Capitolo 10
Cerco di cambiare posizione nel letto ma un forte dolore alla schiena me lo impedisce e immediatamente mi ritorna in mente la disastrosa cena con i compagni di Beth, la mia caduta sulle scale e Peter.
Già, Peter.
Ieri sera mi ha detto di farmi controllare la schiena ma non sono sicura di volerlo fare.
Sicuramente non é nulla di grave e non voglio perdere tempo inutilmente sapendo che tra pochi giorni sarà tutto come prima.
Devo solo aspettare che il dolore passi.
Non é forse questo che faccio da mesi?
Provo nuovamente a muovermi ma un dolore lancinante mi impone di restare immobile.
Prendo il cellulare in mano dal comodino e noto che sono le 3 di notte.
Sbuffo pensando a quando sarà dura riaddormentarsi con questo dolore.
Spesso mi capita di svegliarmi nella notte e solitamente seguo il mio istinto ed esco per fare due passi.
Adesso però non posso e questo mi rende abbastanza frustrata.
Chiudo gli occhi per cercare di riprendere sonno ma dopo alcuni minuti il silenzio viene interrotto da un tinninio.
Prendo di nuovo il telefono e noto che mi é appena arrivato un nuovo messaggio.
Quale persona sana di mente potrebbe mai inviare messaggi a quest’ora?
Mi sfrego leggermente gli occhi per vedere meglio e leggo il nome di Peter.
Peter?
Perché mi manda dei messaggi se ci siamo visti poche ore fa?
Presa dalla curiosità sblocco velocemente il cellulare e leggo il messaggio
» Sono qui.
Cosa vuol dire? Qui dove poi?
« Qui dove? Cosa vuoi a quest’ora?
Ok non sono stata il massimo della gentilezza ma cavolo, mi sono appena svegliata per colpa di un terribile mal di schiena!
» Da te.
« Puoi spiegarti in modo comprensibile per favore?
» Sono fuori dalla porta di casa tua.
Fuori dalla porta di casa mia?
Ma é impazzito?
Mi sta sicuramente prendendo in giro.
« Molto divertente Peter, ora posso tornare a dormire?
» Non é uno scherzo Sam! Sono qui fuori e ora te lo dimostro.
Ancora si ostina a continuare con questo scherzo?
Pensavo che Peter fosse leggermente più maturo di così.
Evidentemente mi sbagliavo.
Chiudo di nuovo gli occhi per tornare a dormire ma un rumore improvviso mi fa sobbalzare dallo spavento.
Mi siedo sul letto sconcertata e cerco di capire la provenienza di quel suono.
Mi guardo intorno ma non vedo nulla se non l’oscurità che mi avvolge.
Rimango immobile per alcuni secondi per paura che spostandomi il dolore ricominci ancora più forte e poi sento di nuovo quel suono potente.
Questa volta però non mi spavento e riesco a riconoscere subito il suono del campanello del mio appartamento.
Chi sarà mai a quest’ora?
Cerco di alzarmi piano piano e mi ricordo degli strani messaggi di Peter.
Oddio Peter!
Quindi non stava scherzando!
Prendo subito il telefono per chiamarlo.
“Peter ma sei impazzito? Cosa ci fai qui a quest'ora?”
“Volevo vedere come stavi, sai per la caduta e il resto...” Sembra incerto, come se non sapesse nemmeno lui il vero motivo o semplicemente non volesse dirmelo.
“Ah”
Davvero Sam?
Lui viene da te nel bel mezzo della notte per sapere come stai e questo é tutto quello che riesci a dire?
Beh sono solo sconvolta.
Mi sembra normale dopotutto, non sono abituata a gesti simili ed é la prima volta che si comporta così.
Mentre mi perdo nei miei pensieri lo sento rabbrividire dall'altra parte del telefono.
“Prenderai qualcosa se non entri al più presto, ti vengo ad aprire.”
Faccio per alzarmi ma il dolore ritorna e non riesco a trattenere un mugolio.
“Tutto bene Sam?” Mi chiede lui preoccupato.
“A dire il vero non molto ma in un modo o nell'altro riuscirò a raggiungere la porta.”
“Ah ehm ok fai pure con calma.”
Lascio il cellulare sulle coperte e mi concentro sul mio corpo dolorante.
Scendo lentamente dal letto cercando di non dare troppo peso al dolore lancinante e mi dirigo alla porta di ingresso.
Ad ogni passo però la schiena mi fa sempre più male e mi fermo svariate volte per riprendermi.
Dopo mezz'ora sono finalmente alla porta e non riesco a credere che Peter sia ancora qui.
Eppure, appena apro, lo vedo mentre cerca di scaldarsi mettendo le mani nella tasca del giaccone e mi sorride leggermente.
“Ehm scusa se ci ho messo tanto.”
“Non ti preoccupare Sam, va tutto bene.”
Quanto vorrei che avesse ragione.
"Perché non hai aspettato in macchina? Potevi almeno risparmiarti un po' di freddo!”
Lo rimprovero.
Lui, mette le mani dietro al collo e si gratta nervosamente come se non sapesse cosa dire.
“Emh, adire la verità sono venuto a piedi.”
“Ah ehm ok allora... ti va di entrare?”
Questa é l'unica cosa che riesco a dire e l'imbarazzo tra di noi é evidente.
Lui alza le spalle ed entra dietro di me.
Subito mi dirigo sul divano per ridurre al minimo il dolore alla schiena.
Lui mi guarda per alcuni secondi incerto poi mi imita.
Siamo vicini ma a debita distanza.
Percepiamo i movimenti dell'altro ma non ci tocchiamo.
Per 10 minuti nessuno dei due parla.
É tutto così surreale.
“Scusami.”
La sua voce mi risveglia da una sorta di sonno.
“Per cosa?”
“Per tutto” fa una breve pausa poi riprende “per il mio comportamento a quella stupida cena, per il non essere stato subito onesto con te e per...”
“Peter” Lo interrompo.
Lui si volta e, per la prima volta dopo quella giornata nella piana, ci guardiamo veramente.
I suoi occhi di ghiaccio si scontrano con i miei color cenere.
“Basta” Più che un ordine la mia sembra una supplica.
Non so per quale motivo si sia scusato ma non voglio che si faccia problemi inutili.
Fa un respiro profondo e riesco a percepire una grande tristezza nel suo sguardo.
“Mi dispiace che Jessica e Teresa si siano comportate da stronze, non sono sempre così e proprio non so cosa le sia preso.”
“Non ti preoccupare Peter, é colpa mia, non me la sarei dovuta prendere per così poco e non sarei dovuta andare via in quel modo.”
Abbasso lo sguardo e cerco di tranquillizzarlo ma in realtà sono leggermente confusa.
Perché é venuto a casa mia in piena notte e perché sta continuando a scusarsi?
Il suo tocco mi distoglie dagli interrogativi che non riesco a scacciare dalla mente.
Ha appoggiato leggermente la sua mano sulla mia spalla e mi guarda molto più sereno.
Non so bene cosa si aspetti da me in questo momento quindi dico la prima cosa che mi passa per la testa pur di interrompere questa strana situazione che si sta creando.
“Ehm, ti va di bere qualcosa?”
Lui annuisce e mi segue in cucina.
Cerco di reprimere il dolore e di camminare normalmente per non dare a vedere quanto in realtà io stia male in questo momento ma lui lo nota ugualmente e mi precede per non farmi fare fatica.
“Siediti, se non ti dispiace, faccio io” Mi suggerisce dolcemente e io acconsento.
Indico lo scaffale con i bicchieri e mi vado a sedere sul divano.
Ancora non riesco a credere che lui sia qui.
Aspetta cosa?
Peter é a casa mia nel mezzo della notte?
Ma stiamo scherzando?
Come ho fatto a non rendermi conto prima dell’assurdità di questa situazione.
Male. Male. Malissimo.
“Eccomi mia signora.”
Mi giro e vedo Peter che si avvicina con due bicchieri d'acqua in mano, lo sguardo fiero e il portamento da cameriere.
Non riesco a non ridere di fronte a questa scena e, per una volta, mi lascio andare completamente.
Scoppio a ridere e decido di prenderlo un po' in giro “Era ora, credo che cambierò cameriere, questo é troppo imbranato.”
“Ma come? E io che credevo che i miei servigi fossero graditi dalla padrona.”
Scoppio ancora a ridere e sento la schiena farmi nuovamente male.
Lui mi porge allegro il bicchiere e poi si siede.
Questa volta siamo molto più vicini.
Le nostre ginocchia si toccano e le spalle si sfiorano.
Lo ringrazio e inizio a bere non sapendo che altro fare.
Lui però, dopo aver sorseggiato velocemente l'acqua dal suo bicchiere, riprende a parlare.
“Non mi piace Teresa.”
Quasi mi strozzo con l'acqua a sentire quelle parole.
Cosa cavolo vuol dire?
Perché mi sta parlando di nuovo di lui?
“Non mi é mai piaciuta ma per qualche oscura ragione lei crede il contrario.
Un giorno, qualche mese fa, ad una festa, mi ha baciato.
Ero ubriaco e ho ricambiato.
Da quella volta si é messa in testa che io sia suo e, nonostante io le abbia detto che non sono pronto per una relazione lei mi ha detto che non le importa e che é disposta ad aspettarmi.
Per questo passo il tempo con lei, a volte.
Non mi piace ma il fatto che lei sia disposta ad aspettarmi mi ha portato ad avvicinarmi a lei.
So che é sbagliato e che non dovrei illuderla ma non ci riesco.
Non posso dire all’unica persona disposta a stare con me che non ricambio i suoi sentimenti, capisci?
Perciò, anche se ora Teresa é ciò che più si avvicina ad una fidanzata, no, lei non sta con me e io non credo che sarò mai pronto a stare con lei perché non la amo.
Considerami pure egoista e senza cuore ma non posso cambiare ciò che provo e non so nemmeno perché ora sto dicendo questo a te.
Non so perché sono qui e non so nemmeno perché non ho preso quella dannata auto.”
Fa una breve risata ma é una risata isterica e non una risata rilassata e sincera.
“Non so niente ma so che una volta ho amato e che l'amore fa schifo perché ti rende così dipendente da non poterne più fare a meno.
Io ne sono stato privato e ora non ricordo più cosa voglia dire amare.” Conclude questo suo discorso così.
All'improvviso.
Mi lascia senza parole e per la prima volta da quando ci siamo incontrati no so veramente cosa dire.
Non credo voglia essere consolato.
Penso invece che mi abbia detto tutto ciò soltanto per condividere il suo dolore e per cercare di liberarsene.
Lo so perché nemmeno io volevo essere compatita.
Io, però, non sono mai riuscita ad aprirmi così nemmeno con Beth e veramente non riesco a capire perché abbia deciso di parlarne con qualcuno che conosce a malapena.
Non dico niente.
Non so cosa dire.
Decido di seguire l'istinto e compio un gesto che non mi sarei mai aspettata di fare.
Mi avvicino leggermente e lo abbraccio.
Non é un abbraccio sicuro perché é ormai da tempo che non abbraccio veramente qualcuno e non credo di sapere più nemmeno come si fa.
Lui capisce il mio gesto e ricambia con un abbraccio altrettanto insicuro.
Restiamo così per un po' poi io mi stacco e appoggio la mia testa alla sua spalla.
“Anche io” sussurro riferendomi all’ultima frase del suo discorso ma non credo che mi abbia sentita.
Lui intreccia alcune dita con la mia mano e riesco a sentire il calore della sua pelle morbida a contatto con le mia fredda e screpolata.
Chiudo gli occhi e mi addormento così: la mia testa sulla sua spalla e la sua mano nella mia.
~ un'ora dopo ~
Un dolore improvviso mi risveglia di nuovo.
Cerco d muovermi e mi accorgo di non essere nel mio comodo letto.
Apro gli occhi e quasi mi spavento alla vista di me appoggiata a Peter.
Come é potuto succedere?
Perché sto dormendo appoggiata su di lui con la mano nella sua?
Mi prendo un attimo per risvegliarmi completamente e subito le immagini della serata mi ritornano in mente.
La cena, la caduta, il dolore, Peter, l'abbraccio.
Cerco di alzarmi ma un dolore troppo forte me lo impedisce.
Senza volerlo mugolo dal dolore.
“Sam?”
Oddio, l'ho svegliato.
E ora cosa faccio?
Cosa bisogna fare in questi casi?
Non lo so, non mi sono mai svegliata in preda al dolore appoggiata ad uno sconosciuto.
Si guarda attorno confuso e poi posa il suo sguardo di ghiaccio su di me.
É tutto buio ma riesco comunque a vedere i suoi occhi luminosi.
Svegliati Samanta!
Ti sei solo addormentata sulla sua spalla e poi non é uno sconosciuto, é Peter!
Ora torna in te e dí qualcosa, per favore, se non vuoi fare la figura della stupida!
“Ehm, scusa, non volevo svegliarti.”
“Tranquilla, è tutto a posto.”
Fa una breve pausa poi riprende:
“Ti fa male la schiena?”
Annuisco muovendo la testa mentre cerco di alzarmi dal divano.
Il dolore ritorna con una fitta lancinante alla spina dorsale.
Non ce la faccio.
Il dolore é troppo forte e io sono troppo debole.
Una lacrima mi riga il viso mentre cerco di pensare ad altro.
Peter si avvicina e, cingendomi i fianchi, mi aiuta a camminare.
Così fa meno male.
Così sento che posso farcela.
Così non mi sento più poi così sola.
“Ti porto a letto ok?”
Nego, non voglio tornare a dormire.
Guardo l'ora e noto che sono solo le 5.
“Non vuoi dormire?”
“Non ce la faccio Peter, non ce la faccio mai.”
Dal suo sguardo capisco che la mia spiegazione criptica e vaga non gli abbia chiarito le idee.
“Mi sveglio quasi tutte le notti. Non riesco a dormire per più di poche ore di fila. Quando capita esco e faccio due passi per schiarirmi le idee solo che con questo dannato mal di schiena non posso fare niente.” sbotto in preda alla disperazione.
Questa volta é lui a dovermi aiutare.
Mi guarda senza emozione per alcuni secondi poi mi abbraccia.
Questa volta la sua presa é forte, decisa.
Come se sapesse che deve sostenermi.
Restiamo così per una serie di minuti interminabili fino a quando lui si stacca e mi aiuta a raggiungere la camera da letto.
Dopo avermi rimboccato le coperte fa per andarsene ma io istintivamente lo fermo.
“Grazie Peter.”
“E per cosa?” Mi sorride dolcemente.
“Per esserci.”
Lo vedo andarsene e riesco finalmente ad addormentarmi profondamente.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top