CAPITOLO 7 - GAIA

Un'altra notte è passata e un altro giorno di scuola sta iniziando, dovrei essere felice perché almeno esco da questo buco di casa e potrò vedere i miei amici ma oggi non ho tutta questa voglia di alzarmi dal letto. In più devo anche recuperare ciò che mi ha preso mio fratello perché devo riscuotere il mio compenso. Quindi mi avvio verso l'armadio per vestirmi, afferro le prime cose che mi capitano sottomano, dei jeans skinny strappati sulle ginocchia e un top che somiglia a una bandana nera con le spalline che si legano dietro il collo.

Vado velocemente in bagno, mi lavo i denti e metto la matita nera attorno agli occhi e del mascara in modo che risalti i miei occhi color ghiaccio, infine metto un rossetto rosso scuro sulle labbra per accentuarle ancora di più ma non metto né fondotinta né correttore, non mi piace nascondere la mia pelle naturale anche se le mie occhiaie chiedono il contrario. Do una spazzolata veloce ai miei capelli biondo cenere ed esco.

Mio fratello starà ancora dormendo sono solo le sei del mattino, di solito lui si alza alle sette quindi ho tutto il tempo per cercare in camera sua ciò che è mio.

Entro delicatamente in camera sua e lo ritrovo addormentato sul letto a pancia in giù con le mani sotto il cuscino, per poco non scoppio a ridere per la sua espressione in viso, è buffa. Dopo questa breve e divertente distrazione mi fiondo verso i suoi cassetti e il suo armadio, cerco ovunque ma non trovo nessuna bustina ma poi mi viene in mente che affianco alla scrivania ha una mini-fessura nel muro allora mi dirigo verso di essa e infilo, al suo interno, le dita fino a sentire a contatto con la mia pelle della plastica e capisco che ho appena afferrato ciò che mi appartiene. Sfilo le dita con in mano ciò che cercavo e dopo aver preso il mio giubbotto di pelle esco velocemente di casa. Sfilo le dita con in mano ciò che cercavo e dopo aver preso il giubbotto di pelle del mio gruppo e le mie Vans nere esco velocemente di casa. Mi avvio verso la mia moto, una Kawasaki Ninja ZX-R6, di colore blu elettrico e nera. Mi metto il casco e parto.

So che sto commettendo continuamente degli sbagli e so che ho scelto una strada sbagliata, la più semplice, ma non riesco più ad uscirne, mi stanno ricattando e se io non faccio ciò che loro dicono...beh mi tolgono quello che io ho di più importante.

Arrivo nel parcheggio di scuola e scendo dalla moto appena vedo un ragazzo appoggiato ad una jeep che mi osserva, finché non arrivo di fronte a lui. Ha i capelli scuri così come gli occhi, è nella squadra di hockey insieme a mio fratello. <<Hai ciò che ti ho chiesto?>> Mi chiede e io annuisco.

Aspetto che lui tiri fuori dal portafoglio i soldi per consegnarli ciò che vuole, metto una mano in tasca e tiro fuori la bustina con la cocaina e gliela consegno. Il ragazzo mi porge i soldi ma prima che io li prenda lui mi afferra per un fianco e mi fa sbattere contro il suo torace sussurrandomi all'orecchio: <<Potrei anche ripagarti in un altro modo>> Subito dopo inizia a palparmi il sedere e a baciarmi il collo ma io appoggio le mani sul suo petto e mi spingo indietro afferrando i soldi. Mi metto a contarli e sono 308$ giusti, cioè 77$ al grammo, alzo lo sguardo e trovo il ragazzo che osserva la mia pelle scoperta dal top allora mi volto di spalle e senza salutarlo mi dirigo verso la mia moto. <<Peccato che hai rifiutato, mi sarebbe piaciuto sbatterti sui sedili posteriori della mia jeep, come l'ultima volta>> Mi urla dietro e io alzo il braccio, senza girarmi, e gli faccio il dito medio. Mi ricordo esattamente ciò che era successo quel giorno dopo scuola, due anni fa, mi aveva scopato sui sedili della sua auto, poco prima ci eravamo fumati un po' di erba insieme quindi eravamo leggermente fatti. Mi ricordo anche che qualche studente ci aveva visto, è stato divertente ma è raro che vado con lo stesso ragazzo più di una volta e nel suo caso non succederà più.

Prima che inizi la scuola devo andare ancora in un altro posto e spero di fare in tempo per l'inizio delle lezioni.

Dopo vari minuti arrivo finalmente a destinazione, parcheggio la moto davanti alla discoteca chiusa e mi avvio verso la porta che si trova sul retro del locale. Busso tre volte e un uomo alto in giacca e cravatta mi apre la porta <<Finalmente sei arrivata, il boss ti sta aspettando>> Esclama quasi preoccupato per me.

<<Lo so Jeremy, infatti sono pronta alle conseguenze.>> Affermo mentre mi fa entrare. Jeremy è un uomo di trent'anni, è alto, ha i capelli neri e gli occhi di un grigio profondo e quasi glaciale in più è la persona di cui il nostro capo si fida di più, è il suo braccio destro.

<<Gaia non giocare con il fuoco, ti brucerai.>> Mi dice mentre mi fa strada verso i piani superiori.

<<Io amo giocare Jer>> Ribatto a mia volta. So che è pericoloso, ne sono pienamente consapevole e sono consapevo di ciò che faccio e delle conseguenze che ci potrebbero essere; tuttavia, il pericolo mi attrae ma soprattutto mi piace giocare. Il problema è arrivato quando il gioco ha iniziato a trasformarsi in una cosa seria e da quel momento ho iniziato a giocare in modo più astuto, devo riprendermi ciò che mi appartiene, ciò che mi hanno preso due anni fa e ora sono pronta a riprendermelo.

Saliamo le scale e arriviamo in un corridoio buio con le luci rosse, percorriamo tutto il corridoio fino in fondo dove Jeremy apre le due porte ed entriamo in una sala enorme. Ci sono poltrone rosse intorno a dei pali da stripper e dei tavoli su cui ci sono armi, alcolici e strisce di cocaina.

Mi volto verso destra e vedo che il capo mi osserva, è la prima volta che lo vedo da quando sono tornata e mi sta guardando in modo diverso come se volesse qualcosa da me, oltre a quello che già gli devo dare.

<<Gaia Harris>> Esclama con la sua voce profonda. È seduto comodamente su una poltrona, ha i capelli biondi perfettamente pettinati all'indietro con del gel e gli occhi neri che mettono, sempre, terrore ogni volta che si incrocia il suo sguardo, la mascella è ben pronunciata e si riesce a intravedere la sua barba bionda. <<Sei cambiata in questi due anni, mi fa piacere>> Afferma mentre mi indica la poltrona, dove posso accomodarmi, di fronte a lui. Nella poltrona, alla sua destra si trova un ragazzo di un paio d'anni più grande di me, ha la pelle mulatta, i capelli rasati e gli occhi verdi...che dire, molto attraente. Invece dall'altra parte c'è un ragazzo, sarà della stessa età di quell'altro, ma lui ha la pelle quasi pallida, i capelli rossi e gli occhi marroni.

<<Gli hai portati?>> Mi chiede il capo.

<<Si, ho venduto la cocaina prima di venire qua.>> Prendo i soldi e li poso sul tavolino di fronte a me. <<Ecco i soldi>> Gli dico guardandolo negli occhi, so che non gli piace perché sa che non riuscirà ad intimidirmi, non vuole che le persone lo guardino negli occhi perché pensa che sia come una sfida, ma io non voglio sfidarlo io voglio annientarlo. È diverso.

<<Attenta>> Afferma mentre prende i soldi <<Non giocare con me>> Inizia a dividere i soldi che io ho guadagnato. Mi consegna 100$ e lui si tiene i restanti 208$, io li afferro e lo guardo accigliata.

<<Ma sei serio?! Mi spetta la metà, abbiamo sempre diviso a metà.>> Urlo incazzata.

<<Sei arrivata tardi>> Mi dice con voce calma, cosa che mi fa irritare ancora di più. Si alza dalla poltrona e aggirando il tavolino viene di fronte a me. Prende il mio viso tra le dita e stringe <<Non urlare più con me bambolina>> Esclama e subito dopo unisce le sue labbra con le mie. <<Se vuoi il resto dei soldi e se vuoi andartene da qui devi guadagnartelo>> Esclama mentre si mette una mano sul suo membro, da sopra i pantaloni.

<<Prima dimmi...come sta?>> Gli chiedo preoccupata e lui mi lascia il volto. Voglio solo sapere se sta bene, voglio che sia al sicuro.

<<Sta bene, non preoccuparti. È in buone mani>> Mi rassicura, ma tutti sanno che niente e nessuno è al sicuro con Jhon Smith. <<Ora non pensare a lei, pensa a guadagnarti il resto dei soldi e fai vedere a questi due ragazzi il corpo che hai.>> Mi ordina e io inizio a togliermi la giacca in pelle. Il capo resta di fronte a me, in piedi, fisso a guardarmi.

Mi volto verso Jeremy e noto che mi sta osservando con aria preoccupata, so che vuole intervenire e che vuole aiutarmi ma non può beccarsi una pallottola in testa a causa mia. <<Capo non credo che sia il momento giusto, la ragazza deve andare a scuola>> Cerca di dissuaderlo dalla sua scelta ma Jhon alza una mano per farlo tacere e mi guarda come se aspettasse che io continuassi. Vedo che Jeremy si dirige verso il tavolo con sopra gli alcolici e inizia a bere, da quel momento non si girerà più e non guarderà ciò che accade fino a che io non me ne vado. Non sopporta di vedermi così, non vuole che il capo mi faccia fare qualcosa contro la mia volontà solo perché adesso ha il potere di ricattarmi. Devo fare ciò che mi chiede e solo quando avrò finito potrò andarmene, so già che arriverò a scuola in ritardo quindi mando velocemente un messaggio a Thomas dicendogli che non entrerò con loro.

Sento gli occhi dei due ragazzi addosso, così come quelli del Boss. Faccio un respiro profondo e lascio da parte tutti i pensieri, mi abbandono completamente al momento. Metto una mano dietro il collo e slaccio il top per poi sfilarlo dalla testa restando con il reggiseno in pizzo nero senza spalline, alla sua vista i due ragazzi si raddrizzano sulle poltrone e mi guardano più famelici ed eccitati di prima. Invece Jhon aggira la mia poltrona, avvicina il suo viso al mio orecchio e mi sussurra <<Divertiti con loro due, io osserverò tutto da là infondo>> Mentre indica il fondo della sala e si avvia verso di essa. I due ragazzi iniziano a slacciarsi i pantaloni e io, senza pensare e spegnendo ogni singola emozione possa affiorare, mi tolgo le scarpe e i jeans restando solo in intimo.

Mi ritrovo subito le mani del ragazzo mulatto addosso, mi prende di peso e mi posiziona a cavalcioni sopra di lui. Con una mano mi stringe un gluteo e l'altra la fa scorrere su per la schiena fino a raggiungere il mio capo, afferra i capelli in un pugno e stringendoli mi tira la testa all'indietro per poi posare le sue labbra sul mio collo. Lecca, morde, assapora e bacia la mia pelle mentre rafforza la presa sui miei capelli fino a farmi male, non mi oppongo al dolore perché da vera masochista mi piace. Anche se mi hanno diagnosticato anche il sadismo, infatti mi hanno comunicato che spesso in un rapporto i ruoli si possano invertire quindi il sadico assume un atteggiamento da masochista e viceversa. Ho sempre sospettato di avere questi tratti dentro di me, ma solo quando me li hanno diagnosticati ho avuto la conferma della mia teoria.

Il ragazzo su cui sono seduta mi prende dai fianchi e mi stende sul tavolino mentre l'altro ragazzo, il rosso, prende delle corde e inizia a legarmi i polsi e le caviglie alle gambe del tavolo. Inizio a dimenarmi, di solito mi faccio legare volentieri ma in questo caso preferirei evitare, non sono ragazzi di cui mi fiderei, potrebbero farmi di tutto anche senza il mio consenso. Non voglio essere stuprata.

<<Sei pronta a urlare baby?>> Mi chiede l'altro ragazzo mentre mi tiene ferma per permettere al rosso di legarmi. Sollevo il busto mentre mi lega i piedi e cerco di mordere il braccio del mulatto mentre mi tiene ferma dagli avambracci. Finalmente riesco ad addentare il suo braccio sinistro ma me ne pento subito dopo perché in cambio ricevo uno schiaffo in pieno viso, ed è in questo momento che capisco che non devo reagire oppure peggioro solo la situazione, devo permettere di farli fare ciò che vogliono e solo allora potrò andare via.

<<Gaia, finalmente hai trovato qualcuno che ti sottomette come si deve!>> Esclama Jhon dal fondo della sala mentre si masturba e ride osservando la scena.

<<Vaffanculo Jhon!>> Gli urlo addosso ma il ragazzo che mi sta tenendo ferma mi sputa addosso e mi tira un altro schiaffo.

<<Zitta>> Mi dice mentre rafforza la sua presa su di me. Subito dopo inizia il vero tormento misto a piacere.

Per un'ora intera il mio corpo è stato percosso, i muscoli si contraevano a causa della violenta che i ragazzi usavano su di me, le gambe mi tremavano quando mi penetravano con forza e vigore, la pelle bruciava e brucia ancora per colpa dei graffi e degli schiaffi, la cute dei capelli mi fa male a causa delle strette troppo forti e ogni parte del colpo mi fa ancora male.

Quando mi hanno slegata sono stata per vari minuti rannicchiata sopra il tavolo a tremare ma non mi sono mossa, i ragazzi se ne sono andati e il capo ha fatto la stessa cosa dopo che mi ha lanciato addosso i soldi. Jeremy è venuto ad aiutarmi, mi sono rivestita ma le mie mutande sono tutte strappate, in questo momento sono aggrappata ai fianchi di Jeremy che sta guidando la mia moto per accompagnarmi a casa.

Una volta che arriviamo di fronte al vialetto di casa mia parcheggia la moto e mi osserva come se aspettasse una mia reazione. <<Cosa c'è?>> Gli chiedo quasi irritata.

<<Mi dispiace per quello che ti hanno fatto.>> Esclama mentre tende una mano per accarezzarmi la guancia ma io mi scanso.

<<Non devi dispiacerti, so che non avresti potuto fare niente. E poi io sto bene.>> Affermo con voce tremolante. Sto per scoppiare a piangere ma non posso farlo di fronte a lui, anche se lo conosco da quando avevo quindici anni, è lui che ha aiutato me e mio fratello a trovare casa...gli devo molto. <<Devo andare, devo lavarmi per poi andare a scuola>> Faccio per avviarmi verso la porta ma Jeremy mi prende delicatamente per un braccio e mi ferma.

<<Se hai bisogno di qualsiasi cosa, anche di parlare, chiamami.>> Mi dice e io in risposta annuisco, mentre entro dentro casa sento che chiama un taxi per andare via ma aspetto a guardare sulla finestra fino a quando il taxi non arriva. Quando finalmente Jeremy se ne va posso andare in bagno per farmi una doccia.

Sono sotto il getto d'acqua fresca seduta nella doccia con la schiena appoggiata alle piastrelle fresche e mi affiorano, continuamente, immagini di ciò che mi hanno fatto questa mattina. Ho segni in tutto il corpo, nei polsi c'è una fascia violacea a causa della corda stretta e dei miei tentativi di liberarmi, ci sono gli stessi segni sulle caviglie, i glutei mi fanno male per i continui schiaffi che mi hanno dato, ho graffi ovunque sul corpo e lividi che mi coprono la pelle, soprattutto nella zona del seno e dei fianchi. Non ho ancora visto com'è ridotto il mio viso, ho preferito lasciare per ultima la mia ispezione allo specchio. Ho preferito fare una doccia fredda per far in modo che il bruciore diminuisse e per fortuna sta un po' funzionando.

È la prima volta che mi sento davvero uno schifo, mi hanno usata senza il mio consenso, prima mi sono anche indotta il vomito da sola perché il rosso mi è venuto in bocca e mi ha fatto ingoiare, l'altro invece mi è venuto dentro infatti prima di andare a scuola devo passare in farmacia e compare la pillola. Mi sono sentita un oggetto a loro disposizione, sfogavano ogni tipo di sentimento di me, la rabbia, la passione, la lussuria e mi utilizzavano come loro sfogo personale mentre Jhon guardava tutto mentre si masturbava e mentre rideva.

È stata la prima volta in cui mi sono sentita impotente e sottomessa, mi veniva da piangere, volevo scoppiare in lacrime e urlare ma non ho fatto niente di tutto ciò. Sono rimasta ferma e immobile, non volevo darli la soddisfazione di sentire le mie urla e di vedere le mie lacrime scendere dai miei occhi. Ma adesso che sono sola, adesso che nessuno può vedermi posso sfogarmi quanto voglio, le lacrime salate mi scorrono lungo le guance e il mio corpo inizia a tremare, ormai è diventato una gabbia per me. Mi sento in trappola e continuamente sbagliata per questo corpo e per questa vita.

Le scelte che faccio sono continuamente sbagliate oppure portano solo del male, non faccio mai una cosa giusta e questa cosa mi distrugge perché mi fa sentire continuamente inutile. Ma devo essere forte, per me stessa e per mio fratello.

Esco dalla doccia e dopo essermi asciugata mi posiziono davanti allo specchio, ho il labbro tagliato e la guancia destra totalmente rossa, infatti, credo che domani uscirà il livido. Sul collo si vedono tre segni rossi causati dalle dita troppo strette che a mala pena mi permettevano di respirare.

Mi metto il pearcing al lato del labbro, sperando che nasconde leggermente il taglio ma purtroppo è ancora visibile e mi metto anche il pearcing al naso, il nostril. Mi trucco come questa mattina e mi vesto.
Ho indosso una gonna, grigia e nera, corta che mi arriva a metà coscia e una maglietta nera aderente e corta, però a maniche lunghe in modo che possa coprirmi i lividi evidenti. Ho messo anche delle calze nere, lunghe, che arrivano fin sopra il ginocchio e ho terminato con le mie Vans.

Mi faccio anche una coda per non avere troppo caldo, prendo il giubbotto in pelle ed esco per andare a scuola.

Ho saltato tutta la mattina, infatti arriverò per la pausa pranzo, è solo il secondo giorno di scuola...direi che iniziamo molto bene.

Appena arrivo a scuola mi dirigo subito nella mensa e vado al nostro solito tavolo. Mentre passo in mezzo agli altri studenti ognuno di loro mi osserva e si mette a bisbigliare. <<Cosa cazzo guardate?!>> Urlo addosso ad alcuni di loro e subito dopo si voltano dall'altra parte. Finalmente raggiungo il mio tavolo e mi siedo.

<<Ciao ragazzi, scusate per il ritardo>> Esclamo mentre rubo qualche patatina dal piatto di Thomas, quando alzo lo sguardo quest'ultimo mi osserva basito.

<<Gaia...Cosa hai fatto in viso?>> Mi chiede preoccupato. Non credo che sia il momento giusto per raccontarli ciò che è successo, ma soprattutto non credo di aver la forza di parlarne.

<<Niente, tranquillo va tutto bene>> Affermo sforzando un sorriso.

<<Io non credo che vada tutto bene Gigì.>> Mi dice Diamond mentre si lega in una coda i capelli rossi, colore che mi fa subito venire in mente il ragazzo che mi ha legato al tavolo.

<<Sembra che qualcuno ti abbia picchiato>> Afferma Abigail.

Sembra che loro stiamo aspettando solo che io inizi a raccontare ma non posso iniziare da oggi, perché non capirebbero.

<<Io non ho smesso con la vendita di droghe e non sono uscita dal giro, vi avevo mentito>> Esclamo a bassa voce, in modo che nessun studente possa sentire. So che la polizia sta indagando e non può venire a sapere che io sono immischiata in questa faccenda.

<<Gaia se la polizia ti scopre sarai in casini seri>> Mi dice Thomas.

<<Lo so, ne sono pienamente consapevole ma non posso uscirne. Mi ricattano>> Affermo mentre mi torturo le dita staccando le pellicine.

<<In che modo potrebbero ricattarti scusa?! Cos'hanno che usano contro di te?>> Mi chiede incazzata Diamond. Vorrei raccontarli anche di questo, vorrei raccontarli tutto, non ho mai avuto segreti con loro ma non posso. Ho paura che potrebbero giudicarmi e nessuno deve sapere di questo argomento, neanche mio fratello. Infatti, è stato molto difficile nasconderlo per un certo periodo, è stato davvero complicato tenere all'oscuro questo segreto e raccontare bugie ai miei amici.

<<Non posso dirvelo adesso, ma un giorno vi racconterò tutto, promesso>> Esclamo cercando di convincerli. Subito dopo gli racconto ciò che è successo oggi, non approfondisco tanto i dettagli ma gli racconto il minimo indispensabile. Me ne vergogno e me ne pento ma loro sono la mia famiglia e non posso tenerli sempre all'oscuro su ciò che mi succede, soprattutto se è importante come questa cosa.

<<Gaia, perché non li denunci?>> Mi chiede irritata Diamond. Ma non posso denunciarli, non so neanche come si chiamano.

<<Questo è uno stupro, lo hanno fatto contro la tua volontà!>> Continua Abigail ancora più adirata. Lo so, come se non lo sapessi...

<<Gaia ti hanno legato al tavolo! Capisci la gravità della cosa? Ti hanno picchiato e violentato!>> Afferma Thomas alzando un po' troppo la voce. Sto per dirgli di tacere e di smetterla di dirmi cose di cui sono già consapevole ma un ragazzo interrompe la nostra conversazione.

Quando alzo lo sguardo mi ritrovo davanti Jason, ha sempre il ciuffo di capelli neri scompigliato, i suoi occhi mi incantano e le sue labbra sono un richiamo troppo forte per me, lo conosco solo da un giorno ma mi fa già un effetto strano averlo introno.

<<Gaia, ti cerca il professore di diritto. Mi ha chiesto di comunicarti di andare da lui appena ti avrei visto>> Mi dice Jason e l'unico quesito che mi sorge spontaneo è: Perché Ethan Reyes vuole vedermi? Ha per caso cambiato idea su quello che mi aveva comunicato? Però sembra troppo intransigente. Oppure ho commesso qualche sbaglio? Decido di mettere da parte i miei quesiti e mi dirigo verso la sua aula.

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Ciao a tutti! Come va?

Scusate per eventuali errori e spero che il capitolo vi piaccia, tra un po' arriveranno nuovi personaggi e spero che vi possano piacere.

By L.D :)

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