12.

Qualcosa era scattato dentro di lui quando l'aveva sentita piangere. Senso di colpa, aveva gentilmente ricordato la sua coscienza. Dannazione! L'aveva lasciata andare via da sola, senza neanche seguirla. Immobile come un idiota. Aveva esagerato con lei, stava continuamente esagerando. Quella ragazza non gli piaceva, nonostante sapesse che lei non aveva colpe. Mosse velocemente i passi che li separavano quando la trovò dietro il primo angolo, la schiena poggiata alla parete ed il telefono tra le mani. Sembrava fiera, nonostante tutto. I capelli dorati ricadevano sulla spalle in morbide e disordinate onde, la testa era rivolta testardamente verso l'alto, mentre una strana aurea di superbia sembrava avvolgere la sua alta e slanciata figura.
- Ti porto in albergo - disse mesto ma lei scattò come morsa. Stava imparando a riconoscere la sua voce.
- No - rispose fredda.
- Smettila, non fare la stupida - qualcosa nel suo tono si addolcì involontariamente. Perché doveva essere così testarda? Sembrava si divertisse a complicargli la vita.
- Smettila tu! - appunto.
- Di fare cosa? -
- Di fingerti preoccupato per me quando in realtà sono solo un fastidio! - aveva parlato senza pensare, come faceva sempre d'altronde, le sue amiche le rimproveravano continuamente la sua mancanza di filtri. Anche se poi la sincerità era una delle sue migliori doti. Voleva solo evitare la sfumatura patetica che stava per prendere quella conversazione, ciò che meno sopportava era che qualcuno si imponesse la sua compagnia per senso di carità.
Harry rimase interdetto, era obbligato, vincolato alla sua presenza, ma la sua coscienza si rifiutava di non preoccuparsi per lei. Nonostante fosse una strana fusione tra un drago e una banshee, quella strana creatura era indifesa. Un sorriso fiorì sul suo viso al pensiero di una relazione tra la parola indifesa e la soggetta in questione. Era talmente petulante che avrebbe fatto desistere qualsiasi possibile rapitore o molestatore.
- Non è così - sospirò, era la verità, nonostante la simpatia nei suoi riguardi fosse a scarsi livelli.
Elene restò sorpresa, si sarebbe aspettata una risposta come sempre poco cortese, ma lo reputò sincero.
- Allora illuminami! -
- Non volevo che mi vedessero - spiegò e lei mosse appena la testa.
- Con me? - non sapeva se si sarebbe potuta offendere. Non era una modella, non era bella, ma neanche un mostro! Ops...continuava a dimenticare quel piccolo dettaglio.
- In generale, tu non sai come può essere un inferno -
- Oh povero ragazzo inseguito dal successo e dai fan adoranti! Che vita difficile! - sbeffeggiò a quel punto, quasi sollevata che non fosse lei la causa di quel desiderio di nascondersi. Era tipico delle star, prima inseguivano il successo e poi si lamentavano di averne troppo.
- Tu non sai cosa vuol dire! - proruppe lui indignato, come si permetteva di giudicare la sua vita?
- È vero, ma non si deve mai sputare nel piatto in cui si mangia! -
- Tu con quella recita hai attirato l'attenzione di tutti e se mi avessero riconosciuto... - certo non poteva dirle che riconoscerlo significava la possibilità che lei venisse a conoscenza che lui era Harry, e la conseguente possibile sua incolumità.
- Ma non è successo anzi! Abbiamo scampato una rissa! -
- Che tu stavi creando! - ghignò. La conversazione in qualche modo si era pacificata e onestamente lei era stata geniale a puntare su...quel suo problema per far uscire entrambi illesi.
- Per aver lanciato un tovagliolo! - suonò come una bambina oltraggiata. Non era colpa sua se avevano avuto la sfortuna di incontrare proprio un pazzo!
- Sporco di cioccolata -
- Non erano escrementi! - lui sghignazzò ancora non appena notò che in tutto quel trambusto lei era ancora sporca di cioccolato sulla punta del naso. Sarebbe stato poco carino non dirglielo. Notò che non aveva mai abbandonato la sua posa, era ancora arpionata al muro come una lucertola.
- Allora? Vogliamo andare o preferisci che ti scambino per una p... -
- Signorina? - lo interruppe prontamente. L'espressione di Harry si fece ridicola e canzonatoria.
- Cos'è la principessa non gradisce che si dicano le parolacce? - quell'aria di presa in giro la fece irritare.
- Semplicemente trovo che sia poco gentile chiamarle in quel modo - lui sbattè le palpebre perplesso. Quella era tutta matta.
- Non cambia quello che sono - sbuffò annoiato.
- Quello che fanno, non quello che sono - lei sembrò infervorarsi nella discussione, il suo tono non era più aggressivo, ma combattivo è quasi appassionato.
- Ma è la stessa cosa -
- Sei come tutti gli uomini - sospirò lei, inutile era parlare con loro, quando si trattava di donne capivano solo poche ed elementari parole.
- Ossia? - dal modo in cui aveva parlato non si sarebbe aspettato un complimento.
- Non capisci nulla! Vi limitate a giudicare solo quello che vedete con i vostri occhi, ma le persone sono molto di più di quello che appaiono -
- Chi sei il Gandhi delle puttane? Cos'è lo fai anche tu? - ghignò quasi prima di cercare di ricordare come accidenti era riuscito ad impantanarsi in quel dibattito. Inutile, quella aveva sempre qualcosa da dire!
- Non dire idiozie - lo ammonì severa - Penso che non tutte coloro che fanno le prostitute in realtà lo siano, c'è chi le obbliga -
- Questa è vecchia -
- Ma è una realtà che esiste ancora, e penso anche che giudicarle tutte nello stesso modo sia immaturo e superficiale - come era lui, un ragazzino immaturo e superficiale, ma questo evitò di dirlo. Harry sembrò riflettere non troppo profondamente, era troppo stanco per affrontare seri dibattiti. Però su una cosa doveva ricredersi. Non sembrava una di quelle ragazze che pensavano solo a cosa indossare o come portare i capelli.
- Va bene Santa Elene, vogliamo andare ora? - lei si accigliò e lui quasi scoppiò a ridere.
- Non chiamarmi così! -
- Perché no? - scherzò con sfrontatezza - È carino -
- Come lo sarà la tua faccia dopo che ti avrò spruzzato l'antizanzare - insinuò minacciosa. Harry le lanciò un'occhiata perplessa.
- Ma non era lo spray al peperoncino? -
- Questo passa il convento - rispose lei prontamente e lui sorrise furbo.
- Per ritornare al discorso della Santa - Elene sbuffò ancora, era estremamente contrariata.
- Cosa devo fare per farti smettere? - chiese con una punta in più di acidità. Harry scattò in avanti, la prese per un braccio e colse la palla al balzo.
- Seguirmi in albergo - non le diede tempo di rispondere, la spinse verso la piazza dove aveva visto poco prima la fermata del taxi. Lei mise un piede avanti all'altro tremolante, visibilmente colta di sorpresa, ma fisicamente non oppose resistenza. Si limitò a lasciarsi trascinare mentre borbottava:
- Sporco ricattatore -
- Senza fare storie - lei grugnì in maniera non troppo femminile ma si lasciò trascinare da lui, per l'ennesima volta quella sera.

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