3.❆
Sono tornata a casa quel giorno. Ero sola. Per fortuna. Mi aspettavo di trovare mia madre. Ho sentito dei rumori venire dalla stanza da letto. Ah sì, c'era mia madre, ma credo che era meglio non disturbare. Mi è brontolato lo stomaco. Ho iniziato a cercare la sua borsa, doveva essere da qualche parte, avevo bisogno di soldi per comprare del cibo e un nuovo pacco di sigarette. Ne avevo solo tre e quella mattina a scuola ne avevo fatte fuori due. Eccola. Trovata. Lo so, mi avresti uccisa se fossi stato qui. Mi avresti presa a schiaffi. Mi avresti detto che non ero così, in realtà, io, e che dovevo tornare in me. Ma tu non sei qui per farlo, e volevo rivivere dopo la tua scomparsa. Ma era impossibile. Volevo uccidere tutto quello che tu amavi di me. Dai miei capelli lunghi ai miei sorrisi. Ho trovato il suo portafogli e ho preso la banconota da 50.000 ₩ (37€) poi uscii di casa in tutta fretta. Sai dove sono andata? Sono andata a mare. L'ultima volta in cui ti ho visto era stata lì. Ci sono andata anche l'anno scorso per il tuo compleanno. E ci andrò anche l'anno prossimo. Su questa spiaggia ho l'ultimo ricordo di te. Di un ragazzo felice, pieno di sogni, progetti, da poter adempiere insieme. Dei tuoi sorrisi e delle tue risate. Quando ti penso svanisce la fame, la sete, il sonno... ma non sono più felice senza di te. Non ho più in cosa credere, in cosa sperare. Non ho più niente: non ho te. E penso che avrei voluto passare più tempo con te: quando mi dicevi di restare per cena ma dovevo scappare, per poi prendermi le mazzate da mio padre. Dovevo allontanarmi da te... per quello? Avrei potuto trascorrere più tempo con te acquistando meno lividi sulla mia pelle. Ricordi quando mi ha lanciato la bottiglia sul fianco? Ho ancora la cicatrice. Volevi andarlo a denunciare, ma io non avevo un luogo dove andare. E quindi ti ho fermato. Avrebbero preso anche mia madre altrimenti, lei e tutta la marijuana che faceva fuori davanti a me quando avevo solo quattro anni. Era illegale, e io ne ero una testimone oculare, ma la stavo lo stesso coprendo... cosa ne sarebbe stato di me altrimenti. In una casa famiglia? No. Mai nella mia vita. La mia vita è uguale a come l'hai lasciata: stesse prove, stesse cicatrici, stesso lavoro. Mi sono seduta sulle pietre e ho fissato l'orizzonte. Ho tolto la giacca e l'ho lasciata cadere sulle pietre. Sotto la camicia tengo sempre il top, quello corto, per poter mettere in bella vista le mie ferite senza dovermi spogliare, lo tengo ancora, anche se tu non ci sei, perché ormai ci sono abituata, mi sento a disagio senza. Era stata una tua idea e io mi ero opposta per via del caldo che poi avrei provato in estate, eppure guarda: adesso non riesco a farne a meno. Qui in spiaggia non c'è più la neve. Vorrei che tu potessi vederlo. Ti penso ininterrottamente. Dove andrò a dormire stanotte? Ieri sono stata cacciata di casa. Teoricamente non potrei tornarci, e se mio padre mi vede, stavolta come minimo mi sgozza. Ieri sono riuscita di nuovo a pararmi da una sua bottiglia che mirava alla mia testa e sono ruzzolata fuori dalla finestra, a causa della troppa forza. Dovresti vedere che razza di ferite ho sulla schiena, penso che si stiano già cicatrizzando, non riesco a toccarmele. Stanotte l'ho passata in discoteca. Si, io che le ho sempre detestate, non avevo dove passare la notte e l'ho passata in discoteca fino alle quattro del mattino, mi sono addormentata su un letto. Stamattina mi sono svegliata lì. Ma non voglio rifarlo.
Stavo seduta a pensarti quando la mia giacca si è poggiata sulle mie spalle sola. Mi sono girata: ah, quel secchione:
«Cosa fai qui?» mi ha domandato con un sorriso da ebete
«Non ti è dato saperlo» ho risposto, ho imboccato le maniche e me la sono abbottonata. Ho messo la camicia dentro lo zaino e mi sono allontanata:
«Ehi! Aspettami!» ma perché continua a venirmi dietro insistentemente, non capisce che mi sta dando fastidio?
«Senti, smettila. Non voglio essere tua amica e la tua presenza continua mi sta davvero urtando»
«A me non importa se ti do fastidio o meno, continuerò finché non diventeremo amici!»
«Stai dicendomi che continuerai a scassarmi le scatole per sempre?»
«Non per sempre, ma solo finché non diventiamo amici. A proposito, non dovevi venire a fare le pulizie?»
«Dovrei cominciare oggi?» ho domandato stupita, lui annuii. Ti somiglia proprio tanto negli atteggiamenti, Jiho, sai?
«Scherzi vero?»
«No, affatto... pensavo fosse scontato»
«va bene... a costo che stanotte mi fai rimanere a dormire» avevo affermato, era la mia occasione per non passare la nottata all'aperto come i barboni
«Posso darti i soldi per affittare una camera in un B&B se vuoi, è un appartamento per studenti, mica un albergo» ha risposto
«No, i soldi mi servono per altro»
«Per delle sigarette che ti rovinano la salute?»
«No, idiota, ma per roba più seria, se ho bisogno di un pacco di sigarette sottraggo il denaro a mia madre»
«Non hai una casa dove andare?» mi ha chiesto sfacciato
«Non sono affari che ti riguardano. O alloggio o te le fai da solo le pulizie. Non sono una serva che deve sottostare ai tuoi ordini!»
«Va bene, d'accordo, ma non lamentarti per domani mattina» ha risposto con un tono della voce piuttosto basso rispetto a prima. Che voleva dire? Vabbè, non aveva importanza, non mi sarei fatta alzare neanche un dito. Continuavo ugualmente a pensare che fosse gay... o bisex. Non trovavo normale quel ragazzo e il fatto che stesse con un altro ragazzo faceva aumentare i miei sospetti. Non ho avuto altra scelta che seguirlo. Dovevo entrare nella tana del lupo.
Appena ho messo piede nell'appartamento ho notato come comunque, fosse carino, piccolo e coinciso, ma ben tenuto e ben arredato, mi piaceva. Un ragazzo con i capelli tinti color menta uscì dall'altra stanza, aveva delle occhiaie sotto gli occhi, probabilmente si era appena svegliato:
«Buongiorno hyung, ti sei svegliato ora?» Ha domandato... come si chiamava... ha un nome difficile... ah, si: Taehyung.
«Si, Tae. Ho dormito tutto il tempo, mi hanno svegliato le tue chiavi»
«Che hai fatto stanotte?» ha domandato
«Sei andato di nuovo a dormire tardi?»
«Sto un po' in ansia per l'esame, ma vabbè...». Esame? Forse frequentava l'università. Era più grande di Taehyung
«Chi è? Il tuo solito mordi e fuggi?»
«No, lei ci fa le pulizie»
«Ah... tu e il tuo sorrisino»
«Dimmi da dove posso cominciare così mi rinchiudo nella prima camera che trovo e ti levo dalle scatole»
«Quale camera? Tu dormi sul divano»
«Immagino sia tua questa stanza vero?» ho chiesto appena ho visto una camera da letto
«Ehi, ma fai così a casa degli altri?»
«Si, problemi? Se ti ha fastidio la mia presenza me ne vado e te le fai tu le faccende domestiche» ho risposto alzando un sopracciglio. Cosa pretende? Mi presto per fargli le faccende di casa e mi deve trattare in questo modo? Preferivo passare la notte all'aperto a questo punto.
«No, no. Ok, quella è la mia stanza, ma tu dormi sul divano»
«Voglio un letto, non un divano, se non ti va bene me ne vado» ho affermato, incrociando le braccia al petto, l'altro ragazzo se n'era andato
«Non pensavo avessi un carattere così determinato» ha osservato sorridendo. Sento che lo ucciderò prima di domani. Quel sorriso da ebete mi dava veramente parecchio fastidio
«Non pensavo fossi così odioso, pensavo fossi più timido» ho detto lasciando cadere lo zaino a terra. L'ha preso e l'ha poggiato sulla sedia. Sono andata nella veranda di testa mia, ho preso una scopa e una paletta iniziando a spazzare il pavimento del soggiorno. La casa era piccola ma carina: si entrava nel soggiorno con un tavolo piccolo e quattro sedie attorno, un mobile su cui c'era la TV, un divano e l'angolo cottura. Un piccolo disimpegno con tre porte: di fronte il bagno, e ai lati le due stanze da letto. In più il balcone provvisto di veranda. Ho inserito gli auricolari e mi sono messa all'opera.
Notes:
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