora sono tutte macerie- sussurrai incerta.
Vi fu un attimo di silenzio, poi l'uomo scoppiò in una fragorosa risata.
-È quello che avrebbe detto lei- mi confessò tornando a farsi serio.
-Lei rivede sua moglie riflessa in me signore?-
-Ogni secondo che sta trascorrendo- confessò con voce trasudante di dolore e mancanze.
-E cosa sta provando?-infierii, incurante del fatto che la risposta a quella domanda lo avrebbe logorato.
-Un vuoto che lacera il petto. Sono passati anni, le cose sono cambiate, ma io ho amato mia moglie più di qualunque altra cosa al mondo. La mancanza distrugge, l'astinenza da una persona logora, la lontananza corrode. Fa male. Rivedere quei piccoli frammenti di lei sparsi per il mondo e vivere con la consapevolezza di non poterla riavere indietro, di stringerla per davvero, nella sua integrità,
nella completezza della sua essenza, fa male. Il dolore generato da un amore che è stato portato via, è un'arma fatale, se lo si usa contro se stessi- ascoltai parola dopo parola imprimendomela nella mente, nel cuore e nell'anima.
-Se sua moglie fosse qui le assesterebbe un calcio e le direbbe, scusi il linguaggio, di alzare il culo e rifarsi una vita- risposi tuttavia.
-È proprio quello che direbbe- rise lui.
-Ma se fosse qui sarei in grado di farlo- mormorò più a se stesso che a me.
-Perché è venuto qui?- domandai riscuotendolo e riportandolo alla realtà.
-Sto per perdere l'unico membro rimasto della famiglia che avevo costruito, non ci sono parole per descrivere la mia rabbia in questo momento nei suoi confronti, ma sono pur sempre suo padre, e farei di tutto per salvarlo. Salvarlo dalla prigione reale è impossibile, ma voglio salvarlo da un tipo di prigione che lo ucciderebbe davvero, l'odio da parte della persona che ama. Josephine Nathan ti ama, ti ha sempre amata, tu sei la sua unica ancora di salvezza, per favore non odiarlo o ne uscirà distrutto-
-Non sarebbe l'unico a uscirne tale- tagliai corto improvvisamente vestita di una sensazione di sporco.
-Era soltanto un ragazzo- mormorò con tono supplichevole.
-Ha distrutto delle vite-gli rimembrai.
-È stato crudele lo so, mi dispiace- lo guardai stranita.
-Lei non c'entra nulla signore, non credo lo abbia educato ad ammazzare gente- ribattei desiderando improvvisamente di prosciugare il dolore di quell'uomo.
-Cosa? Si, hai ragione- si riscosse come se lo avessi risvegliato da uno stato di trance.
-Tutto bene?- gli chiesi sinceramente intimorita.
-Ero soltanto smarrito tra i miei pensieri tranquilla- non avevo mai visto quell'uomo perdersi, smarrirsi, specialmente dentro se stesso.
-Le conviene ritrovare la retta via, il triangolo delle bermuda è un mare di placide acque pacifiche a confronto con la psiche umana nei momenti di dolore- non sapevo neanche quando la mia mente avesse formulato quella metafora, ma lo sguardo glaciale di Jacob Morrison posato su di me, annullava ogni quesito che non fosse finalizzato ad ottenere risposte su come sfuggire a quella conversazione.
-Sei così profonda per la tua età- mi sussurrò reggendo il mio sguardo.
-Lo so- tagliai corto.
-È ora che vada- mormorò più a se stesso che a me, e lo ascoltai sollevata.
-Arrivederci Josephine- mi salutò scostante.
-Arrivederci- ripetei io guardandolo allontanarsi e svanire nell'ombra.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top