41.



- Dovrei ricordare qualcosa, vero? -
il molo di legno sotto i suoi piedi scricchiolava appena, mentre le ondine del lago si schiantavano contro di esso.

- Come potresti - sorrise accarezzandole la vita con una mano - Ma sono sicuro che se ti spingessi in acqua, ricorderesti immediatamente - Elene spalancò occhi e bocca non appena vide l'espressione maleficamente soddisfatta sorgere sul suo viso. Improvvisamente ricordò. Si guardò intorno cominciando a dare una forma ai suoi ricordi, legando le immagini alle sensazioni. Il molo non era alto come aveva immaginato dopo la caduta e la stradina nascosta tra le siepi, proprio dietro di loro, non era così tortuosa come aveva creduto sul momento. Posò di nuovo gli occhi su di lui, che non aveva mai smesso di guardarla.

- E' stato quando...quando... -

- Quando ci siamo baciati per la prima volta - soffiò con una cadenza suadente. Aveva sentito il cuore fare una capovolta mentre la osservava analizzare l'ambiente intorno a lei. Stava ricordando, stava dando luce e colori poco a poco al buio in cui era stata prigioniera. Stava rivivendo quei momenti, aggrappandosi a quelle nuove immagini, ne era sicuro.

- Ricordo - sorrise a sua volta, inclinando appena la testa per mascherare l'imbarazzo ed il crescente rossore sulle guance. Ricordò l'immensa paura provata mentre si era sentita fluttuare in aria, aveva creduto di aver inghiottito mezzo laghetto quando era finita in acqua. Le aveva fatto prendere uno spavento colossale. Ricordò quell'improvviso senso di malessere dovuto alle sue critiche, proprio quando aveva cominciato a rendersi conto del significato che aveva assunto per lei.
Quel bacio era stato improvviso, inaspettato ed incredibilmente intenso. Aveva superato la titubanza e l'incertezza iniziale velocemente, come se tutti quei litigi non avessero fatto altro che mascherarlo. Come se non avessero desiderato altro se non quello, fin dal principio.

- Volevo che lo vedessi - la mano scivolò più in alto lungo la sua schiena e lei avvertì la colonna vertebrale tremare al suo passaggio. Si posizionò davanti a lei, poggiandole le dita sul viso, per costringerla a guardarlo ancora. Come non avrebbe mai voluto smettesse di fare.

Non aveva mai avuto la fama di essere una persona mansueta, anzi, era sempre stata un tipino tutto pepe ed esagitato, dispettoso e spesso anche rissoso. Dovette imporsi di ammetterlo nel momento esatto in cui la miccia della sfida si accese in lei. Aveva ancora la sua cravatta in mano, abbassò il viso per guardarla, staccando gli occhi dai suoi, un istante prima di portarsi alle sue spalle e imitare gesti che poco prima aveva fatto a lei.

- Fermo - cominciò a far scorrere le mani sul suo corpo, lentamente. Si avvicinò al suo viso tentando di combattere contro l'irremovibile tentazione di baciarlo e abbandonare così i suoi propositi bellicosi.

Aveva chiuso gli occhi non appena il tessuto sottile della cravatta gli aveva serrato la vista. Restò imbambolato per qualche istante cercando di ragionare su cosa potesse mai passare per la testa di quella banshee travestita da principessa. Poi però, le mani sul suo corpo, traghettarono la sua mente verso altre orizzonti, verso nuove mete, mentre l'eccitazione sorgeva velocemente tra i suoi organi.
Credette di impazzire non appena sentì il suo respiro sul viso, senza toccarlo, privandolo ancora di quel contatto che tanto stava anelando.
Improvvisamente la sua presenza svanì e lui non fece in tempo a rendersi conto del rischio, che avvertì improvvisamente l'equilibrio abbandonarlo. Il contatto con le acque tiepide del lago spense improvvisamente tutta la sua eccitazione. Riemerse velocemente, strappandosi l'indumento gocciolante dagli occhi con un gesto nervoso. La sua figura gli comparve dall'alto del molo e rideva. Rideva per niente pentita del suo gesto poco garbato. Rideva di una risata contagiosa e spensierata, davvero divertita, che riuscì immediatamente a spegnere il suo principio di ira. Quella bastarda stava imparando a giocare con i suoi stessi modi.

- Ti diverte? - domandò studiandola con attenzione, ancora incerto se la frenesia e l'elettricità che sentiva addosso fosse per rabbia o per un'indescrivibile adrenalinaca scarica di eccitazione.

- Dovevi aspettartelo Styles -
Si sporse in avanti, piegandosi sulle ginocchia, proprio al limite.
Non era affatto pentita, la sua espressione appariva pienamente soddisfatta, nonostante lui continuasse solamente a notare l'immensa dolcezza emanata dai suoi occhi.

- Questa me la paghi! - grugnì e lei rispose con un'espressione altezzosa e sfrontata. Sembrava volergli dire: vieni a prendermi.
Con piacere. - Aiutami ad uscire - alzò una mano, ma lei scattò immediatamente all'indietro.

- Puoi scordartelo! Come minimo mi trascino dentro! -
Risalì direttamente da dove era stato lanciato, facendo appiglio sui muscoli delle braccia, per poi ritrovarsela esattamente di fronte.

- Vieni qui - ordinò con un tono duro e fermo, tirandosi i capelli all'indietro. Un brivido scosse il suo corpo.
Mosse passi veloci, senza badare al tessuto bagnato appiccicarsi addosso ad ogni movimento. Lei mosse ancora qualche passo veloce all'indietro.

- No, allontanati! - disse sbattendogli una mano sul petto per frenare la sua veloce avanzata. Per mantenere la distanza - Sei tutto bagnato -

- Quale scoperta, vieni qui - le afferrò il polso che cercava ancora di trattenerlo e senza molta difficoltà le avvolse le braccia intorno al corpo.

Elene tentò immediatamente di liberarsi dalla sua presa opponendo resistenza, fin quando la sua testarda forza non la costrinse ad abbandonare ogni protesta. Incastrò la testa tra il collo e la spalla, mentre lui lasciava aderire il corpo al suo con forza.
Si rifugiarono nuovamente nel calore umido di quell' abbraccio, respirando uno l'odore dell'altra, mentre il lago continuava a cullarli nella sua altalenante quiete. Una leggera brezza, il rumore delle acque che vi si increspavano sotto il suo passaggio, la luce che si schiantava contro l'oscurità silenziosa della notte. L'inganno era venuto a galla, con esso erano stati trasportati sentimenti nati per caso, da un gioco, da una bugia, che ora andavano consolidarsi nella forza muta di un abbraccio. Dove ogni sensazione è più forte e vera delle parole. Dove il proprio cuore riesce a vedere prima degli occhi, ed una volta che essi si aprono, restano inevitabilmente legati.

Harry ruotò appena la testa, convinto che lei lo avrebbe assecondato. La sua tenacia riemerse nell'istante in cui la sentì imitarlo, girando il capo fin quando la guancia non entrò in contatto con la sua. Tracciò una scia di baci, percorrendo la sua pelle candida con venerazione, fin quando non raggiunse le sue labbra, sulle quali si lanciò come un disperato.
Ti ho presa.

Elene si lasciò conquistare dal suo desiderio, si lasciò vincere dalla sua bocca, si lasciò amare dal suo bacio. Aprì gli occhi indecisa, sbattendo velocemente le palpebre, che ancora tendevano automaticamente a chiudersi. Ma lei le aprì, supplicando la mente di restare concentrata e gli occhi di poter finalmente guardare.
Harry.
Il suo volto sembrava volesse avvicinarsi ancora di più, man mano che il suo bacio si accendeva. I capelli bagnati poteva sentirli gocciolare tra le dita, mentre qualche ciocca le inumidiva le guance.
I suoi occhi erano chiusi, le ciglia lunghe e scure ad incorniciarli. Sembrava perso in quel bacio e lei era persa di lui.

Interruppe il bacio quasi bruscamente, lasciando aderire la fronte sulla sua.
- Dopo domani torneremo alla vita "reale" - sussurrò tesa.

- Cosa ti preoccupa? - la voce roca e profonda ebbe il potere di scuoterla fino al più lontano estremo del suo corpo. Ancora una volta le sue insicurezze tornavano a galla in una disperata richiesta di soccorso.

- Come fai a sapere che c'è qualcosa che mi preoccupa? -

- Lo so, ho imparato a conoscerti - rispose sbrigativo, quasi dispiaciuto che potesse ancora nutrire timori. Il modo in cui si era staccata da lui era stato esplicativo. Ma non aveva sciolto il suo abbraccio, quasi come se si fosse potuto ancorare a lei.
- Allora? -

Elene rimase perplessa, mentre uno strano calore si andava propagando dai polmoni fino alla punta di ogni arto. Deglutì a vuoto, sentendosi quasi stupida. Quanto odiava lasciarsi trascinare dalle insicurezze.

- Passeranno almeno due o tre mesi prima che io possa riuscire a trasferirmi a Londra - spiegò lentamente, cercando di controllare la forza del suo stesso respiro.

- E quindi? -

- Quindi mi sembra ovvio, non mi far finire - sospirò, convinta che già sapesse quello che stava cercando, con difficoltà, di dire - Ci conosciamo così poco - scosse la testa, quasi a volersi ammonire che era una follia. Dopo anni di improntata razionalità, era riuscita a cadere dentro quella tela di follia. Semplice, era stato così semplice.

- Non davvero poco - si lamentò lui, marcando la sua stretta.
Elene alzò gli occhi al cielo. Probabilmente stava facendo il finto tonto di proposito. O forse non aveva realmente capito dove lei volesse veramente andare a parare. Era una richiesta così assurda, alla quale non avrebbe dovuto dare tutto quel peso. Ma ormai era tardi per rimangiarsi tutto.

- La verità è che sarebbe bello se riuscissi a passare qualche giorno con me a Bologna - farfugliò infine.
Lo sguardo del ragazzo si intensificò, mentre la guardava come se fosse stata l'unica cosa avesse voluto poter vedere per il resto della sua vita.

- Sai però che non sarebbe lo stesso - cercò di mantenere un tono fermo, seppure il suo cuore avesse cominciato a rotolare e sbattere ovunque. Lo sentiva perfino in gola.
Lei piegò appena la testa, abbandonando il suo sguardo.

- Si, ma sarebbe bello - ammise.

- Devo partire con i ragazzi, Steven non mi permetterebbe mai di rientrare da solo -

- Non intendevo adesso, adesso... - sospirò ancora, quasi convinta ormai che non avesse proprio capito - Va bene, lascia stare, so che sarebbe complicato -
La sua delusione fu quasi dolorosa, tanto che lo costrinse a prenderle il viso tra le mani, per poterle imporre di guardarlo ancora.

- Verrò - promise con  onestà - Entrerò nel tuo mondo, dammi solo un pò di tempo -

Elene socchiuse gli occhi, non faceva altro che guardarlo incantata. Eh, come rifiutare, pensò nella sua testa. Lo abbracciò ancora, poggiando di nuovo la testa sulla sua spalla. Ormai non le importava più di essersi infradiciata, non che le fosse davvero importato fin dal principio.

- Grazie -

L'atmosfera si fece magicamente più silenziosa, segno che i clamori del galà stavano finendo.

- Forse è meglio rientrare - affermò con estrema svogliatezza. Harry invece sembrò irrigidirsi.

- Se Steven ci scopre, mi riduce in poltiglia - disse, passandosi nervosamente entrambe le mani tra i capelli, cercando di sistemarli al meglio, in modo che non gli coprissero il viso. Elene rimase ancora una volta imbambolata a contemplarlo. Perchè doveva farle quell'effetto, non era politicamente corretto. Registrò in leggero ritardo la sua affermazione che, una volta fatto, la costrinse ad imitare la sua precedente reazione. Quell'uomo sembrava avere l'innata capacità di renderla nervosa.

- Ma chi è, il vostro manager o la vostra babysitter?! -

- Meglio non farsi vedere - ordinò guardandosi intorno. Chiunque in quel punto avrebbe potuto vederli o peggio ancora fotografarli. Un'ondata di rabbia si impossessò delle sue membra al pensiero che qualcuno potesse mai un giorno parlare male di lei. Doveva trovare un modo di rientrare il prima possibile.
Lei sembrò avvertire la sua tensione e istintivamente strinse la sua mano. Rimase stupito a quell'improvviso intimo contatto. Strinse maggiormente la mano e un'idea, o meglio un ricordo , rifiorì tra i suoi vaneggianti ragionamenti - Che ne dici - sorrise sghembo - Saliamo dal tuo terrazzo? -
Quella fu come una doccia fredda. Elene sgranò gli occhi spaventata, o meglio, terrorizzata.

- Oh no di nuovo! - No. No, no e ancora no! Non si sarebbe mai prestata ad intraprendere quella scalata in abito lungo e tacchi!...Bene, non aveva tacchi, ma il principio era esattamente lo stesso: un corpo che cade. Se già la natura le aveva regalato poco, pochissimo, quasi inesistente equilibrio, lei aveva il dovere di tentare di preservarsi, non rischiare di rompersi qualcosa più volte nell'arco di una giornata!
Harry sghignazzò divertito.

- Non fare la fifona - le intimò prima di afferrarle un braccio e cominciare a camminare, come ormai si era abituato a fare.

- Ti odio - borbottò lei visibilmente infastidita.
Si voltò a guardarla, aveva la fronte corrugata da una strana e adirata espressione. Lasciò che la mano scivolasse fino a raggiungere la sua, che strinse velocemente.

- Senza rischiare di distruggere le mie parti basse questa volta -
Elene ricordò in un flash tutte quelle volte in cui lo aveva accidentalmente colpito con qualcosa, o semplicemente gli era caduta addosso. Anche se in realtà non aveva immagini concrete da ricordare. Improvvisamente, il suo lato diabolico e bellicoso le suggerì che, a quello, avrebbe potuto rimediare.

-  Questo proprio non te lo prometto -

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