CAPITOLO 2-JASON

La prima cosa che sento è la porta di camera mia che sbatte e i piedi di mia sorella che sbattono sul pavimento. Successivamente senso delle mani che mi scuotono e che mi tolgono la coperta da dosso mentre la voce di Sarah, mia sorella, urla <<Jason alzati! Muoviti o faremo tardi a scuola>>

Con un mugolio sommesso mi rigiro nel letto facendo sprofondare la faccia nel cuscino. Non ho proprio voglia di andare a scuola. Io e la mia famiglia ci siamo appena trasferiti qua in Vermont, da New York, diciamo che è un cambiamento non indifferente, mi hanno già iscritto a scuola e anche se ho diciannove anni devo rifare l'ultimo anno a causa del trasferimento. Onestamente preferirei restare al caldo sotto le mie coperte ma, al contrario di me, mia sorella sembra che non vedasi l'ora di andare a scuola. Oppure vuole semplicemente farsi dei nuovi amici, non la biasimo...Tutto gli amici che avevo sono a New York e non so quando li rivedrò, ho dovuto lasciare anche la mia, ormai ex squadra di hockey.

<<Senti, per quanto bene io possa volerti, non ho intenzione di fare tardi il primo giorno di scuola a causa tua.>> Esclama irritata.

Mi volto verso di lei e la osservo, osservo la mia sorellina, ormai diciassettenne, che viene colpita dai raggi del sole che filtrano dalla finestra. Ha dei bei capelli castani lunghi, come la mamma, gli occhi sono color nocciola ma con venature di arancione al sole e il viso perfetto come quello di nostro padre.

È bellissima ma il carattere, al contrario, alcune volte lascia desiderare. Lo ammetto è molto dolce, però la maggior parte delle volte si fa vedere forte e indifferente perché è stata ferità così tante volte che è arrivata a costruirsi un muro attorno sé, come per proteggersi.

Decido di alzarmi, con fatica ma ci riesco. Mi avvicino a mia sorella e le sorrido dandole un bacio sulla fronte, che lei accetta. <<Ancora non capisco perché dormi solo con i boxer e senza maglietta, cazzo non hai freddo?!>> Esclama guardando la mia pelle nuda.

<<No. Ho caldo>> Affermo dirigendomi verso il bagno.

<<Ti aspetto in cucina per la colazione.>> Dice mentre esce dalla mia camera.

Decido di farmi una doccia veloce, per svegliarmi meglio. Ma mi soffermo a guardarmi allo specchio e come ogni mattina rimugino su tutte le cose che non mi piacciono di me. Il naso, molti lo definirebbero perfetto ma io lo trovo non adatto al mio viso. I capelli castano scuro. Che la maggior parte delle volte sono ingestibili. La cicatrice sulla mia spalla, dovuta ad uno stupido incidente in moto, è il mio più grande difetto, almeno per me.

Mi guardo nel riflesso dei miei occhi castano chiaro, di un chiaro che alcuni lo definirebbero quasi verde. Tutto ciò che voglio è poter dimenticare, o meglio ricordare.

Tante ragazze mi corrono dietro, e sarei uno stupido a non ammetterlo, ma anche questo non mi fa smettere di notare tutti i difetti del mio corpo.

Senza pensare un secondo di più entro nella doccia.

Con l'asciugamano in vita mi dirigo verso il mio armadio. Afferro dei cargo neri larghi, con le cuciture bianche, una maglietta larga bianca e prendo una mia collana nera.

Esco dalla camera con la cartella in mano e percorro tutto il corridoio fino ad arrivare in cucina, che è un open space unito al salotto. I miei genitori non ci sono, visto che lavorano nell'FBI sono dovuti andare presto in ufficio.

Faccio colazione insieme a mia sorella e subito dopo ci dirigiamo verso la sua auto, una tesla model tre color blu elettrico. Ha diciassette anni, quindi, ha iniziato a guidare da un anno e io non tocco la mia moto da...Beh dall'incidente.

Siamo partiti e all'interno dell'abitacolo c'è un silenzio, quasi, imbarazzante. <<Sà...Sei pronta per il primo giorno di scuola?>> Le chiedo per rompere il silenzio e lei, continuando a fissare la strada attentamente, mi risponde freddamente.

<<Si, appena arriviamo dobbiamo andare in segreteria>>

<<Per quale motivo? Se mi è permesso sapere>> Dico ironicamente.

<<Ci danno l'orario per le materie che abbiamo selezionato>> Esclama.

<<Di quante parole che siamo stamattina>> Affermo sbuffando.

<<Senti ma che vuoi?!>> Mi chiede quasi urlando.

<<Niente voglio solo assicurarmi che tu stia bene>> Rispondo tenendole tono.

<<Sto alla perfezione ora non rompere che mi deconcentri dalla guida>> Dice indicando la strada.

Resto in silenzio fino alla nostra destinazione...La scuola. Siamo arrivati qualche minuti prima che suonasse la campanella appunto per il motivo che mi ha detto mia sorella in macchina.

Una volta parcheggiata l'auto scendiamo e ci dirigiamo, all'interno della scuola, verso la segreteria.

La scuola è proprio come me la immaginavo, gli armadietti, le porte delle aule, il pavimento con le piastrelle bianche, perfino la segreteria al suo interno.

Ci hanno fatto accomodare su due sedie mentre aspettiamo che la segretaria torni con in mano i nostri orari delle lezioni. E finalmente, dopo un'adeguata attesa, la porta si apre e la donna arriva con in mano dei fogli.

<<Voi siete Jason e Sarah Baker giusto?>> Ci domanda leggendo ii nomi in cima ai rispettivi moduli.

<<Sì è esatto.>> Confermo e la signora gentilmente ci condegna gli orari e augurandoci buon inizio anno scolastico.

Usciamo dalla segreteria e leggo subito la lezione che ho alla prima ora di questa giornata.

<<Che lezione hai?>> Mi chiede curiosa mia sorella.

<<Diritto. Te?>> Le domando a mia volta.

<<Storia, direi che poteva andarmi peggio>> Esclama e posso notare un lieve sorriso impossessarsi delle sue labbra, che subito spegne.

La campanella suona e molti studenti entrano per affrontare il primo, fatidico, giorno di scuola.

<<Senti io vado...ci vediamo all'intervallo?>> Chiede voltandosi a guardarmi.

<<Si ovvio.>> Le rispondo donandoli un sorriso caloroso. <<A dopo Princess>> Esclamo accarezzandole i lunghi capelli castani.

<<A dopo Prince>> Afferma scompigliandomi il mio ciuffo di capelli.

C'era un gran frastuono fino a qualche secondo fa, ma adesso no, adesso c'è quasi un silenzio tombale si sentono solo dei bisbigli in sottofondo e non capisco il motivo. Almeno fino a quando non mi volto verso l'entrata.

Ho davanti agli occhi una ragazza che tutti stanno guardando, alcuni sembrano aver paura di lei, si intuisce dal loro sguardo, altri sembrano provare disgusto per essa, la maggior parte la guarda come se la stessero spogliando con gli occhi; invece, una piccola parte sembra quasi fregarsene.

Questa ragazza ha i capelli lunghi, di un biondo cenere tendente al bianco, gli occhi sono grigi tendenti all'azzurro, ha le forme del corpo che definirei...perfette e che lei riesce a mettere in mostra ed evidenziare. Indossa una maglietta a maniche lunghe ma corta in vita, dei jeans grigi strappati che le evidenziano le cosce e sotto di essi ha delle calze a rete nere. Ha molti anelli di acciaio con delle pietre nere, alle dita e dei bracciali ai polsi. È molto attraente, non ho mai visto niente di simile. Lei sa di fare questo effetto sulla gente e sembra che non le dispiaccia. Sui lembi di pelle scoperta si possono notare, molto bene, alcuni tatuaggi.

Ha di fianco un ragazzo, non so se sia il suo fidanzato o semplicemente un amico, ma i miei dubbi sembrano svanire dal modo in cui si guardano e quando lui le afferra la mano per poi proseguire insieme seguiti da due ragazze. Mi passa davanti e per qualche secondo i nostri occhi, giurerei, che si fossero incrociati.

Mi distraggo subito da tutto ciò quando qualcuno mi tocca la spalla e mi invoglia a voltarmi.

Mi ritrovo davanti ad un ragazzo, ha un ciuffo non troppo lungo di capelli castani e gli occhi di un azzurro accesso. È alto poco meno di me e la corporatura muscolosa.

<<Piacere io sono Aidan.>> Mi tende la mano che io stringo.

<<Jason>> Mi presento.

<<Sei nuovo? Non ti ho mai visto in questa scuola>> Esclama e solo adesso noto che ha in mano una mazza da hockey su ghiaccio.

<<Si sono nuovo, mi sono appena trasferito con i miei genitori e mia sorella, da New York.>> Affermo. <<Senti ma, in questa scuola giocate a hockey?>> Gli chiedo indicando la mazza che ha in mano.

<<Oh sì. Giochiamo insieme ai ragazzi dell'università che si trova qua a fianco.>> Mi spiega <<Perché vorresti entrare a far parte della squadra? In effetti ci mancherebbe qualche giocatore>> Dice riflettendo.

<<Si sarebbe fantastico>> Rispondo entusiasta.

<<Ok, allora appena riesco chiedo al capitano e al coach. Poi ti faccio sapere. Lasciami il tuo numero e il nome>> Mi tende il suo telefono. Registro il mio numero e glielo riconsegno.

Aidan legge velocemente e poi mi saluta. <<Allora a presto Jason Baker>> E se ne va.

Mi dirigo verso la classe per la lezione di diritto, non voglio fare tardi già il primo giorno.

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Ciaooo! Come state?
Ecco il secondo capitolo.
Spero che vi piaccia e scusate per gli eventuali errori.

By L.D :)

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