flat tire
la giornata procedeva lenta, così lenta che una lumaca avrebbe potuto fare il giro del mondo, e non sarebbe ancora finita.
per passare il tempo misi uno smalto rosso, mentre continuavo a fissare l'orologio ogni volta che coloravo un'unghia. era ovviamente faticoso ascoltare gente con il cuore spezzato sei giorni alla settimana, con le loro storie, alcune mai sentite e molto originali, altre viste e riviste migliaia di volte.
però quella giornata era strana, erano venute solo tre persone, in media non sono nemmeno la metà di una giornata normale.
questo rendeva la giornata ancora più noiosa, perché ero sola nel mio ufficio, con il rumore dell'orologio e quello delle mie unghie che picchiettavano sulla scrivania.
ma poi arrivò il miracolo, finalmente guardai l'orologio ed era quasi ora di tornare a casa. mi alzai finalmente felice che di poter tornare a casa, raccogliendo le schede più importanti portandole sotto il braccio.
uscendo dell'edificio mi imbattei nelle stranamente piene di traffico strade di Orlando, chiedendomi perché la gente doveva usare la macchina a quest'ora.
salii sul mio vecchio mini van, anche se mi accorsi che era leggermente inclinato, scesi a controllare e trovai una gomma sgonfia. cazzo. non avevo nessuna voglia di dormine nel mini van dentro ad un parcheggio vuoto.
così chiamai l'unica persona a cui tenevo davvero, e che sarebbe stata sveglia a quest'ora.
"pronto?"
"sai di essere il mio migliore amico vero?" chiesi io con tono innocente, sollevando lo sguardo al cielo notturno.
lui sbuffò "meglio che tu abbia una buona ragione perché hai interrotto la mia partita ai videogiochi"
"una gomma del mio mini van è bucata e non ne ho una di scorta" dichiarai.
"quindi vuoi che io ti venga a prendere alle due di mattina per portare il tuo cazzo di culo a casa?"
sapevo che avrebbe reagito così e risi dicendo si.
"india, sai che ti voglio tanto bene, ma sai anche che l'unico mondo esterno che ho visto è su google earth, anche con una pessima qualità"
alzai gli occhi al cielo "michael ti prego, ti regalo un nuovo videogioco"
"penso di averli già tutti -disse ridendo- ma va bene, farò un'eccezione per te, so che hai una tremenda paura del buio"
"oh senti chi parla" dissi incrociando le braccia al petto, anche se non poteva vedermi.
"arrivo tra poco fifona" disse lui per poi chiudere la telefonata, così non dovevo fare altro che aspettare michael.
michael era un grande amico, diverso da tutti gli altri ragazzi. quando ci incontrammo per la prima volta era spavaldo ed arrogante, ma quando lo conobbi meglio mi dichiarò tutte le sue paure e insicurezze di se stesso.
odiava come era fatto, il suo aspetto ed il carattere, ha sempre odiato i suoi capelli, per questo li tinge spesso. diceva anche che il suo naso ed i suoi occhi fossero troppo grandi. ma non era così, continuavo a dirglielo ma lui non dava molta importanza alle mie parole.
mcihael era solo un ragazzo molto sensibile che nascondeva le sue insicurezze dietro al sarcasmo, e per essere felice passava la notte a giocare ai videogiochi anche se il giorno dopo si sarebbe svegliato alle tre del pomeriggio.
dopo circa trenta minuti una macchina nera arrivò nel parcheggio fermandosi vicino a me, e lentamente il finestrino del guidatore si abbassava lentamente, mostrando a poco a poco il dito medio di michael.
"carino da parte tua salutarmi con il tuo bellissimo dito medio" dissi scherzosamente appena riportò le mani sul volante.
"ti vuoi muovere a salire? ho una partita di call of duty in sospeso per colpa tua"
"smettila, non sei divertente" dissi io entrando in macchina e prendendo posto dalla parte del passeggero.
"allora com'è andato il lavoro?" mi chiese appena iniziò a guidare, lo guardai con sguardo furioso come per dire 'sei serio?' e lui si mise ridere "scusa volevo solo sapere"
"è stata una giornata come le altre" dichiarai passandogli il pezzo di carta dove avevo annotato tutto.
michael lo prese in mano leggendolo appena si fermò ad un semaforo rosso.
"un ragazzo che ha rotto la gamba alla fidanzata, uno che ha dormito con la madre della sua ragazza ed un'altro che è stato beccato a fare una cosa a tre con le due migliore amiche della fidanzata. wow"
"già, è così che è andata oggi, sento queste cose ogni giorno, a volte anche peggio"
michael era concentrate sulla strada ma a volte si voltava verso di me "sai, a volte mi sento male per quello che fai india, cioè ti piace davvero questo lavoro?" mi chiese. ed io non sapevo come rispondere sinceramente. all'inizio ero emozionata per questo incarico, ma dopo tre anni avevo praticamente perso la voglia.
sospirai appoggiando la testa contro il finestrino. "non lo so, vorrei solo che le persone che hanno appena affrontato una rottura possano essere felici, quando mi si era spezzato il cuore non ho avuto questa possibilità ma mi sarebbe piaciuto, quindi voglio che darla a loro"
michael annuì silenziosamente per poi dire "si, capisco" e rimanere in silenzio.
dopo qualche minuto cambiai argomento "ho sentito che una delle tue sorelle si è fidanzata qualche giorno fa"
"sta insieme ad april, si chiama ashton irwin, me lo ha presentato ieri e mi è sembrato un po'...ambiguo" disse michael.
appena sentì quel nome suonò una campanella nella mia testa, era il ragazzo di due sere fa. "l'ho incontrato, avrei voluto nascondere la testa sotto terra come un canguro pur di non parlare con lui"
michael iniziò a ridere dicendo "allora non sono l'unico"
"oltre che un idiota com'è?" domandai.
"è il fidanzato di april, ma quando è venuto da noi continuava a guardare l'altra mia sorella, ma non era uno sguardo normale, era più uno da 'non vedo l'ora di portarti a letto', e lei ricambiava a suoi sguardi, sapevo che stava succedendo qualcosa tra i due. volevo dirlo ad april ma non mi avrebbe dato ascolto, dicendo che sono troppo noioso e iperprotettivo"
mi accigliai "quindi non hai detto nulla?"
lui scosse la testa.
"dovresti dirglielo prima che possa succedere qualcosa di più grave di semplici occhiate" gli consigliai.
"si ma so che april è forte, voglio che lo scopra da sola così che possa tirargli un calcio nelle palle a quel cretino"
mi misi a ridere e lui si aggiunse, finché non arrivammo a casa mia "grazie mille michael"
"di niente, ma la prossima volta che il tuo mini van ti manda a cagare non chiamarmi mentre sono ad un appuntamento con la mia xbox, oppure a cagare ti ci mando io" mi sorrise ed io iniziai a ridere.
"okay capito" dissi salutandolo, lui ricambiò per poi guidare verso casa.
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