18.
Deglutì a vuoto, aspirando freneticamente l'aria intorno a se ed improvvisamente il problema che fosse mezza nuda venne trasferito in un angolo remoto della sua testa. Si stropicciò le labbra sentendo il ragazzo mugugnare subito dopo il rumore sordo della spazzola che toccava terra.
Non poteva averlo davvero colpito. Aveva una pessima mira, e pessima era riduttivo, quando vedeva, non poteva diventare un asso del tiro a bersaglio da "momentaneamente non vedente"! Era fuori ogni logica!
Con un sospiro di frustrazione e agitazione avanzò qualche passo incerto, portando una mano avanti con la speranza di riuscire a toccare qualcosa o meglio, quel qualcuno.
- Ma sei impazzita?! - urlò quello che doveva essere Louis facendola sobbalzare. Lo riconobbe non tanto per il timbro di voce, quanto perché aveva imparato il suo tono perennemente arrabbiato. Trasalì al pensiero che forse questa volta non avrebbe avuto tutti i torti.
- Oddio ti ho fatto male? - domandò spaventata, pentendosi subito dopo di quella domanda idiota. Quella spazzola era pesante! Si pentì immediatamente di averla lanciata quando altri gemiti di dolore le arrivarono alle orecchie. Cosa diavolo aveva combinato!
- Mi hai preso in pieno - bofonchiò portandosi la mano sul labbro leso. La guardò muoversi lentamente verso di lui, preoccupata. Stranamente non si domandò se fosse sincera o meno, aveva sentito solo uno strano calore avvampare nel petto, e non era fastidio.
- Oddio mi dispiace tantissimo davvero! Dove ti ho preso? -
Harry restò in silenzio continuando a tastarsi il labbro dolorante. Non tardò molto che la consistenza bagnata e calda del sangue incontrasse i suoi polpastrelli.
- Merda! - imprecò improvvisamente facendola sussultare mentre muoveva le mani spaesata, percependo il suo spostamento, ma lui la ignorò precipitandosi davanti allo specchio. Che diavolo, aveva il labbro inferiore gonfio e violaceo con un piccolo taglio laterale da cui usciva un rivolo di sangue. Sentiva la pelle bruciare mentre un leggero formicolio percorreva l'interno della bocca fino alla gengiva inferiore. Il labbro pulsava e il gonfiore cominciava ad estendersi fino alla metà. Dolore e fastidio a parte, non era niente di grave, ma come poteva presentarsi alla festa e davanti ai giornalisti in quello stato? L'avrebbero pensato reduce da una rissa!
Elene tornò barcollante verso lo specchio e il lavabo. Era preoccupata e pentita, non voleva fargli male accidenti! E quella situazione non faceva che renderla ancora più frustrata, non poteva fare nulla! Poggiò le mani tremolanti sul lavabo. Sentì il petto contrarsi per il dispiacere. Il desiderio di sapere quali danni aveva combinato stava diventando opprimente quasi quanto la stessa paura di domandarglielo.
- Cosa ti ho fatto? - la sua voce uscì come un sussurro tentennante mentre una strana dolcezza avvolgeva ogni parola, tanto che Harry se ne stupì. Voltò il capo e la vide ancora accanto a lui, evidentemente tesa, e....spaventata?
- Mi hai spaccato un labbro - disse questa volta con meno astio mentre lei sussultava ancora alle sue parole. Aprì appena la bocca e lui non poté evitare di concentrarsi di nuovo su quelle labbra, finendo per domandarsi quanto potessero essere consistenti.
- Ma come ho fatto?! La spazzola... - balbettò insicura prima che Harry la interrompesse, parlando con il suo solito tono deciso.
- Mi ha colpito l'angolo del labbro e il dente l'ha tagliato - spiegò evitando la cadenza accusatoria che stava naturalmente per assumere. Lei sembrò tendersi maggiormente - Niente di grave comunque - fu rassicurante per entrambi. Elene sospirò di sollievo portandosi una mano sulla fronte. Teatrale, l'avrebbe voluta definire, se non fosse per la sua mano tremante.
- Purtroppo non posso fare molto ma qui c'è il disinfettante e il cotone - spiegò tastando le ante del mobile sopra il lavabo con le mani prima di aprirlo di colpo - Puoi ... - sentì qualcosa di duro scontrarsi contro l'anta.
- Ahio! Ma insomma! - protestò Harry dandosi dell'idiota. Era rimasto a contemplarla come un cretino e aveva ricevuto un colpo in fronte. Altro che rissa, quella ragazza era un pericolo pubblico! Ci mancava solo un bernoccolo per completare il quadro della sua faccia per quella sera.
Elene si portò una mano alla bocca per la sorpresa e l'imbarazzo. Ma com'era possibile!
- Oddio oddio ti prego scusami non l'ho fatto apposta - farfugliò portandosi una mano alla bocca, sorpresa e seriamente dispiaciuta - Scusami, ti ho fatto male? - si era talmente concentrata sul disagio che la sua situazione potesse recarle che si era ordinata immediatamente di agire, senza preoccuparsi delle conseguenze. Perché invece della vista non avrebbe potuto perdere la sua grazia da elefante? Perché accidenti non aveva ancora imparato a dosare la sua forza?! Semplicemente non le aveva mai fatto capolino nella testa. Sospirò amareggiata. Forse aveva ragione lui quando le diceva che era troppo concentrata sulla sua situazione, e lui non aveva la minima idea che in realtà lei si soffermasse poco a riflettere per natura.
- Meno della spazzola - constatò lui massaggiandosi il punto incriminato.
- Scusami cercavo di aiutarti - mormorò mortificata. Bell'aiuto pensò sarcasticamente, e lui sembrò captare quel suo pensiero.
- È meglio se non fai nulla, grazie - un commento amaro che lei sembrò deglutire in silenzio. Ma sempre più stranamente, non era arrabbiato. Sapeva che, a differenza della spazzola, non era stato volontario. Ridacchiò al pensiero che lo spirito omicida verso di lui di quella banshee non si sarebbe mai placato.
Lei inevitabilmente si rattristò. Si sentiva in colpa, avrebbe dovuto stare ferma per evitare ulteriori danni, immobile come una statua di sale, ma era talmente agitata che prese una ciocca di capelli tra le dita, tartassandola. Doveva pur sfogarsi su qualcosa. Rimase in silenzio tentando di captare con attenzione ogni movimento, evitando di concentrarsi sul ritmo del battito forsennato del suo cuore agitato. Dopo qualche apparentemente interminabile secondo rimase finalmente immobile, le gambe sembravano essersi incollate sul posto, non sapeva proprio cosa fare, pensò cercando di soffocare quel moto di ansia che le impediva di inviare correttamente aria ai polmoni. Respira, si disse, non l'aveva ucciso! E pensare che sarebbe dovuta essere stata una giornata noiosa e monotona.
Bastò poco disinfettante per placare la fuoriuscita di sangue. Il labbro ora era solo gonfio e dolorante mentre del taglio non vi era quasi più traccia. La fronte era appena arrossata nel punto dell'impatto, ma era convito sarebbe bastato poco per farla tornare del colore sano. In quel frangente la sua insensata attenzione verso di lei, per motivi di sicurezza e sopravvivenza, non gli aveva permesso di farsi sfuggire che si era improvvisamente ammutolita, e non era un impresa da poco. Le pupille avevano viaggiato immediatamente alla sua sinistra, senza però muovere la testa, quasi imbarazzato all'idea di ammettere quella strana curiosità che portava i suoi occhi a cercarla, a studiarla.
- Che musica è? - domandò di colpo, come se fosse stato naturale, prima di spegnere quel dannato aggeggio che non aveva smesso di tartassare le sue orecchie neanche per un secondo. Smise di pensare a tutti i perché che stavano invadendo la sua testa. Voleva parlare e basta, sciogliere in qualche modo quella nuvola di tensione che aveva catturato le loro viscere in uno strano miscuglio di imbarazzo e sospetto, agitazione e curiosità. Lei sembrò vagamente accigliarsi al suo gesto, ma stranamente non fece alcuna allusione.
- Cartoni animati - rispose semplicemente, ma lui la guardò sospettoso.
- Ti piacciono? - ancora una volta il mantello di strafottente ironia ricoprì la sua domanda. Lanciò un' occhiata all'mp3 da museo che erano riusciti a trovare per lei scaricando al suo interno tutte le canzoni che desiderasse pazientemente prima della partenza. Anche lui aveva guardato i cartoni animati da piccolo, ricordava gli piacessero, ma non ascoltava più le colonne sonore!
- Mi sembra evidente - rispose con una punta di acidità. Ora sì che la riconosceva!
Elene si irrigidì al pensiero che ogni scusa per lui fosse buona per criticarla. Sebbene non l'avesse apertamente fatto, era palese dal modo in cui aveva posto quella domanda. Si morse la lingua, non doveva tornare sulla difensiva ricominciando a rispondere male - Come stai? -
Harry riportò i suoi occhi su di lei, ancora evidentemente tesa e poco distante da lui. Ancora con quel misero e striminzito asciugamano addosso. Involontariamente i suoi occhi slittarono su tutto il corpo, ancora, e quella strana ed inspiegabile brama accese i suoi sensi, ancora.
- Bene, te l'ho detto non è nulla di grave - replicó sbrigativo, desideroso di concentrarsi su qualcosa di diverso dal suo corpo mezzo nudo vicino a lui. Evitò di assecondare l'idea di farle aprire quella bocca impertinente solo per far uscire gemiti, mentre lui la inchiodava al muro.
- Sono... -
- Perché guardi ancora i cartoni animati? - la interruppe prontamente, cercando di trovare un appiglio in un discorso abbastanza idiota da poter porre rimedio alla protuberanza che gli era cresciuta in mezzo alle gambe. Non per lei, dannazione! La sua mascella si tese, mentre una vecchia frase trapassò la sua mente come un fulmine, scuotendolo fino a raggiungere il suo petto come un soffio distante: non sarebbe mai stato attratto da lei.
- Perché mi piacciono - era visibilmente confusa...perché tanto interesse? Sembrava quasi un'accusa. Era la sua testa ormai a captare accuse ovunque, pensò, doveva darci un taglio.
- Ma sono per bambini - continuó con ovvietà e lei avvertì il desiderio di discussione accendersi, quasi come volesse difendersi da quelle strane e malamente nascoste critiche.
- Nessuno vieta anche ai grandi di vederli - sentenziò pienamente convinta evitando di trattenere la lieve traccia di superbia - Inoltre rivedendoli in età, matura diciamo, ti accorgi di tante cose che da piccoli invece sfuggono - Harry ridacchiò al suo tono da maestrina romantica e antiquata.
- Tipo che il lieto fine non esiste? - ghignò vedendola tendersi ancora, come punta in un nervo scoperto.
- Grazie Mr Cinismo - esclamò sarcastica, smorfiando il viso, quella parte che poteva vedere, in un sorriso finto e indispettito - Io mi riferivo più a... -
- Il colpo di fulmine è in ogni dannata storia? - la interruppe ancora, quasi divertito all'idea di metterla in difficoltà, di passare in vantaggio. Stranamente quelle bizzarre discussioni con lei avevano il potere di fargli nascere una scintilla di inspiegabile interesse, macinata forse dal desiderio di prenderla in giro o semplicemente di metterla a disagio. Cominciava ad esserne divertito, e soprattutto, glielo doveva, dopo tutte le botte che aveva preso.
- No... - farfugliò ancora cercando di completare l'ennesima frase invano.
- Lasciami indovinare - si passò una mano sotto il mento pensieroso, cercando qualche altro argomento che potesse scatenare il suo disagio - Credevi che gli animali potessero veramente parlare - lo disse in una evidente affermazione.
- I simboli fallici! - urlò improvvisamente lei impuntandosi. Era un classico, perché la gente doveva essere così prevedibile da trarre piacere dalle cose più banali. Prenderla in giro per via di dei cartoni animati, avrebbe sbadigliato dalla noia, se non fosse stato un gesto maleducato.
- Cosa?! - Harry spalancò gli occhi per la sorpresa, sbattendo più volte le palpebre, come se non avesse capito bene, come se si fosse trattato del frutto di una sua perversa immaginazione.
- Mi vuoi far finire di parlare! - protestò stizzita, ignorando la nota di greve stupore della sua voce - Da grande riesci ad afferrare pienamente la morale, cogli l'ironia e puoi perfino analizzare il contesto storico, qualora ci fosse. Tutte cose che da bambino non ti interessano affatto - sorrise fiera dalla sua sensata spiegazione, e l'attesa della sua contestazione si fece febbricitante in lei. Perché sarebbe arrivata.
- Simboli fallici? - balbettò ancora evidentemente sorpreso. Cosa c'entravano i simboli fallici con i cartoni animati?! Erano come carne e pesce! Elenè sbuffò facendo cadere la braccia lungo i fianchi.
- Perché vuoi uomini su un discorso di 345900 parole cogliete solo: fallico?! - replicó scontrosa, o meglio indignata.
- Perché era la cosa più interessante - ghignò lui spontaneamente, lei storse la bocca, come se avesse potuto vedere il suo trionfante ghigno di vantaggio - Dicevi? -
- Che... -
- Lascia stare là manfrina di prima, sono interessato al fallico - ridacchiò ancora giurando di averla sentita sussurrare un "porco" tra i denti appena prima di parlare con il suo solito accento impertinente.
- Pare che alcuni cartoni della Disney abbiamo simboli fallici nascosti qua e là - parlò senza nascondere la nota indignata, a suo parere era solo frutto di giochi perversi di persone che non avevano nient'altro di meglio da fare. Per lo meno lei non aveva mai fatto caso a quei...messaggi subliminali.
- Sul serio? - Harry era sempre più sorpreso e interessato. Doveva ammettere che non avrebbe mai creduto che quella particolare diatriba avrebbe preso una piega...sessuale. Accidenti...un altro segno di vita dai paesi bassi.
- Non lo sapevi? È una notizia che fece scalpore -
- I cartoni animati non fanno scalpore - il suo tono sarcastico e velatamente accusatorio la innervosì di nuovo. Ogni frase che pronunciava aveva il potere di farla sembrare una critica...o forse lo era. Ma sentì il bisogno di rispondere alle sue accuse un qualche modo, rivoltandone altre.
- Credevo che i simboli fallici invece lo facessero -
- Ci sono davvero? - chiese come se fosse stato veramente interessato. Non lo era, era solo divertente.
- Non ho controllato personalmente - replicó lei stizzita e lui ridacchiò apertamente.
- Figurati, Santa Elene - masticò quel nome tra i denti e la lingua per la prima volta con una tinta sensuale che cominciò a inviare scariche di fuoco liquido nel sangue. Poteva anche essere Santa, ma in quel momento davanti a suoi occhi regnava un'eccitante e spavalda provocatrice.
Una sfumatura roca e bassa, suadente e avvolgente aveva investito per la prima volta il modo di pronunciare quel nome. La sua pelle vibrò come se fosse stata toccata. Elene avrebbe roteato gli occhi se avesse potuto, ignorando il richiamo che quella voce aveva assunto per quel suo maledetto corpo traditore. Era...sexy! Nessuna sfumatura di santo aveva riempito i suoi pensieri in quel momento. Scrollò la testa dandosi della stupida prima che un brivido freddo tramortisse le sue ossa. E s'irrigidì. Finalmente la consapevolezza di essere quasi svestita tornò a galla mentre i muscoli ricominciavano a contrarsi di imbarazzo e vergogna. Fece un piccolo passo indietro, senza neanche sapere quanta effettiva distanza ci fosse tra loro.
- Forse è il caso che tu vada - disse riappropriandosi di tutta la sua resistente tenacia. Harry si accigliò improvvisamente, come se quel passo che l'aveva allontanata da lui avesse potuto dolere.
- Stavo andando in ogni caso - grugnì - Non credere che mi faccia piacere stare in tua compagnia -
Non avrebbero dovuto, si era ripromessa che non avrebbe dovuto dispiacersi, eppure quella parole andarono in centro, a percuotere qualcosa dentro di lei. Reagì. Picchiò la mano ancora una volta contro il freddo marmo del lavabo, con l'altra arpionò l'asciugamano per evitare che l'unica cosa che potesse coprirla sparisse e alzò la voce di scatto, coprendo la vecchia distanza con un passo.
- Si può sapere perché da una chiacchierata civile torni improvvisamente sulla difensiva? Perché ogni volta vieni qui e mi ricordi quanto poco interessante sia la mia compagnia? - lui non rispose ed Elene credette seriamente che se ne fosse andato. A quel l'ipotesi il cervello andò letteralmente in tilt e non le importava affatto di lui, accusò la sua coscienza insistente - Sei un cafone! - urlò furiosa muovendo freneticamente altri due passi avanti. Saltò per lo spavento non appena andò a sbattere contro qualcosa che sicuramente doveva essere più alto e grosso di lei. La mano che reggeva l'asciugamano ora era posata su di lui, poteva percepirne il calore sotto il suo palmo. Ritrasse la mano quasi ne fosse stata bruciata.
L'aveva vista accigliarsi, no infuriarsi dopo quel suo commento evidentemente poco gentile. Era la verità accidenti perché doveva sentirsi in colpa! Ma soprattutto...perché a lei dovevano importare i suoi pensieri e le sue opinioni? Di nuovo quello strano calore, forte come se fosse stato orgoglio, trasbordante quasi fosse stato compiacimento, si era fatto largo in lui come una crescente nebbia di palpitante elettricità, all'altezza dei polmoni, tra fiato e respiro. Ma se non vedeva l'ora di andarsene allora perché sentirlo dire da lei non era stato il sollievo che avrebbe dovuto invece provare? Noia, giustificò immediatamente la sua parte razionale contrastando quello che non aveva neanche il coraggio di pensare: piacere. L'aveva vista avvicinarsi al passo di carica di un buffalo che quasi temette per l'incolumità dei suoi piedi, ne aveva avuto abbastanza per quella giornata, aveva mosso un passo in avanti per evitare a lei di compierne altri finendo inevitabilmente per scontrarsi. Quel contatto, quella vicinanza o il maledettissimo asciugamano che a malapena la copriva, crearono un tumulto dentro di lui simile a lava, simile a desiderio, simile ad eccitazione.
- Sei tu che mi hai detto che sarei dovuto andare via - ancora una volta la sua voce uscì bassa e roca, tentatrice e accusatoria come aveva imparato a riconoscere. Nessuno dei due badò alla delusione ancora nascosta sotto coltri di apparenti accuse.
- Dal bagno per farmi vestire! Sono io quella momentaneamente non vedente, non tu! - strillò lei e lui buttò fuori il nodo di quella strana tensione in un sospiro. Ridacchiò poi, lei non avrebbe mai saputo quali perversi desideri avevano infangato la purezza dei suoi pensieri.
- Devo andare comunque - sospirò - Ho un'intervista nella sala congressi e per colpa tua penseranno che qualcuno mi abbia picchiato - ridacchiò divertito. Non sentiva più dolore e anche quel fastidioso bruciore sembrava aver smesso velocemente di tormentarlo. Lei sembrò incupirsi e perdere la sua adrenalinica collera nello stesso istante, quando chinò leggermente il capo.
- Mi dispiace davvero per quello... -
- Ah e per avermi dato del cafone no? - scherzò lui senza preoccuparsi di nasconderlo.
Elene rimase colpita dalla cadenza melodiosa della sua voce quando non era in collera o semplicemente intenta ad infamarla. Era qualcosa di unico, o per lo meno era la prima volta che aveva il piacere di sentirlo così rilassato, così divertito o semplicemente a suo agio. Sorrise, sarebbe sembrata sicuramente una stupida ai suoi occhi ma sorrise senza neanche il tempo di dissuadersi.
- Affatto - scherzò poi mostrandosi decisa e temeraria - Come a te non dispiace riempirmi di insulti -
- Dovresti aver capito ormai che anche se ti stanno tutti dietro non vuol dire che la tua compagnia sia gradita - quella frase la scosse raggelandola con la stessa facilità con cui era uscita. Un tumulto si alzò dentro di lei come una tromba d'aria in una tempesta. Il suo tono era tornato freddo e distaccato, privo di quell'accento scherzoso e divertito. Era tornato sulla difensiva e forse non se n'era nemmeno accorto. Perché lo pensava davvero. Ed eccolo di nuovo il tamburellante dolore che quelle parole inevitabilmente esercitavano su di lei. Non riusciva a farne a meno, dovevano per forza toccarla.
- Lo so - disse solo e si voltò consapevole di dargli finalmente le spalle, e camminando a passi decisi lungo il bordo della vasca abbandonò lentamente quel bagno. Per quel giorno aveva visto anche troppa vita.
Non smetterò mai di ringraziare tutte le persone che mi hanno contattata, che stanno seguendo la storia in silenzio, chi legge, commenta e vota!
Cercherò di ricambiare come posso e intanto...con un pò di pubblicità!
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