Capitolo 11
Driin Driin Driin
Sbuffo sonoramente.
Perché ultimamente non riesco a stare un attimo in pace?
Questa settimana sono rimasta praticamente tutto il tempo in casa per via del mal di schiena ma ho ricevuto parecchie visite per i miei standard.
Peter é venuto due volte per "assicurarsi che non mi deprimessi come una vecchia vedova" parole sue e, anche se non ho fatto altro che sbuffare e trattarlo freddamente, ho veramente apprezzato la sua pazienza e la sua premura nei miei confronti.
Non so di preciso cosa ci sia stato tra di noi quella notte, ma so che, anche se non ci siamo più comportati così, nessuno dei due si é dimenticato di quegli abbracci e quelle parole.
Ci comportiamo come prima ma siamo un po' meno sconosciuti e tutto ciò non mi dispiace affatto
.
Peter non é stato l'unico a venirmi a trovare però.
Con mia grande sorpresa sono venuti anche Charlotte, Jack e Chloe.
Hanno detto che gli altri avevano avuto un contrattempo e che per questo non erano potuti venire ma son benissimo che Jessica e Teresa non sarebbero comunque venute.
Nonostante non ci fossimo praticamente mai parlati sono passati a vedere come stavo e si sono comportati in modo piacevole.
Abbiamo chiacchierato per un po' e poi se n'è sono andati.
Un altro giorno invece si é presentato Michael.
Non sapevo bene cosa dire ma grazie alla sua allegria é riuscito comunque a mettermi a mio agio.
É stato poco ma prima di andarsene mi ha detto una frase che non riesco a scordare.
Stava già scendendo le scale quando si é voltato improvvisamente verso di me come se si fosse appena ricordato di qualcosa importante.
Mi ha guardata intensamente e ha detto "Samanta, non andartene, Peter ha già sofferto troppo".
Non so cosa volesse dire esattamente ma non ho intenzione di chiedere nulla a Peter.
Insomma, si é già sbilanciato troppo nel raccontarmi del suo rapporto con Teresa e non voglio sembrare impicciona.
Beth invece mi ha semplicemente telefonato dicendo che sarebbe passata nei giorni successivi e che le dispiaceva per come si era conclusa la serata.
Nei giorni seguenti però non si é presentata e non so più cosa credere.
Ultimamente ho pensato troppo, a tutto, e ora che la schiena mi fa meno male ho deciso di andare al Caffè de Gasparis per vedere Becca e farle sapere che sto bene.
Ovviamente lei non sa nulla della mia caduta e non deve saperlo, non voglio che si preoccupi inutilmente.
L'aria é sempre più gelida e l'atmosfera del parco vicino a casa mia é completamente desolata.
"Samanta!!" Sento una voce familiare urlare i mio nome e mi guardo attorno per cercare di capire di chi si tratti.
Poi mi volto a destra e vedo un corpicino sgraziato e bizzarro venirmi in contro.
"A-Abby?!"
Indossa un delle converse rosse, un paio di jeans chiari strappati e una giacca corta viola scuro.
A completare il suo look particolare c'é un berretto rosso che la fa sembrare un arcobaleno impazzito.
"Che bello! Sono così felice di vederti Sam!!"
Saltella qua e là sul marciapiede.
"Ehm, si anche io."
Sorrido leggermente.
"Qualcosa non va Sam?"
Non lo chiede perché vuole farsi i fatti miei ma perché si preoccupa.
Ne sono certa perché quella notte non ha fatto altro che parlare di lei senza aspettarsi nulla in cambio.
E non ha parlato di lei perché si crede più importante ma semplicemente perché ha capito che io non ero pronta a fare lo stesso.
Continua a fissarmi con una strana espressione allegra.
Non me la sento di mentirle.
"A dire il vero sono caduta qualche giorno fa e mi fa ancora un po' male la schiena."
"Oh."
Si avvicina e mi osserva attentamente.
Lo so cosa sta per dire.
Mi dispiace Sam.
Lo so perché lo dicono tutti.
Non voglio sentirle pronunciare quella frase.
Non voglio perché ho sempre odiato essere compatita per qualcosa che solo io posso capire.
"Questo é un problema."
Sembra riflettere tra se e se.
Continua a barbottare ma io sono troppo occupata a cercare di capire perché lei non si sia comportata come tutti gli altri.
"Ti fa proprio tanto male?"
Chiede infine leggermente triste.
"Ehm, no, non più."
Il mio tono risulta dubbioso perché ancora non riesco a seguire il suo ragionamento.
"Perfetto!" esclama infine leggermente sollevata.
"Come?"
"Avevo paura che fossero saltati i piani." alza le spalle come se avesse detto una cosa normalissima.
"Quali piani?"
"Quella sera mi sono promessa di portarti in un posto molto molto molto speciale."
Mi sorride e non riesco a non ricambiare di fronte a tanta spontaneità.
"Vedi? L'ho scritto su questo foglietto per cui deve essere vero." alza le spalle e mi mostra un post it stropicciato con alcune scritte.
Tra tutte spiccano le frasi "Samanta é una conchiglia" e "Andare al PSS con lei" scritte velocemente con un pennarello rosso.
Rido mentalmente per il modo di fare di quella ragazza e cerco di capire il significato della prima frase.
Samanta é una conchiglia.
Credo sia una specie di paragone perché, insomma, non mi pare di assomigliare fisicamente ad una conchiglia, o almeno lo spero.
Non riesco però a capire cosa possa centrare io con una conchiglia.
Le conchiglie sono belle, magiche e fragili.
Io sgraziata, inutile e appesantita da mesi di solitudine e lacrime asciugate sulla pelle.
"Allora, vieni o no?"
Chiede ad un certo punto Abby leggermente spazientita ma sempre gentile e allegra.
"Eh, sì certo ma dove?"
"Al PSS" risponde lei come se fosse ovvio.
Ah beh, ora é tutto più chiaro.
Non voglio fare la figura della sfigata depressa, che per altro é quello che sono, perciò faccio finta di nulla e cerco di raccogliere più informazioni.
"Capisco, e questo PFM sarebbe un locale?"
Ho il tremendo bisogno di prendere un caffè quindi spero vivamente che sia così.
"PSS"
"Si ehm, quello."
Lei ride di gusto e poi mi intima a seguirla.
Camminiamo un po' senza parlare finché lei non aggiunge: "Sei fortunata dovrebbe essere qui vicino."
Cosa intende con dovrebbe essere qui vicino?
Lei sa dove si trova, giusto?
"Scusa ma tu sai dov'é, vero?"
"No." risponde sincera.
Ah ecco mi stavo già preoccupando inutilmente come al solito.
No, aspetta, cosa?
Ha appena detto che nemmeno lei sa dove stiamo andando?
Mi fermo improvvisamente e lei fa lo stesso per non lasciarmi indietro.
"Vieni Sam?"
"Si, ma ecco, tu ci sei già stata giusto?"
"Certo."
Ora sono confusa.
"E non ricordi dove sia?"
"No" fa spallucce e continua a vagare per il quartiere.
"Aspetta, fammi capire, tu ci sei già stata ma non ti ricordi più dove si trova?"
"In realtà non ricordo nemmeno di esserci mai stata ma ho scritto numerose volte di questo posto quindi devo esserci già stata per forza."
Non capisco.
Non capisco mai nulla di questa creatura.
Non mi piace fare la ficcanaso per cui decido di non continuare il discorso.
"Ed é bello questo posto?"
"Bellissimo."
Continuo a camminare senza dire più nulla ma improvvisamente lei ricomincia a parlare, come se si fosse ricordata di qualcosa.
"PSS: Posto super speciale." sorride compiaciuta e mi mostra un altro post it.
Ma dove li tiene tutti?
"Ora ha più senso..." la sento parlare tra se e se e poi la vedo mettere in tasca quel piccolo pezzo di carta rovinato.
"Brbbrb"
"Cos'è stato?"
"Ehm...il mio stomaco credo" ammetto io leggermente imbarazzata.
"Oh, tu, mi dispiace, cioè, forse stavi andando a mangiare, dovremmo fare una pausa."
Non é nemmeno da mezz'ora che camminiamo.
Posso resistere ancora un po'.
Dopo tutto lo faccio sempre.
"Tranquilla, ce la faccio"
"Ehm, ok ma andiamo subito dopo ok?"
Annuisco per tranquillizzarla e riprendo a camminare.
"Siamo quasi arrivate." esclama lei inaspettatamente dopo alcuni minuti.
Sta indicando un tetto e non sono sicura di aver capito bene le sue parole.
Forse ho frainteso.
No, cervello di gallina, ha proprio detto "siamo quasi arrivate".
"Lì c'é il PSS, ne sono sicura. Tu cosa ne dici?"
Mi mostra un latro foglietto con un piccolo schizzo di quel tetto e la scritta "PSS per di qua".
Senza dubbio il posto é questo ma...
"Non saprei, sei sicura che il PMS sia su tetto?"
"PSS, posto super speciale" mi corregge subito.
Giusto.
"Sicurissima" afferma infine.
Annuisco non sapendo cosa dire.
"Vieni!" Mi esorta.
Cerca di arrampicarsi sul muro usando un cassonetto e un davanzale come appigli e riesce a salire su un balcone.
Per fortuna che non é una via trafficata.
"Forza Sam!" Mi fa coraggio.
Mi avvicino a muro sempre più perplessa.
Non sono agile come lei.
É già tanto se riesco a scendere dal letto e poi non sono sicura che il dolore alla schiena sia completamente passato.
La osservo un attimo e noto la sua felicità e curiosità.
Sospiro e mi arrampico sul cassonetto.
"Vai così Sam! Ora metti un piede sul davanzale e fatti forza con le braccia"
Come faccio ora?
Devi mettere un piede sul davanzale e...
Lo so, lo so, é che ho una paura fottuta.
Abby continua a fissarmi con ansia.
Appoggio il piede desto su quel davanzale e con uno scatto cerco di raggiungere i bordo superiore della finestra con le mani per aggrapparmi.
Il cuore mi batte a mille.
Metto anche l'altro piede sul davanzale e, tenendomi più forte che posso con le mani, mi faccio scivolare lentamente verso il balcone.
Stacco la mano destra e mi aggrappo alla recinzione.
Ok e ora come faccio?
"Ho paura Abby!"
"Ti aiuto io, non preoccuparti!"
Sento un movimento d'aria e la sua mano dalla pelle lattea entra nel mio campo visivo, la stringo e salgo sul balcone.
Scavalco lentamente attenta a non cadere proprio ora e finalmente faccio un sospiro di sollievo.
"Hai visto?! Sei come un panda Sam!"
Rido per il suo paragone e la invito a proseguire.
Non voglio pensare al momento in cui dovremo scendere.
Lei si alza in piedi sulla protezione del balcone appendendosi al tetto e poi sale su.
Mi intima a fare lo stesso e dopo minuti infiniti di ansia e terrore finalmente riesco a salire.
"Per di qui!" Esclama poi dopo aver osservato attentamente un altro post it.
Cammina rapidamente sulle tegole e sale su un altro tetto poco più alto.
La seguo leggermente dubbiosa ma ormai curiosa di vedere questo famoso posto speciale.
"Eccolo!" Mi indica una specie di tetto piatto li vicino.
Mi avvicino al bordo e noto uno spazio notevole tra un tetto e l'altro.
Come facciamo ora?
Mi volto verso Abby per sentire la sua opinione e mi immobilizzo.
La vedo prendere una piccola rincorsa sulle tegole e saltare senza paura.
È finita.
Morirà.
Io rimarrò qui sola e non potrò mai perdonarmi per non averla fermata in tempo.
Il dolore sarà doppio.
Ma la mia sofferenza è già troppa così com'è.
"Forza vieni Sam! Siamo arrivate!"
Alzo lo sguardo e la vedo.
È lì, viva e vegeta di fronte a me.
Saltella felice e non aspetta altro che io la segua.
"Io n-non sono capace..."
"Tranquilla Sam! Ce la puoi fare, anzi, ce la farai sicuramente!"
Mi tremano le gambe.
Non posso farlo.
Non voglio farlo.
Non sono ancora pronta a morire.
"Forza Sam! Salta! Corri il rischio!"
Sospiro.
Chiudo gli occhi e inizio a contare.
10, quella volta che io e Beth abbiamo passato una settimana senza parlare per protesta contro i genitori.
9, quando spostavo di nascosto i trucchi alla mamma per farle credere che Sophia li avesse usati.
8, le partite a basket di famiglia.
7, la prima volta che mi sono sentita veramente sola.
6, quando ho capito cosa vuol dire soffrire per la mancanza di qualcuno.
5, l'ultima volta che io e Sophi ci siamo abbracciate.
4, il bacio con quello sconosciuto alla festa in maschera.
3, la mia nuova raccolta di pensieri.
2, quando Peter ha detto di volermi aiutare.
1, la ragazza che mi sta aspettando fuori dalla tempesta.
Apro gli occhi e faccio alcuni passi indietro.
Non penso più al rischio di cadere.
Non penso più a niente perché so che basterebbe un secondo di insicurezza a farmi cambiare idea.
Inizio a correre e salto.
Il cuore mi batte così forte che credo mi stia per venire un infarto.
Faccio appena in tempo a realizzare di essere in volo che i miei talloni sbattono sul tetto.
Mi volto e vedo Abby sorridere.
Sorrido anche io perché finalmente ho fatto qualcosa di diverso.
Finalmente ho corso un rischio.
Finalmente ho provato a ritrovare la strada per uscire dalla tempesta.
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