I° RITAGLIO : 𝕷𝖆 𝕱𝖔𝖗𝖒𝖚𝖑𝖆 𝖀𝖓𝖔 𝖒𝖚𝖔𝖗𝖊 𝖈𝖔𝖓 𝕾𝖊𝖓𝖊𝖈𝖆
𝕷𝖆 𝕱𝖔𝖗𝖒𝖚𝖑𝖆 𝖀𝖓𝖔 𝖒𝖚𝖔𝖗𝖊 𝖈𝖔𝖓 𝕾𝖊𝖓𝖊𝖈𝖆
di E. Cranford
Funerale ad alta quota
La tragica morte di Seneca da Rocha Heaton, avvenuta durante il Gran Premio di San Marino, ha lasciato un vuoto incolmabile nel mondo dello sport e nei cuori di milioni di persone.
Le indagini sull'incidente sono ancora in corso, con esperti al lavoro per chiarire le cause che hanno portato alla scomparsa del cinque volte campione del mondo.
Nel frattempo, il Brasile si è stretto attorno alla salma del suo eroe per un ultimo, commovente saluto. Il corpo di Seneca è stato trasportato da Parigi a San Paolo su un volo che è già entrato nella leggenda. Il comandante, anch'egli originario di San Paolo, ha deciso di collocare la bara, avvolta nella bandiera brasiliana, in business class, smontando alcune file di sedili. Durante il viaggio, ha annunciato ai passeggeri la presenza di Seneca a bordo, invitandoli a rendergli omaggio. L'aereo si è trasformato in una veglia funebre a diecimila metri di quota, con una lunga e rispettosa processione che ha attraversato l'intera cabina.
Celebrato come una Leggenda
All'arrivo a San Paolo, la bara è stata accolta dai soldati dell'esercito brasiliano e posizionata su un camion dei vigili del fuoco per un corteo funebre senza precedenti. Cinque milioni di persone si sono riversate nelle strade, trasformando la città in un mare umano di dolore e gratitudine. Politici, celebrità, militari, operai, famiglie, suore e prostitute hanno condiviso il dolore e l'orgoglio per un uomo che ha unito il Brasile come nessun altro.
La camera ardente, allestita nel cuore della città, è stata visitata da migliaia di persone. Tra i presenti spiccava Alexìs Frost, gli occhiali scuri a nascondere il pianto per il collega e storico rivale.
Mentre le indagini continuano, il Brasile saluta il suo eroe, l'uomo che, più di tutti, ha reso grande il mondo della Formula 1 e che resterà per sempre vivo nei cuori di chi lo ha amato.
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Maggio 2018
La piccola Isabeau era seduta per terra nella sua cameretta, circondata da fogli sparsi, forbici e un tubetto di colla che le si appiccicava alle dita. Il ritaglio del giornale era già consumato ai bordi, ciononostante, lei gli riservava la stessa cura di un tesoro prezioso.
I suoi sei anni la rendevano impaziente e maldestra, ma in questo caso, non avrebbe permesso che qualcosa andasse storto.
Proprio mentre tentava di allineare le forbicine al bordo dell'articolo, sua madre entrò nella stanza. «Tesoro, che cosa stai facendo?» le chiese con un sorriso curioso.
«Sto incollando il pezzo sul mio album» rispose Isabeau senza alzare lo sguardo.
La voce era fin troppo seria, sembrava quasi voler scimmiottare quella di una persona molto più grande.
La madre si accovacciò accanto a lei.
«Finalmente hai un posto dove incollare tutti i tuoi articoli. Ti piace?» domandò, facendo scorrere le dita sull'album nuovo, un regalo che Isabeau aveva ricevuto il giorno prima in occasione del suo compleanno.
«Sì, maman, ma non riesco a tagliare dritto» ammise Isabeau con un pizzico di frustrazione.
Le mostrò il ritaglio che stava cercando di sistemare: una fotografia dell'enorme folla ai funerali di Seneca. «Mi aiuti? Non voglio tagliare la testa a zio Frost per sbaglio.»
La madre rise piano e prese le forbici, così piccole per le sue mani adulte. «Certo, ci penso io.»
Gli occhi di Isabeau seguirono le forbici mentre tagliavano il contorno. Era attenta, quasi preoccupata che anche la mano esperta della madre potesse sbagliare e rovinare l'immagine.
«Perché ti piace così tanto Seneca?» indagò la madre, curiosa.
Isabeau ci pensò un momento, poi rispose con una fermezza sorprendente.
«Perché Zio Frost e babbo dicono che era un pilota super bravo. Tanto coraggioso e pieno di passione. Anche io voglio essere come lui, da grande!»
La madre posò la foto ritagliata perfettamente tra loro, carezzando i capelli lunghi e lisci della figlia con un sorriso affettuoso. «E lo sarai, piccola mia. Lo sarai di sicuro.»
Isabeau annuì, mentre prendeva la colla e fissava la foto nell'album con cura. Una volta fatto, lo sollevò davanti agli occhi per ammirarlo, soddisfatta del proprio operato.
«Ora me lo leggi, maman? Per favoreee.» Isabeau sbatté le palpebre in quel modo irresistibile che aveva perfezionato negli anni, ma non per chiedere gelati o caramelle, come gli altri bambini. No, aveva affinato quella tecnica per ottenere racconti di corse, articoli sui campioni di Formula 1 e, più di ogni altra cosa, tutto ciò che parlava di Seneca da Rocha.
Perché Isabeau non voleva solo sognare le piste: voleva viverle, un giorno.
E in quel giorno, sperava di essere ricordata proprio come lui. Forte, coraggiosa... Una leggenda.
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