1.❆
Oggi, sono due anni che non ci sei più, sei morto il giorno del tuo compleanno, compivi sedici anni, e io ero andata a prendere le pizze quando ho ricevuto la telefonata che volevo non mi arrivasse mai. Sto camminando sotto la neve di questo giorno, affondando i miei stivali nel manto bianco e sporco, verso l'entrata della scuola. Vorrei che uscissi fuori da un qualche cespuglio come facevi sempre per farmi ridere. Avresti capito subito che non va tutto bene di nuovo. Sai, vorrei poterti dire che papà mi ha picchiato di nuovo ieri, vorrei poterti mostrare i lividi che mi ha lasciato ieri sera, come facevo sempre. Mi manchi ogni giorno di più.
Ho paura di andare a scuola senza di te, non c'è giorno in cui non ti penso, non c'è giorno in cui non mi manchi, non c'è giorno dove non vorrei che tu ti affacciassi alla porta della mia aula come al solito. Non vorresti saperlo, ma ho un voto di condotta molto basso. Ho la tua età adesso, la tua età in cui sei morto. Oggi avresti compiuto diciotto anni. Spero di non incontrare quelle persone, perché tu non ci sei più ad aiutarmi. Ma penso che se fossi stato ancora vivo non saremmo qui, saremmo già in California, dove volevi portarmi. Eri la mia unica speranza e la mia unica gioia in questo mondo e in questa vita schifosa. Ieri ho scoperto una cosa: Yuki è il nome giapponese per neve, la tua cagnolina l'avevi chiamata così, ed era bianca come la neve; lo sapevi, o era solo una coincidenza? Sai che non credo alle coincidenze.
Coraggio. La campanella è suonata e un altro anno da schifo sta per cominciare.
Mentre salivo le scale, mille studenti, o più, mi spingevano da tutte le parti furiosi, impazienti di entrare in classe, dove trovavano tutta quell'energia o quell'impazienza? Appena ho varcato la soglia della mia aula, mi è arrivata la cover di un telefono in faccia, ovviamente era la sua.
Kang Minho.
«Ehi! La mia cover!» Mi ha urlato, gliel'ho data e me l'ha tirata dalle dita
«Non voglio che la custodia del mio cellulare finisca nelle tue mani!»
«Parla con chi me l'ha lanciata in faccia»ho risposto senza trasmettere neanche una più piccola emozione. Un urlo abbastanza acuto, è passato dalla porta della classe: Park Soo-Young, detta Joy, e Seulgi. Mi hanno spinta mentre mi superavano, cos'è chiedere scusa? Minho ha iniziato a provarci come faceva sempre. Dopotutto, il gruppetto era quello. Chissà che avevano tanto da ciarlarsi.
Mi sono seduta al mio banco vicino all'armadietto malandato mentre le sentivo parlare del nuovo arrivato nella scuola. Che noia, sempre le solite cose. Anzi, non era solo il nuovo ragazzo a scuola, era un nuovo compagno proveniente da Daegu e trasferito a Seoul, sarebbe stato nella nostra classe. Si è affacciato un ragazzo piuttosto alto, i capelli castani lunghi abbastanza, occhi color cioccolato, la pelle chiara, lo sguardo sereno, alle orecchie dei piercing e una punta di timidezza. Stavo giocando col mio cellulare. Le galline della mia classe ovviamente l'hanno circondato immediatamente, io non ho alzato neanche lo sguardo... dopo la tua morte, sono scomparsi tutti i miei sentimenti, te li sei portati con te all'altro mondo. Minho ha preso il portacolori e me l'ha gettato a terra con un sorriso soddisfatto. L'ho guardato di striscio e poi sono tornata con gli occhi sul cellulare, l'avrei raccolto dopo, quando sarebbe andato a posto per via della presenza della prof. Non vedevo l'ora che arrivasse per levarlo di mezzo
«Adesso lo raccogli, piccoletta» affermò con tono duro, come al solito, la sua voce delicata non si addiceva alla sua personalità, nel suo corpo era un peccato
«Ehi! Mi hai sentito? Alzati e raccoglilo!» Ho continuato ad ignorarlo
«Ehi cavolo guardami in faccia quando ti parlo!» Ha urlato alzandomi il viso di colpo
«Ehi, ehi, stai calmo... ahah» ho sentito la risata di quell'altro: Sang Hyonsu. Era dietro di me e ha iniziato a tirarmi la coda. Maledizione, avrei tanto bisogno di te. Faceva tanto male:
«Ehi voi due» ha interrotto una voce profonda
«Perché non la lasciate in pace» ha continuato sempre la voce, i due si sono fermati e se la stavano prendendo con lui, quando è entrata la prof e dietro di lei la solita ritardataria: Lee Soon-Gyu, detta Sunny.
Ora di inglese. Odiavo l'inglese, a te invece piaceva tanto. Il ragazzo nuovo si è seduto accanto a me. Non ho alzato neanche lo sguardo per vedere com'era il suo viso con precisione. La prof ha iniziato a domandarci come avevamo trascorso le vacanze: io l'avevo lasciata scorrere tra continue fughe da casa e tentativi di difesa, purtroppo vani, da mio padre. Tu saresti andato a Tokyo a trovare tua sorella penso. E poi ci saresti stato male per non avermi potuto aiutare. Ho scritto il tuo nome sul mio quaderno d'inglese con la data della tua nascita e quella della tua morte, ho liberato una lacrima solitaria di nascosto:
김 지호
17.03.2002 - 17.03.2018
Si, Jiho, mi manchi sempre tanto.
L'unico amico che io abbia mai avuto. Un giorno, andrò in California, un giorno fuggirò da qui, non potrò farlo con te, mi dispiace, ma sarai felice di sapere che sarò al sicuro. Com'era quella frase in giapponese che mi ripetevi sempre? Ah sì:
"Shinji te hoshii, mukae ni iku yo someday" Che significava:
"Voglio che tu mi creda verrò a prenderti un giorno". Studiavi il giapponese da autodidatta o almeno ci stavi provando. Tu non te la passavi meglio di me a casa, e volevamo scappare. Nell'ultimo periodo prima dell'incidente, stavi lavorando per raccogliere denaro sufficiente a farci scappare in California. Era la mia unica speranza.
La professoressa ha presentato il nuovo compagno, sotto il banco avevo il cellulare e stavo continuando a giocare:
«Presentati» gli ha comandato
«Mi chiamo Kim Taehyung e vengo da Daegu» ha risposto con la sua voce profonda
«Cosa ti porta il trasferimento alla capitale?» la prof d'inglese era una grande ficcanaso
«Devo fare una cosa importante, i miei genitori sono rimasti a Daegu»
«Ah, hai parenti o amici qui?»
«Emh, solo un amico, con cui divido l'appartamento» ha risposto. La lezione é proseguita e io continuavo a scorrere in galleria le foto che avevo con te. Non me ne importava niente dell'inglese.
«Signorina Choi!» Ha urlato la prof
«Il cellulare» ha continuato
«Non lo stavo usando» ho risposto
«E allora cosa stava facendo»
«Stavo controllando il mio rossetto»
«Non mi dica fesserie, il cellulare!» ha esclamato ancora. Ma una camomilla no? Come dicevi sempre tu. Ogni volta che ci penso rido dentro
«È diventata così da quando è morto Kim Jiho, ma non si può rimanere sempre prigionieri del passato»
«Si faccia i cavoli suoi, grazie» ho risposto per poi uscire automaticamente dalla classe.
Notes:
Bene. Questo è il primo capitolo.
La storia è narrata in questo modo
Come se la protagonista la raccontasse a Jiho.
Spero che vi piaccia la storia.
Fatemelo sapere con le stelline.
I purple u💜
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top