L'ultima parola

-Prova della prima prova
-WinterSBlack
-titolo: L'ultima parola
-Crossover tra Mirror e Percy Jackson
-Personaggi Sean e Piper
-Tema: Lingua
-Numero parole: 1569

Premessa: siccome nessuno ha scelto questa bellissima crossover, ho deciso di farla io. Non la volevo sprecare. E stesso farò per altre crossover non utilizzate. Odio gli sprechi!

Piper si svegliò con i fratelli e le sorelle della capanna di Afrodite che le urlavano nell'orecchio. Si alzò di scatto, temendo un improvviso attacco, ed afferrò il pugnale e la cornucopia appoggiate sul comodino accanto al letto. Non si poteva mai sapere che genere di mostro avesse attaccato il Campo Mezzosangue e una buona dose di mele verdi, mirati nei punti giusti, potevano fare la differenza tra la vita e la morte.

Si precipitò fuori dalla capanna, in pigiama e con i capelli sparanti in tutte le direzioni, ma non gliene importò. Piper non era Drew, non le importava che aspetto avesse. Un mostro non avrebbe fatto di certo differenze.

Si guardò intorno agitata, alla ricerca del problema, ma al Campo sembrava tutto tranquillo. Tranne che per un dettaglio. La maggior parte delle sue sorelle erano compattate in un gruppo urlante, assieme ad altri membri di altre cabine. L'ultima volta che aveva visto un gruppo tanto folto di gente adorante era stato quando suo padre era venuto a prenderla a scuola da piccola. Ma suo padre era una star famosa. Era comprensibile.

La giovane mezzosangue si fece spazio tra la folla, utilizzando una buona dose della sua Lingua Ammaliatrice, finché non giunse davanti ad un ragazzo svenuto a terra. Era disteso a gambe e braccia allargate a stella e aveva addosso gli stracci di quello che un tempo doveva essere una maglietta. Il motivo di tanto successo, e nessun intervento in suo soccorso, era decisamente il suo volto. Aveva un volto bellissimo, degno della più bella prole di Afrodite e dei capelli neri come ossidiana, dall'aria morbida e lucente. Ma Piper non era una che si lasciava ingannare da uno straniero di bell'aspetto. «Chiamate Will!» esclamò. La ragazza accanto a lei obbedì immediatamente e stesso fece il resto della folla adorante. A volte Piper non si rendeva conto di utilizzare il suo potere. Si chinò accanto al ragazzo e poggiò la sua testa sul grembo. Poi prese a sussurrare parole dolci ed ammalianti. «Svegliati. Svegliati. Sei al Campo, sei al sicuro...». Il ragazzo piano piano aprì i suoi occhi, mostrando due cristalli verde foresta e poi scattò a sedersi. «Cosa... Dove sono?» chiese con voce roca appoggiandosi un palmo della mano sulla fronte. «Sei al Campo Mezzosangue. Un posto sicuro per quelli come te, come me, come noi» disse la ragazza gentilmente. «Non c'è un posto sicuro per quelli come me.» disse soprappensiero. «È quello che dicono tutti i semidei appena arrivati» gli sorrise Piper. «Semidei?» chiese il ragazzo alzando un sopracciglio per poi guardarsi intorno. «Semidei» confermò Piper «Io non sono un semidio...» fece lui guardando seriamente la ragazza negli occhi. «Anche se potrei sembrarlo» aggiunse come se fosse la cosa più naturale al mondo. «Cosa sei se non un Semidio?» chiese la ragazza pensando che potesse essere un dio in incognito. Poteva succedere. Poteva essere Apollo, dato che era sparito dopo la guerra contro Gea, poteva essere Zeus, che voleva tenere sotto controllo i semidei senza farsi scoprire... Poteva essere chiunque. «Io sono...» si interruppe aggrottanti la fronte. «Non ricordo.» mormorò. «Sai dirmi lamento il tuo nome?» gli chiese Piper paziente. «Sean. Sean Anderson» rispose il ragazzo. A quel punto giunse finalmente Will Solace con il suo kit medico, seguito a ruota da Nico Di Angelo. Will si mise immediatamente all'opera, tirando fuori l'occorrente. Prese senza tante cerimonie la mascella del ragazzo, per costringerlo ad aprire la bocca. Ma il ragazzo gli colpì il braccio per allontanarlo. «Non toccarmi» disse gelido il ragazzo. «Ti sto solo facendo dei controlli.» disse Solace alzando i palmi delle mani per calmarlo. Improvvisamente gli occhi del ragazzo si illuminarono di potere e mutarono colore, diventando di un freddo azzurro ghiaccio. «Controlla il tuo cervello piuttosto, se non riesci a capire che non mi devi toccare» disse il giovane ormai in piedi, impassibile. «Modera il linguaggio.» intervenne Nico parandosi di fronte a Will e sfoderando la sua lunga lama nera di Ferro dello Stige. Il figlio di Ade irradiava potere e ai suoi piedi, lunghe ombre si stavano formando in tentacoli. «Nico, tranquillo, è tutto apposto» cercò di dissuaderlo Will. Sean si mise in guardia e aguzzò lo sguardo azzurro. «Un tipo buio...» sussurrò. «Sei uno di loro.» disse. Gli occhi del ragazzo irradiarono di nuovo potere e dalle mani del ragazzo comparve una scia di ghiaccio che puntò su Nico. Il giovane Mezzosangue ebbe riflessi pronti e deviò l'attacco con un ombra scura. Ghiaccio e ombre si mescolarono in aria, formando un miscuglio di cristallo color ossidiana. Prima che la cosa degenerasse Piper gridò «FERMI!» utilizzando appieno la propria Lingua Ammaliatrice. I due ragazzi si bloccarono di colpo. Gli occhi di Sean tornarono verdi e la spada di Nico ritornò nel suo fodero. «Cosa... Come hai fatto?» chiese Sean guardandosi le mani. «Dimmi chi sei!» esclamò invece Piper, avanzando verso il ragazzo e puntandogli contro il dito. «Sean Anderson» rispose automaticamente lui. Ma sgranò gli occhi, perché evidentemente non era abituato al potere di Piper. «Nico. Vai a chiamare Chirone» ordinò la ragazza senza staccare il proprio sguardo da quelli del nuovo proprietario. «Da dove vieni?» ripeté Piper «Non lo so.» rispose prontamente Sean alzando un sopracciglio, infastidito all'idea di dover rispondere alle stupide domande di una bisbetica ragazza in pigiama con un nido di gazze al posto dei capelli. «Sei un figlio di Chione? Controlli il ghiaccio» fece la ragazza con odio, ricordando la gelida dea delle nevi con cui aveva pessimi rapporti. «No» disse gelido. «Smettila di utilizzare i tuoi trucchetti con me. Affrontami senza ricorrere baggianate simili.» la sfidò Sean guardandola dall'alto in basso. Il che non era difficile, dato che era veramente alto. Piper stava per replicare, quando i zoccoli di Chirone annunciarono il suo arrivo con tonfi equini. «Piper» la rimproverò «Non è così che accogliamo i nuovi arrivati» disse «Lui non è un semidio» disse la ragazza puntando il dito contro il nuovo arrivato «A maggior ragione» fece l'uomo avanzando verso il ragazzo. «Tu sei un centauro» disse il ragazzo che non sembrava nemmeno particolarmente spaventato. «Dev' essere un ridicolo incubo» borbottò «È tutto vero, Sean» disse il centauro. «Tu sei un mortale» notò immediatamente con sorpresa. «Certo che sono mortale, equino umano» disse tagliente il ragazzo alzando un sopracciglio. «Ma come ti permetti di...» iniziò Piper che stava seriamente per perdere la pazienza. Mai qualcuno l'aveva irritata in tal modo, nemmeno Leo Valdez. Ed era tutto dire. Piper odiava le persone così egocentriche e che si credevano al di sopra di tutto e tutti. «Piper» la fermò Chirone. «Non sei un semplice mortale. Tu sei anche un mutante.» disse. «Per questo sei riuscito a passare la barriera. Ma passandola sei stato colpito da una temporanea amnesia» spiegò. «Un mutante?» chiese Piper. «Sono affari dei mortali. Non di competenza dei semidei. Piper, accompagnalo fuori dal Campo. Raggiungi il pino di Talia e convinci Peleo a lasciarlo passare incolume. Dopodiché dovrebbe tornare come prima.» disse Chirone che iniziò già ad allontanarsi. Ma Piper aveva un sacco di domande. Che cos'erano i Mutanti? Come poteva Chirone lavarsene le mani così? «Ma...» tentò Piper. «Le domande a più tardi.» disse stancamente Chirone ritornando alla Casa Grande. Piper sbuffò «Andiamo» disse al ragazzo che obbedì irritato.

Salirono la collina e giunsero ai piedi dell'albero di Talia, sotto la quale era raggomitolato il drago Peleo, che custodiva il Vello D'oro e proteggeva il Campo da eventuali nemici. Appena Peleo sentì odore dell' intruso, alzò il muso e digrignò i lunghi denti affilati. «Un drago» disse Sean forse leggermente stupito. Non si capiva bene quali emozioni provasse. Sembrava del tutto impassibile a tutto. Piper si avvicinò al drago senza timore e gli sussurrò di stare buono. Poi ritornò dal ragazzo e disse «Passa quell'arco e tornerai nel mondo dei Mortali» disse freddamente. «Ti ringrazierei se non fosse stato così orribile conoscerti.» disse gelido il ragazzo. «Lo stesso vale per me, mutante» quasi ringhiò Piper. «A mai più rivederci, mezzosangue» fece il ragazzo dandole la schiena per dirigersi verso l'uscita. Prima di andarsene però si voltò verso la ragazza e disse «Ti consiglio di renderti più presentabile quando tenti di salvare qualcuno. Di solito chi ha bisogno di aiuto sta male. Ma tu con il tuo aspetto peggioreresti solo la situazione» disse impassibile. Poi si voltò e tornò nel suo mondo.

Appena Sean varcò il passaggio venne colpito da un lancinante mal di testa che lo fece annaspare. Si sorresse con una mano appoggiata ad un albero che immediatamente iniziò a ghiacciarsi, così come il terreno sotto di lui. Cadde in ginocchio tenendosi la testa con entrambe le mani, mentre sentiva che la sua testa potesse esplodere da un momento all'altro. Poi cadde a terra. Svenuto.

Quando riaprì gli occhi, vide solamente le fronde degli alberi e il cielo azzurro del mezzogiorno. Si alzò e si massaggiò la testa, chiedendosi cosa fosse successo, quando improvvisamente ricordò. Erano diretti a New York. Poi l'attacco dei tipi buio, la fuga, Xavier... Si erano separati. Lui era con Shannon, ma poi la perse di vista. C'era stato un violente scontro contro un tipo buio, Zhoar. Poi nulla. Ricordava di esser stato colpito... Ma poi? Nella sua mente ricordava la voce suadente di una ragazza che gli sussurrava di svegliarsi... Ma sembrava solo un sogno. Sean si riprese e partì alla ricerca dei suoi amici. Lasciando che quei strani ricordi gli scivolassero nei meandri della sua mente.

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