27.

Non si era preoccupata di nascondere il rumore dei singhiozzi perfino a se stessa, non si era preoccupata di mostrarsi forte, razionale e determinata.
Ed era sattamente così Niall l'aveva trovata.

- Era Elene quella che è scappata via o sono io che vedo fantasmi? -
- Fino a prova contraria tu ci vedi benissimo - ringhiò Harry all'amico biondo. Non era il momento di fare ironia. E perché accidenti non l'aveva seguita?!
- Che faceva qui? Ma soprattutto che fa in giro da sola per l'albergo? - Niall si affacciò preoccupato fuori dalla porta da cui era appena entrato. Ma di lei neanche più l'ombra. Era riuscito a incrociarla mentre sbatteva alla parete cercando di camminare il più in fretta possibile e lanciarsi dentro l'ascensore. Non aveva pensato nemmeno per un istante di provare a seguirla per accertarsi che potesse arrivare sana e salva da dove era venuta. Tutto quello a cui aveva pensato era stato domandarsi per quale motivo fosse andata li. Probabilmente la risposta era aggrappata ad una cinghia scomoda da tirare. O forse, quella risposta era già lì. di fronte ai suoi occhi. Guardò Harry, la sua faccia era qualcosa di indefinito. Ma in quel momento sembrava solo volerlo incenerire. Immediatamente accomunò la faccia che qualcun altro avrebbe avuto, cogliendo la medesima reazione se avesse scoperto che lei se ne andava liberamente in giro per l'albergo e raggelò - Oh mamma se dovesse vederla Steven! - si portò le mani alla testa mentre Harry assottigliò lo sguardo.
- E' grande e vaccinata può fare quello che vuole - Niall provò ad aprire bocca ma venne immediatamente bloccato - No! Non pensare nemmeno di provare a dire qualcosa -
- Sai cosa? - si accigliò appena. Andava a finire che se la prendeva sempre con lui invece di pensare a fare pace con il cervello, quando per lui era tutto anche fin troppo chiaro - Non dico nulla, tanto so già tutto - Harry corrugò la fronte sorpreso.
- Ah si? - il suo sguardo si indurì, ma quello di Niall si fece quasi dolce.
- La tua faccia, amico mio, non potrebbe essere più cristallina - se ne andò, lasciandolo di nuovo solo con i suoi dubbi e le paure verso quelle che credeva fossero diventate ormai delle certezze.

- Ti va di parlarne? -
- No - singhiozzò avvilita e Niall decise di non forzare la mano. Restò imbambolato per qualche istante, cercando di trovare un modo per tirarle su il morale. Si era affezionato a quella ragazza e vederla così triste gli dispiaceva infinitamente, tanto da fargli desiderare di farle qualcosa per lei, qualcosa che tirasse fuori di nuovo il suo bel sorriso. L'unica cosa del suo viso che non era stata nascosta. Spalancò gli occhi di colpo, forse aveva trovato qualcosa da fare che fosse meno deprimente del restare in camera a piangere.
- Vieni con me! - le prese le mani, costringendola ad alzarsi con forza, quando non aveva neanche finito di pronunciare la frase.
- Dove? -
- Vieni! - se la tirò dietro senza lasciarle il tempo di rimuginare. E lei stranamente non protestò.

Non avrebbe voluto farsi vedere in quelle condizioni. Non sarebbe dovuta essere in quelle condizioni! Per chi poi? Per un ragazzo che conosceva appena! Era sempre la stessa storia: si legava troppo facilmente alle persone, era come un pesce che restava a bocca aperta ad aspettare che l'amo lo fregasse. Un'idiota, in parole povere. Eppure alla fine non si innamorava. Non era mai successo, ci era andata vicina, si, ma il suo cuore sapeva di non essersi mai realmente concesso.
Eppure lui aveva esercitato in lei un assurdo fascino fin dal principio, e anche se non poteva dire di conoscerlo, aveva cominciato ad imparare qualcosa di lui, del suo contorto modo di agire e pensare. Si era lasciata coinvolgere da un bacio, dopo del quale il suo cuore aveva deciso letteralmente di buttarsi giù da un baratro piuttosto che salvarsi. L'aveva inseguito come solo una cocciuta come lei poteva fare, finendo solo per calpestare di nuovo quello stesso cuore, già traumatizzato e il suo orgoglio, ancora tramortito da quelle sue alzate di testa. Smise di piangere sforzandosi di pensare che in quella stramba situazione le emozioni potevano essere accentuate, come i vampiri, e che una volta tornata vedente, si sarebbe dimenticata di lui, liberandolo dal suoi ricordi. Doveva solo aspettare.

- Grazie - sussurrò all'amico non appena sentì l'aria fresca della notte pungerle la pelle. Inspirò l'odore della brezza, abbandonò i muscoli alla silenziosa calma della notte.
- Siediti qui - le ordinò, e lei senza pensarci due volte piegò le ginocchia, lanciando il sedere in caduta libera. Sussultò non appena scontrò qualcosa di basso, morbido e molleggiato?! Ma cos'era?! Si mosse a scatti, cercando di tastare con le mani la consistenza di quella cosa su cui era seduta o meglio accucciata, perché le gambe erano letteralmente volate in alto, rischiando di farle fare una capovolta - È un'amaca! - ah ecco! Un'amaca?!
- Un'amaca?! E dove l'hai presa? - domandò curiosa, dando voce ai suoi pensieri.
- Il nostro terrazzo ne è provvisto, non è una forza?! - esclamò soddisfatto, sedendosi e molleggiando accanto a lei, ma Elene sentì ogni muscolo irrigidirsi di colpo.
- Stai dicendo che mi hai portata in camera vostra?! - il suo tono era quasi indignato.
- Tecnicamente sei sul nostro terrazzo - ecco di male in peggio!! - Ma tranquilla non c'è nessuno e non rientreranno presto, sono andati a cena -
- E tu? - chiese preoccupata.
- Mangiamo qui? - Elene annuì e quasi si commosse da tanta premura. Quel ragazzo meritava tutto il suo affetto e sicuramente non sarebbe stato passeggero.
Cenare seduti entrambi sull'amaca non era stato proprio semplice. Lei aveva rischiato di fare cadere il vassoio o loro stessi un paio di volte, e Niall le faceva scherzi tentando di farle mangiare la carta.
Avevano ripreso a parlare, Niall le aveva raccontato di tutte le cadute sul campo da golf, facendola ridere a crepapelle; lei aveva raccontato le sue più buffe, perché altrimenti sarebbe stata una lista infinita. Nel mezzo intercalavano aneddoti della loro vita, riflessioni e pensieri, finché Niall non le chiese di aspettarlo, si sarebbe assentato solo un attimo. Elene si accomodò meglio sull'amaca, aspettando silenziosamente il suo ritorno. In quel momento pensò che avrebbe tanto voluto poter vedere le stelle.

Era rientrato in camera a prendere la sua copia della chiave. Quella sera era ben intenzionato ad uscire di nuovo e possibilmente non rientrare fino alla mattina dopo. Sesso. Aveva bisogno del sano sesso, possibilmente con una sconosciuta formosa e focosa. Aveva bisogno di smettere di pensare a lei. Neanche a farlo apposta, l'oggetto che continuava a minare la sanità dei suoi pensieri, apparve davanti a lui non appena lanciò un'occhiata fuori alla terrazza. Era seduta sull'amaca con Niall. Ancora una volta una tempesta interiore lo travolse, lacerandolo tra decisioni che non avrebbe voluto prendere. Forzandolo di abbandonare di nuovo il suo istinto. Prese la chiave e a passi veloci ritornò verso la porta. Senza voltarsi, senza neanche un ultimo sguardo, mettendo a tacere ogni desiderio che non riguardasse le sue precedenti intenzioni. Con un ringhio sbattè la porta.

Niall stava chiacchierando e ridendo beatamente con Elene, quando un'ombra lo aveva costretto a voltarsi. Sorrise al suo cenno di lasciarli soli. Lei l'avrebbe ucciso il giorno successivo...o forse no, ma cos'è il divertimento senza un po' di rischio?!

Alla fine aveva ceduto, non solo si era voltato, ma aveva anche deciso di obbligare Niall a lasciarli soli, non che ne fosse dispiaciuto, mentre lui era sempre più scosso dall'incapacità di reagire a quel desiderio folle e sconsiderato che continuava a traghettarlo da lei. Una nave in prenda alla corrente. Spinta dalle onde verso ciò che poteva rivelarsi un porto sicuro o peggio, un ammasso di rocce contro il quale lo scontro sarebbe potuto essere davvero doloroso.
Occupò il posto lasciato dall'amico biondo, senza più preoccuparsi della vicinanza, o dell'effetto che questa aveva su di lui. Elene rimase immobile, accomodandosi appena verso di lui e si perse ancora una volta nel contemplarla. Nell'immaginare ancora le parti mancanti del suo viso, nell'immaginare ancora una volta di poter vedere il suo riflesso nei  suoi occhi. La sentì mugugnare qualcosa, ma cosa poteva dirle? Le accarezzò prima i capelli, lei sembrò non notarlo, poi il viso e la sentì irrigidirsi appena.
- Che fai? - gli domandò titubante.
Era quasi sicuro avesse imparato a riconoscere la sua voce...era così diversa da quella di Niall, ed era sicuro che lei potesse riconoscerla.
- Sono io - disse solo, con una dolcezza che non si sarebbe mai aspettato, come se volesse nascondere un messaggio segreto di scuse. Come a volerle mostrare qualche parte di lui che ancora desiderava tenere nascosta, ma che adesso era lì, proprio accanto a lei. Aveva vinto e lo aveva reso schiavo del suo desiderio, rapendone i pensieri, violentandogli i sogni, piegandone la forza.

Elene scattò come morsa da una tarantola. Poteva aver riconosciuto il suo tocco? Non ne era sicura, ma non appena aveva sentito le sue mani poggiarsi su di lei aveva avvertito una scossa, un tumulto. Lui la toccava in un modo tutto suo, era dolcezza, era possesso, era paura. Un tocco deciso, quanto delicato, quanto timoroso, racchiuso nella dolcezza di uno sfioramento, quasi non gli fosse concesso di farlo. Non ci avrebbe scommesso. E avrebbe perso. Perché la sua voce, quella sì che era sicura di saperla riconoscere. Aveva una musicalità profonda e sensuale, che sembrava riuscire ad esercitare un richiamo per lei. E per tutta la specie femminile, a quanto sapeva!
Abbandonó velocemente la nebbiolina di assuefazione e desiderio nella quale si era immersa per scontrarsi ancora con la realtà, una realtà in cui lui, con quella stessa melodiosa e profonda voce, le aveva detto chiaramente che non era interessato a lei. Ma allora cosa faceva lì?! Era camera sua! La sua terrazza! Accidenti, mayday-mayday allerta: defilarsi il prima possibile! Pericolo!
Si agitò velocemente sull'amaca, cercando appiglio in quei maledetti addominali che non aveva mai voluto fare, per tirarsi su e toccare il terreno, allontanandolo con le mani.
- Cosa vuoi? - si mosse in maniera nervosa e scoordinata, tanto che Harry dovette faticare per provare a bloccarla senza perdere l'equilibrio.
- Niente voglio solo parlare -
- Sei stato cristallino l'ultima volta! - non aveva la benché minima intenzione di starlo a sentire, agitandosi ancora - Ti saluto! - cercò ancora di alzarsi, ma Harry la bloccò facendola ricadere sull'amaca, che si piegò pericolosamente all'indietro.
- Ma dove credi di andare?! - domandò impedendole il movimento - Smettila di agitarti o ci farai cadere! -
- Non ci penso nemmeno! - e in men che non si dica un urlo squarciò la silenziosa e fino a quel momento calma della notte. Con una mezza capovolta scivolarono all'indietro ritrovandosi entrambi con il sedere per terra. Harry le era praticamente sopra e decise che avrebbe dovuto sfruttare quel vantaggio.
- Te l'avevo detto - le sussurrò all'orecchio e lei trasalì, mentre una serie di scariche di brividi le percosse la pelle, vibrando elettricità fino alle ossa.
- Fammi andare via - ringhiò più a se stessa che a lui.
- No - replicò deciso. Si avvicinò aspirando l'aria che lo divideva da lei.
- Perché? - sospirò esausta.
- Perché... - furono parole che morirono sulle sue labbra.
Si sciolse in quel bacio come se fosse stata la sua aria, come se avesse appena ripreso a respirare. Come se il cuore si fosse prosciugato nel suo stesso battito, soffocato dalla sua stessa felicità, nel momento in cui tornava a viverla.
Elene cedette al suo bacio, alla leggera carezza delle sue labbra, al bisogno del suo sapore. Approfondì il bacio come se non aspettasse altro, il suo corpo si amalgamò alle sue mani come se potesse essere stato plasmato per loro, accettando il suo tocco con sollievo e aspettativa.
Lo sentì sistemarsi meglio sopra di lei e la miccia del suo orgoglio scattò risentita.
Lo spinse via nel momento in cui la sua dignità ormai fustigata esalò il suo ultimo desiderio. Non poteva. Semplicemente non poteva. Lo spinse con tutta la forza che le restava, con gli ultimi residui di volontà che la volevo lontana da lui. Si alzò senza pensare che non avrebbe saputo dove andare, corse via, se così si può dire, sbattendo di qua e di là, senza sapere da che parte stava andando. Voleva solo allontanarsi.
- Che succede? - la voce preoccupata di Niall rimbalzò nelle sue orecchie come una speranza di sopravvivenza. Si aggrappò a lui con forza, i muscoli ancora tremavano per lo sforzo e la tensione.
- Ti prego - sussurrò - Portami via -

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