29.
Gli occhi puntati di Niall durante il suo minaccioso tragitto verso di loro, non lo toccarono affatto, nemmeno lo distrassero dal suo intento. Concentrò di nuovo tutta la sua attenzione su di lei, seduta al tavolo, proprio di fronte al suo amico, che continuava a parlare incurante.
L'afferrò da sotto le braccia come si faceva per tirare su un bambino da terra, solo con meno grazia e tatto. La sentì sussultare ed i muscoli si tesero sotto le sue mani.
- Andiamo - Elene sobbalzò ed il suo corpo si irrigidì riconoscendo quella voce. La sua voce. Niall non disse nulla, e una volta che fu in piedi, lui cominciò a trascinarla verso...chissà dove. Gli andò dietro con ancora il cuore in subbuglio, con ancora il desiderio crescente di lui che batteva sulla sua pelle, con ancora la forza del suo orgoglio ad ostacolarla.
Il tempo ancora tornò ad affacciarsi tra i suoi pensieri. Minuti forse, che sembravano ore, mentre lei continuava ad andargli dietro rispondendo al suo silenzio senza fiatare. Fin quando non ne potè più.
- Quanto ancora vorrai trascinarmi? - la sua voce ora era leggermente irritata, certo non si sarebbe mai aspettata che l'avrebbe portata via dalla festa, tirandosela dietro come una bambina capricciosa e pensante, in sacrosanto silenzio per giunta! Silenzio che la fece innervosire mentre continuava a camminare dietro di lui come se non avesse mai neanche parlato - Mi vuoi rispondere? - borbottò un istante prima che lui bloccasse di colpo l'avanzata, e di conseguenza anche la sua in maniera irruenta, facendola scontrare contro di lui.
- Insomma! - scattò in maniera poco diplomatica, tenendola ancora per un braccio - Sei peggio di un insetto fastidioso - quella ragazza aveva davvero un carattere insopportabile. Era una di quelle precise maestrine maniache del controllo che lui detestava. Acide. Non poteva limitarsi a seguirlo e basta? La situazione era complicata di per sé, lei e quel suo caratteraccio avevano reso ancora più difficile quella sorta di babysitteraggio forzato. Lei ed il suo caratteraccio stavano ancora minando la decisione che lui si stava sforzando di seguire. Doveva odiarla, per quella situazione, per le bugie, per le insicurezze, per la paura, per quella forza che nonostante continuasse a sfidare come un cieco, pazzo e stolto, persisteva nel vincerlo, trasformando e plasmando perfino la sua stessa volontà.
- Potresti limitarti a rispondere invece di offendere? - incalzò indispettita. Si sarebbe tirata i capelli dal nervoso, anzi i suoi! Quel ragazzo la stava mandando lentamente al manicomio, era frustrante, quel suo atteggiamento da pazzo prima o poi l'avrebbe contagiata. Cercò di contenersi, almeno apparentemente - Sarebbe apprezzabile -
- Potresti limitarti a non scassarmi le palle? - rispose con un tono piccato e sfrontato, ancora una volta fu incapace di provocarla - Sarebbe apprezzabile -
Elene sentì un moto di rabbia mischiarsi al flusso di sangue e raggiungere immediatamente il cervello. Faceva anche lo spiritoso?! Brutto pomposo pallone gonfiato!
- Si può sapere qual'è il problema? - allontanò le mani di lui dal suo corpo quasi bruciassero. Come si permetteva?!
- Nessuno - sputò lui risentito da quell'improvviso scatto d'ira.
- Credi sia stupida? Sono sprovvista della vista non del cervello! Credi che non mi renda conto di come mi stai trattando, di come continui a trattarmi? - si morse la lingua per evitare di continuare e poter apparire patetica.
Harry ringhiò frustrato. Lei non gli avrebbe mai reso le cose facili. Sembrava essere stata creata per rendergli la vita impossibile.
- Devo solo portarti in camera! Perché devi rendere sempre tutto più difficile!? -
- Ti avevo detto di lasciarmi in pace! E con te non vado da nessuna parte! - replicò accigliata, finendo per domandarsi il motivo per cui la volesse lontana dalla festa, lontana da lui. Incassò un altro colpo lanciatole dalla sua ragione. Stava diventando patetica.
Invece devi, pensò lui, limitandosi a rispondere nella sua testa.
- Forse tu non ti rendi conto della situazione! - urlò a quel punto, tentando perfino di coprire la voce dei suoi stessi pensieri.
Elene tremò. La situazione. Lei era solo una situazione per lui, un provvisorio ostacolo alla sua vita brillante e fluorescente. Un ostacolo al suo futuro. Il dolore allo stomaco si fece più persistente quando capì chiaramente che era stato tutto un bluff. Perfino ciò che si ostinava ancora a sognare prima di addormentarsi. Le lacrime uscirono, questa volta senza che alcun freno si opponesse alla loro caduta. Senza che la ragione, l'orgoglio, perfino la vergogna, potesse nasconderle.
- Perfettamente - abbassò la testa di colpo, serrò i pugni mentre le gambe si mossero da sole in passi decisi, indietro. Voleva allontanarsi da lì il prima possibile. Accelerò il suo indietreggiare, ma fino a quel momento non le era passato neanche per l'anticamera del cervello che non avesse la benché minima idea di dove fosse e soprattutto non aveva nessun appiglio in mano. Improvvisamente si sentì spaesata. Si voltò senza neanche sapere dove e affrettò i passi fin quando le sue mani di lì a poco non si scontrarono malamente contro qualcosa di duro, che immaginò potesse essere il muro. La sua presa intorno al braccio la fermò di nuovo, costringendola a tornare ancora davanti a lui.
- Dove accidenti vai? - le urlò contro - Ma sei stupida! -
- Non ne voglio più sapere di te! Adesso basta! - la sua voce tremò, così come ogni cellula del suo corpo.
Harry sbattè le palpebre come se si fosse appena svegliato da un sogno, come se gli fosse stata appena sbattuta in faccia una realtà che fino ad allora aveva cercato in tutti i modi di ignorare.
- Piangi? - domandò spalancando gli occhi per la sorpresa. L'aveva sempre creduta forte e tenace come un drago sputa fuoco, si era sempre sciolto ogni qual volta l'aveva sentita chiedere sommessamente il suo aiuto, anche senza parole. Ma vederla piangere davanti a lui e per lui, fu qualcosa che neppure il suo cuore riuscì a controllare, lanciandogli improvvisamente la preghiera di ascoltarlo. Aveva respinto quel desiderio con tutte le sue forze. Aveva cercato di sopprimerlo sotto una coltre di risentimento e paura, perchè aveva davvero paura. Aveva avuto la possibilità di avere modelle, attrici, cantanti, ragazze di ogni nazionalità e bellezza, ma niente sarebbe potuto essere più complicato di lei. Lei che lentamente si era fatta strada in lui, a suon di botte, insulti assurdi e litigi. Lei che lo aveva ascoltato non perchè era una star, ma semplicemente perchè era lui. Era sbagliato, era tutto dannatamente sbagliato, ma per la prima volta, forse, non gli importò. Avrebbe seguito quell'impulso, spinto dalla curiosità di poterla conoscere e vivere ancora sulla sua pelle. Spinto dalla voglia di scoprire dove tutta quella follia lo avrebbe condotto. E se la sua prigione o il suo manicomio avessero portato quel nome, allora lui sarebbe stato un pazzo felice. Perchè per la prima volta dopo tanto tempo, aveva riscoperto la consistenza della più semplice felicità. Per un dono d'amore.
Elene sussultò impreparata, si toccò il viso e sentì sotto le sue dita il liquido caldo bagnarle le guance, fuoriuscendo dalle bende. Restò in silenzio, come se la vergogna avesse avuto il potere di privarla della parola, perfino del respiro.
Harry l'osservò ancora. Osservò rapito le lacrime uscire dal loro nascondiglio e mostrarsi a lui. Calde e vere. Ed il suo battito accelerò ancora. Lo sentiva chiaramente. E lo assecondò. Si avvicinò ancora a lei, questa volta con una nuova convinzione a muovere i suoi passi - Perché piangi? - chiese ancora, la dolcezza della sua voce gli trapassò l'anima come una freccia. I suoi occhi la guardarono con una nuova luce, il desiderio berciò con forza fuori dalle sue vene, rapendolo ancora. Questa volta niente si sarebbe opposto. Le accarezzò appena le gote, sfiorandola come se fosse stata un cristallo prezioso, un morbido e delicato petalo. Ma lei si ritrasse come scottata, sbattendo al muro dietro le sue spalle con maggior violenza.
Era in trappola. Intrappolata dai suoi sentimenti, intrappolata dalle sue paure. Intrappolata da lui. Alzò la testa, quasi potesse riuscire a vederlo, a sfidarlo come la sua spavalda temerarietà la obbligava a fare sempre.
- Perché ti odio -
Una miccia si accese nel suo corpo come fosse stata lanciata benzina sul fuoco. Un incendio divampò in lui, forte e distruttivo, riducendo in cenere perfino l'ultima traccia delle sue barriere.
- Allora siamo in due - si avventò sulle sue labbra come un assetato, come un disperato, affinché il suo tumulto interiore si placasse e trovasse finalmente la sua pace.
Elene sentì il cuore sobbalzare nella cassa toracica, dimenandosi in capriole e piroette. Le lacrime si fermarono e il respiro si bagnò nel suo, ancora. Incapace di negarlo perfino a se stessa, si ritrovò a rispondere al bacio con altrettanta urgenza e passione. Intrecciò e cercò la lingua con la sua, strinse i suoi capelli tra le mani, sapendo già dove cercarli, dove trovarli. Fin quando la luce della ragione non illuminò ancora il suo oscuro andare.
- No! - si staccò con forza dalle sue labbra tentatrici e ipnotiche, portò le mani sul suo petto, cercando di creare un'infinitesimale distanza, seppure fosse ancora schiacciata tra il muro e lui. Bastava sentire il suo respiro scontrarsi sulla bocca per mandarla in tilt, per desiderare di nuovo di poterlo mischiare con il suo fino ad amalgamare perfino il battito dei loro cuori - Se devi usare qualcuno per poi buttarlo via, trovati qualcuna che sia disposta a farlo - sentenziò infine amara - Io sono solo una fonte di problemi -
- Si, mi hai mandato in tilt il cervello - la baciò ancora, ansimante ed agitato, schiacciandola maggiormente contro il muro, quasi avesse paura potesse sfuggirgli.
Ancora una volta si ritrovò a bearsi di quel sorprendente attacco erotico.
- No basta! - ebbe bisogno di una spinta di maggiore intensità per staccarsi da lui. Non poteva prenderla in giro, non di nuovo e non più.
- Non mi sembrava ti dispiacesse - replicò lui evidentemente eccitato. Il suo respiro caldo si scontrò ancora contro il viso e lei dovette appigliarsi a tutte le delusioni per non raggiungere lei stesse quelle labbra.
- Ma certo che mi piace! - ribattè pienamente convinta. Solo un istante dopo che aveva dato fiato ai suoi pensieri capì che forse, avrebbe dovuto tenere la sua boccaccia chiusa, anzi no sigillata! Oh oh, che cavolo aveva detto?!
Harry sbattè le palpebre più volte, osservandola stralunato. L'eccitazione che lo aveva colpito si stava trasformando in qualcosa di diverso, di altrettanto violento e travolgente. Potente come energia.
- Cos'hai detto? - ecco appunto, pensò sconsolata.
- Niente - rispose prontamente.
- Ridillo - la sua voce fu dura, tanto che coprì la traccia eccitata che stava percorrendo il suo corpo.
- Neanche sotto tortura! - protestò lei irritata. Certo, ci mancava solamente che ripetesse la gaffe che aveva appena commesso.
- Ti piaccio? - domandò titubante, la voce si abbassò di colpo rivelandosi un sussurro. Quasi non ci potesse credere, quasi fosse troppa quell'energia da poterla contenere. Se solo gli avesse risposto di si, l'avrebbe presa contro quel muro e niente l'avrebbe fermato se non una sua parola.
- Neanche fossi l'ultimo troll sulla terra - disse con una vaga nota di indignazione che lo fece ridacchiare. Non aveva davvero sperato in quel "si", ma aveva cominciato ad imparare quel suo modo unico di dire le cose.
Come si permetteva quel mammalucco a portarla via dalla festa, per la quale si era vestita di tutto punto, tirarla come un sacco di patate, pensante per giunta, insultarla, schiacciarla contro un muro e baciarla! Poteva farlo prima senza passare attraverso gli insulti?! Cioè....no, voleva dire, come gli veniva in mente?! Ed ora voleva anche sentirsi dire che a lei piaceva?! Col cavolo!
- Ti piaccio! - non era più una domanda ed Elene sembrò stizzirsi maggiormente. Brutto citrullo!
- Ma mi ascolti? -
- Ammettilo - insistette perentorio. Riusciva a sentire le reazioni del suo corpo mutare tra le sue mani, ma non avrebbe mai rinunciato a sapere cosa avrebbe potuto provare se lei lo avesse ammesso, quasi spontaneamente.
- Col fischio! Come potrebbe mai piacermi qualcuno che sopporta a fatica la mia presenza e lo fa perché obbligato?! - affermò decisa e lui dovette incassare quell'attacco - Torniamo sempre a questo punto! - tremò ancora, tentando di seppellire le nuove lacrime infondo ai suoi occhi, lì dove c'era anche la sua luce - E pensare che hai finto - in un sussurro uscì perfino tutta la sua amarezza.
Scattò risentito, aumentando la presa sul suo braccio, senza farle male.
- Non ho mai finto con te! -
- Me l'hai già detto, eppure ti comporti come se fosse il contrario! - fece pausa sospirando. Stavano trascinando per troppo tempo quel discorso. Erano fermi ad un punto di stallo, imbrigliati in un gioco di insegui e fuggi che sembrava ruotare all'infinito. Ma era ora di scrivere la parola fine. Prendere o fuggire - Se sei stato sincero allora dimostramelo! -
Restò colpito, anche se aveva imparato a conoscere la sua testardaggine e la sua fermezza, restava sempre colpito dalla forza nascosta dentro quel apparentemente fragile corpicino. Lo stava mettendo alle strette e lui per la prima volta era pronto a cedere, ma sentì anche il bisogno di porla davanti allo stesso bivio.
- Solo se ammetti che ti piaccio - Elene vibrò di rabbia ancora una volta. Come poteva avere quell'insolente faccia tosta di farle una richiesta simile?!
- Non voglio essere un risvolto positivo nella tua missione di sopportazione! - urlò esasperata. Harry spalancò gli occhi sorpreso. Credeva davvero che potesse usarla?!
- Ma che stai dicendo? - Elene increspò le labbra. Era stufa di camminare da sola, era stufa di tutto quel tira e molla, stufa di lui e dei suoi ripensamenti, stufa di vederlo giocare con lei. Perfino il suo cuore sobbalzò, ma lei prese un respiro, facendo appiglio a tutte le sue forze, per respingerlo.
- Sto dicendo che non voglio più passare del tempo con te - sperò di essere apparsa convincente, perché lei non ne era affatto sicura.
Rimase interdetto per un attimo, concentrato sull'elaborare quelle parole, dure e ferme. Fu come se una lama lo trapassasse da parte a parte. Era questo l'effetto al pensiero di non vederla più? Si inumidì le labbra ed il respiro si bagnò di dolore.
- Perché? - la presa sul suo braccio si allentò improvvisamente, come se perfino e forze lo avessero abbandonato.
- Perché a me piace stare con te! - ammise lei con decisione, la sorpresa gli spalancò i polmoni come una ventata di aria fresca ed il suo corpo lentamente si sciolse. Sembrò come se un nuovo moto di adrenalina lo avesse potuto travolgere - E se invece per te è un obbligo, un compito disgraziato che ti hanno assegnato allora basta, sei esonerato -
- Ti piace stare con me? - le sussurrò all'orecchio con voce carezzevole. Improvvisamente desiderò come non mai di poterla avere ancora più vicino.
Elene si tese a quella domanda. Quel barbagianni non la stava ascoltando!! Sentì la suadente carezza del suo respiro posarsi sulla pelle dell'orecchio e tremò perfino il suo cuore.
- Ma stai seguendo quello che dico? - il rimprovero non uscì con la giusta fermezza, accidenti! Si morse la lingua, stava per parlare troppo, ecco ora lo prevedeva anche, ma senza invertire il risultato. Avrebbe parlato, perchè come sempre, lei avrebbe combattuto in prima linea - Si, mi piace stare con te perché mi piaci tu! - Harry credette che il sospiro di sollievo gli si fosse fermato in gola. Sorrise alla sua innata capacità di essere imprevedibile. Era tutto quello che aveva bisogno di sapere e sarebbe stato felice di dimostrarle quanto a lui piacesse lei se non avesse cominciato a parlare a raffica, muovendo quella boccaccia velocemente - Non so come né perché a questo punto! Ma se sei stato bene in mia compagnia anche soltanto per un millesimo di secondo allora non giocare con me - non si trattenne. La baciò di nuovo e lei di nuovo rispose, regalandogli e rendendogli il suo ossigeno, prima di staccarsi da lui bruscamente - No, non così! - si lamentò indispettita. Non era leale utilizzare quelle armi!
- Non ho mai giocato con te - obiettò risoluto, sapendo che lei non si sarebbe lasciata andare senza risposte - Questo destino avverso che si vuole prendere gioco di me, mi fa bramare ogni giorno di poterti vedere, toccare, perfino sentire parlare - ghignò, pronto a sentirla borbottare qualche replica.
- Ma guarda che ... - si sarebbe potuta anche sciogliere, se non fosse stato per la sua frecciatina finale. Poi era lei che offendeva...
- Accidenti fammi finire! - la fermò prontamente, non era così semplice per lui e se avesse continuato ad interromperlo non sarebbe più riuscito a parlare - Mi sono anche guardato i cartoni animati per te -
- Quale dura prova! -
- Allora! - l'ammonì severo - Sei più petulante di una scimmia -
- Diventerò più chiassosa di un pappagallo quando sta per piovere, più capricciosa e incostante di una bertuccia - Harry la schiacciò maggiormente contro la parete e quello per lei fu un monito sufficiente - Scusa era Come Vi Piace, non sono riuscita a resistere ma calzava a pennello - la verità era che quando era nervosa o su di giri cominciava a straparlare, la bocca proprio andava per i fatti suoi.
- Vuoi stare zitta! - sbuffò senza prestare attenzione alle sue strane elucubrazioni.
- Ok scusa - Harry decise di approfittare immediatamente di quel misero vantaggio.
- Mi sei entrata in testa, tutta colpa tua e di questo tuo assurdo modo di fare ! -
- Ma perché gira che ti rigira la colpa è mia? - non riuscì a trattenere quel commento. Ma perchè dovevano finire sempre per scaricarsi le colpe a vicenda?!
- Perché da quando ti ho incontrata sei diventata una fonte di guai - non percepì affatto la nota divertita nella sua voce, anzi si accigliò a quella constatazione.
- Beh allora smettila di incontrarmi! - fosse semplice, pensò lui. Sarebbe potuto essere semplice, come smettere di parlare e baciarla, solo imprimere ogni centimetro della sua pelle con il marchio incandescente delle sue labbra.
- Non posso farlo - scosse la testa.
- Non ne vedo il motivo - avrebbe voluto aggiungere qualche frase ad effetto, ma ogni sua lucida intenzione morì ancora nello scontro con le sue labbra. Lasciò che le lingue si incontrassero ancora, lasciò libere le mani di accarezzarlo, di scoprirlo, di vederlo al posto dei suoi occhi. Durante un bacio gli occhi si chiudono, eppure tutto appare chiaro e a fuoco.
Fu lui questa volta a staccarsi, le labbra si sfioravano ancora quando parlò.
- È un motivo valido? -
- Dipende -
- Non ti sto prendendo in giro - le prese il viso tra le mani, quasi volesse guardarla negli occhi. Era sicuro che fosse bella - Questa cosa è più forte e grande di me - disse tremante, mentre il battito accelerava, scosso da quella confessione. Si sarebbe aspettato di sentirla borbottare qualcosa, ma ancora una volta riuscì a stupirlo, avvicinandosi a lui, come se potesse vederlo, precipitando sicura contro la sua bocca, in un bacio che sapeva di nuovo, di sollievo e di verità.
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