Capitolo 3 pt 3


Venti minuti più tardi lasciavo la mia magnifica stanza per il primo giorno di addestramento. Mentre mi dirigevo all'arena notai che c'erano altre persone, in alcuni riconobbi i volti degli infermieri. Molti di loro lavoravano a quei computer che sembravano provenire dal futuro mentre altri allenavano i miei compagni. Una ragazza, circa sulla ventina, dai lunghi capelli viola, stava allenando Amb. Lei era bendata e la ragazza le girava attorno lanciandole addosso delle palline da tennis che lei schivava abilmente. Un uomo abbastanza avanti con l'età stava spiegando a Pet come trasformarsi in uno squalo. La "tutor" di Josh, una donna alta con uno spartito in mano, lo stava facendo cantare. Quando gli passai vicino notai che aveva davvero una splendida voce ma subito dopo una sonnolenza bizzarra mi colse alla sprovvista. Poco più avanti la ragazza bionda, Victorie, leggeva dei tomi che dallo spessore sembravano contenere almeno mille pagine e April stava facendo box con un wrestler, o per lo meno credevo lo fosse vista la stazza. Con mia grande sorpresa lei lo stese come se fosse una bambola di due chili o poco più. Di sicuro doveva appartenere alla famiglia dei tor-qualcosa. Quei nomi erano davvero impossibili da imparare!

Arrivai al mio "stand" dove trovai una donna più o meno dell'età di mia madre vestita da infermiera.

«Ciao Christine, io sono Valery, tu sei una Crodwenhil, anche io lo sono anche se non "pura" come te. Sono una cugina di tuo padre ma possiedo il Dono, anche se in forma più debole.» disse.

«Non sapevo che papà avesse una cugina...»

«Oh, non ci sono solo io, ci sono centinaia di persone imparentate con le grandi sei stirpi. Il compito del Clypeus è di trovare queste persone, accoglierle e istruirle in modo che siano capaci di sfruttare a pieno il loro Dono. Io sono la tua... "tutor", ti insegnerò come governare le tue abilità.»

«E come?» chiesi.

«Ogni famiglia lo fa in modo diverso, vedi quella ragazza con i capelli rossi?»

«Amber?»

«Esatto, il suo tutor, Mary, le sta insegnando a percepire il mondo intorno a lei, ad orientarsi senza usare la vista. Le lancia delle palline addosso e lei le schiva. Oppure April, lei sta allenando il suo spirito combattente.»

«è una trod...» commentai cercando di ricordare il nome.

«Todrahe, la famiglia dei guerrieri.» spiegò «Josh invece è un Driusain.»

«Ecco perché allora il suo canto mi ha fatto venire sonno» capii.

«Se ti ha fatto questo effetto significa che è bravo. Peter è un mutaforma, infine Victorie, lei sta leggendo i testi antichi dove ci sono le vecchie profezie, è una Igruth...tu invece ti allenerai a curare le ferite. Vieni, andiamo in infermeria.»

Mi portò in una stanza molto simile a quella in cui mi ero svegliata, solo che in questa c'erano più letti. Si avvicinò a uno su cui era steso un uomo con un taglio sulla mano e la gamba ingessata.

«Guarda, quest'uomo, Hector, è stato ferito e voglio che tu lo guarisca.»

Guarirlo io? Ma non sapevo nemmeno da dove iniziare, e se avessi combinato un disastro?

«Stai tranquilla, non è difficile. Devi soltanto volerlo. Io sistemerò la gamba e tu il taglio, ok?». Annuii «Immagina di vedere con un microscopio il tessuto che si richiude, ogni cellula riattaccarsi alla sua vicina. Ora senti come se lo facessi tu, riattaccare tutte le cellule una ad una con le tue dita. Poi sentirai come un formicolio nella punta delle dita.» L'uomo emise un gemito «ed ecco fatto. Come nuovo.» Tolse il gesso dalla gamba dell'uomo e... lui si alzò in piedi come se nulla fosse!

Riuscii soltanto a sussurrare un misero «Wow!».

«Dai, avanti, ora prova tu» disse.

Mi avvicinai all'uomo che era tornato a sedersi sul letto. Cercai di ricordare cosa aveva detto, immaginai di ricucire il taglio, le cellule che si riattaccavano, ma non sentii nulla sulla punta delle dita. Aprii gli occhi, come avevo immaginato non era successo nulla, il taglio era ancora come prima.

«Non abbatterti» cerco di consolarmi Valery «è normale che non ci sia riuscita, ci vuole molta pratica. Riprova, dai!»

Ci riprovai ma non accadde nulla nuovamente. Continuammo fino all'ora successiva, senza successo, neanche un minimo miglioramento.

Alle 11 meno cinque Valery mi riaccompagnò nell'arena. Lì c'erano già Amber e April che parlavano.

«Ehi...perché quel muso lungo?» mi chiese Amb.

«Niente. È solo che...non sono riuscita a fare nulla...» mi posò una mano sulla spalla.

«Stai tranquilla, io ci ho messo una settimana intera per riuscire a schivare una di quelle stupide palline da tennis. Devi soltanto provare e riprovare. Alla fine sono sicura che ci riuscirai. Cambiando discorso, lei è April, una Todrahe».

«Sì, ti ho visto combattere, sei proprio forte!»

«Grazie, non è nulla di che...» disse arrossendo un po'.

«Ehi ragazze!» ci salutò Peter da lontano «come è andato il tuo primo giorno Cri?»

«Male...ho fatto schifo.»

«Oh, scommetto che non è andata poi così male.»

«...e invece si, non sono riuscita a curare neanche un minuscolo taglietto» commentai sconsolata.

Cominciarono a raccontarmi di episodi divertenti che erano capitati durante le lezioni e scoprii che April era davvero dolce e simpatica.

Arrivarono anche Josh e Victorie.

Ora che lo guardavo meglio, Josh era veramente carino, gli occhi azzurri... altro che James...lui era... wow. Non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso. Amber se ne accorse e mi disse:

«Ti piace eh?»

«No!» dissi diventando un pomodoro. Era riuscita a distrarmi da lui.

«Bene ragazzi» disse Malcorn una volta arrivato «oggi ci eserciteremo nel combattimento. Vik, mostra a Christine l'armeria. Voi ragazzi invece prendete le vostre armi»

Mi alzai e seguii Victorie in una stanza, sempre circolare, al cui interno c'erano armi di tutti i tipi, dalle spade ai fucili, dalle lance a oggetti simili a pistole che, mi spiegò Vik, lanciavano raggi di ghiaccio. Ma come faceva a essere tutto a forma di cerchio? Era contro le leggi della fisica che una costruzione così potesse stare in piedi. Girai un po' nella stanza fino a quando vidi ciò che faceva per me, una spada corta, un Gladio romano. Soprattutto i combattimenti.

«Sei sicura?» chiese Victorie

«Cosa?»

«Non sarebbe meglio un'arma da tiro come una pistola o una lancia per una ragazza mingherlina come te?»

«Non credo. Mi piacciono le spade e poi so già un po' usarle» Era vero, con mio fratello, Mike, da piccoli giocavamo spesso a combattere.

«Se ne sei convinta...»

Tornammo all'arena. April, come me, usava una spada solo che la sua era più lunga e sottile. Amber aveva un arco lungo e sinuoso di colore argentato, Peter una lancia con l'asta lunga circa due metri e una punta dello stesso metallo argentato dell'arco di Amb e Josh una balestra. Victorie si avvicinò ad un armadietto con sopra impressa una civetta stilizzata da cui prese una pistola.

«Perfetto, ragazzi. Ora iniziate a lavorare con i manichini. Cri, vieni con me.» disse mettendomi una mano sulla spalla e accompagnandomi in un angolo «Allora? Come sta andando?»

Gli raccontai di come avevo fallito miseramente nel guarire Hector.

«Stai tranquilla. Imparerai. D'altronde sei riuscita a guarire da una cecità sicura...ho visto che hai scelto un Gladio, un'arma insolita.»

«Da piccola ci giocavo con mio fratello»

«Allora saprai già qualcosina. Dai, fammi vedere.»

Iniziai un finto duello con un manichino. Un affondo a destra, una steccata a sinistra...

«Non male. Fa sempre comodo avere delle basi da cui partire.» Mi spiegò diverse mosse e tecniche. Mi stupii di riuscire ad eseguirne qualcuna abbastanza bene sin da subito. Poi si allontanò e io continuai con il mio addestramento. La palestra era abbastanza silenziosa, non c'era neanche il rumore dei manichini perché erano degli ologrammi che contrattaccavano anche. L'unico suono che ogni tanto scalfiva il silenzio era Malcorn che commentava con un: «ben fatto» o un: «dovresti cercare di colpire in questo modo»

Due ore più tardi tutti stanchi e indolenziti ci sedevamo ai tavoli della grande sala (indovinate di che forma?) circolare dove c'era un lungo tavolo con la superficie in marmo bianco da circa sessanta posti a sedere.

Presi posto tra April e Amber. Sulla sedia di fronte a me si era accasciato Peter e alla sua destra erano seduti Victorie e Josh. Mi guardai intorno, molti posti erano già occupati. A poche sedie di distanza sedevano la ragazza con i capelli viola e altri due ragazzi identici, dovevano essere gemelli.

«Sono Matt e Tom,» spiegò Amb «erano i miei istruttori prima che arrivasse Mary, anche loro sono Straver.»

«Ma non avevi detto che voi Straver avevate quasi rischiato di estinguervi...quindi come è possibile che anche loro siano come te?»

«Partiamo dalle basi.» rispose Victorie «C'erano una volta questi sei fratelli che vivevano in un antico villaggio che veniva costantemente attaccato dai Barbari. Un giorno sentirono parlare di uno stregone che si faceva chiamare l'Ammaliatore e decisero di andare da lui per chiedergli di liberarli dai Barbari. L'Ammaliatore decise di aiutarli in cambio della loro eterna fede, i fratelli accettarono e lui diede loro un'oggetto a testa: al più forte e possente donò il di un toro e gli spiegò che chiunque avesse bevuto da quel corno sarebbe diventato invincibile, al secondo, il più saggio, diede una di civetta con la quale avrebbe scritto le sorti della battaglia, al terzo un che gli donò una voce in grado di stregare chiunque, il quarto fratello, con uno spirito che bramava avventura, ricevette una che lo avrebbe riportato sempre sulla retta via anche nei momenti più bui, al quinto fratello tatuò un simbolo sul braccio, una runa e l'Ammaliatore gli spiegò che quel tatuaggio l'avrebbe trasformato in tutto ciò che avrebbe desiderato e infine al fratello più giovane diede un rametto di Pesticore, una pianta in grado di curare ogni tipo di ferita. Una volta tornati al villaggio sconfissero i Barbari senza problemi. I fratelli crebbero e fondarono la civiltà dei Cuhundos avendo tanti figli che a loro volta svilupparono il Dono ereditato dai padri. E così le grandi stirpi prosperarono fino ad arrivare a noi. Spesso ebbero dei figli con le altre persone, ma alcuni sopravvissero puramente senza mischiarsi con gli usam» lesse il punto interrogativo sul mio volto «gli usam è il nome nella lingua Cuhundos per gli umani. Ti hanno detto che il Dono spesso salta generazioni, ma questo succede solo quando si tratta della linea pura. Infatti spesso il DNA crea combinazioni in cui il gene se presente in entrambi i genitori non è detto che ci sia in quello del figlio.»

Il mio cervello stava processando tutte le informazioni quando mi venne un dubbio:

«Ma se io sono "pura" significa che anche mia madre è una Crodwenhil...»

«Credo di sì...oggi pomeriggio dato che abbiamo due ore libere potresti parlarne con Malcorn...» suggerì April

«Bene ragazzi.» disse Malcorn che si era alzato in piedi al capotavola. Il silenzio scese sulla sala che, mentre parlavamo, si era riempita.

«Parli del diavolo...» mi sussurrò Amb

«Siamo riusciti a trovare anche l'ultima erede, l'erede di Crodwenhil. Christine Crow. Cri, vieni qui.» Mi alzai un po' titubante, ero una ragazza abbastanza timida e stare davanti a tutte quelle persone che mi fissavano mi metteva un po'a disagio. Pregai in cuor mio che non mi facesse fare un discorso. Arrivai al suo fianco con gli occhi di tutti puntati addosso. Mi feci piccola piccola.

Si alzò un coro di mormorii, la maggior parte erano «Ma quella è la figlia di Crow» oppure «suo fratello è Michael, Michael Crow!» cosa aveva fatto di così importante mio fratello perché lo conoscessero tutti?

«Ora che abbiamo trovato tutti e sei gli eredi la profezia si potrà compiere» profezia? Quale profezia? «Non appena sarà pronta partiranno» lo guardai sconcertata...partire, nessuno mi aveva parlato di una profezia o del fatto che dovessi prepararmi ad una missione. Lui mi fece segno di tornare al mio posto.

«Una missione? Profezia? Ma di cosa sta parlando?» chiesi una volta seduta.

«C'è una profeffia che pafla...» inizio Peter masticando una coscia di pollo e sputacchiandone i pezzi ovunque.

«Chiudi la bocca irrigatore, stai...Oh, che schifo!» urlò Amb. Le era appena finito un pezzettino di carne nel piatto.

«Scufa» rispose Pet coprendosi la bocca con un tovagliolo.

«Come stava dicendo» Josh continuò il discorso di Peter «c'è questa profezia che narra che un giorno, quando i sei eredi saranno riuniti ritroveranno il pugnale perduto, l'unica arma in grado di sconfiggere l'Ammaliatore e porteranno a termine la missione iniziata dai loro antenati»

«Ma quindi questo Ammaliatore è cattivo? Mi sto confondendo, Malcorn mi ha detto che è tipo un demone ma se ha donato i Doni ai fratelli non mi sembra molto cattivo»

«Oh sì che è cattivo» rispose April «è l'essere più crudele che esista. Ha dato i Doni ai fratelli, sì ma l'ha fatto per un secondo fine, loro gli hanno giurato fede eterna, quindi qualsiasi cosa ordini loro sono costretti a obbedire. Se mai dovesse riuscire a impossessarsi del pugnale sarebbe la fine, per tutti quanti. Non sarebbe più possibile fermarlo.» ci fu una pausa.

«Wow...Allora sì che è cattivo...perché tutte queste persone parlano di mio padre e di mio fratello?» questa volta fu Peter a rispondermi:

«Parlano di tuo padre perché si pensava fosse uno dei sei eredi prescelti ed è stato ucciso dall'Ammaliatore tutti lo considerano un eroe. Mentre tuo fratello...beh...lui è noto non per il suo eroismo ma per il suo tradimento...»

«Tradimento?» chiesi scioccata. Nessuno aveva il coraggio di rispondermi. Solo dopo un paio di minuti finalmente Josh prese la parola:

«Sì... è stato al Clypeus per un po'di tempo, poi si è scoperto che lavorava per L'Ammaliatore...è stato un duro colpo per tutti quando lo abbiamo scoperto...»

Ero scioccata...da Michael non me lo sarei mai aspettata, era un ragazzo buono e gentile fino alla...fino alla morte di mio padre... e se ...no, non potevo permettermi di pensare che lavorasse con l'uomo che l'aveva assassinato. Non l'avrebbe mai fatto. All'improvviso il mio appetito era sparito.



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