26.


Elene aveva solo sentito qualcosa, o meglio qualcuno venirle addosso, poco prima di finire per terra, in realtà sopra a quel qualcuno, che ora la stava dolcemente tenendo tra le braccia. Inspirò il profumo della sua pelle, nascondendo la testa nell'incavo del suo braccio. Come poteva avere parole tanto amare per lei per poi invece toccarla come se le sue mani non avessero mai smesso di farlo. Con familiarità, delicatezza e desiderio. Sapeva che non doveva, la sua testa era stata incredibilmente chiara mentre lei continuava a seguire i suoi impulsi camminando verso di lui. Sapeva che non avrebbe dovuto, eppure in realtà, era sicura che potesse essere solo quella, la fine che stava faticosamente inseguendo. Magari non per terra...
Si lasciò invadere ancora da quell'inaspettata pace, da quell'improvviso benessere. L'aveva cercato con le sue mani, accarezzato la sua pelle con la guancia, prima di nascondersi ancora tra le sue braccia. Sentì il suo calore contro il viso. Pelle contro pelle.
Pelle???
Un imbarazzo improvviso la costrinse a tastare in maniera meno delicata la condizione del ragazzo, tecnicamente, sotto di lei.
- Ma perché ogni volta che ci incontriamo sei mezzo nudo? - portò le mani sul suo petto, senza realmente volersi alzare. Arrossì, credendo di poter andare a fuoco, non appena si accorse che le sue mani non avevano incontrato alcun ostacolo. Nessun tessuto a dividerli. Niente di niente!
- Dì pure nudo - era appena uscito dalla doccia, con solo un asciugamano intorno alla vita. Asciugamano che praticamente era volato via tra lo scatto improvviso per prenderla e la caduta. Ormai non lo copriva più.
- Cosa?! - tremò in un improvviso moto di imbarazzo ed eccitazione, quasi sperando di aver capito male. Quasi.
- Niente lascia stare, cosa diavolo sei venuta a fare? - a cercarlo, aveva detto. Che volesse sentirlo uscire dalle sue labbra ancora una volta, maledetto farabutto cuore.
- Perché non ti sei fatto vedere ieri? - s'irrigidì a quella domanda. Perchè le interessava saperlo? Uno scudo di apparente indifferenza calò su di lui, non avrebbe mai dovuto mostrare quanto in realtà quelle parole lo avessero scosso.
- Non c'è scritto da nessuna parte che debba farti visita ogni giorno - ringhiò quasi, ricordandosi di quanto fosse facile attaccarla.
- Ma nemmeno oggi - quasi sussurrò
- E allora? - incalzò disorientato da quel suo strano quanto inaspettato atteggiamento - Cos'è ti mancavo? - sprezzante e beffardo.
Elene sentì poco a poco la rabbia affluirle al cervello. Non era un buon segno. Era tornato guardingo e scostante, qualcosa decisamente non andava.
- Louis, ma che diavolo ti prende! -
- Sei tu quella che fa finta di non capire, mi sono stancato di starti dietro - Harry imitò il suo tono di voce leggermente alterato. Elene rimase un momento perplessa. Era ancora sopra di lui, il calore della sua pelle ancora sotto le sue mani. Seriamente, quel ragazzo era affetto da disturbi della personalità oppure era proprio matto! Nonostante, in quel caso specifico tutto potesse essere possibile, lei fiutava qualcosa che non era ancora riuscita a cogliere.
- Ma se non hai fatto altro che trascinare me dietro di te! - replicò e lui assottigliò gli occhi, guardandola con aria di ammonimento.
- Non fare la spiritosa hai capito benissimo -
- L'unica cosa che ho capito benissimo è che non è normale un comportamento simile - fece una pausa prima di sputare la sua conclusione - Quindi o sei un pazzo oppure stai mentendo -
Harry trasalì, braccato ancora una volta dalla sua dannata perspicacia.
- Non è vero - ringhiò come un lupo ferito.
- Allora sii sincero! - ribattè lei senza avere la minima intenzione di rinunciare a quella disputa senza avergli cavato di bocca ciò per cui aveva deciso di fare quella scarpinata fin lì. Adesso che era arrivata, non se ne sarebbe andata senza una spiegazione possibilmente sensata!

Cominciò ad alterarsi, la sua ansia si tramutò velocemente in contrattacco, un contrattacco che sarebbe volto principalmente a ferirla.
- Cosa vuoi che ti dica? Sei asfissiante! - mentì, ma in un certo senso era vero.
- Certo non volevo sentirmi dire questo - borbottò lei infastidita da tanta irruenza.
- È la verità! - assottigliò la voce fino a ridurla ad un sussurro, quasi una preghiera - Lasciami in pace -
- No! scordatelo voglio una motivazione plausibile! - Elene ringhiò di rabbia. Non era per quello che era andata fin là. Non l'avrebbe lasciato in pace, almeno finchè non avrebbe fatto chiarezza, almeno fin quando il suo cervello non si fosse deciso a scrivere la parole fine su tutta quella storia.

Harry tremò fin dentro alle membra. Non poteva dirle la verità. Tremò perfino al pensiero di dover esigere di mettere un punto a quella storia, che storia non era. Era stato solo un guazzabuglio di avvenimenti assurdi che non avevano fatto altro che condurlo da lei. Nonostante fosse una menzogna, nonostante le avvisaglie, i richiami del suo subconscio, il battito sfrenato del suo cuore, decise di mentire a denti stretti.
- Ho trovato altra compagnia, va bene? - fu un colpo. L'ennesimo colpo da incassare. Dovette essere onesta con se stessa, almeno, per quanto la situazione fosse assurda, la sua felicità aveva cominciato a ruotare intorno a lui. E sapere che invece lui restava fermo...era diventato un pesante supplizio da superare. Si stupì di ritrovarsi a dover ringraziare le bende, avrebbero aiutato a mostrarsi più forte davanti a lui.
- E quando l'avresti trovata in un modo parallelo? -
- Sottovaluti la mia capacità di poter trovare compagnia con uno schiocco di dita - ghignò lui, sforzandosi ancora di poter tramutare la sua tristezza in collera.
- Non mi permetterei mai - biascicò sarcastica - Ma si dà il caso che, a tuo dire, fino a ieri eri obbligato a sorbirti la mia presenza - gli rinfacciò convinta di poter risultare quasi patetica. Si stava davvero aggrappando a quello?! La sua dignità fece una capriola di rassegnazione.

Harry sbuffò ancora. Era un osso duro e la sua resistenza cominciava ad essere messa alla prova.
- Non ne posso più di te e di tutti i problemi, è questa la verità! - alzò la voce di colpo, esasperato. Cosciente o no, lei sembrava essere stata programmata per complicargli la vita.
- Ecco ci siamo! - adeguò il suo stesso tono con decisione - E da quando è diventato un tuo problema? -
- Da quando mi sento in colpa! Accidenti! - sgranò gli occhi al suo stesso urlo. Spaventato dalla verità che era emersa con furia. Elene tentennò un istante impreparata. Il suo cuore tremò di adrenalina, scosso da quell'assurda verità che le era stata vomitata addosso. Qualcos'altro riempì il suo sangue, vagamente familiare a sollievo. Smise di tremare.
- Ah ecco qual'è il problema, brutto pezzo di cretino, ci voleva tanto? -
- Non so di cosa parli - ridusse la voce ad un sussurro. Si era esposto, si era dannatamente esposto. Era stato molto più facile distruggere con un soffio piuttosto che costruire quel castello di bugie che aveva cercato di rafforzare intorno a lui. Crollato sotto una burrasca di verità.
- Non è colpa tua se devo tenere le bende per qualche giorno in più! Brutto rintronato! Mi sono dimenticata io di toglierle - sembrò rasserenarsi solo all'idea che lui si fosse preoccupato per lei, rammaricata, ma non troppo, che si potesse sentire in colpa. Ecco di nuovo il suo lato romantico e sognatore che tornava a galla trasformandola nella Rosalinda della storia. Ecco di nuovo il desiderio di non lasciarlo in pace. Ecco di nuovo la felicità ricominciare a girare intorno a lui.
- Ma ti ho portata io li! -
- Ma non vuol dire nulla! - sbuffò. Certo che era testardo più di un mulo il ragazzo. - Sarebbe potuto succedere anche sotto la doccia! Louis, non darti colpe che non hai! E poi non è successo nulla! Sto benissimo - fu incapace di trattenere un sorriso. Eh si, stava davvero benissimo!
- Certo, come una che non vedrà per un'altra settimana - grugnì ancora. Aveva mostrato il vero interesse per lei, la vera preoccupazione che sembrava comandare le sue scelte. Eppure si sentiva ancora in colpa.
- Forse meno! -
- Dovrei cominciare a pensare che ti piaccia stare qui? - ghignò più a se stesso, dato che lei non poteva vederlo, incapace dal resistere dal provocarla. Una speranza nascosta dietro quella provocazione. Lei sembrò pensarci. Le piaceva stare li? si, non sarebbe stata una risposta corretta. Non era il luogo...
- Onestamente non saprei dirtelo in queste condizioni ma posso dire che l'altra sera è stato bellissimo! - ammise di slancio. Maledetta o benedetta la sua onestà.
Harry vibrò fino in fondo, fin dentro la sua anima, quasi l'avesse schiaffeggiata. Vibrò di un nuovo eco. Un'onda anomala stava montando e non sapeva quanto la diga di risentimento, paure e ossessioni sarebbe stata capace di contenerla. Di contenere quella forza spaventosa.
- A cosa ti riferisci? -
- A tutto - si tese, quasi come se un improvviso tumulto le fosse caduto addosso. Avvertiva una bizzarra tensione nell'aria, l'anteprima della tempesta, quando il cielo si fa troppo pensante per potersi schiarire senza tuoni, lampi e fulmini.
- Guarda che non m'interessi - si sforzò ancora, quasi la sua stessa lingua rifiutasse quella bugia.
- Si l'ho notato - Elene non sembrò stupirsi. Sapeva che era così e sapeva anche che avrebbe risposto così. Lui invece sobbalzò a quella risposta, impreparato.
- Avrei solo approfittato della situazione - incalzò ancora quasi tendesse a convincere se stesso. La sentì tremare ancora sul suo corpo. Perché ancora non era riuscito ad abbandonare quel contatto. Ancora era sotto di lei, nudo come un ebete. La guardava e i suoi occhi dicevano tutt'altro, finendo per domandarsi ancora una volta quando avrebbe potuto vederne il riflesso nei suoi.

Scoppiò. Voleva umiliarla gettandole in faccia il suo disprezzo, vero o falso che fosse, avrebbe reagito, perchè non era mai stata passiva. Dovette trattenersi dal prenderlo a pugni. Avrebbe reagito perchè stava esplodendo. Avrebbe reagito perchè ormai era arrivata fin lì, perchè era in bilico e lei avrebbe saltato. Mosse appena il capo, incapace di altri movimenti. Ancora sopra di lui. E sussurrò, perdendo ogni temeraria forza.
- Allora perché non l'hai fatto? -
Una capriola. La sorpresa, lo stupore, l'eccitazione presero il sopravvento su ogni suo istinto, su ogni sua volontà, su ogni sua forza. Perché aveva creduto... Ogni pensiero si azzerò schiacciato dal desiderio di potersi avventare ancora su di lei. Le prese il viso tra le mani, e contemplò la sua bocca aprirsi per la sorpresa e forse anche paura, prima di far atterrare con la sua in un bacio che gli rubò il fiato. Quando finalmente la consistenza umida e morbida delle labbra si scontrò con le sue, si dimenticò di tutto. Al diavolo Steven, al diavolo le sue intenzioni e al diavolo anche quel poveraccio di Louis. Perché lei stava baciando lui.

I find my salvation, and my sense of direction is lost like the sound of my steps.

Non aveva fatto in tempo a richiudere la bocca e prima che le parole potessero congiungersi con l'aria, quella stessa aria era sparita. Il cuore aveva ricominciato a tamburellare agitato non appena aveva riconosciuto quelle labbra. Cercò di imprimersi il suo sapore, di poterlo conservare dentro la sua bocca, ricordare quel gioco che le lingue avevano intrapreso come se fossero stati passi di danza. Si aggrappò a lui come si era aggrappata alla speranza di poter rivivere quello che le era sembrato essersi trasformato solo in un ricordo. Un bellissimo ricordo. E poi si perse. Si perse nella magica attrazione che il suo corpo esercitava su di lei, si perse nella sua mente, nella sua bocca, tra le sue mani.

- Ma che cos.... oh oh... - Elene si staccò da lui in un movimento brusco e spaventato. Harry aprì gli occhi di scatto, ancora il cuore che batteva furioso dentro di lui, spingendo un afflusso adrenalinico di sangue. Liam era davanti a loro che li guardava in un misto di imbarazzo e confusione - Scusatemi...io...beh me ne vado! - balbettò immediatamente prima di scomparire dietro la porta con la stessa velocità con cui era apparso.
Elene era sicura di essere arrossita tanto da far invidia ad un pomodoro maturo. Tentò di seguire i movimenti bruschi di Harry fin quando non si ritrovò in piedi, completamente spaesata.
Serrò la mascella, portandosi velocemente in piedi, subito dopo aver recuperato l'asciugamano, quasi tirandosela dietro con poco garbo. Ancora una volta la realtà era piombata su di lui come uno schiaffo deciso e ben piazzato. Una realtà che imponeva di averla lontana.
- Devi smetterla di farti strane idee, non ci potrà mai essere nulla tra noi - brusco, serio e deciso. Elene si sforzò di non tremare, assecondando un passo indietro senza combatterlo.
- Sei tu che ci stai pensando non io! - si difese - Non mi sarebbe passato neanche per l'anticamera del cervello ma sai cosa ti dico? Se hai già trovato di meglio non ti pregherò di passare del tempo con me - si lanciò velocemente contro la prima cosa che le sue mani incontrarono, ringraziando mentalmente che potesse riconoscere il legno della porta. Le bende potevano nascondere le sue lacrime, perfino a se stessa, ma il suono spezzato della sua voce che non poteva essere frainteso, la costrinse a lanciarsi fuori dalla camera in silenzio.
Harry sussultò, correndole istintivamente dietro.
- Dove cavolo vai? - urlò affiancandola, ma lei si ritrasse quasi avesse potuto percepire quella vicinanza.
- Fatti miei - ringhiò lei afferrando il pomello della porta.
- Non puoi andarci da sola -
- Preoccupati per qualcun altro! - chiuse la porta alle sue spalle con un tonfo che lo costrinse a smorfiare il viso. Avrebbe dovuto seguirla, eppure le sue gambe non si muovevano, sembravano ancorate al terreno come la coerenza dei suoi pensieri, gettata alle ortiche. La forza dei suoi dubbi lo riaccompagnò fino al letto. Si chiuse il viso tra le mani cercando di mettere ordine alla confusione di pensieri che ululavano e sbraitavano nella sua testa. Mentre quel dannato organo continuava a battere disperato solo all'idea, alla certezza ormai che lei fosse arrivata lì per lui. E lui l'aveva mandata via. Si era ripetuto più volte che quella era l'unica decisione che aveva senso prendere, l'unica veramente saggia da fare. Ma saggia per chi? Perchè quella maledetta sensazione di sollievo non arrivava? Perchè l'idea che l'avesse potuto chiudere fuori dalla sua vita non gli era mai sembrata più sbagliata? Perchè, perchè, solo tanti perchè e tante risposte che da nessuna si erano fuse in una sola. Una che non avrebbe ancora avuto il coraggio neanche di pensare.

Elene aveva sentito il pianto del suo orgoglio mischiarsi con quello del suo affetto, mal riposto. L'aveva sorpassato per prestare ascolto all'illusione di poter assecondare quelle sensazioni, alla presunzione di essersi potuta trasformare in qualcosa di diverso per lui dalla solita rompiscatole, momentaneamente non vedente, a cui era costretto fare da balia. L'illusione che quella magia che affollava il cuore fino a trapassare in ogni ramo del corpo potesse davvero esistere e contagiarla nella sua follia. Nella sua pazza corsa contro la ragione, contro la saggezza, contro perfino se stessa. Illusa che esistesse davvero un potere, un filo capace di legare due persone tanto diverse tra loro, non solo nel corpo ma anche nell'animo, dove la bellezza non passava attraverso gli occhi, ma attraverso la forza che quelle emozioni regalavano perchè condivise. Le lacrime erano arrivate alla sua bocca, salate e amare. Era arrivata lentamente, forse troppo, alla sua stanza. Per fortuna la sorte aveva deciso che un'umiliazione al giorno poteva bastare, evitandole quella di entrare piangente in una camera che non era la sua, dovendosi poi far venire a recuperare da un receptionist, da Sandra o peggio ancora da uno di loro. Si era buttata con il solito poco garbo sul letto e solo allora si era accorta che perfino il suo occhio sinistro stava lacrimando.

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