24.
Le tapparelle erano ancora alzate, la porta finestra di nuovo chiusa, mentre la luce della notte affluiva nella stanza come una nebbia tenue e avvolgente. Non avrebbe potuto sentirlo, era stato fin troppo attento a non produrre il minimo rumore. Semplicemente perché non poteva permetterselo. Non sarebbe mai neanche dovuto entrare nella sua stanza. Eppure era lì, proprio di fronte al suo letto, rapito per l'ennesima volta da lei. Cosa sapeva di lei? Poco, quasi nulla in realtà. E lei cosa poteva sapere di lui? Non aveva mai dato tanta confidenza alle persone, non aveva mai permesso a nessuno di entrare nella sua sfera privata. Eppure qualcosa aveva il potere di attirarlo, una curiosità morbosa continuava a spingerlo verso di lei, lasciandolo incapace di fare altro se non assecondarla. Lei era diversa. Non sapeva ancora se in senso buono o meno, ma sicuramente era diversa dai tipi di ragazze che era solito frequentare. Era quella sua unicità a renderla speciale e a rendere lui curioso come non mai di scoprire qualcosa di vero, quando ultimamente era stato circondato solo da falsità e ipocrisie. Era il prezzo del successo. Ma lei, lei era stata capace di portarlo indietro nel tempo, fino a fargli dimenticare chi era diventato e a ricordagli chi fosse davvero. Era un paradosso. Lei aveva avuto il potere di tirare fuori il suo vero io, nonostante lo credesse un'altra persona.
Era stato incapace di resistere alla seduttrice tentazione di toccare, gustare le sue labbra. Ma la sua reattività era stata la più dolce soddisfazione. Sembrava lo stesse aspettando. Poi però aveva elegantemente frenato i suoi impulsi, impedendogli di continuare quel gioco di seduzione che, per lui, sarebbe potuto finire solo nello stesso posto in cui lei stava beatamente dormendo sola, ignara che lui come un idiota, restasse ancora in piedi a guardarla, nascosto nel buio come un ladro, vergognandosi come un bambino che sa di aver rubato qualcosa che non è suo. Perché lei non era sua.
Scappò dalla sua camera non appena lei accennò un movimento. Lanciò un ultimo sguardo. Non portava il pigiama. Nessun orrendo vestiario a coprirle quella pelle che avrebbe voluto poter toccare ancora. Era appena riuscito a distinguere le fattezze di un reggiseno, prima di precipitarsi fuori. Come era finito a reputarla perfino bella? Quando aveva cominciato ad intraprendere quel cammino di interesse? Perché doveva essere così complicato...
Un silenzio imbarazzante era caduto dopo quel bacio. Si erano staccati a mala voglia, almeno da parte sua, e quando lui le aveva domandato cosa avesse voluto fare, lei aveva risposto che forse sarebbe stato meglio rientrare. Da quel momento non le aveva più rivolto parola. Fin quando le circostanze avverse non li avevano obbligati a parlare di nuovo.
- Come facciamo a risalire? - battè i denti dal freddo.
- Sali sulle mie spalle, la roccia non è ripida - aveva risposto con apparente tranquillità, tanto che ne era rimasta stupita.
- Ma sono... - la prese in braccio di colpo, esattamente nelle stesso modo in cui si carica un sacco di patate in spalla, e lei dovette sforzarsi per non urlare.
- Pensante! Stavi per dire questo vero? - disse con voce decisamente affaticata e con un cenno di divertimento. Esageratamente affaticata, pensò lei. Eppure cominciava a piacerle quel suo modo di prenderla in giro.
- No! Cafone maleducato! - replicò fintamente offesa - Stavo per dire: in grado di farlo da sola! -
- Certo, e saremo rimasti qui per tre giorni, a dir poco - Harry fece forza sui muscoli e velocemente riuscì a darsi lo slancio necessario in avanti - Tieniti stretta -
Elene non se lo fece ripetere due volte e si attaccò alla sua schiena nel miglior modo riuscisse. Aiuto, ma perché queste complicazioni? Si sentì sballottolare a scatti prima che finalmente Louis non la poggiasse sulla terra "ferma". Cercò per quanto possibile di allontanarsi da lui. Uno strano ed improvviso imbarazzo era esploso dentro di lei nell'istante in cui era germogliato il desiderio di poter restare ancora tra le sue braccia. A contatto con il suo corpo. Come nel lago...
- Non potevamo passare per l'albergo? - un leggero soffio di vento la fece rabbrividire.
- No, meglio non farsi vedere - quella risposta non fu proprio ben accolta. Sentì le mani del ragazzo chiudere le sue, incentivandone i passi. Finalmente il tiepido e familiare calore della stanza riuscì a far cessare i suoi brividi. O forse erano state le sue mani.
- Già non sia mai dovessero vederti con me! - un filo di amarezza trasparì appena da quella constatazione, ma sperò che lui non se ne fosse accorto.
- Solo per non attirare l'attenzione - replicò lui piccato, abbandonando la presa. Lei abbassò il capo in maniera sommessa. Non era da lei, ma quella sera niente era stato usuale, previsto o atteso. Più inaspettato e travolgente.
- Hai ragione, scusami -
- Bene io vado - voleva scappare il più lontano possibile da lei e dall'insensato e assurdo desiderio di buttarla sul letto. Che soddisfazione sarebbe stata tapparle ancora la bocca con la sua. Serrò un pugno fino a tendere le nocche, l'aveva elegantemente rifiutato nel lago. Dopo averlo baciato appassionatamente.
Elene restò interdetta, quando aveva detto di voler rientrare non intendeva che avrebbe voluto che se ne andasse! Fosse stato per lei, avrebbe proprio voluto...Oh cielo! Aveva avuto solo freddo! Cercò di abbandonare le immagini poco caste che erano guizzate nella sua testa velocemente, alimentando il rossore sulle sue guance. Non credeva che avrebbe mai neanche più potuto pensarlo ma in quel caso: sante bende! Lui aveva abbandonato la presa immediatamente e poteva sentire i suoi passi velocemente allontanarsi da lei. Doveva fare qualcosa, provò a muoversi ma sbattè contro lo spigolo di quel che riconobbe essere il letto, solo dopo averne tastato la consistenza. Si sentì persa per qualche istante, incapace di movimenti .
- Louis! -
Il cuore di Harry tremò. Quello non era il suo nome, ma lei era ancora convinta di aver baciato Louis. - Grazie - sussurrò imbarazzata. Harry rimase immobile davanti alla porta, combattendo tra la voglia di uscire velocemente da quella camera e l'inaspettato desiderio di voler restare. - È stato... - balbettò tossendo appena. Bagno pensò, doveva dire bagno! - Un bagno fantastico! - ma lui non disse nulla, si limitò a sbattere la porta con forza.
La lasciò sola, infreddolita, completamente fradicia e gocciolante, con il rimorso di tre parole non dette che continuavano a vorticare nella sua testa. Un bacio fantastico.
Uno strano bruciore la riportò al mondo. Uno strano formicolio vibrava in tutto l'occhio sinistro, palpebra e pelle circostante. Istintivamente cominciò a grattarsi attraverso le bende, voleva solo continuare a dormire in pace. Si sistemò meglio sul cuscino, girandosi e rigirandosi, fin quando il bruciore ed il prurito non la costrinsero a tornare vigile e sveglia nel mondo reale. Si sfregò ancora, non sapeva quale dei due malesseri fosse più fastidioso, sembrava avere mille aghi che la pizzicavano e le stuzzicavano alternatamente la palpebra. Sfregò ancora, forse con troppa foga, ma che idiota! Il bruciore si trasformò in una fiammata urticante improvvisamente, Elene maledisse la sua incapacità di non riflettere a sufficienza prima di fare qualsiasi cosa e soprattutto di balzare fuori dal letto rischiando di sbattere o cadere. Tolse le bende, aprendo leggermente l'occhio destro. La vista la colpì sfocata e lucente. L'occhio sinistro era ancora coperto da una sottospecie di cerotto adesivo che cambiava giornalmente insieme alle bende. Ma le era stata assolutamente vietato di toccare quell'occhio. Mugugnò, il fastidio era tanto che non cercò nemmeno di mettere a fuoco la vista con l'altro occhio.
- Sandra? - aveva afferrato il telefono prima di andare verso il bagno. Era il momento di reclamare aiuto - Potresti venire per favore? È urgente - un fiotto d'ansia uscì repentino, la voce tremava e il bruciore non accennava a diminuire.
Sandra aveva chiamato subito l'oculista, preoccupata. Aveva cominciato ad agitarsi per la stanza. Elene continuava ad aprire l'altro occhio di tanto intanto, cercando di distrarsi, per la sua gioia, la vista lentamente stava tornando. Peccato che fosse ancora sfocata e disorientata, ma riconobbe una donnina bassa e minuta con i capelli neri legati in una composta treccia muoversi nervosamente avanti e indietro. Andava su e giù per la stanza, di cui lei cercò di imprimersi ogni dettaglio, metteva a posto qualcosa, poi si sedeva, si alzava di nuovo e poi risedeva ancora, in un ciclo che terminò solo quando il dottore non spalancò la porta della sua camera. Eh ma stava diventando un vizio! Ma quante chiavi circolavano?!
- Harry! -
Il soggetto in questione mugugnò appena qualcosa. - Harry svegliati! -
Si rigirò, ficcando la testa sotto le lenzuola - Harry accidenti! -
- Che c'è - grugnì esasperato, ancora immerso nella pace del sonno.
- L'oculista è da Elene! Ha qualcosa che non va, sta male! Devi venire subito! -
Harry scattò come colpito da una scarica elettrica. Gli occhi di Niall erano spalancati e saettavano agitati su di lui come per incentivarlo a darsi una mossa. Sentì i suoi muscoli pietrificassi. Ma...quella notte stava bene!
Si precipitarono immediatamente in camera vestiti appena tra pigiama e tuta, per non presentarsi mezzi nudi, incuranti di chi potesse vederli o meno. Passi veloci mossi dall'improvvisa trepidazione, mescolata allo stesso istinto di paura che gli faceva tremare le membra.
Si affacciò alla porta senza avere davvero il coraggio di entrare. La stava visitando. Niall invece si era catapultato vicino a lei, regalandole un conforto che lui non sarebbe mai riuscito a dare. Un'amara sensazione di invidia si spalancò in lui. Ancora una volta.
Sbirciò appena. Lei come al solito sembrava dura e forte. Non aveva aperto bocca durante tutta la visita. La signora che faceva su e giù per la stanza invece era inquietante.
Il medico aveva tranquillizzato tutti abbastanza velocemente. L'occhio era stato solamente irritato dall'acqua e dalla persistenza delle bende bagnate addosso, nulla di grave quindi. Tirò un sospiro di sollievo, portandosi una mano sulla fronte.
- Ma questo ha rallentato il processo di guarigione - continuò il dottore mentre lui si sentì improvvisamente sbiancare - Avremmo dovuto rimuovere la copertura domani, invece sarà meglio aspettare qualche altro giorno -
- Quanto dottore? - la sua voce suonò serena. Eppure lui non riuscì a tranquillizzarsi.
- Per sicurezza direi un'altra settimana, potrei anche dire tre giorni, ma poi quando l'occhio resta coperto meno tempo, più alto è il rischio di infezioni. A quanto ho potuto vedere, è ancora sensibile -
- E l'altro? -
- L'altro sta bene - il medico fece una pausa mentre armeggiava con le sue cose - Ma sempre per sicurezza sarà meglio tenere le bende su entrambi -
Harry si era congelato sul posto. Uno strano malessere sembrava nascere dal petto e irradiarsi in tutto il corpo. Scariche di vorticante senso di colpa gli annebbiarono la mente come un tornado, travolgendo ogni cellula. Non era possibile che sebbene cercasse in tutti i modi di fare qualcosa per lei, alla fine riuscisse solo a farle del male. Questa volta era stato diverso. Una strana sensazione perfino più intensa del senso di colpa gli pervase i tessuti, in un mix di dispiacere, collera e rimprovero. Era qualcosa di più grande, vagamente simile alla preoccupazione, galoppante come il timore e forte come l'affetto. Quel pensiero, quella consapevolezza di cui era stato volutamente ignaro fino a quel momento, gli bloccò il respiro per qualche secondo. Come aveva potuto farsi incastrare da lei? Tornò rapidamente nella sua stanza. Quella ragazza strana lo stava trascinando verso qualcosa che presto o tardi, continuando per quel cammino, non sarebbe più riuscito a controllare. Doveva porre repentinamente un freno. Sarebbe stato da pazzi suicidi impelagarsi per quel intricato sentiero, ripido e sconnesso, malamente equipaggiato e con poche, forse pochissime possibilità di successo. La vetta sembrava solo un miraggio lontano, talmente lontano che si sentiva lui il cieco. Non riusciva, non poteva scorgere neanche uno spiraglio di luce, una speranza di lieto fine. Non era mai stato un tipo da relazioni serie, e lei era assolutamente la persona meno probabile con cui avrebbe potuto rischiare un coinvolgimento. Fin quando il cuore non aveva cominciato a battere i suoi segnali. Lanciò uno sguardo al lago e i flash della notte passata tornarono ad invadere di immagini la sua mente. Era ad un bivio e la strada più semplice, più logica, più sicura, non avrebbe condotto da lei.
- Mi dispiace che tu sia costretta a tenere queste bende per un'altra settimana - Niall era rimasto con lei tutto il giorno. Aveva ordinato Mc Donald e si era messo a suonare con la chitarra, canticchiando insieme a lei. Gli era sempre più grata.
- Stuart sembrava più dispiaciuto di tutti - ricordò di come quell'uomo che non aveva brillato di simpatia fin dalla prima volta che l'aveva sentito parlare, in più era entrato nella sua stanza come una furia, dandole della cretina, della sconsiderata e quasi incapace. Ora sì che le era diventato simpatico! Aveva tenuto nascosta la gita al lago. Non trovava nessuna ragione per dovergli rivelare delle sue fughe clandestine dalla stanza. Aveva detto che aveva bagnato le bende durante la doccia e si era dimenticata di cambiarle, quello ovviamente aveva rincarato la dose di velatissimi insulti. Non le importava in accidenti di quel bietolone, in realtà.
- Steven!! Ma è possibile che non riesca ad imparare il nome? - ridacchiò lui ma Elene forzò un sorriso, prima di tornare seria.
- Vi ha costretti a restare ancora, vero? - una sfumatura tenue di amarezza colorò la sua voce.
- Avevano comunque programmato di restare un pó di più - rispose semplicemente e lei non riuscì a trattenersi dal formulare quella fatidica domanda che da quella mattina le ronzava in testa e le martellava le tempie come un fastidioso mal di testa.
- Secondo te Louis è arrabbiato con me? -
- Perché dovrebbe? - Niall le apparve quasi sorpreso. Ma forse era stata solo una sua impressione.
- Per tutto questo - sospirò liberando l'aria in eccesso che sembrava opprimerla - Non vorrei dovesse preoccuparsi di essere costretto a stare qui per troppo tempo -
- Tu cominci a preoccuparmi - marcò il tu prima di fare una pausa - Hai interesse per lui? - Elene tremò. Perché ora le sembrava preoccupato?
- Cosa?! No! Ma come ti viene in mente?! - si stava solo continuamente domandando se sarebbe andato da lei quella sera, dato che in tutto il giorno non vi erano stati segnali di vita.
- Elene...andiamo non sei brava a dire bugie - l'ammonì severo.
- Sei tu che non capisci niente! Hai preso un granchio - sorrise appena cercando di trovare la forza per scherzare. Come poteva insinuare che fosse interessata a Louis?! Negare, si ripetè, negare anche l'evidenza.
- Il granchio lo prenderai tu di questo passo! - Niall rimase serio, come se qualcosa lo preoccupasse. Qualcosa che andava oltre quella stramba situazione. Un moto d'ansia salì improvviso.
- In che senso? -
- Nel senso che se ti interessa dovreste smetterla di litigare come cane e gatto - non voleva sembrare duro, ma quei due si stavano comportando come dei bambini, facendosi continuamente dispetti nonostante sembrasse che un'interesse stesse cominciando a nascere da parte di entrambi.
- Ci stiamo provando -
- Allora perché dovrebbe essere arrabbiato? -
- Beh non lo so - balbettò incerta. Non voleva raccontare della sera precedente, non perché non si fidasse, ma il suo famoso lato irrazionale desiderava conservare quel ricordo dentro di sé. Quasi potesse sciuparsi raccontandolo, sminuirsi rivelandolo.
- C'è qualcosa che mi nascondi? - sussultò sorpresa.
- Da dove viene tutta questa perspicacia?! -
- Allora ho ragione! - Niall strabuzzò gli occhi, non che ne fosse sorpreso, ma decisamente impressionato che lei potesse ammetterlo con tanta facilità.
Elene si morse la lingua, ma perché non riusciva a pensare prima di aprire la sua boccaccia?!
- No! Cioè no! - agitò freneticamente le mani tentando di essere più convincente possibile.
- Spara! -
- Non ho nulla da dire! - scosse la testa in maniera turbolenta - Solo che stiamo andando d'accordo e non vorrei che questo rovinasse la precaria situazione di pace -
- Mmmm mi hai convinto poco - per niente in realtà, ma evitò di prolungare quell'interrogatorio forzato. Elene sorrise all'improvvisa idea, a suo parere geniale che si era paracadutata nella mente.
- Posso comprare la tua convinzione con la scatola di biscotti che ti erano piaciuti tanto? -
- Dove l'hai presa? - ora sì che era davvero sorpreso. Quei biscotti croccanti ricoperti di cioccolato fondente!
- Ne avevo fatta comprare una in più di scorta! - ridacchiò lei rilassandosi. Era quasi convinta che lui avrebbe abbandonato l'interrogatorio di terzo grado in cambio della scatola intera.
- E va bene, ma sappi che non è finita qui! -
- Non ne avevo dubbi! -
Quel giorno non aveva avuto notizie da Louis, un'improvvisata, un colpo di telefono, nulla.
Il giorno successivo era passato lentamente. Niall aveva trascorso parte del pomeriggio con lei, ancora. Alle 19:00 l'aveva salutata e da quel momento si era seduta sul letto e lì era rimasta per un discreto lazzo di tempo. Il cervello stava rimuginando e non era stata capace di evitare di domandarsi che fine avesse fatto quel citrullo. Sparito, senza nemmeno una parola. Era un'atteggiamento tipico maschile di quando non si volevano risolvere i problemi, ma quali erano i problemi ora? Quel bacio...sfiorò appena le labbra ripensando, rivivendo le sensazioni che aveva provato due giorni prima. Il battito accelerato era tornato, tanto forte quanto allora, la pelle aveva vibrato quasi per lo stesso miscuglio di energia ed elettricità, brama e passione. Si lasciò andare poggiando la schiena sul materasso. Forse lui aveva capito male quando gli aveva detto che sarebbe stato meglio rientrare...e se così fosse stato allora era plausibile che non si fosse più presentato. Ma era abbastanza per poter dedurre che sotto quella coltre di offese e insulti si nascondesse lo stesso desiderio e interesse che lei celava a lui? Ok. Basta! Decretò che doveva smetterla di pensare a quel cretino, di vorticare in un tornado di se e ma senza senso. Piuttosto doveva agire! Ossia andare da lui per ammazzarlo!
Come sempre ringrazio tutte le persone che seguono questa storia, chi più chi meno, mi regalate sempre un'immensa gioia!
Avrei qualche nuova storia da consigliare che spero possa destare curiosità:
197 Liam Payne di _inliamsarms_
Where r u now di _LoveMeSheeran
Voglia di volare tra le nuvole del cuore di AngelicaLadisa
Stay with me di blacksoul_1989
Amore impossibile di __uNhApPy__
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