4.❆

Chissà quanto gli era costato questo trilocale. Magari, avrei potuto permettermi una cosa simile, o magari anche più piccola visto che ero sola: un monolocale per me, sarebbe andato più che bene. Anche un attico. Perlomeno finché avrei dovuto continuare a rimanere in questa città, per poi iniziare a raccogliere i soldi per una permanenza in California. Ehi, Jiho, tu cos'avresti fatto? Ahah, tu ti saresti messo a lavorare per me, ah, ma lo stavi già facendo prima di morire. Anche tu odiavi la tua famiglia. Me lo ricordo. Per questo anche tu volevi andartene da Seoul, anche a te piaceva l'idea della California. Sai, non ho cancellato la nostra ultima chat. Ce l'ho ancora su whats app, nella lista è ormai l'ultima. Ma è ancora lì, messaggio dopo messaggio. Non uno di più, non uno di meno. Spesso la notte la apro e la rileggo. Dal primo all'ultimo. Mi manchi tanto, ogni giorno di più, ma non ho più i sentimenti per sentire la tristezza provocata dalla tua incolmabile assenza, di conseguenza non piango nemmeno. E poi, tu non vorresti mai vedermi piangere. Vorrei tanto poterti dire tutte queste cose. Mi ricordo chiaramente quando mi hai proposto per la prima volta di andarcene via da questa città: avevi quattordici anni, e avevi cominciato a lavorare da poco:
«Per favore, non piangere, sii forte»
«Come faccio, Jiho... vedi che occhio nero ho, sono un mostro adesso, mi faccio schifo anche a guardarmi allo specchio»
«Ma guarirà, piccola, guarda quel quadro, sai che posto è?»
«No»
«Quella è l'America, è la California... un giorno ci andremo»
«Che vuoi dire?»
«Che lavorerò il doppio, inizierò a raccogliere i soldi per portartici, verrò con te. Scapperemo lì e non torneremo mai più indietro»
«Parli sul serio?»
«Si! Due biglietti di sola andata. Un viaggio senza ritorno. Ci faremo la nostra vita lì, lì in California, scapperemo da tutto questo schifo, Inhye»
«Ma non sarà per niente facile, Jiho, e se non dovessi riuscirci?»
«È una promessa»
«E se non potessi mantenerla?»
«Mmh... ti dico questa frase in giapponese:"Shinji te hoshii mukae ni iku yo someday"»
«Che vuol dire?»
«Voglio che tu mi creda, verrò a prenderti un giorno».
Quella conversazione è fissa nel mio cuore, e non tornerà indietro. Il mio profilo di whats app è uno sfondo bianco, e lo stato è la tua frase. Qualunque cosa succeda, mi ricordo di te.

Mi è squillato il cellulare e l'ho preso:
«Mamma?»
«Figlia mia? Sei tu?» quante canne si è fatta? Lo sento dalla voce che si è fatta qualcosa, e anche dal fatto che mi ha chiamato figlia mia, non mi chiamerebbe mai in un modo così affettuoso
«Vai a dormire, mamma, e smaltisci quello che ti sei fumata» ho risposto e ho messo giù il cellulare. Ma mi ha richiamata e ho risposto
«Che c'è?»
«Non mi mettere giù!!!» ho chiuso gli occhi e gli ho riaperti
«Si, ma che cavolo vuoi, sei tutta fatta di nuovo!»
«T-tuo padre dov'è?»
«Cosa vuoi che ne sappia!»
«Sei a scuola?»
«Sono le tre e un quarto del pomeriggio, come faccio ad essere a scuola?»
«Ah, sono le quin-quindici? Avevo letto le dodici. Ah... come ti chiami... a che ora torni?»
«Oh, non lo so... quando magari smetterete di cacciarmi di casa? Quando ti ricorderai il mio nome? Quando la smetterai di andartene a letto col primo che passa davanti alla porta di casa? Decidi tu, quando devo tornare a casa?»
«Quando abbiamo fatto tutte queste cose? Chi ti ha cacciata di casa?»
«Vai a smaltire le canne che ti sei fatta e poi mi richiami e mi parlerai seriamente» ho risposto e ho messo giù il telefono. A dire la verità, non potevo pretendere che si ricordasse, visto che era letteralmente sotto effetto di droghe, di nuovo. Anzi, era piuttosto calma.

«Quindi è per questo che mi hai chiesto alloggio per la notte?»
«Fatti gli affari tuoi e non ricominciare a scassarmi le scatole, capito?»
«Uff, non ti si può neanche dire un monosillabo!» ha esclamato. Anche lui era un ficcanaso. Va bene che avevo parlato davanti a lui, ma non gli avevo dato il permesso di iniziare ad indagare nella mia vita privata. Avrei di nuovo bisogno di te. Mi avresti trovato un posto dove stare. Mi dicevi sempre che se avessi avuto una casa tutta per te, mi avresti ospitata tu, come quella volta che ho dormito a casa tua di nascosto e sono rimasta per almeno mezz'ora rinchiusa nel tuo armadio. Sempre la stessa storia. Sinceramente adesso, quando ci ripenso, mi viene da ridere anche se in quel momento volevo piangere, e non potevo neanche farlo, altrimenti mi avrebbero sentito. Tutte le volte che mi cacciavano di casa, mi trovavi sempre un posto dove stare la notte, una volta da tua cugina, una volta da tua zia, mi avevano sempre accolta bene, pur non sapendo la situazione, ma forse era per quello che non mi avevano trattata male come i tuoi genitori. E rimanevi a dormire con me, ma nell'altra stanza. Principalmente era la scusa per potermi far passare una notte al coperto:«è la mia fidanzata, possiamo passare la notte con te? Mi manchi tanto zietta» non stavamo insieme, ma era l'unica scusa plausibile. Abbiamo dovuto condividere il letto svariate volte, e finiva sempre a battaglia di cuscini. Che spasso! Vorrei che tornassero quei tempi, quelle serate tragiche, con te finivano sempre a risate e a cuscinate. Ti voglio bene Jiho. Sei il mio migliore amico. Anche se non ci sei più. Avrei bisogno di una di quelle serate. Ne avrei bisogno adesso.
«Ora capisco perché non puoi tornare a casa» ha affermato Taehyung
«Fatti i cavoli tuoi!» ho urlato
«Dormi sul mio letto stanotte. Adesso ho fame, tu non ne hai? Cosa vuoi che ti preparo?» mi ha chiesto, sono rimasta stupita dal suo improvviso cambio di tono e dalla sua espressione facciale che è variata in un millisecondo.
«Non ti scomodare, non voglio stare in debito con te, ho i soldi che ho sottratto a mia madre, vado a comprare del cibo con i miei soldi»
«No, non sono i tuoi soldi, sono quelli di tua madre»
«In realtà non sono neanche suoi, non so come se li sia procurati e ho paura a saperlo, ma sicuramente in modi ai limiti del legale... o forse lo so...» ho spiegato fissandoli e poi facendomi cupa ancora di più. Ha suonato il campanello:
«Vado io» ha annunciato prima di dirigersi alla porta
«Si?»
«Piacere, siamo i nuovi trasferiti della porta a fianco! Volevamo... insomma... fare amicizia con i nuovi vicini!» ha esclamato un ragazzo con i capelli neri e con alcune ciocche arancioni, accanto a lui un altro, con i capelli marrone scuro, stava guardando Taehyung, entrambi sembravano intimiditi:
"Ah, be' sono molto contento di avere dei nuovi vicini! Io sono Kim Taehyung, e il mio coinquilino, Min Yoongi, lei è una mia compagna di classe, io e Yoongi veniamo da Daegu, voi ragazzi?»
«Noi veniamo da Busan» ha risposto il ragazzo con le ciocche arancioni
«Io sono Park Jimin, lui invece è Jeon Jungkook» continuò il ragazzo bicolore, anzi, Jimin!
«Ehi, Jungkook, dagli il dono»
«Oh, si! Questi sono per voi, sono dei dolci tipici della nostra città»
«Grazie, siete molto gentili! Prego, entrate. Scusa, Inhye, puoi chiamare Yoongi che sicuramente sta dormendo, ma... sveglialo». Ho sbuffato perché non volevo farlo, ma ho accettato perché non volevo iniziare a fare spettacolo davanti quei due ragazzi, che scocciatura.

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