32.

Si sentiva stordita, completamente rimbecillita ogni qual volta lui prendeva iniziative di quel tipo. Sembrava come essere in balia delle onde, in balia di lui. Tutto il corpo veniva trascinato e imprigionato in quella corrente di passione e desiderio, che la spingeva a muovere, senza indugio, le mani su di lui, toccava il viso, i capelli, il petto sopra al sottile strato della giacca. A lui bastava poco per riuscire ad accenderla, ad infiammare i suoi sensi, tanto da lasciarle prendere l'iniziativa di scivolare a baciargli il collo, in tenui carezze di labbra e lingua. Il grado di tensione delle mani sulla sua vita fu un chiaro segno di gradimento, prima di lasciar congiungere di nuovo la bocca con la sua.
Rimase a saccheggiare le sue labbra per un tempo indefinito. Le lingue si incontravano e si sfuggivano in quel nuovo gioco di cui velocemente stavano imparando le regole. Non avrebbe saputo come o quando avessero cominciato a muovere i loro corpi l'uno contro l'altro, sapeva solo che doveva smettere, altrimenti l'ondata di desiderio sarebbe stata troppo grande da poter essere risucchiata via. Le schioccò un bacio sulle labbra, prima di guardarsi intorno ancora una volta.
- Non ho idea di come tornare in hotel -  ammise passandosi una mano tra i capelli. In realtà non era per niente dispiaciuto.
Elene non si agitò, ancora dispersa nel desiderio di non staccarsi più da lui. Andiamo, riprenditi!
- È sul lago no? - disse schiarendosi la voce - Andiamo in quella direzione, prima o poi lo troveremo -
Harry sondò di nuovo le immediate vicinanze.
- Una parola - stava cercando di mettere a punto un modo per arrivare fino al lungo lago inosservati, spalancò gli occhi di colpo quando capì che la sua speranza stava per essere spazzata via - Oddio c'è gente - esclamò teso, staccandosi maggiormente da lei prima di scattare da un lato.
Elene si mosse di slancio costeggiando il muro poggiandovi sopra una mano, ma dal lato opposto, superando velocemente l'angolo dove erano rimasti nascosti.
- Ma se andassimo... - la frase le morì in gola, soffocata da un moto di improvviso terrore. Nessuno la stava tenendo - Louis? - la voce le tremò. Nessuna risposta. Oddio, pensò sentendo il panico montare dentro di lei, avvolgendo nelle sue spire ogni muscolo, ogni cellula. Si schiacciò contro il muro per il timore di perdere anche quell'ultimo appiglio. Era inutile, il buio e l'ignoto l'avrebbero sempre spaventata. Accolse con sollievo la voce di Louis sbattere rabbiosa contro le sue orecchie. La prese per un braccio con forza, strattonandola.
Stava per svoltare l'angolo, quando si era accorto che lei non era dietro di lui e aveva cominciato a sudare freddo quando percorrendo quei pochi passi indietro non l'aveva trovata. Fu colto da un terribile senso di paura e rabbia. Perchè accidenti non gli stava attaccata?!
- Ma sei stupida?! - ringhiò a denti stretti, sforzandosi di non alzare la voce - Dove cavolo credi di andare da sola poi?! - il respiro si affannò. Era una pazza sconsiderata ed imprudente!
- Pensavo mi stessi seguendo! - ribattè lei con convinzione, nonostante la voce non fosse ancora ferma.
Harry spalancò gli occhi per la rabbia. Da quando doveva essere lui a seguire lei?!
- Stavo controllando che non ci fosse nessuno nei dintorni! Così ci farai... - scoprire, avrebbe voluto dire ma la parola restò incastrata in gola non appena uno degli urli che era abituato a riconoscere non fece avverare le sue funeste previsioni. Li avevano scoperti.
- È lui!!!!! -
Fece appena in tempo a svoltare l'angolo spingendo Elene davanti a lui con velocità.
- Corri!! -
- Non mi spingere! - stava temendo quelle corse esagitate. Più correva verso il nulla, più alta era la possibilità di fare un capitombolo. E siccome il destino, o fato, o la sfortuna che dir si voglia, decide sempre di mettere il suo zampino anche quando lo si attende, ecco che i suoi piedi l'abbandonarono. Perse rovinosamente l'equilibrio, rotolando sopra qualcosa di morbido e dissestato, era troppo spaventata per cercare di capire cosa fosse. Soprattutto quando sentì Louis seguirla nella sua caduta. Una volta certa di essere immobile per terra e che a giudicare dalle carezze e dall'abbraccio, quello che avesse sopra, fosse proprio lui, gli si raggomitolò addosso, aspettando che il battito impazzito del suo cuore si placasse e il respiro le tornasse regolare. Che mattinata rilassante!
Non appena l'aveva vista praticamente lanciarsi verso la siepe, le era andato dietro di slancio, cercando di evitarle la caduta, ma il risultato era stato che aveva perso l'equilibrio anche lui. Quella sottospecie di siepe non era stata abbastanza fitta da impedire la caduta, anzi praticamente si erano ritrovati ad attraversarla, piegandola sotto il loro peso, ed erano rotolati un paio di volte su quel lato. Aveva chiuso istintivamente gli occhi, per poi riaprirli una volta immobile, accanto, praticamente appiccicato a lei. Avrebbe voluto dire che era la solita maldestra, la solita impulsiva che sembrava fare di proposito il contrario rispetto a ciò che diceva. Invece si ritrovò a sorridere come un ebete vedendola raggomitolarsi a lui spaventata.
- Perché parti in quarta senza aspettarmi - era un rimprovero che venne sussurrato troppo dolcemente. Cominciò ad accarezzarle i capelli, togliendo qualche foglia o resti di piante che erano rimasti attaccati addosso.
- Perché tu mi hai spinta - obbiettò lei a sua volta, restando immobile.
- Per farmi passare avanti, non per scattare tu davanti a me - ancora una volta abbandonò l'idea di farle una ramanzina, sentendosi più tranquillo a sua volta. Aveva fatto perdere le loro tracce in quel modo. Aveva già abbastanza guai per la testa e non poteva permettersi anche una foto con lei in prima pagina.
- Dove siamo? - chiese spinta dalla solita curiosità. Harry solo in quel momento si apprestò a guardarsi intorno. Erano in cima ad una piccola piazza fatta di larghe e basse gradinate bianche. A prima vista sembrava che solo il tempo ne fosse stato visitatore da anni, sbattendo su quei gradini fino a lasciare segni, perdite e ammacchi. Non vi era neanche un gradino integro, le siepi erano abbandonate, come anche i resti di quelle che dovevano essere aiuole. A pochi metri da loro un edificio semplice, bianco, sembrava una chiesa abbandonata. Alzò gli occhi al cielo, la piccola croce sulla facciata e quella più grande sul campanile, confermarono la sua ipotesi. Dal quel lato si vedeva una piccola porta di legno, anch'essa logora e vecchia.
- Siamo finiti contro una siepe, ma doveva essere diradata perché siamo atterrati dall'altro lato - cercò di essere più chiaro possibile.
- Beh almeno abbiamo disperso gli inseguitori - rise lei - Anche se...non è carino da parte tua fuggire - ammise pensandoci meglio.
- Lo so, mi dispiace ma... -
- Lo so...non puoi farti vedere con me - la sua voce si tese, non avrebbe dovuto, ma quel pensiero non era affatto piacevole.
- Se lo sai perché me l'hai chiesto? -
- Per avere la conferma - disse solamente, decidendo di tenere per sè la sua amarezza. Harry la osservò per un attimo, ma si costrinse a lasciar perdere quel discorso. Come poteva trovare il coraggio di dirle che non aveva fatto altro che mentirle sulla sua identità? Come avrebbe potuto confessarle che se fossero finiti sul giornale, lei molto probabilmente l'avrebbe scoperto prima del tempo e l'avrebbe solamente odiato? Si tirò in piedi, aiutandola a fare lo stesso. Lei si passò le mani sui pantaloni nervosamente - Dove siamo? -
- In una piazza, ma sembra non esserci nessuno. Credo che ci troviamo nel retro di una vecchia chiesa - disse osservando meglio l'edificio, che ancora sembrava resistere alla sua battaglia contro il tempo.
Elene si accese di curiosità.
- Avviciniamoci a vederla - fece per muovere un passo, ma la presa salda è ferrea di lui la bloccò sul posto.
Ecco di nuovo che partiva senza di lui. Possibile che non capisse che non poteva andare in giro da sola?
- Ma se non la puoi vedere -
- Avviciniamoci lo stesso! - ribattè acida. Il solito guastafeste!
Camminarono fino ad arrivare davanti alla facciata. Era semplice, con una grande porta, che a prima vista sembrava non essere stata aperta da secoli, e un piccolo rosone sopra essa.
- Sembra chiusa - mosse un passo per avvicinarsi, ma dei rumori sospetti lo costrinsero a voltarsi  - Oh no! - in fondo alla scalinata un gruppo di persone aveva appena cominciato a salire i primi gradini. Non sapeva se l'avessero riconosciuto o fossero lì per fatti loro, ma in quel momento non era interessato a scoprirlo. Le prese una mano e se la tirò dietro, ignorando le sue proteste e intimandole il silenzio. Svoltò di nuovo l'angolo da dove erano arrivati in precedenza e senza pensarci due volte, spinse contro la piccola porta. Spalancò gli occhi di sorpresa, mentre un rumore sinistro accompagnò il movimento. Era aperta. O forse semplicemente le serrature si erano arrugginite e logorate. La spinse dentro senza molte spiegazioni e si chiuse la porta alle spalle.  Lo scricchiolare del legno gli fece venire i brividi, come anche l'odore acre della pietra, tra quelle mura prive di aria e luce per troppo tempo.
Elene cominciava a sentire la testa girare. Era digiuna, principalmente, cominciava ad essere stanca di quelle corse e soprattuto, essere sballottata da una parte all'altra non era stato geniale, per la sua condizione. Il tetro suono di una porta sbattere rimbombò nella sua testa come il suo eco si sparse nell'aria. Solo allora si accorse dell'odore acre che le era entrato nel naso.
- Ora dove siamo? - brontolò esausta - Non ci sto capendo più nulla - si portò le mani sul viso, quasi potesse attenuare il dolore.
- Non lo so...siamo entrati da una porta laterale ma ora è tutto buio non vedo niente -
Harry grugnì, aspettando che i suoi occhi si abituassero al buio. La fioca luce si faceva spazio tra le crepe, creandosi la sua strada attraverso l'oscurità. Sembrò un filo sottile a primo impatto, poi poté riuscire a vederlo allargarsi fino a disperdersi tra le ombre. Poté distinguere perfino la polvere fluttuare, in quel piccolo gioco di luci e ombre. Pensò a quanto all'inizio ogni cosa poteva sembrare difficile, un piccolo raggio di luce che sfugge ad una crepa, non potrebbe mai sconfiggere il buio di un luogo abbandonato. Eppure, anche se lentamente, quel raggio si propagava, si disperdeva fino a raggiungere ogni angolo, fino a quando non riusciva a regalare di nuovo la vista. E lei era di fronte a lui. Potè chiaramente distinguerne il profilo, le spalle, i capelli ancora arruffati. Si agitava, toccando più cose che potesse e girava la testa in ogni lato. Portò le mani lungo le sue braccia in carezze decise ma delicate. Doveva calmarla. Lei si bloccò di scatto, in quel momento riuscì a vedere il suo profilo. Le tolse quegli occhiali, orrendi perfino al buio e giurò di aver sentito montare una leggera protesta in lei, per poi reprimerla, trattenendo l'aria già pronta ad uscire insieme alla sua voce. Poggiò l'indice sulla sua fronte e lo fece scorrere percorrendo il piccolo naso, la sua curva, fino a soffermarsi sulle sue labbra. Sentì il cuore battere più forte contro il petto. Quel incastro di luci e ombre le donava un'aura sensuale, decisamente provocante e tentatrice. Misteriosa nelle sue fattezze, intoccabile dietro a quelle bende, inavvicinabile per la loro condizione, già sua fino in fondo al cuore.
La sentì imprigionare il respiro, nonostante le labbra fossero socchiuse.
- Ma nella chiesa? - chiese e l'aria sbattè contro il suo dito.
- Si - le sussurrò all'orecchio e la sentì rabbrividire tra le sue mani.
Era inutile, quando lui la toccava o le parlava in quel modo suadente e seducente, non era più padrona del suo corpo, perfino dei suoi pensieri. Si trasformavano, plasmavano in funzione di lui. Come se lui fosse stato al centro dei suoi impulsi, della sua ragione, del suo cuore. Improvvisamente tutto spariva, non c'era paura, non c'era futuro o passato. C'era lui. Non importava dove fossero o come vi fossero giunti. Stava per abbandonarsi completamente a lui, avrebbe volentieri sabotato la promessa che si erano fatti quando improvvisamente non ripensò a dove fossero.
- Non saremo entrati nella canonica del prete? - la sua voce cambiò e Harry se ne accorse. Sperò vivamente di aver fatto un'ipotesi per assurdo.
- Nella che? -
- La canonica! - ribatté indignata, alzando di poco la voce - La casa del prete! - se quelle che sembrano essere solo idee assurde si fossero tramutate in plausibili possibilità, sarebbero stati nei guai! - Sai cosa significa?! Violazione di domicilio! - assunse involontariamente ancora il suo tono da maestrina, mentre l'agitazione cresceva dentro di lei. Non sarebbero potuti stare lì dentro!
- Avresti dovuto fare l'avvocato, sei petulante - scherzò lui, ma Elene non era in vena di essere presa in giro. Sembrò seccarsi ancora di più.
- Come ti permetti brutto pomposo... -
- Shh - dei rumori lo insospettirono e istintivamente le tappò la bocca con una mano. La sentì mugugnare contro la sua mano e sorrise ancora. L'eccitazione era ancora lì, costante dentro di lui come il sangue che scorreva nelle vene, viva come l'ossigeno che entrava nel polmoni. Scivolò con maestria dietro la sua schiena, le scostò i capelli dal collo con due dita e lei si tese. Adorava il suo modo di reagire, il suo corpo rispondeva sempre al passaggio delle sue mani o delle sue labbra. Cominciò a posare leggeri baci sul collo, tastando la morbidezza della sua pelle con le labbra, ispirando il suo profumo. Tracciò un sentiero che lo condusse fino al suo orecchio destro, spostò di nuovo i capelli con delicatezza, mentre l'altra mano era scivolata lentamente via dalla bocca per poggiarsi sulla sua vita, tenendola stretta a lui, quasi temesse potesse sfuggirgli.  Baciò il lobo, prima di prenderlo tra i denti e tirarlo appena. Avvertì il suo respiro crescere, il corpo tendersi, aderendo maggiormente al suo. Sorrise nel vedere come non si fosse scomposta nel sentirlo eccitato.
- Siamo sempre nella canonica? - bisbigliò muovendosi appena contro il suo corpo, sfidando la sua eccitazione e il suo desiderio in una danza tentatrice - Perché sarebbe inappropriato - si era quasi spaventata di come bastasse poco per calmarla, quando si trattava di lui. Quei suoi felini attacchi erotici le mandavano in tilt il sistema nervoso, era come se lui vi entrasse dentro, come se riuscisse ad amalgamare i suoi desideri e le sue volontà. La sua forza svaniva, completamente vinta a lui, succube del desiderio di lui. Era troppo. Era spaventoso e potente, ma tra la fuga e la resa, in quel momento la resa era l'unica speranza di sopravvivenza. Avrebbe dovuto staccarsi da lui facendo appiglio alle sue forze non appena aveva sentito la sua eccitazione pressare il fondo schiena. Non aveva previsto il moto di orgoglio che invece le era salito insieme ad un'esplosione di energia che la spingeva solo a continuare, a partecipare a quella battaglia non come spettatrice, ma come protagonista. Doveva farlo impazzire di desiderio come lui stava facendo con lei. Nonostante i pensieri non fossero contrastanti, il suo corpo si era già mosso contro il suo, prima che potesse anche solo pensare, il suo istinto l'aveva piegata contro di lui. Avrebbe infranto ogni promessa di temporeggiamento.
- Io lo trovo eccitante - le disse assumendo un tono basso e profondo. Le accarezzò le spalle, la vita, i fianchi, fin quando voci non troppo lontane non lo obbligarono a trattenere i suoi propositi. Lei sembrò avere la stessa impressione.
- Meglio tornare il albergo prima che ci scoprano - sussurrò ancora attaccata a lui. Le avvolse una mano nella sua prima di affacciarsi appena dalla porta.
- Andiamo -

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top