Passato - Noi, aggrediti allo Zoo di Berlino
Berlino, settembre 1985
I cinque ragazzi, raccolti sul prato del parchetto situato nel cuore di Charlottenburg, tacquero tutti per un secondo. I loro sguardi erano fissi sul libro portato all'attenzione del gruppo di lavoro da Lin, intenti a esaminarne ogni dettaglio, come se dalla sola copertina potessero raccogliere tutte le informazioni contenute in esso sul loro obiettivo.
-E' grandioso, Lin- si complimentò Anya, gli occhi colmi di interesse. Dennis non poté fare a meno di notare come ad ogni progresso sulla ricerca il suo umore cambiasse radicalmente, facendo sembrare la fredda ragazza solitaria che occupava il banco vicino alla finestra un pallido ricordo. Cercò di costringersi a non sorridere alla cosa.
-Cosa dice di preciso?
-Il capitolo su Markov contiene informazioni prese da archivi giornalistici in Germania, Francia e Paesi Bassi. Stando a quanto scritto qui, a quanto pare vi sono stati diversi testimoni oculari che riferiscono di averlo visto al confine meridionale del Paese, tra Francia e Germania. Naturalmente non si sa se in ciascuno di questi casi le persone abbiano davvero visto lui o se si trattasse semplicemente di qualcuno di molto somigliante. Però lascia riflettere il fatto che tutti siano avvenuti tutti nello stesso Paese e in area meridionale. Per quanto riguarda gli archivi olandesi, c'era segno di qualche progresso del blocco occidentale nello sviluppo di un sistema in grado di tener testa a quello inventato da Markov. Si presupponeva che queste speculazioni fossero dovute al fatto che egli fosse giunto lui stesso in Olanda di sua volontà, quasi in preda a un pentimento per aver agevolato i sovietici. C'era un unico articolo relativo alla cosa, custodito in un archivio di Amsterdam
-E' un peccato- constatò Celine. - Quella pista ci sarebbe stata senza dubbio utile, visti gli accenni al suo lavoro.
-Sono d'accordo- mormorò Anya. -Ma tutto sommato si tratta di un testo interessante. Lin, ti spiacerebbe se lo prendessi in prestito per leggerlo?
-Figurati- replicò l'altra. -Tutto ciò che c'era di rilevante per il concorso ve l'ho già riferito. Ti pregherei solo di riportarmelo in una decina di giorni, ho dovuto prenderlo in biblioteca e mi toccherà restituirlo.
Anya annuì e si impossessò del libro dalla copertina sgualcita. Nel frattempo, si rivolse con tono speranzoso a Dennis.
-Hai per caso trovato altro al Die Welt?
-Sono tornato lì l'altro giorno... e a dire il vero, è molto interessante come quel che ha detto Lin coincida con un articolo risalente al 1971 in cui diversi individui nello Stato di Renania hanno affermato di aver intravisto un uomo somigliante alla foto che veniva diffusa dai telegiornali per allertare la popolazione sulla scomparsa di Markov. Parliamo di una delle zone confinanti con la Francia, per l'appunto. Forse indagare più a fondo su cosa accadde in quella parte del Paese ci permetterebbe di capire se Markov sia davvero stato lì... ma la verità è che non so quanto questo ci sarebbe utile. Anche se lui avesse valicato il confine in quella zona e fosse andato in Francia, non vedo come la cosa possa darci più informazioni sui suoi progetti informatici.
Anya si irrigidì leggermente, come se l'ultima osservazione di Dennis l'avesse infastidita, ma dopo una breve pausa, rispose:
-E' vero. Ammetto che la mia curiosità relativa a quella vicenda mi spingerebbe a farlo, ma non voglio rubarvi tempo. Lin, magari di questa storia mi interesserò da sola, per il resto ti ringrazio di aver portato questo libro con te. Forse la pista che viene segnalata riguardo alla presenza di Markov ad Amsterdam potrebbe farci scoprire qualcosa di utile.
-Se avrò modo di approfondirla ti farò sapere- disse la ragazza di origini asiatiche. - Ma prima vorrei invece capire che contributo abbia portato tu.
Lin non si stava riferendo ad Anya, con quell'ultima allusione. Aveva gli occhi sottili e scuri puntati su William, che squadrava con l'attenzione di un capufficio in attesa del resoconto del proprio dipendente. Il ragazzo, d'altro canto, era assorto nell'importante attività di grattar via una crosticina in mezzo alla rada ricrescita della barba, che sembrava fresca di rasatura.
-Eh? -scattò sull'attenti. Pareva averci messo poco a perdere nuovamente interesse per la conversazione.
-Parlo con te, William- riprese Lin, stavolta visibilmente inquisitoria. - Da quando siamo arrivati non hai detto nulla, se non si conta una domanda che avrebbe potuto porre uno studente del primo anno. Anche adesso mi sembra che tu stia facendo tutto fuorché prestare attenzione. Hai novità riguardo alle ricerche?
-Ehi, calma, calma- si mise sulla difensiva il moro, l'espressione tesa. -Non pensavo che questo fosse un interrogatorio.
-Non credo che Lin ti stia prendendo in giro- ribatté Celine, incrociando le braccia. -Ma allo stesso tempo dovresti davvero dirci cosa tu abbia combinato in questi giorni. L'abbiamo fatto tutti. E anche la scorsa volta non hai portato nessun contributo significativo.
William sbuffò, portandosi vicino la busta delle bibite e attaccandosi direttamente alla bottiglia di Cola, bevendone un buon mezzo litro in pochi secondi, senza nemmeno premurarsi di prendere un bicchiere e sotto lo sguardo esterrefatto di tutti.
-Come dicevo, non pensavo che ogni incontro fosse un interrogatorio misto a una riunione sindacale. Comunque sia, sto semplicemente seguendo una pista leggermente diversa dalla vostra, una che mi richiederà più tempo per arrivare a dei risultati. Quando ci siamo divisi i ruoli, accennavo al fatto che posso tradurre delle fonti dall'inglese. Ma farmele recapitare dall'Inghilterra mi richiederà del tempo. Ho risposto alle vostre domande, commissari?
Lin, gli occhi ridotti a due spilli, appariva tutto fuorché placata dalla risposta del compagno di scuola.
-Evita il sarcasmo, non ce l'ho con te per qualche motivo personale. Ma il tuo atteggiamento mi sembrava negligente e in un lavoro di gruppo di questa importanza la cosa non è tollerabile. Se stai aspettando dei documenti, bastava dirlo. E' quasi un mese che lavoriamo insieme, tu per primo dovresti tenerci a far vedere che stai facendo la tua parte.
William sembrava ancora nervoso, ma al tempo stesso Dennis notò un guizzo di ironia nelle iridi scure.
-Che dire... forse siamo semplicemente abituati a fare le cose in maniera diversa? Ma non temere. Quando qualcosa mi interessa davvero, arrivo all'obiettivo, non importa imprese folli dovrò compiere per raggiungerlo. Puoi star tranquilla, Lin, prima o poi vi sarò davvero d'aiuto.
-Va bene, William, ti sei spiegato, ora magari possiamo tornare a discutere di quali sono le priorità- pose fine al dibattito Celine. Per la prima volta, sia Lin che la francese sembravano concordare su qualcosa.
Dennis, come Anya, evitò di intromettersi. Probabilmente la ragazza taceva perché riteneva inutile un altro intervento; lui, invece, lo fece poiché comprendeva le ragioni di Lin. Henri aveva accennato, giorni prima, al fatto che la giovane teneva particolarmente a vincere quel concorso vista l'indispensabilità di una borsa di studio per proseguire la sua carriera scolastica. Tenendo a mente quell'informazione gli risultava naturale il motivo per cui Lin tollerasse poco avere un peso morto nel gruppo. La conversazione che aveva avuto con Henri, però, l'aveva spinto a non dare addosso a William anche per un altro motivo, uno che l'amico gli aveva fatto giurare di non rivelare mai. Henri, desideroso di alleggerire loro il lavoro, si era offerto di fare per conto suo qualche ricerca su Anton Markov sfruttando il gigantesco archivio di suo padre, professore di storia.
Dennis sapeva benissimo che il motivo principale di quell'interesse era unicamente fare un favore a Lin e che Henri avrebbe preferito morire prima che quest'ultima lo scoprisse -eventualità in cui, probabilmente, mettesse lei stessa fine alla sua vita per una questione d'orgoglio, stando a come lui l'aveva posta. Ciononostante, per il ragazzo la cosa era un vantaggio che avrebbe permesso di tamponare qualche eventuale rallentamento dei lavori. Per quel motivo, l'atteggiamento di William aveva smesso di rappresentare un fastidio ai suoi occhi.
-Per il momento direi che abbiamo fatto dei progressi sufficienti- fece il punto Anya. - Io e Celine ci documenteremo sugli indirizzi IP e su come impiegarli. Per quanto riguarda Anton Markov, l'eventualità che abbia fornito informazioni a qualcuno nei Paesi Bassi forse potrebbe fornirci spunti interessanti per le ricerche.
-Ma come scopriremo se è stato davvero lì?- domandò Celine.
-Anya, posso vedere il libro? - chiese Dennis. La giovane glielo porse. Lo studente se lo rigirò un paio di volte tra le mani e lo aprì verso le ultime pagine. Infine, trovò quel che cercava sul retro.
-Qui dice che l'autrice, Ruth Hoffmann, è una studiosa e insegnante di storia che viene dalla Baviera. Magari potremmo contattarla, di sicuro saprà quali sono le fonti migliori per reperire altri dettagli. Essendo un'accademica sarà facile trovare il modo per comunicare con lei.
-Questa roba mi ricorda molto quel film italiano che è uscito una decina di anni fa- commentò ironicamente William. - Mette un po' i brividi a pensarci.
-Parli di Profondo Rosso?- domandò Dennis.
-Già, la trama si sviluppa nello stesso, identico modo.
-Ah, andiamo- disse Lin. -Di sicuro l'autrice non verrà ammazzata poco prima che arriviamo a casa sua, sarebbe il colmo.
-Lo spero per lei- scherzò l'altro. -A meno che, come nel film, l'assassino non sia sempre alle nostre spalle, ad ascoltarci a nostra insaputa.
-Suvvia, è a dir poco ridicolo preoccuparsi di questo- affermò Celine. -Comunque, sono lieta di vedere che siamo giunti a una conclusione, visto che siamo qui da oltre un'ora. Magari contattare quella donna potrebbe essere il vostro prossimo passo. Quanto a me e Anya, vi aggiorneremo presto.
Detto ciò, la giovane raccolse i capelli biondi in una coda bassa e si alzò, raccattando le sue poche cose: una borsa bianca, con tutta probabilità di Fendi, e la giacca che si era posata sulle ginocchia.
-Vai via? - chiese Anya.
-Sì, mi spiace, ma ho promesso a mio padre di aiutarlo a sbrigare alcune faccende relative alla gestione di casa, questa domenica. Ammetto che è anche per questo che vi ho proposto di incontrarci qui in un giorno in cui non c'era lezione. Vivo a Grunewald, quindi ci metterò dieci minuti a tornare a casa da Charlottenburg. Ci vediamo!
Con un sorriso che mise in mostra denti bianchi come perle, la francese salutò tutti e se ne andò a passo svelto. William rise.
-E' strano vedere la reincarnazione di una principessa Disney interessarsi a calcolatori e indirizzi web per criptare le comunicazioni.
- Di sicuro ha incarnato l'idea di dover guidare un regno, quando ha deciso di partecipare al concorso con noi- commentò Lin, alzando gli occhi al cielo.
-Poco importa, è molto in gamba e la cosa gioverà a tutti- disse invece Anya. - Soprattutto considerando che ha modo di ottenere materiale di prima qualità.
-Su questo devo darti ragione- concesse la compagna.
-Magari potremmo parlare di altro o fare un giro, ora- propose William. -Dopotutto è domenica mattina, non so se abbiate altro da fare.
-Io ho un allenamento questo pomeriggio, quindi è meglio che torni a casa, anche se mi piacerebbe- rispose Lin, alzandosi. -Potete tenere la coperta, però. Basta che me la riportiate a scuola.
-Come torni a casa? - domandò Dennis.
-Prenderò un treno dalla stazione dello Zoo, qui vicino.
-Non credo sia il caso che tu vada da sola- osservò Anya.
-E' domenica mattina- replicò l'altra. -Non preoccupatevi, non accadrà nulla di male. Ci sono passata spesso.
-Magari è meglio accompagnarti comunque- insistette Dennis. -Dopotutto stavamo appena dicendo di non avere nulla in programma, non ci costa niente.
L'orgoglio di Lin capitolò solo dopo che Anya ebbe rincarato la dose un'altra volta, ancora più testarda di lei, facendola acconsentire a farsi scortare verso la stazione di Bahnof Zoo.
-Ricapitolando...- disse Dennis, mentre uscivano dal cancello del parco e tornavano a immergersi nel caos delle vie trafficate del quartiere di Charlottenburg. Una nuvola di smog proveniente da un'auto lo costrinse a tossire prima di riprendere la frase. -Ahem... ricapitolando, Anya, tu hai preso il libro di Lin, mentre il vostro progetto lo ha portato via Celine, dico bene?
La ragazza dai capelli rossi annuì. Intanto, mentre giungevano a destinazione, Dennis osservò era stato quanto mai giudizioso offrirsi di accompagnare Lin a prendere il treno. Era passato pochissime volte per la stazione dello Zoo di Berlino e ciascuna di quelle occasioni era stata uno sprono a evitarla il più possibile in futuro. Davanti alla facciata scurita e imbrattata di graffiti dell'edificio, i suoi occhi miopi poterono già intravedere le sagome sfocate di quattro o cinque individui abbandonati sul marciapiede antistante all'edificio, come spettri sperduti in cerca di pace. Quella pace, temporanea e pagata a caro prezzo, gli sarebbe stata recapitata presto da individui incappucciati, che li avrebbero aspettati in qualche vicolo con piccole bustine porzionate colme dell'unica sostanza che avrebbe placato le loro sofferenze, pur essendone al tempo stesso la causa. Poco più in là, avvicinandosi, il ragazzo distinse un paio di ragazze appena coperte da qualche brandello di stoffa, che attendevano poggiando la schiena contro un muretto malandato. Anche loro, a breve, avrebbero provato a procurarsi la stessa merce cercata dagli uomini poco vicino. L'avrebbero fatta sfruttando altri uomini, animati da una diversa fame, che le avrebbero pagate profumatamente in cambio di qualche ora con loro. Approssimandosi sempre di più all'ingresso, tentò di nascondere l'impressione che gli faceva constatare che le ragazzine erano con tutta probabilità più giovani di lui.
-Peggio di quanto ricordassi- commentò William.
-Vado dentro a comprare un biglietto.- Il disagio di Lin era palese, adesso, e probabilmente lei stessa aveva constatato fra sé e sé che era un bene essere in compagnia, adesso.
-Ti accompagno- affermò il ragazzo dai capelli neri. In un istante, lei tornò sulla difensiva e sembrò ricordare che forse, dopo l'alterco di poco prima, sarebbe stato poco dignitoso accettare aiuto da lui. Per cui, in un motto d'orgoglio, scosse la testa.
-So cavarmela dentro la stazione, grazie. Da adesso non dovete più disturbarvi.
-Non so cosa pensino Dennis e Anya, ma visto l'ambiente io non mi fido a lasciare che una ragazza entri da sola qui dentro. Chiunque sa che ai binari lo scenario è ancora peggiore.
-Spero tu stia scherzando.
-Nessuno scherzo.
-Non sapevo di aver bisogno di una balia.- Lin scoccò a William un'occhiata colma di risentimento e sparì nell'edificio, seguita a ruota dal moro. Dennis era sbalordito da quanto l'orgoglio potesse pilotare le azioni di quella ragazza. Di certo aveva constatato lei per prima quanto fosse un bene essere giunta alla stazione accompagnata da qualcuno, eppure, quand era stato William a offrirle aiuto, di colpo si era chiusa in sé stessa. Perfino lui, un ragazzo, aveva avuto i brividi quando era dovuto passare per le scalinate tempestate di tossicodipendenti in procinto di bucarsi, unica via che connettesse l'uscita della stazione ai binari.
-Io verrò anche da un regime comunista- osservò aspra Anya, mentre si guardava intorno con aria desolata e disgustata. -Ma perlomeno, in tutti gli anni trascorsi lì, vi assicuro che a questo tipo di spettacolo non ho mai assistito.
-Non è motivo di vanto neanche per noi- constatò Dennis. -La situazione peggiora terribilmente di anno in anno.
I due seguitavano ad attendere in piedi, tentando di scacciare il senso di tensione e disagio che provavano. Dennis si sarebbe volentieri appoggiato alla parete principale, ma il puzzo tremendo di urina che appestava l'area vicina ad essa lo scoraggiò dal provarci. Si sentiva isolato dalla realtà circostante, come se lui Anya fossero le uniche persone sveglie in mezzo a un raduno di sonnambuli. In un certo senso, era vero. Tutto intorno a loro procedeva a rallentatore, come guidato da una inudibile nenia che cullava le menti assorte di persone che si limitavano a esistere davanti alla stazione ferroviaria. Una delle ragazze fu caricata in macchina da un uomo, entrando nella vettura con passo lento e ciondolante.
-La prossima volta credo ci converrebbe cambiare luogo per le nostre riunioni. Che ne pensi di quella di oggi?
Dennis scrollò le spalle.
-Abbiamo gettato molta carne al fuoco, avremo da lavorare per un po'. Ma il libro portato da Lin sembra aver fatto assumere contorni meno sfocati anche alle nostre ricerche. Dovremo solo accertarci che la pista olandese sia fondata se vogliamo saperne di più sulle opere di Markov.
Anya sospirò, poi puntò il naso sottile e i grossi occhi scuri in alto, probabilmente in una fallimentare ricerca del cielo, celato dal lurido soffitto del portico della stazione. Muschio e strane muffe invadevano la pietra, creando aloni verdi e nerastri.
-Senti, Dennis...- cominciò, continuando a fissare il desolante panorama che aveva scelto di osservare.
Oh, no. Dennis aveva grossomodo imparato a presagire quando Anya stava per fare una domanda delle sue, una di quelle che avebbero in qualche modo deviato il corso della sua vita. Imparare come reagire, tuttavia, era un'altra storia. E in quel momento seppe solo scrutarla, intenta a muovere qualche passo in tondo, con lo sguardo assorto.
-Dimmi- rispose.
-Tu pensi che sia possibile arrivare a scoprire davvero che fine ha fatto Anton Markov?
Il giovane, come era prevedibile, fu colto alla sprovvista da quel quesito.
-Interi comparti di intelligence non ci sono riusciti. Non ne ho idea, onestamente. Ma non so nemmeno come potrebbe giovare al nostro compito. Una volta trovati i dati necessari sui progetti che stava sviluppando per i Sovietici, avremmo quel che ci serve.
La ragazza, voltandosi e dandogli parzialmente le spalle, non rispose. In quel silenzio, l'intuito di Dennis instillò un dubbio nella sua mente.
A passo incerto, si avvicinò alla compagna di classe, in modo da tornare a guardarla negli occhi, sebbene fosse conscio di avere difficoltà a reggerne lo sguardo.
-Anya-chiamò. -Devo chiederti anche io qualcosa. A cosa sei più interessata, l'informatica o scoprire che ne sia stato di quell'uomo?
-Non ti ho mai negato la mia curiosità sulla vicenda- replicò con semplicità lei. -Non voglio togliervi tempo, perciò ho preso in prestito il libro da Lin per documentarmi per conto mio.
Quella conversazione sarebbe proseguita, ma diverse settimane più tardi e in un contesto totalmente differente. Quel giorno, davanti alla stazione di Bahnhof Zoo, si interruppe quando un braccio spinse Dennis facendolo sbattere contro il muro vicino alla porta a vetri.
-Fuori le borse, damerini- alitò colui che l'aveva assalito. Boccheggiando, il giovane osservò chi fosse il suo aggressore: un uomo dai capelli rasati e il volto avvizzito, che avrebbe potuto avere venti come trent'anni, la cui vera età si perdeva nella rovina che le sostanze che assumeva aveva recato al suo corpo. Corpo che, nonostante la magrezza, era comunque più forte di quello di Dennis, che si sarebbe potuto vantare di appartenere alla categoria dei pesi piuma e aveva sempre avuto in odio le attività sportive. Occhi azzurri e acquosi, iniettati di rosso e con la sclera ingiallita, fissarono il giovane, che restituì uno sguardo colmo d'ansia.
-Dennis!- La voce apparteneva a William, che con tono trafelato si precipitò fuori dalla stazione. Con la coda dell'occhio, impossibilitato a girarsi, lo studente intravide la sagoma di Lin. Con tutta probabilità aveva perso il treno.
-Levati di mezzo e lascialo stare.
-Non mi sembra di aver parlato con te, idiota- lo zittì l'altro. -Il tuo amico ben vestito e la signorina qui presente hanno l'aspetto intelligente. Datemi le borse che avete, di sicuro sono contengono bei soldi.
-Se pensi che ti permetterò di derubarci per spararti una spada in vena nel primo cesso disponibile, ti sbagli di grosso- riprese a parlare William, ignorando l'ordine dell'altro e tentando di allontanarlo da Dennis con un braccio.
-Vedo che non hai capito come stanno le cose- ringhiò il tossicodipentente. -Se non collaborate, mi sa che per andarmene con quel che cerco dovrò prima darti una sistemata.
Dennis non avrebbe saputo ricostruire con precisione quel che accadde dopo. Complice l'assenza degli occhiali -che però avrebbe benedetto, in un secondo momento, visto che quello scontro non fu clemente con il suo naso- tutto ciò che vide, mentre Lin correva verso di loro, fu William che alzava nuovamente un braccio. Anche l'aggressore agitò il suo, all'estremità del quale lo studente intravide il luccichio di una lama. In un lampo di terrore, cercando di evitare che quell'oggetto, contaminato da chissà cosa, si scontrasse con chiunque di loro, Dennis si gettò addosso all'emaciato tossicodipendente, tentando di buttarlo a terra. I due ruzzolarono sul sudicio pavimento. Anya si precipitò accanto a Dennis per tirarlo indietro, il più lontano possibile dall'uomo.
-Walter!
Quell'urlo furioso annunciò l'arrivo di una seconda sagoma. Un altro uomo dall'età indefinita, i capelli color cenere sporchi e raccolti in un codino, assestò una ginocchiata in pieno volto a Dennis, che era ancora in bilico e sostenuto solo dalla presa della propria compagna.
-Schifosi borghesi, se pensate di poterci rompere i coglioni anche nell'unico posto in cui possiamo campare in pace, vi assicuro che vi sbagliate. Io vi faccio fuori, dannazione!
Gli sviluppi successivi Dennis dovette farseli raccontare nella sala d'attesa del pronto soccorso, con una sacca di ghiaccio premuta sul setto nasale. In quel momento aveva gli occhi chiusi e la testa che girava e mandava terribili fitte, pari a coltellate, che lo stordivano minacciando di causare uno svenimento da un momento all'altro. L'unico senso cui poté affidarsi fu l'udito. E alle sue orecchie giunsero diversi rumori ovattati, ma quello che li sovrastò tutti, pochi secondi dopo, fu un acuto strillo di Anya.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top