CAPITOLO QUATTRO

Fidarsi del capitano

«Giuro che mi fiderò SEMPRE di voi, quando dite di vedere zombi» promise al suo equipaggio. Era appoggiata contro la porta, la teneva chiusa.

«Non potrebbero essere illusioni dell'ia?»

«Il mitra di Bratch ne ha fatti fuori tre. Grazie, a proposito.»

«Prego, ma devo sistemare il suono. Non si è sentito nulla.»

«Siamo nello spazio. Non c'è aria. Non si deve sentire nulla!» protestò il Capitano. «Dobbiamo scoprire come sia successo. Torniamo in sala di comando. Almeno sappiamo dove sono gli zombi. Bratch, blocca la maniglia» ordinò. E Bratch ubbidì.

«Sì beh, non possiamo portarla. Zombi, esatto. Donnel, non ho esagerato col whisky nel latte, non sono Bratch. No, sono sicura che non abbia esagerato nemmeno lei» sospirò Elettra. «Come sarebbe "descrivimeli"? Donnel, sono io il capitano, devi fidart...ah, sei curioso» assottigliò le labbra, arrabbiata «Non è il momento. Comunque poco putrefatti, qualcosa li avrà conservati com'erano in vita. Sì, erano zombi, ne sono sicura. Perché nessuna razza dell'universo sopravviverebbe con lo scheletro esposto.»

«Beh, tranne gli scheletri del pianeta...» cominciò Bratch.

«Quelli sono una leggenda» la zittì il Capitano «Potrebbero essere infetti. Conrad sta facendo ricerche su cosa potrebbe aver causato l'epidemia.»

«Allora cosa faremo?» domandò Donnel. «Forse defenestrarli nello spazio...»

«Sciocco» ringhiò Bratch «Sono zombi. Non sono vivi. Non muoiono se lanciati nello spazio.»

«Non condivido i toni, ma sono d'accordo con lei» rispose Elettra. «Per ora sono nella stiva. Chiaramente dovremo ucciderli tutti. Manda subito una squadra qui.»

«Basto io» rispose Bratch, cominciando a giocherellare con i comandi dell'ia sullo schermo. Elettra se ne accorse perché vide comparire battaglia navale.

«Non basti tu. E stai lontana dall'Ia» disse spostandola «Donnell, manda una squadra, dicevo. Io cerco di disattivare l'Ia prima. Non mi fido ad averla vicino a Susan, potrebbero interagire.»

«Capitano, io ho un metodo» disse Bratch indicando il mitra «E sarebbe uno spegnimento DEFINITIVO.»

«Se è come su Korvorad 1» cominciò Oswald «Una simile mossa potrebbe far scattare l'autodistruzione.»

«Un intero pianeta distrutto?» domandò Bratch ammirata.

«No, solo la sala di comando.»

«Beh, mica male. Non mi ricordavo questo particolare. Ricordo solo noi che scappiamo il più velocemente possibile e il Capitano Trifford dichiarare che il problema era "risolto". Era molto nervoso però, e per giorni non gli ci si poteva avvicinare! Parlava di una recluta che non lo aveva ascoltato.»

«Vi state un attimo zitti o no?» sibilò il capitano Eko. Sembrava nervosa, molto nervosa.

«Fu LEI, capitano?» gli occhi di Bratch brillavano, ed Elettra parve di scorgerci dentro una lieve ammirazione.

«Errore da recluta» rispose cauta, continuando a cercare la giusta sequenza di pensieri per spegnere l'ia.

«Beh, però ha funzionato» fu l'obienzione la guardia Meryl.

«Sì, ma ho rischiato di distruggere il pianeta. La macchina era vicina al nucleo. Per puro miracolo non l'ha colpito! Fu una grande sciocchezza, quella. Le macchine non si distruggono sul posto. Si disattivano e si portano via, per essere smontate e distrutte pezzo per pezzo, dopo essersi accertati che non ci sia dentro una bomba.»

«Ma una bomba risolverebbe il problema zombi.»

«Con noi dentro?» domandò Elettra con lieve ironia «Non sappiamo quanto tempo avremmo in caso di esplosione, e...oh» sorrise «Bratch, forse avrai il tuo viaggio nel tempo. Non come lo volevi però. Ho trovato il diario di bordo.»

«Ma i pirati non registrano diari» protestò Oswald.

«E li capisco, è una rottura tale...registrazione, scartoffie da compilare...e se distruggiamo la nave ne avrò il triplo, di cui quindici voci con su scritto "era necessaria la distruzione del mezzo?" in quindici modi diversi. Questo non è un diario. Sono semplici registrazioni. Credo che questa particolare ciurma usasse una sorta di confessionale. Ogni pirata poteva registrare quello che voleva, stando a quanto leggo.»

«Tipo un reality» concluse Oswald «Ma con i pirati.»

«Questo è un reality che vedrei!» disse Bratch «Vita su un'astronave pirata. Oppure "la mia vita con cento conigli". Oppure "caccia agli esseri umani, diamo loro un chilometro di vantaggio.»

«Bratch...per favore» sussurrò la guardia Merryl arrossento.

«GUARDIA Bratch, per te» la rimbeccò la gatta.

Le immagini a volte tremolavano, ma tutto sommato erano di buona qualità. Di fronte ai viaggiatori scorsero varie immagini di vita vissuta dei pirati.

Elettra si concentrò su quella del ritorno da un abbordaggio.

«Guardateli. Cos'hanno di strano, guardia Merryl?»

«Sono tutti umani» rispose la ragazza.

«Non solo. Ia, vai indietro» e indicò il momento in cui i pirati erano partiti, e quello in cui i pirati erano invece tornati «Sono partiti in duecento. Tornati in cinquanta. Troppe perdite. Vediamo se qualcuno ha registrato...»

L'uomo che guardava la telecamera era sporco, rozzo e...totalmente euforico. Era entrato nell'astronave di corsa, felicissimo, e si era tolto il casco.

«Senza neanche passare dalla procedura di decontaminazione» sussurrò Elettra.

«Centocinquanta! Quegli str... hanno fatto fuori centocinquanta di noi! Però siamo riusciti a prendere ciò che volevamo, vero Bart?»

«Oh sì. Però ne abbiamo persi, eh?»

«Passeremo da un pianeta a prendere altri pirati, l'ha detto il capitano. Animo! Berremo anche per loro!»

«Ma cosa sono riusciti a prendere?» domandò Merryl.

«Sarà difficile scoprirlo. Prendete posizione. TU NO Bratch. Tu devi fare la guardia» la gatta le soffiò contro e andò alla porta d'ingresso «Cercate tracce, qualsiasi cosa possa...»

«Trovato!» disse Merryl indicando lo schermo. «Qui parlano di un'acqua particolare. È una riunione dell'equipaggio.»

«Il pianeta Pangea» diceva il capitano «Possiede una sorgente di acqua particolarmente pura. I composti chimici dell'acqua allungano la vita. Non la rendono eterna, ma aumentano la salute. Perché credete che gli abitanti di Pangea siano quasi immortali?»

«Ed ecco perché Pangea si è toltamente chiusa e sotto totale protezione dell'Accademia» sospirò Oswald «Per visitarla ci sono circa centoventi moduli da completare, due settimane nelle celle in orbita intorno al pianeta...ed è proibito disegnare mappe!» Elettra gli posò una mano sulla spalla.

«Volevi visitarla, vero?»

«Sì, ma se non posso disegnarla...»

«Ti godrai il paesaggio» gli disse lei.

«Oh sì, favolosa quell'acqua» disse Conrad rispondendo alla chiamata di Elettra «Depura totalmente l'organismo da qualsiasi impurità vi sia mai entrata! Guarisce tutte le malattie del corpo, anche quelle che non si sa di avere, e previene le altre per un certo periodo di tempo. Pare che se bevuta per molto tempo, allunghi molto la vita. Si parla di qualche decina di anni in più, eh. Non favoleggiate sciocchezze sui migliaia di anni» rise «Ma non si sa che effetto faccia se usata fuori dal pianeta. Secondo qualcuno mantiene le sue proprietà organolettiche solo finchè rimane sul pianeta, all'interno della fonte. Purtroppo non posso fare esperimenti. Le regole del pianeta...»

«Tiro a indovinare: vietano di esaminarla.»

«Esatto capitano!»

«Potrebbe essere stata corrotta? Avvelenata?»

«Beh, gli abitanti di Pangea sono abili con i veleni. Potrebbero, ma non oserebbero mai!»

«May!» disse il Capitano «Controlla. Cerca scene in cui vedi pirati feriti. Conrad, ti risulta che abbiano l'abitudine di avvelenare le armi?»

«Sì capitano. Usano un veleno che uccide in poche ore.»

«Capitano, ho trovato qualcosa. Sono tutti feriti, anche se in modo lieve. Guardi qui» indicò graffi sulle braccia, sul viso, sul petto dei pirati «Tutti. Nessuno escluso.»

«Cercami ora immagini dell'acqu...»

«Fatto.»

«Merryl...come accidenti fai?» la giovane recluta abbassò lo sguardo.

«Emh...non lo so. Mi viene naturale, signora. Sono sempre stata la migliore a trovare cose che altri non riescono a trovare» Elettra le diede una pacca sulla spalla.

«Sfruttalo al massimo! È un dono, si sta rivelando veramente ottimo.»

«Grazie signora. Mi ha aiutato molto anche Bratch, quando si arrabbia mi nasconde tutte le armi. E di recente mi ha nascosto la collezione di schede telefoniche.»

«Bratch! Non fare la bulla!» la rimproverò il Capitano. «Guardate qua: portano l'acqua in molte boccette, la bevono. Sono felici. Conrad, tu hai visto l'acqua di persona, no?»

«Sì capitano.»

«Ti mando alcune immagini, dimmi se è simile a ciò che ricordi.»

«Quest'acqua è torbida, signora.»

«E allora abbiamo la soluzione!» Elettra era trionfante «Stavano morendo. L'acqua non aveva più effetto ormai, no?»

«ED HA AUMENTATO LA POTENZA DEL VELENO» urlò Conrad nei loro caschi.

«Dottore, sai cosa fanno i gatti alle lucertole?» ringhiò Bratch.

«...quindi quei poveracci sono diventati zombi» sussurrò il dottore. «Scusate.»

«Beh, poveracci un corno!» lo rimproverò Elettra «Se loro sono tornati in centocinquanta, cosa avranno combinato su Pangea? È una popolazione da proteggere. Vivono in totale armonia con il loro pianeta, e lo rispettano. Da Pangea arrivano ogni tanto doni per l'intero universo. Piante che crescono in qualsiasi condizioni. Però non sono soldati. Non amano il combattimento. Prima ancora meno, ed erano molto arretrati a livello tecnologico. Sono sicura che abbiano deciso di accettare l'aiuto dell'accademia solo dopo l'attacco dei pirati. Dovremo farci un salto, prima o poi, dire che i loro antenati hanno fatto veramente un buon lavoro. Li hanno vendicati.»

«C...Capitano» balbettò Bratch chiudendo la porta d'accesso alla sala dei comandi «La loro vendetta sta arrivando. E in forma di circa cinquanta zombi. Aveva ragione capitano, da sola non posso farcela. E MI DATE UNA MANO A TENERLA CHIUSA?» Oswald corse ad aiutarla a bloccare la porta.

«Siamo praticamente in trappola» sussurrò Merryl, agghiacciata.

«Oh no» sorrise Elettra «Tenete quella porta chiusa. È un po' che non riesco a godermi la guida di un'astronave senza Burton che si preoccupi di non far prendere scossoni all'equipaggio. MERYL! Qui alla mia destra!» Merryl ubbidì. «Dammi una mano. Si guida a comandi telepatici. Oh, sarà molto divertente...» a Oswald non piacque molto la sua espressione.

«Capitano, devo ricordarle che...»

«Che rischiamo tutti la vita? Sicuro. Per questo intendo far schiantare l'astronave.»

«CON NOI DENTRO?» urlò Bratch.

«Esatto. Non vi preoccupate: è tutto calcolato.»
«Io ho già sentito questa frase.»
«Fidatevi di me. Vi ho mai messo in pericolo?»
«Almeno tre volte negli ultimi due minuti» rispose Bratch.

«Malfidenti» rise. «Tenete chiusa quella porta. Merryl, quando te lo dico fai esplodere il motore A e il Motore B. Dovrebbero decimarli.»

«S...sì signora!» rispose la guardia.

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