Capitolo 3

Margaret corse più forte che poté. Un paio di volte cadde a terra, ma si rialzò subito e non rallentò, nonostante il vestito rovinato e le ginocchia scorticate. Doveva uscire dal labirinto, doveva andarsene, trovare il padre, risolvere ciò che non si poteva risolvere. Ma dov'era l'uscita? Il cuore le batteva così forte da minacciare di uscirle dal petto. Loro potevano essere dietro di lei, potevano raggiungerla, potevano afferrarla, farle male. Un rumore alle spalle la fece sobbalzare. Doveva nascondersi, lasciar passare qualche minuto, se l'avessero presa non sarebbe mai riuscita ad avvertire il padre. Si fermò, ansante, e si guardò intorno. Aveva percorso quel labirinto mille volte e sapeva che non era raro trovare dei buchi al suo interno, rifugi in cui nascondersi. E finalmente vide un buco nel labirinto e rapida vi si nascose dentro, incurante dei graffi che le procuravano i rami e pregando solo di non essere vista. No, non poteva essere vista, una fine atroce non si confaceva a una ragazza come lei. Si rannicchiò e fece una cosa che non si ricordava più da quanto tempo non faceva più: pregò. Pregò per se stessa, per la propria vita, per il padre, mai amato come si ama un padre, ma pur sempre colui che l'aveva cresciuta e che a modo suo, oh come lo capiva ora, l'aveva protetta, e poi per il futuro, un futuro felice, in cui, promise, si sarebbe comportata bene.

E poi sentì dei passi. Un brivido la ghiaccio. Rapida ruppe un ramo appuntito e si preparò a colpire, forse avrebbe potuto salvarsi, ma avrebbe dovuto essere svelta, avrebbe dovuto colpire in fretta e poi correre via. Doveva colpire agli occhi. E non appena vide l'ombra proiettarsi al suo fianco si gettò in avanti, cieca di paura, tremante, sapendo di non poter fare altro.

-Margot – esclamò una voce amata, quindi qualcuno la prese per il braccio e la tirò di lato, facendole perdere il ramo e l'equilibrio, ma un braccio fu subito pronto a sostenerla e la fanciulla riconobbe gli occhi celesti di Fred, gli occhi che più in quel momento avrebbe voluto vedere.

-Sei tu!- esclamò, folle di gioia.

-Chi pensavi che fossi?- chiese lui, ridacchiando.

-Io ... io ... -

-Stai piangendo- disse lui, sorpreso.

Margaret si toccò le guancie, non si era accorta di stare piangendo. –Oh, Fred, ho creduto di morire-

Il ragazzo la fissò con le sopracciglia aggrottate, era abituato ai drammi di Margaret, ai suoi colpi di testa, ai suoi capricci.

-Questa volta è grave- disse lei, capendo il dubbio di lui.

-Raccontami-

E la ragazza raccontò tutto in un fiume di parole a malapena comprensibili.

-Non è possibile!- fu l'esclamazione di Fred a fine della storia.

-Credimi, ho sentito tutto con le mie orecchie ... dobbiamo avvertire mio padre-

Fred la guardò senza dire nulla. Margaret sapeva a cosa stava pensando, ai propri giochetti, quando inventava storie assurde per farsi notare, perché qualcuno finalmente mostrasse un po' d'amore per lei.

-Ti giuro che questa è la verità- disse e gli strinse forte il braccio.

-Andiamo da tuo padre- disse lui.

-Grazie- mormorò Margaret.

-Non ringraziarmi e poi devi ancora convincere tuo padre, è quella la vera sfida-

Aveva ragione.

Lord Jerry stava ricevendo nella Grande Sala le riferì una guardia e non intendeva essere disturbato le lasciò sottinteso. Ovviamente Margaret non aveva nessuna intenzione di essere mandata via, doveva assolutamente parlare con il padre e non le importava dover aspettare.

-Avvisate mio padre che devo parlargli urgentemente- disse la ragazza.

-Milady, vostro padre è stato categorico e ... -

-Non importa! Voglio parlare con lui, anzi, io pretendo di parlare con lui- urlò lei e le sue urla rimbombarono nel corridoio.

-Vi prego, milady, non fate così-

-Io faccio quello che voglio e urlo quanto voglio- gridò e batté i piedi come una bambina.

- Margaret – esclamò una voce autoritaria che la ragazza ben conosceva e in quel momento quella voce la rese felicissima.

-Padre- correndogli incontro. L'uomo la guardò sorpreso, non era abituato alle dimostrazioni di affetto della figlia.

- Margaret – l'abbracciò. Era un uomo alto e robusto con profondi occhi grigi e voce tonante.

-Vi devo parlare, padre, è successa una cosa orrenda, io ... - e poi la vide, la donna che si trovava dietro a suo padre, alta, di bella presenza, con occhi verdi e lunghi capelli corvini. –Chi è?- chiese in un sussurrò.

-Stavo conferendo con la principessa Mary Jane di Oak –

La sorella del re! Quindi la congiura aveva origini reali! –Io vi devo urgentemente parlare, padre, non posso aspettare un solo attimo-

Il padre sospirò. –Più tardi, Margaret, più tardi-

-No, Jerry, fai pure- intervenne la principessa –tua figlia avrà sicuramente qualcosa di molto importante da dirti- e la donna, nel suo lungo abito verde intessuto d'oro e d'argento superò entrambi e s'incamminò lungo il corridoio, muovendo sinuosamente i fianchi.

-Spero che quello che tu mi devi dire sia davvero importante- le disse l'uomo.

-Non potete nemmeno immaginare quanto-


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