33.
- Dove siamo? -
- Sul lungo lago - rispose lasciando scorrere gli occhi sul paesaggio. Liberò un sospiro di sollievo riconoscendo a pochi passi da loro la familiare strada che spesso percorreva per la sua solita corsa mattutina. Aumentò la presa sulla sua vita - Dovremmo esserci -
- Vedi l'albergo? - domandò lei curiosa.
- Riconosco questa piazzetta - la vedeva spesso, ma non aveva mai pensato di avvicinarsi. Di solito faceva dietro front prima - Ma qui è pieno di chiese? -
- Dev'essere bella la chiesa sul lago, romantica - asserì lei con aria sognante. Arrossì al pensiero che si sarebbe beatamente concessa nella canonica di un prete. Ma dove erano finite le norme di buona condotta? Probabilmente disperse insieme al suo buon senso. Eppure quel ragazzo esercitava troppo ammaliante potere su di lei, tanto da non lasciarle neanche un accenno di considerazione di combatterlo. Avrebbe ceduto, sicuramente più prima che poi. Aveva continuato a lasciarsi guidare da lui fin quando la sua innata curiosità e impulsività non prese il sopravvento sulle sue azioni. Lo prese per un braccio e di colpo invertì il senso di marcia - Andiamo ! -
Harry la bloccò all'istante. Aveva capito dal modo in cui cominciava ad attaccarsi al braccio, che si stava preparando ad uno dei soliti colpi di testa, ed infatti, lei stava già partendo velocemente verso....neanche sapeva quale fosse la direzione, eppure lei andava! A passo spedito per giunta.
- Ma perché ti ostini a volermi trascinare quando non sai dove andare - ghignò, immobilizzandola sotto la sua stretta. Non aveva voglia di vedere un'altra chiesa, perchè alla fine era solo lui che le vedeva veramente, eppure decise di accontentarla. Un pensiero lo colse impreparato. Fino ad allora lei non aveva mai avuto richiesta strane da fargli. Non aveva mai neanche pensato di sfruttare a suo favore la condizione in cui si era ritrovata, la sua stessa condizione. Era ricco, popolare, poteva chiedere qualsiasi cosa. Eppure le sue più strampalate richieste avevano riguardato solamente: cibo, cartoni animati, bagno nel lago e "vedere" chiese. Avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa, una macchina perfino, Steven se avesse potuto le avrebbe fatto comprare anche la luna. Tutto pur di non far uscire quella storia. Invece lei non aveva fatto altro che trattarlo come se fosse stato un ragazzo come tanti, senza richieste o pretese. Cominciava ad illudersi perfino che bastasse la sua compagnia per renderla felice. Un colpo deciso, il suo cuore si fece sentire. Glielo aveva detto ma lui si era rifiutato di crederle, ma infondo non faceva altro che sperare di riuscire a regalarle tutta la sua fiducia.
- Mi piace prendere iniziativa - protestò lei continuando, non molto di buon grado, a lasciarsi condurre.
Harry ghignò ancora, avvertendo l'eccitazione invaderlo di nuovo. Come se non fosse mai andata via dal suo corpo. Poggiò le labbra sul suo orecchio e a lei sembrò che il suo respiro sulla pelle si fosse tramutato in fuoco.
- Sarò felice di sperimentarlo allora - sussurrò seducente. Brutto diavolo tentatore, pensò lei, ma non ne aveva avuto abbastanza per quella giornata? Perchè continuava a stuzzicarla, non era già abbastanza profonda la trappola in cui era caduta? Scostò appena il capo, in modo da poter sentire la sua pelle, ricoperta da uno strato leggero di barba, scontrarsi con la sua.
- Siamo in due - Harry sbattè le palpebre stupito, in dubbio se avesse capito bene o no. Non aveva mai risposto alle sue maliziose provocazioni, fino a quel momento. Ma smise di provocarla, decisione che avrebbe stravolto una volta si fossero trovati in un luogo più consono e meno pericoloso.
La piazza era circolare, a differenza della precedente era molto più curata e la chiesa moderna. Fortunatamente sembrava non esserci anima viva. Si rilassò appena, tenendosi però sempre all'erta. Doveva evitare di essere visto. Scelse la panchina più vicina al lago. Erano di granito e senza schienale, una lastra dura insomma. Mise le gambe ai lati della seduta in modo da poter stringere lei nel mezzo. Il respiro ancora mutò, non appena lei poggiò la testa sulla sua spalla, lasciandosi cullare dalle sue braccia e dal suo corpo. Pensò che non si sarebbe mai abituato. Era bello.
- Adoro il sole - parlò vagamente assorta.
- Fa caldo, viene voglia di buttarsi - la giacca era diventata troppo pesante. Il sole batteva forte sulle loro teste e lui avrebbe voluto poter veramente lanciarsi in una bella nuotata ristoratrice.
- Non tentarmi - ribattè lei accomodandosi meglio contro di lui che invece s'irrigidì di colpo. Allora era proprio scema!
- Tu non puoi - proferì con voce ferrea e decisa. Lei non sembrò scomporsi.
- Perché non potrei? -
- Dopo l'ultima volta non ho alcuna intenzione di replicare - Elene sorrise istintivamente al pensiero che lui si preoccupasse per la sua salute. Effettivamente non era stata proprio una mossa saggia quella di addormentarsi senza cambiare le bende. Tutta colpa della sua innata pigrizia.
- Quindi vuoi dire che non mi baceresti? - decise di stuzzicarlo. Harry sorrise.
- No, scema, parlavo del dopo -
- Ma non terrei le bende questa volta, che dici? - che conoscendola sarebbe stato meglio non provare.
- Meglio non rischiare -
- Idiota - borbottò offesa, dandogli un leggero colpo sulla spalla.
- Comunque mi sembra di averti dato prova di quanto vorrei baciarti - era indeciso se quella precisazione fosse da fare o meno. Poi non era riuscito a trattenersi.
- Sicuro? - scherzò lei con il chiaro intento di stuzzicarlo - Perché non ricordo neanche più quando... - ancora una volta le parole furono risucchiate via. Avrebbe voluto montare una ribellione a quella sorta di silenzio forzato, ma le sue labbra erano così soffici ed eccitanti, che dimenticò perfino cosa avrebbe voluto dire. Si lasciò piacevolmente saccheggiare dalla sua lingua.
- Ti conviene stare zitta - sussurrò lui ancora sulla sue labbra - Perché comincia a piacermi questo modo di tapparti la bocca - la baciò ancora e lei ripensò alla canonica. Probabilmente non avrebbe mai dimenticato quel momento. Paura. Eccitazione. Proibizione. Desiderio. Occhiali...
- Oh no! - scattò di colpo ed Harry con lei, spaventato.
- Cosa c'è ora? -
- Ho lasciato gli occhiali nella cripta! - esclamò agitata. Accidenti! Teneva tantissimo a quegli occhialoni! Harry faticò a seguirla, come le erano venuti in mente gli occhiali?!
- Dove??? - domandò perplesso e lei cominciò ad agitare in aria le mani, nervosamente.
- Volevo dire nella canonica! -
- Sono affranto da questa grave perdita! - la prese in giro ma lei si accigliò. Aveva un particolare legame affettivo verso quei cosi! Possibile che fosse così insensibile!
- Stai scherzando?! Sono un ricordo, brutto citrullo insensibile e se li ho lasciati lì è per colpa tua! - lo sfidò alzandosi in piedi di colpo - Ergo, ora andiamo a recuperarli - fu il turno del ragazzo nel sobbalzare.
- Stai scherzando? -
- Ho l'aria di una che non è seria? - replicò dura.
- Ne puoi trovare quanti ne vuoi di occhiali grandi come quelli - sbuffò, le bancarelle erano piene di quegli obbrobri.
- Forse non mi sono spiegata, ma quelli sono un ricordo! - inutile, era più testardo di un mulo, solo perché a lui non piacevano non stava a significare che dovesse liberarsene.
- Di una serata in discoteca?! - un improvviso quanto inaspettato moto di gelosia sembrò percuoterlo. Elene sembrò cogliere quello strano tono indignato della sua voce e si affrettò a precisare.
- Di una serata speciale con i miei più cari amici! - sospirò - Per favore - disse infine con dolcezza. Lui alzò gli occhi al cielo. Mannaggia a lei che in un modo o nell'altro riusciva sempre a trovare una trappola per incastrarlo!
- E va bene - non fece in tempo a finire di pronunciare l'ultima parola che lei già lo aveva stritolato in un abbraccio affettuoso e schioccato un sonoro bacio sulla guancia. La bloccò non appena capì che stava per muoversi - No tu resti qui - ordinò obbligandola a ritornare seduta.
- Cosa?! - Elene fremette di paura. Li? Da sola? Oh no! - Non vorrai lasciarmi qui da sola! -
- Farò in un lampo - ripetè caparbio. Abbandonò velocemente la panchina, prima che lei potesse anche solo pensare di trovare un modo per raggirarlo. Corse di nuovo verso quella chiesa.
- Louis! - il suono sordo dei suoi passi le fece amaramente costatare che era già andato via...accidenti!!!
La vecchia chiesa era a pochi metri dal lungo lago, e senza di lei, doveva ammettere che i suoi movimenti erano stati molto più rapidi. Aveva ritrovato quegli orribili occhiali, osservandoli non aveva potuto pensare altro che fosse un terribile scherzo quello che toccasse proprio a lui doverli recuperare, quando li avrebbe volentieri lanciati nel primo cassonetto disponibile. Un gruppo di ragazze lo fermò chiamandolo a gran voce. Concesse foto ed autografi, sperando di non incontrare nessun altro nel momento in cui sarebbe arrivato da lei. Aveva rischiato grosso. Aveva sentito la paura solcare le sue ossa fino a diventare dolorosa, al pensiero che lei avesse potuto scoprirlo in quel modo ignobile. Voleva essere lui a dirglielo, guardandola negli occhi.
Fortunatamente la sua missione di recupero era stata più veloce del previsto ed Elene tirò un sospiro di sollievo, prima di lanciarsi tra le sue braccia. Harry non riusciva a non restare sorpreso per quei suoi gesti inaspettati. La strinse, sorridendo al pensiero che bastasse un abbraccio per farlo sentire in pace.
Mangiarono in un ristorante di pesce, nonostante Elene avesse sviscerato a lungo quanto fosse meglio il pesce di mare piuttosto che quello di lago, Harry l'aveva lasciata parlare fin quando non si era zittita da sola, presa dal cibo. Mangiava parecchio per essere magrolina, constatò divertito.
Elene si sentiva felice. E non perché stava gustando un buonissimo primo piatto, ma perché quella giornata, seppur insolita, era stata incredibilmente piacevole. Era stato bello tentare di fare colazione insieme, tentare di passeggiare senza correre, alla fine avevano fatto tutto il contrario, vivendo nell'ansia di poter essere fotografati o fermati. Eppure cominciava ad abbandonarsi a lui spontaneamente, seguendolo, lasciandosi guidare, mentre la paura pian piano svaniva. Stranamente bastava la sua presenza per tranquillizzarla e agitarla al contempo, ma non di paura. Era emozione liquida, era desiderio, era benessere. Bastava sempre poco per essere felici.
Rientrarono silenziosamente in hotel, il tragitto fino alla camera fu stranamente quieto e indisturbato fin quando una testa bionda non sbucò dall'ascensore un secondo prima che loro potessero varcare la soglia della stanza.
- Com'è andata la passeggiata? - domandò Niall affettuoso.
- Ti lascio in buona compagnia - le disse accarezzandole un braccio - Torno dopo - i due amici si scambiarono uno sguardo complice, inaspettatamente per Niall, Harry sorrise. Ricambiò immediatamente sentendosi contagiato dalla sua felicità. Perché Harry era felice.
Abbracciò affettuosamente Elene e si sedettero sul letto. Niall era tutto orecchi, l'avevano sempre definito curioso. Una scimmia.
- Allora raccontami - cominciò impaziente. Elene gli regalò un sorriso gigante. Non sembrava neppure stanca.
- È stata una bella passeggiata -
- Avete fatto tardi, è da stamattina che siete in giro - le fece constatare scherzosamente. Anche se era stato quasi preoccupato, tenere buono Steven fin a quel momento non era stato semplice per niente.
- Che fai ci controlli? -
- Voi no, ma Steven si - esclamò convinto. Si divertiva ad essere complice di quei piccoli ed innocenti sotterfugi e soprattutto era ben felice che Harry avesse finalmente afferrato a due mani la sua occasione per essere felice. Lui era ben contento di poterlo coprire nelle sue fughe romantiche grazie alla sua innata abilità.
- Mi dispiace -
- Tranquilla non credo si sia accorto di nulla -
- Pensavi davvero che non me ne sarei accorto? - Steven stava perdendo poco a poco la sua serafica calma. Quel ragazzo sembrava essere una calamita per i guai, era diventato implacabile e di recente anche scorbutico.
- Non so di cosa parli - ribatte lui serio. Steven si accigliò. La sua vista, fortunatamente funzionava ancora benissimo.
- Harry... - indugiò appena - Le stai sempre intorno, troppo! - alzò la voce di colpo. In che lingua doveva dirgli che quella ragazza sarebbe stata solo una fonte di problemi!
- Ma se me l'avevi imposto tu! - replicò lui sbattendo un pugno sul tavolo. Era troppo, quell'uomo sembrava cercare di distruggerlo poco a poco. Era un incubo, non faceva altro che controllarlo e dirgli quello che doveva o non doveva fare. Era stufo!
- Di farle compagnia, non di portala in giro come dei fidanzatini! - cadde il silenzio, avvolgendoli in un senso di pesante tensione. Harry gli diede le spalle, stanco del suo sguardo indagatore e Steven sembrò ricevere un'illuminazione - Non ci credo...- si inumidì le labbra con la lingua - Lei ti piace - Harry si voltò di scatto, il cuore accellerò.
- Cos...-
- È così! Accidenti! - urlò ancora. Quel ragazzo era un disastro! - Ma come credi che possa andare questa storia eh? - proprio di questa ragazzina doveva andare a perdere la testa. Non avrebbe portato nulla di buono!
Harry si rabbuiò, era stato semplice spazzare via quella flebile speranza.
- Non credo niente, ti sbagli - ritirò la voce, insieme alla forza delle sue convinzioni.
- Affatto! Cosa credi che lei stia con te perché le piaci sul serio? - un ghigno malefico spuntò sul suo viso, non appena vide gli occhi verdi del ragazzo sgranarsi. Colpito, pensò - Povero illuso! -
- Tu non sai nulla! - ringhiò assottigliando gli occhi, tremante di rabbia. Ancora le sue paure che tornavano a tormentarlo, aveva cercato di ignorarle concentrandosi solo sulla felicità che lei sembrava regalargli anche solo avendola vicino. Ma Steven non si divertiva abbastanza senza fare il diavolo vendicatore pronto a ricordargli cioè che aveva da sempre maggiormente temuto.
- Ma da come ti alteri non sembra che non t'interessi - subdolo. Fece una pausa - Le ragazze come lei...mirano solo ad una cosa - si sforzò di non chiamarla con il nome che gli era balenato in testa. Harry era dannatamente coinvolto, quindi pericoloso ma al contempo fragile, sarebbe stato semplice lasciarlo schiacciare da solo dalle sue stesse paure. Come al solito quel ragazzo faceva tutto da solo.
- Non lei - uno strano dolore cominciò ad opprimergli il petto. Non si sarebbe fatto manipolare.
- Che ne sai?! -
- Lo so! - urlò - Dannazione! -
- Sai che ti dico...fai ciò che vuoi - era inutile insistere, si sarebbe rovinato da solo ma l'importante era non rovinare l'immagine - Ma sai anche tu che questa storia non potrà andare lontano - sbattè la porta lasciandolo solo con mille dubbi in testa. Lanciò un ringhio, si abbandonò sul letto portandosi le mani tra i capelli, tremando di rabbia e paura. Paura che l'avrebbe persa in ogni caso.
Buonasera! Non posso cominciare se non ringraziando tutte voi che continuate ancora a seguire questa storia! È bellissimo avervi conosciute! Siete strepitose! ❤️
Pubblicità!! Consiglio di leggere la storia di KikkaJr : Stay, molto bella e coinvolgente!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top