india summer

non direi mai che amo ciò che faccio, ma direi che mi porta un orgoglio immenso.

ovviamente non sono orgogliosa di stare con così tanti ragazzi, ma alla fine non era difficile, bastava solo non uscire con loro nello stesso posto. però il mio lavoro era solo di spezzare loro il cuore, nulla di più.

il loro dolore e la loro sofferenza non era un vantaggio per me, lo era solo per le persone che mi avevano ingaggiato per il lavoro.

e ne restereste sorpresi di quante persone vengono nel mio ufficio ogni giorno e mi chiedono vendetta  contro gli ex fidanzati, o ex fidanzate. non posso accettare ogni singola offerta, perché è praticamente impossibile avere più di tre relazioni in una settimana. 

comunque stavo guidando per andare a casa del mio "ragazzo" e continuare il mio lavoro.

questo ragazzo è il più gentile e dolce con cui sia mai uscita, era anche uno dei più alti, con i capelli neri e degli occhi innocenti, come un cucciolo, e mi sembra strano immaginare che abbia fatto quelle cose alla sua ex.

l'anno scorso avreste pensato che lui, e la sua precedente ragazza, sarah, erano la coppia perfetta. erano entrambi dolci, belli e amavano molto il proprio partner. ma ovviamente c'è sempre un difetto nelle relazioni, anche in quelle perfette. 

i suoi messaggi erano pieni di minacce, dove ricattava sarah per farle fare sesso con lui. ma quando lei ripose di no, le conseguenze furono gravi. si ricavò due enormi lividi sullo stomaco, un occhio nero, e perse la verginità, ed ovviamente non avrebbe mai potuto recuperarla.

quando sarah mi raccontò la sua storia, mostrandomi come era finita attraverso ciò che le era rimasto sulla pelle, era spaventata, ma accettai comunque. quindi ora ero insieme ad un ragazzo che abusa delle fidanzate, sempre arrapato, ma che si comportava molto gentilmente con me, ma comunque decisi che era ora di farla finita.

in ascensore, mi preparai pensando a cose che mi facevano arrabbiare, così da rendere la situazione più realistica, pensando a cosa dirgli.

stampato in grassetto c'era il numero del suo appartamento, proprio sulla porta, 1106. presi un profondo respiro e bussai tre volte.

lui arrivò e aprì la porta, che lo spettacolo abbia inizio.

probabilmente è felice che io sia arrivata in ritardo, così potrà subito passare all'ultima parte, quando apre la sua nuova scatola di preservativi.

"calum, dobbiamo parlare" dissi io seria senza nemmeno guardarlo.

alzai lo sguardo e mi accorsi che non stavo parlando con calum, era un ragazzo molto bello, con i capelli ricci e gli occhi color nocciola.

inizò a ridere "io mi chiamo ashton irwin, se stai cercando calum la testa di cazzo è l'appartamento numero 1108"

alzai gli occhi al cielo e dissi "grazie mille, mi dispiace, non farò più lo stesso errore, non busserò più alla tua porta"

mi allontanai ma afferrò il mio braccio "non preoccuparti, prendila come uno scherzo"

"si ma ora devo andare, ho un lavoro da svolgere"

lui ride ancora "lasciare il tuo ragazzo è un lavoro? di solito avere una relazione non è un lavoro"

"hai mai sentito la frase 'fatti gli affari tuoi'?" chiesi scocciata

"gli affari miei? no" rise ancora

"perchè sto parlando con te?"

"stai parlando con me perché non riesci a smettere di sbavare guardandomi, ma non posso farti nessuna colpa, so di essere bellissimo" disse deciso toccandosi il petto facendo scendere la mano fino alla cintura dei pantaloni.

"idiota, era una domanda retorica, non dovevi rispondere" dissi, lui sorrise ed io portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"prima mi chiami calum, ora idiota, sai che la prossima volta mi chiamerai papino, vero? te l'ho detto, il mio nome è ashton" disse lui con sguardo seducente, stavo per tirargli un pugno in faccia.

"okay, ashton, sei felice ora? ho detto il tuo nome" conclusi la conversazione andando verso l'appartamento di calum.

ma sento subito dei passi dietro di me, mi volto e lo stronzo non era entrato in casa, mi aveva seguita. non aveva fiato respirava faticosamente.

"hai corso una maratona? hai fatto solo due passi -dissi io ridendo- che cosa vuoi da me?"

appena riprese il respiro regolare, sorrise dicendo "voglio te"

"ti prego vattene"

ashton alza gli occhi al cielo guardandomi con uno sguardo furioso. "almeno dimmi il tuo nome, tu sai il mio"

"india summers, spero lo dimenticherai"

"credimi non lo farò"

ashton tornò al suo appartamento chiudendo la porta, ed intanto calum aprì la sua.



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