Capitolo 13 - Vertigini
<<Quando mi spiegherai perché hai deciso di imbarcarti a Napoli mi farai un favore>>
Victoria non sa come calmare i nervi, continua ad agitarsi sul sedile animatamente.
<<Una cosa ti ho lasciato fare, una sola cosa>>, ringhia scandendo per bene le parole.
<<Se magari la smettessi di blaterare ti accorgeresti che siamo arrivati>>
Alza la schiena dal sedile per guardare dinanzi a noi.
<<Bene, il porto lo vedo, ma vedo anche una fila enorme di auto>>
In tutta risposta alzo il volume della radio il più possibile. Mi ha fatto venire il mal di testa in sole due ore di viaggio. Mi chiedo chi me l'abbia fatto fare, Ostia con Camilla non era poi così male.
<<Scusa>>, dice poco dopo spegnendo lo stereo.
<<Per avermi fatto penare?>> mi volto a guardarla divertito, Victoria che chiede scusa non è una cosa da prendere sottogamba.
<<Si, per quello>> la sua faccia, a differenza della mia, è seria.
<<Cosa c'è che non va?>>
<<Nulla, ho solo paura di svegliarmi da questo magnifico sogno>> punta i suoi occhioni blu nei miei.
<<Ricordati che prima di essere Alice, sei Victoria, non c'è nessun sogno>> le tiro un pizzicotto sul braccio <<Visto? È tutto vero>>
Lei scuote la testa e mi fa la linguaccia.
<<Finalmente>>, questa volta è Camilla a parlare. Dopo un'ora e mezza siamo finalmente riusciti a salire sulla nave. La situazione non è delle migliori. La nostra cabina non ha nemmeno un oblò e Victoria mi ha appena comunicato di non tollerare bene gli spazi chiusi.
<<Sta tranquilla Vì, è solo una notte>> sussurro accarezzandole una spalla.
<<Si Vic, dormiamo insieme come tutte le volte?>> domanda la piccola stringendole le gambe. La bionda si abbassa per prenderla in braccio.
<<In un solo lettino abbracciate
abbracciate?>>
Camilla annuisce strofinando gli occhi con le manine.
<<Io ho già sonno>>
<<Ti avevo detto di dormire in macchina>>
Camilla non mi ascolta e rivolge nuovamente la sua attenzione su Victoria.
<<Dormiamo sotto?>>
No, assolutamente no. Questo non lo accetto.
<<Sì, va benissimo>>
Vic si avvicina al letto appoggiando la bambina a terra.
<<Dove hai messo il pigiama?>>
<<Voi non avete capito proprio niente>> sbotto lasciando cadere a terra il borsone con le cose per la notte.
<<Io non ci dormo lì sopra>>
<<Papà guarda che non è tanto alto>> alza la testa indicando con le braccia la poca distanza tra il letto ed il pavimento.
<<Non mi interessa>>
<<Uhm, non sapevo avessi paura dell'altezza>>
Ho appena dato a Victoria un pretesto in più per sfottermi, complimenti, Damiano.
<<Ed io che già ci immaginavo sulla torre Eiffel>> ammette compiaciuta dalla situazione.
<<La vedremo dal basso, non fa differenza>>
<<E invece si>>
<<Mi scusi, mia dilettissima regina, ingaggerò qualcuno per accompagnarla fino in cima, sa, non è colpa mia se mi cago addosso anche di un letto a castello>>
Victoria recupera il borsone cacciando i nostri pigiami. Lancia il mio di sopra. <<Oggi supererai la tua paura>> ride a crepapelle, avrà visto il panico nei miei occhi.
Che ore sono? Le tre? Le quattro? Di notte ovviamente. Non riesco a dormire. Sono appiccicato alla parete della cabina, divorato dalla paura di finire dritto dritto a terra. Non so da quando ho questa fobia, probabilmente da quando Jacopo ha deciso di lanciarmi dal terrazzo di casa con un aereo costruito con rami di alberi. Ero piccolo, probabilmente l'età di Camilla, ed ovviamente ho dato ascolto a quell'ignorante quando mi ha detto che potevo star tranquillo e non sarebbe successo nulla. Mia madre non l'ha pensata allo stesso modo quando è dovuta correre in ospedale perché mi ero rotto un braccio. La nota positiva è stata la punizione che Jacopo ha subito.
Mi sono lanciato anche con il paracadute, cercando di risolvere il problema, tutto inutile. Oramai ci convivo, non mi pesa più, salvo il non poter fare le montagne russe.
Come se non bastasse il letto è di pietra e non riesco a trovare una posizione comoda per provare almeno a chiudere gli occhi.
<<Damiano se non stai fermo ti butto in mare>> la voce irritata di Victoria mi coglie di sorpresa.
<<Non riesco a dormire>>
Le molle del suo materasso cigolano e, dopo pochi istanti, è in punta di piedi con le mani appoggiati sulla barriera che mi protegge dal vuoto cercando di intravedere la mia figura.
Si stropiccia gli occhi assonnata. Quando li riapre cerca di allargarli il più possibile per mettere a fuoco nell'oscurità della stanza.
<<Che ci fai lì infondo?>>
<<Te l'ho detto, ho paura>>
<<A saperlo ti avrei portato un pupazzo per farti compagnia>> in tutto questo buio vedo denti bianchi spuntarle sul volto.
<<Cretina>>, questa volta dò la faccia al muro.
<<Ti va di fare una passeggiata?>> domanda a bassa voce per non svegliare Camilla.
<<Dove, in mare?>>, mi giro nuovamente verso di lei.
Le sue sopracciglia si aggrottano.
<<Spiritoso, sul ponte>>
<<E Camilla?>>
<<Non si sveglierà, tranquillo>>
Un verso di assenso fuoriesce dalle mie labbra, ora come scendo?
<<Viè qui, movete, bambino>> dice, allungando le mani.
<<Faccio da solo>>
Mi avvicino lentamente alla scala, come sono salito posso anche scendere, no?
Quando siamo fuori Victoria non smette di ridere.
<<C'hai messo tre ore solo per scendere>>
Il suo tono di voce è alto. Le tappo la bocca con una mano.
<<Shh, fa silenzio, devo ricordati che stanno tutti dormendo?>>
Lei alza le spalle con noncuranza.
<<Se sono tutti come te, non sentiranno niente>>
<<Che intendi dire?>>
Lei riprende a ridere avvicinandosi alla prua.
<<Che qualcuno vicino a noi ci stava dando dentro, e tu, nonostante fossi sveglio, non te ne sei accorto>>
Si appoggia alla ringhiera con i gomiti, dando le spalle all'acqua, mi guarda divertita in cerca di una mia reazione.
Dal canto mio, sono abbastanza interdetto, è necessario su un traghetto Napoli-Palermo?
<<Non fare quella faccia ykaar>>
Intima di avvicinarmi muovendo il dito.
La raggiungo poggiando i palmi sul ferro freddo, incastrandola tra il mio corpo e il parapetto.
<<Non vorresti fare lo stesso?>> soffia leggera con fare malizioso. Il suo dito fa su e giù sul mio collo. Mi lascia un bacio sulla clavicola.
<<Di certo non sul ponte di una nave>>
Lei alza lo sguardo mordendosi il labbro.
<<E dove?>>
Non rispondo, la sua mano si intrufola sotto la mia maglietta. Traccia con le dita piccoli cerchi su tutto il mio petto continuando a mantenere il nostro contatto visivo.
Victoria si alza sulle punte e mi sfiora le labbra con la lingua, poi prende a baciarmi.
Le mie mani salgono sulla sua schiena mentre, bocca contro bocca, mille farfalle divorano il mio stomaco.
Scende più in basso, fino alla cintura che indosso.
Che intenzioni hai, biondì?
Non la slaccia, poggia il palmo sul cavallo dei pantaloni.
L'accosto ancora di più contro la balaustra e, contemporaneamente la sua mano si stringe con più tenacia contro la stoffa dei jeans.
Sono già in fiamme.
<<F-forse, forse anche qui>> ansimo,
interrompendo il bacio.
Sorride furba prima di ribaltare le nostre posizioni. Ora sono io a dare le spalle al mare.
Victoria, padrona della situazione, inizia a lasciare baci caldi sul mio collo soffermandosi più del dovuto in alcuni punti. La pelle brucia, starà lasciando un succhiotto.
Le sue mani nel frattempo giocano ancora all'altezza della mia intimità, eppure continua a temporeggiare. Sento i boxer stringersi per l'eccitazione. Rendendosi conto della situazione, Victoria alza nuovamente lo sguardo verso di me, ha davvero bisogno di approvazione?
La bacio con veemenza aprendole la zip della felpa e lasciando scivolare le mie mani sotto il top che indossa. Senza reggiseno, come sempre. I suoi seni sono piccoli e i capezzoli già turgidi senza che io li stuzzichi più di tanto.
Prende coraggio e con una botta secca slaccia la cerniera, calandosi nei miei boxer.
La manina minuscola trema al contatto con la mia erezione.
Le nostre bocche si staccano solo per il tempo di un respiro mentre lei, sicura e donna, mantiene il controllo delle mie emozioni.
Sono in bilico.
Si muove con una lentezza disarmante, sa che non mi piace aspettare.
<<V-Vic t-ti prego>> il mio tono è flebile.
Accoglie la mia richiesta iniziando a muovere le dita con più velocità.
Non ci stiamo più baciando. Lei continua a guardarmi negli occhi, non distoglie mai lo sguardo. Ci siamo solo noi.
Ha il viso arrossato e le labbra gonfie, io sono tutto sudato e in preda agli ormoni. Siamo su un ponte di una nave pubblica, eppure non ce ne frega niente.
Le mie labbra si schiudono lentamente, sto per venire.
Lei se ne accorge e, in tutta risposta continua con più forza. Raggiungo l'apice in poco tempo. Victoria tira fuori le mani portandosi le dita alle labbra.
Mi accascio per te mentre continuo a torturarmi i capelli. Il respiro non è regolare.
Lei è qui, davanti a me, bella, bellissima e i miei occhi si fanno lucidi.
<<Cosa c'è?>> chiede interrogativa abbassandosi.
<<C'è che ti amo>>
Spazio autrice📝
A dir la verità, ero un po' scettica sul pubblicare o meno questo capitolo, non so se sono in grado di descrivere abbastanza bene una scena così intima. Però poi mi sono ricordata che non postavo da troppo, e che prima o poi questi due avrebbero dovuto fare un passo avanti, per cui, ecco a voi.
Fatemi sapere con un commento se il capitolo vi è piaciuto.
Un bacio, a presto❤️
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