42.


- Avanti, io ti do la spinta verso l'alto - aveva cominciato pazientemente a spiegare fin dai primi passi che avevano percorso, inutilmente, perché lei non accennava ad ascoltarlo - Ti attacchi alla ringhiera, ti tiri e una volta li, la scavalchi -
Elene aveva alzato gli occhi al cielo, rifiutandosi di immaginare la scena della sua possibile ennesima caduta.

- Certo, è chiarissimo, più facile a farsi che a dirsi proprio - affermò con sarcasmo.

- Smettila di protestare e presta attenzione! - la rimproverò con un vago cenno di divertimento. Aveva sperato che, con il ritorno della vista, sarebbe tornata anche la sua sportività nascosta, ma niente. Quella era proprio seppellita.
- Sei impossibile - insistette lui, senza preoccuparsi di camuffare il suo divertimento.
Ma non c'era davvero nulla di divertente in quel momento!

- E tu sei il solito bisbetico! - borbottò in risposta, irrigidendo le spalle, fingendosi offesa.
Harry liberò l'ennesimo sorriso divertito. Come poteva arrivare ad amare addirittura quello?
E dopo giorni, ore, passi, scontri, baci, carezze e cadute, erano ancora lì a litigare per scavalcare una ringhiera. Quella ringhiera. Inevitabilmente il tempo si riavvolse fino a tornare ai giorni in cui lei era ancora bendata ed in pigiama che gli cadeva addosso. Quando tutto era cominciato. Quando non faceva altro che fargli sgambetti ed aveva finito per farlo perfino al suo cuore.
Conquistato, rapito.

- Forza! - le appoggiò le mani sui fianchi, per farle poi scendere verso la curva del sedere con un'espressione strafottente e divertita sul viso. Non era riuscito a resistere.

Aveva avvertito la tensione crescere dentro di lei non appena era salita sulla prima roccia, primo passo verso la sua breve e speranzosamente indolore, scalata. Stava quasi per cominciare ad apprezzare la sua gentilezza nel cercare di aiutarla, quando la nascente soddisfazione venne bruscamente interrotta dalla sua improvvisa palpata. Alzò gli occhi al cielo quasi con rassegnazione. Uomini.

- Se è una scusa per toccarmi il sedere, non attacca - disse voltandosi indietro verso di lui.

- Non dire sciocchezze e concentrati! - le intimò tentando di nascondere l'ennesimo sorriso divertito sulla faccia.

Facile a dirsi per lui, avrebbe volentieri cantilenato, ma decise di trattenersi per il bene della sua minacciata sopravvivenza. Raggiunse la ringhiera del terrazzo in manienra traballante, mentre con una mano si teneva il vestito fin sopra le ginocchia e l'altra fluttuava nell'aria alla disperata ricerca di maggiore equilibrio. Si attaccò bruscamente alla ringhiera prima di liberare un istintivo sospiro di sollievo. Mancava poco per essere sana, salva ed illesa dal lato giusto del terrazzo. Solo scavalcare. Con uno slancio si sedette sul bordo e decise con titubanza di far passare la prima gamba. Il vestito volò con una raffica improvvisa di vento, ma non se ne preoccupò, mancava pochissimo. L'altra gamba seguì la prima con gli stessi lenti movimenti. Sorrise soddisfatta non appena si ritrovò dal lato desiderato, ancora seduta sulla ringhiera. L'impeto di esultare con soddisfazione, le morì in gola non appena si accorse che qualcosa la stava tenendo ancorata alla precedente posizione, nonostante si stesse sforzando di scendere. Un'improvvisa ondata di timore l'avvolse e si girò con studiata lentezza. Sgranò gli occhi vedendo l'ampia gonna del vestito svolazzare e spifferi di fresca brezza colpirle le gambe e tutto ciò che doveva restare sotto la gonna, possibilmente al riparo.

- Che stai facendo?! - urlò sconcertata.

- Cerco di liberare il lembo no? - rispose lui mentre cercava di impegnarsi a sciogliere il nodo che aveva stretto un lembo dell'ampia gonna azzurra, ad un fitto cespuglio. Quella scema nemmeno apprezzava!

- Alzandolo tutta la gonna?! Pervertito! -
Ecco appunto, pensò scansandosi alcune ciocche dal viso, era la solita malfidata.

- Dovresti ringraziarmi invece di criticare! - replicò nel vano tentativo di zittirla. Il lembo sembrava proprio non volersi staccare, mentre lui continuava a tirare a destra e sinistra. Quel vento certamente non aiutava, neppure il suo autocontrollo, da quella posizione poteva vedere tutto.

- Critico dal momento in cui sono bloccata su una ringhiera ed il mio vestito svolazza qua e là! -

- Ce l'ho quasi fatta - aveva già smesso di ascoltare le sue lamentele, troppo concentrato a terminare quello che aveva cominciato. Finalmente riuscì nel suo intento. Lasciò che il vestito riprendesse ad ondeggiare sotto la forza incessante del vento. Respirò profondamente, sperando di nascondere il lampo di lussuria che aveva attraversato i suoi occhi in quello stesso momento
- Ok ora puoi muoverti -
Scattò velocemente in avanti, impiegando decisamente meno tempo per scavalcare quella benedetta ringhiera. Arrivò di fronte a lei e giurò che lo stesse guardando in un modo che non le aveva mai visto fare fino a quel momento.

Aveva sentito le forze risorgere per la soddisfazione dello scampato pericolo. Non era caduta! Esultò mentalmente per quel traguardo raggiunto, doveva essere più sicura di se stessa, continuò ad ammonirsi fin quando non le apparve letteralmente davanti. Ma...come aveva fatto? Aveva una gazzella nascosta dentro il suo corpo? La guardava, e come la guardava. Bastò poco, pochissimo per far sì che la tensione svanisse, affondata da un diverso desiderio di sopravvivenza. Se così si poteva chiamare. Inconsciamente rispose con lo stesso sguardo incandescente, pronta, come sempre.

- Hai visto non sono caduta - mosse un passo in avanti, lentamente, ne seguì un altro, fino quando non fu a pochi centimetri da lui.
Lui, che era diventato una calamita, più cercava di allontanarsi, più ne risultava attratta, più le impediva sfuggirgli. Più lo desiderava. Sa essere contorta spesso la mente umana. L'aveva detestato così profondamente alcune volte, mentre ora lo desiderava talmente tanto da non ricordare neanche più quanto l'avesse odiato prima. Riusciva a ricordarsi solo l'istante in cui si era innamorata di lui.

Il destino certe volte è crudele, certe burlone, altre si prende letteralmente gioco di noi.
Il destino mosse il suo passo con imprevedibile velocità, mentre lei continuava ad avanzare sicura. I suoi occhi erano un richiamo, il suo sguardo era tentatore artefice di brama. Si perse tra pensieri peccaminosi dal retrogusto innamorato. Si perse nell'intensità dei suoi sguardi. Era sempre stata distratta, ma in quel caso non si accorse nemmeno che il vestito continuava a tirare, forzato dai suoi passi decisi, fin quando non la bloccò definitivamente, tirandola all'indietro. Non ebbe neppure il tempo di pensare mentre si lasciava trascinare indietro da qualcosa. Oh no.
Harry le afferrò immediatamente un braccio, schiacciandosela contro, anche per farle recuperare l'equilibrio. Superato lo sgomento, il cervello riprese a girare e la curiosità la spinse a voltarsi, per capire cosa fosse esattamente accaduto. Corrugò la fronte indispettita. Ancora una volta quel vestito stava attentando alla sua vita.
Ecco quando si dice che il destino posa il suo zampino e si prende gioco di chiunque gli capiti a tiro. Non avrebbe spiegato altrimenti come sarebbe potuto essere possibile che il suo vestito si incastrasse continuamente tra piante e cespugli! Bello, era stupendo, ma anche molto lungo!

- Ammettilo, lo fai di proposito - ghignò, premendosela maggiormente addosso.

- Hai scoperto la mia tattica, come farò adesso? - esclamò lei sarcasticamente
- Magari atterrarti addosso sarebbe stato più divertente - fu lei a ghignare, questa volta, alludendo alla sua scampata caduta, o meglio alle sue precedentemente non scampate cadute.

- Per me sicuramente no -

- Esagerato - alzò al capo, che fino a quel momento era rimasto comodamente appoggiato alla sua spalla, beandosi di quel senso di calore e protezione che emanava - Grazie per avermi afferrata in tempo -

- Non credere di cavartela così - sussurrò con aria minacciosa. Elene assottigliò gli occhi, mentre il suo sguardo mutava in sospetto.
Harry sfoderò un sorriso rassicurante e sincero. Tracciò una scia immaginaria con un dito, sul suo viso, quel viso che aveva tanto aspettato di poter vedere. Partì dalla tempia, solcando delicatamente quella morbida carne, fino a sollevarsi sulle rotondità delle sue labbra, carnose e tentatrici. Lei le separò appena, chiudendo gli occhi, come assorta. Eccolo, ancora una volta quel magico richiamo che lo spingeva verso di lei. Aveva contemplato a lungo quelle labbra, erano sempre state un'invitante tentazione. Ma ora, immerse nella loro cornice rosea, erano diventate la sua rovina, la sua condanna.
Le sfiorò cautamente con le sue e la sentì accendersi, la pelle bruciò sotto la sua e la tensione si sciolse come lava. Ecco, quella sarebbe dovuta essere la sua unica fine. Un bacio, bastava solo un bacio. Gustò di nuovo con l'attenzione della prima volta, il suo sapore, cercò di imprimere, ancora ed ancora nella memoria, quelle sensazioni. Finché il battito del cuore contro il suo, non invase anche quei pochi stralci di lucidità rimasti nella mente. E si perse ancora.



- La prossima volta direi di scegliere una strada meno complessa - sospirò con lieve affanno. Era stato un bacio dirompente, cominciato cauto, per poi esplodere con la stessa forza che sembrava avvolgerli ogni qual volta si toccassero, si sfiorassero.
Harry le sorrise ancora, quanto poteva essere facile sorridere a lei, per lei.

- Invece direi che comincia a non dispiacermi evitare le tue ridicole cadute -
Spalancò gli occhi un po' per sorpresa, un pò per indignazione. Possibile che dovesse continuamente rinfacciargliele?

- Maniaco! -







- Mi faccio una doccia -
si liberò velocemente dei vestiti bagnati ed appiccicosi che cominciavano a generargli piccoli brividi sulla pelle. L'aria della notte si era fatta pungente, mentre nella stanza regnava il giusto tepore. Aveva bisogno di una doccia, era vero, ma in realtà il suo voleva essere un tacito invito.
Ma lei arrossì improvvisamente e lui non controllò la bruciante pressione che lo invase.

- Va bene - rispose lei leggermente in imbarazzo.

Harry si chiuse in bagno senza più replicare e nessuno dei due parlò più. Una scia di irritazione lo colpì in pieno. In realtà era delusione, amara e pesante. Aveva sperato che lei leggesse quella silenziosa richiesta di unirsi a lui, eppure sembrava essersi intimidita ancora di più. Come se sentisse il bisogno di dover riscoprirlo ancora, conoscerlo di nuovo.

Era rimasta davanti alla porta, immobile. Una scimmia era sbucata dalla sua immaginazione con un cartello che diceva: SCEMA!
Ma che idiota! Perché, si domandò, perché era rimasta così imbarazzata? Lei adorava prendere l'iniziativa in certe situazioni, eppure lui esercitava ancora quello strano fascino intimidatorio su di lei.
Cominciò a fare avanti e indietro davanti alla porta del bagno come una pazza, rimuginando  e reclamando velocemente una decisione. Accidenti! Ma perché diavolo doveva restare lei, a camminare come una pazzoide davanti alla porta del bagno, completamente vestita, mentre lui era dentro completamente nudo?!
Bastò poco affinché il suo lato oscuro risorgesse dalle coltri di imbarazzo e timore.
Mise via quel bellissimo abito, con la dovuta attenzione, prima di spalancare a passo di carica la porta del bagno. Tergiversò appena davanti alla porta leggermente opaca della doccia. La sua sagoma si muoveva silenziosa e con movimenti sinuosi, sotto il forte scroscio dell'acqua.
Prima di poter riavvolgere il suo coraggio e defilarsi velocemente, aprì la porta della doccia, ancora mezza vestita, cercando di tenere gli occhi puntati solamente verso i suoi, che ora la stavano guardando con pieno segno di stupore.
Lo baciò. Si premette contro quelle labbra che giurò non si sarebbe mai stancata di assaporare, testare e scoprire. Così morbide.

E la paura si scompose in tanti frammenti di impetuoso desiderio.

Harry avvolse le braccia intorno al suo corpo, ancora troppo vestito per i suoi gusti, prima di schiacciarla contro la parete piastrellata della doccia.
Si staccò appena per guardarla negli occhi. Solo allora riprese a porsi le sue domande.

- Non mi sei sembrata tanto propensa poco fa - lasciò scorrere le dita lungo la sua gamba in leggere e seducenti carezze.

- Avevamo una promessa da onorare mi pare - biascicò distratta dai suoi lussuriosi tocchi.

Il lampo di un ricordo sfrecciò veloce nella sua mente, interrompendo la sorpresa e perfino l'eccitazione, riempiendolo di una nuova emozione, di una nuova consapevolezza.
Quando si sarebbero potuti guardare negli occhi.
- Solo se sei sicura - affermò con fermezza. Voleva, aveva bisogno che lei non dovesse potersene mai pentire. Non di lui.

Elene cercò ancora nei suoi occhi quel legame che li aveva trovati e riconosciuti fin dal primo sguardo. Fin dalla prima luce. Era lì, che la osservava con un'espressione carica di parole. Trepidante di una risposta, di una certezza, trepidante di lei.
- Tu? -

- Io cosa? -

- Mi vuoi? - sussurrò, mischiando fiato e voce. Lui annuì deciso, subito prima di baciarla con forza, possesso, ossessione. Ricambiò con la sua solita ostinazione, con la solita voglia di dirgli, solo con un bacio, che era sua.
- Allora prendimi -

La fiamma del desiderio divampò nello stesso momento in cui si immersero tra le onde della loro passione.






La raggiunse davanti allo specchio subito dopo essersi coperto con un asciugamano, mentre lei, avvolta da un candido accappatoio bianco, si pettinava i capelli umidi.
L'abbracciò restando alle sue spalle, poggiando la testa nel incavo del suo collo, sentendo ancora il bisogno di lei.

- Quella è la spazzola che usi sempre? - domandò notando il pericoloso oggetto che stringeva in mano.

- Si - rispose lei immediatamente - È molto comoda e non fa male -

- Bene - disse mentre gliela strappava velocemente di mano per gettarla nella piccola pattumiera accanto a loro. Elene spalancò gli occhi, completamente impreparata a quel gesto e spiacevolmente stupita. Ma era la sua spazzola!

- Ma cosa fai! - urlò cercando di recuperarla mentre lui cercava in tutti i modi di impedirglielo. Ma cosa aveva contro quella cosa?

- Meglio eliminare tutto ciò che tu possa usare come arma -
E lei improvvisamente ricordò, scoppiando in una sonora risata subito dopo. Ops!
Harry capì immediatamente che lei aveva appena ricollegato il motivo della sua avversione per l'oggetto incriminato.
- Si può sapere cosa ci trovi di divertente? - brontolò fintamente offeso.

- Quanto avrei voluto vedere le scena! - farfugliò tra le risate - Che dici, ci riprovo? Secondo me non avrò la stessa fortuna di prenderti in pieno -

Non poté non accogliere quella sfida. Il suo orgoglio non l'avrebbe permesso. Le bloccò entrambi i polsi, trattenendola contro di lui, mentre ancora lo guardava divertita.

- Provaci - soffiò sfidandola, avvicinando le labbra alle sue.
Elene fece pressione tentando di liberarsi con cautela, ma la sua presa sembrava tutt'altro che leggera. Mentre lui si avvicinava, la sua indole combattiva pian piano si smorzava, annientata da quella vicinanza.

- Non vale - si dimenticò perfino di osservare i tatuaggi sul suo petto. Di una cosa era certa, era pieno. Solitamente non era amante dei tatuaggi. Ma in quel momento, si sarebbe fatta piacere qualsiasi cosa.

- Con te tutto vale, sei violenta - si scagliò ancora contro la sua bocca, felice di trovarla, ancora e sempre, pronta a rispondere a lui. Ad incastrarsi perfettamente con lui.
Lanciò una veloce occhiata allo specchio. Le loro figure incastrate si muovevano in perfetta armonia e sincronia, persi l'uno nell'altra. Fu in quel momento che il suo cuore sembrò sobbalzargli nel petto. E se fino a quel momento non era ancora stato sicuro di quale nome, forma o colore, potesse avere il sentimento che era letteralmente esploso per lei, ora non ne aveva davvero più dubbi. Spazzati via dalla reale consapevolezza di loro due insieme, uniti.
Visti.
Doveva vederlo anche lei, se solo un dubbio ancora minacciava la resa indiscussa del suo cuore, allora doveva vedere ciò che aveva appena visto lui.
Con un movimento brusco la fece voltare, portandosi alle sue spalle. Le prese il viso con una mano, mentre l'altra era ancora impegnata a spingersela contro, a favorire i suoi movimenti.
Ed il suo fiato spezzato si scontrò contro l'orecchio.
Apri gli occhi, guardaci.

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