CAPITOLO CINQUE

Fidati di me

La navicella procedeva spedita praticamente a peso morto contro un piccolo e duro pianetino disabitato, come notò sarcasticamente Bratch. Era un pianeta molto piccolo, che faceva da sosta alle astronavi, ma in quel momento era completamente vuoto.

«Abbiamo lo 0,01% di sopravvivere all'impatto. Le possibilità di non avere danni sono praticamente nulle, capitano» ringhiò con espressione cupa. Dalla porta ben chiusa si sentivano i ringhi degli zombi, urla e strane frasi. «Sa quanto può essere dura quella pietra?»

«Capitano...» disse Oswald serio «Bratch ha ragione.»

«Moriremo! Moriremo!» urlò la guardia Merryl May, terrorizzata.

«Stai tranquilla May, ho sempre pensato che morirò uccisa da Bratch o da qualche malattia aliena. Bratch! Vieni qui!»

«Vuole che la uccida ora capitano? Magari potremo fare in tempo a salvarci... potrò ucciderla dopo con molta calma, conosco un paio di trucchetti per allungare l'agonia che... »

«Ritira gli artigli e avvicinati» le sussurrò qualcosa alle orecchie. Bratch parve cambiare espressione e sorrise. «E non sorridere, sei inquietante!» le disse. «Fai come ti ho detto quando sentirai la parola d'ordine.»

«Perché non vuole dirlo, capitano? Potrebbe calmare questi fifoni... »

«L'ia dell'astronave. Non voglio che saboti il mio piano. Pronta Bratch? Astronave, comandi manuali» e afferrò il timone, aumentando la velocità.

«Morir...» cominciò May.

«Non serve dirlo, guardia. Fidati del tuo capitano. So esattamente quello che faccio.»

«Io mi fiderei, capitano» disse Oswald reggendosi a una poltroncina mezza divelta. «Se sapessi che sopravvivrò si intende.»

«Fidati ciecamente. So che non è facile. Non ci si dovrebbe fidare ciecamente mai di nessuno. Chi si fida ciecamente, non vede quando gli ordini sono sbagliati. Ed io voglio che se mai perdessi la testa, voi mi aiutasse a rimetterla a posto» uno scossone li fece sobbalzare tutti. L'astronave perdeva pezzi. «Devo mantenerla integra fino all'impatto, o gli zombi si disperderanno nello spazio. E non voglio vadano a infettare altri pianeti.»

«Quindi ci stiamo sacrificando per altre persone? Non mi disturba, capitano» disse Merryl May «Ma vorrei saperlo.»

«Dico solo: fidati di me. Ci siamo!» erano ormai a pochissime centinaia di metri dall'asteroide. «BRATCH. ORA. Donnel, sei pronto?»

I secondi che seguirono furono molto concitati: bestemmiando dei conosciuti e sconosciuti -May giurò di averla sentita parlare di Iphon, dio del pianeta omonimo-, Bratch distrusse con una mitragliata il vetro già danneggiato dell'astronave.

«Venite con me! Buttiamoci fuori! Tenete i caschi ben chiusi, attivate l'ossigeno!»

«Moriremo nello schianto!» aveva mugugnato May, lanciandosi.

«Fidati di me» aveva risposto Elettra, afferrandole la mano.

Esattamente cinque secondi dopo, il raggio traente di Susan li aveva presi, e si ritrovarono tutti sull'astronave madre, mentre la piccola navicella si era schiatata contro l'asteroide esplodendo. Quel minimo di atmosfera del pianeta, bastò per scatenare un'esplosione che distrusse totalmente la navicella. Con tutti gli zombi dentro. Gli ultimi sopravvissuti morirono tra le fiamme.

«Donnel, manda subito una squadra a controllare che gli zombi siano tutti morti» ordinò il Capitano una volta salita a bordo. Bratch era a terra, stupita di essere ancora viva.

«Capitano...mi aveva detto che ci avrebbe presi Konrad.»

«Il raggio della navetta non era abbastanza potente per prenderci tutti e quattro.»

«Ma c'era solo il cinque per cento di possibilità che Burton ci riuscisse. Il raggio traente richiede totale immobilità! Abbiamo corso il rischio di sfracellarci al suolo!»

«Sì, e Burton è il migliore. Tu non ci parli mai perché è un cane, ma è laureato a pieni voti in guida spaziale. Ed è un genio col raggio. Uno dei migliori dell'universo. Ha vinto circa cinquecento gare, poi ha smesso di partecipare per non ferire la sensibilità degli altri partecipanti.»

«Vado da lui» disse Bratch.

«Cerca di ringraziarlo senza spaventarlo. Oswald...May...tutti e due bene?» i due annuirono «Scusatemi, non potevo dirvelo. Temevo che l'ia...»

«Ci ha salvato, Capitano» disse May «Ed è questo che conta.»

«Bell'idea!» le disse poche ore dopo il generale. Elettra era nella sala di comando, insieme a Burton e a un paio di reclute.

«Tutto merito di Burton, generale. Il suo raggio traente...»

«E sua che si è fidata di me, capitano» disse Burton arrossendo.

«Mi fiderò sempre di te, Burton» rispose Elettra.

«Anche se i tuoi rapporti lasciano a desiderare. Hai definito più volte Bratch una "psicolpatica assassina".»

«Beh...emh, è la verità» sussurrò Elettra.

«E l'equipaggio della nave pirata "un gruppi di stronzi che meritavano di morire".»

«Altra verità, Generale.»

«Non sei tu a decidere chi merita di vivere e chi di morire.»

«Signore, secondo gli ultimi video che Merryl May sta esaminando, si sono affidati all'Ia dell'astronave praticamente per tutto. È stata l'Ia a suggerire di attaccare Pangea. La usavano come Oracolo. Un'Ia, signore. Una stupida Ia telepatica. Era questione di tempo prima che accadesse quello che poi è successo. Magari con modalità diverse, ma affidarsi totalmente a un computer non è la scelta più intelligente del pianeta» un suono proveniente dall'astronave che suonava come un ringhio, le fece comprendere che Susan, l'Ia della sua astronave, non doveva aver gradito quell'affermazione «Non ti sto offendendo, Susan» disse dando una pacca sul ponte di comando «Ti adoro, e non ti cambierei mai con un'Ia telepatica.»

«A proposito di Merryl May...»

«Bratch la adora. Quindi la tengo sotto controllo, ma è brava, molto brava, svolge bene il suo lavoro.»

«Oswald?»

«Lo conosco da troppo tempo, so esattamente i suoi punti di forza e dove lavorare per migliorarli. Gli farò togliere il vizio di disegnare praticamente qualsiasi cosa, prima o poi.»

«Ah in bocca al lupo» rise il Capitano «Io ci ho provato per anni. Conrad?»

«Sta esaminando un paio di pezzi di zombi che Bratch ha recuperato. Gli ho detto di legarli per bene, poi di distruggerli e mandare i risultati in accademia.»

«E che ne ha ricavato?»

«L'acqua, signore. Era quella, in definitiva. Come detto nel rapporto, i pirati stavano già morendo per il veleno. Erano tutti feriti, anche se solo leggermente. L'acqua li ha trasformati in zombi. Era corrotta, non avrebbero dovuto berla, ma pare che l'Ia dell'astronave abbia consigliato loro di farlo.»

«Sicura che gli zombi siano stati tutti eliminati?»

«Ho mandato una pattuglia a controllare. L'astronave è distrutta. L'ia pure. Non c'è più alcuna forma di vita all'interno...o di non vita.»

«E gli abitanti di Pangea?»

«Riceveranno le scuse ufficiali. Ora, Generale...che ce ne facciamo di questa?» disse estraendo dalla tasca una piccola boccetta di vetro. All'interno, poche gocce dell'acqua di Pangea. Il Generale e Burton la guardarono con gli occhi sgranati.

«L'ho trovata nella sala di comando e presa quando nessuno mi vedeva» sorrise «Emh...ed ho preso anche questo, era stranamente intatto nonostante la distruzione dell'astronave» mostrò un piccolo chip.

«Quello sarebbe...» cominciò il Generale.

«Il cervello dell'Ia. Pensavo di mandarlo al museo.»

«Mandalo subito. E l'acqua?»

«Legalmente dovrei mandarla in accademia per farla esaminare. Sarebbe il mio dovere di Capitano, ma...gli abitanti di Pangea non vogliono che si esamini la loro acqua. Ed io voglio rispettare il loro volere. Quindi la butterò. In onore di tutti gli esseri viventi morti durante quella battaglia.»

«È un bel gesto.»

«O potrei riportarla su Pangea. Sapranno che farne.»

«Anche quello sarebbe un bel gesto.»

«Per ora la nasconderò. Se la vedesse Bratch mi ucciderebbe, sapendo che ho perso del tempo prezioso.»

«E non avrebbe nemmeno torto» rise il Generale. «Bella missione. Ti do un punteggio di novantasette su cento.»

«Perché solo 97?»

«Perché hai spaventato il tuo equipaggio, non sei riuscita subito a farti rispettare da May ed hai rubato un paio di oggetti dalla nave. Oggetti che dovrebbero stare in un museo, insieme alla nave che hai distrutto.»

«Brath direbbe che si tratta di un souvenir. E il distruggere l'astronave era necessario, Generale.»

«Ah io concordo con te, ma gli altri che hanno studiato il caso dicono che avevi almeno lo 0.1% di possibilità di non distruggerla. Volevano metterla in un museo.»

«Ma...» Elettra scattò in piedi.

«Sai benissimo come vanno queste cose. Loro studiano casi statistici, dicono che avresti potuto fare altro, ma non erano con te là dentro.»

«Non mi sembra affatto giusto, Generale.»

«Quanti cento mi hai visto prendere nei nostri anni insieme, Capitano Eko?» Elettra dovette rifletterci per un paio di secondi.

«Solo due, Capit...emh, Generale.»

«Esatto. Su migliaia e migliaia di missioni svolte. Sai come vanno queste cose, non prendertela troppo sul personale.»

Elettra percorse l'astronave con un senso di insoddisfazione misto a rabbia. Aveva la boccetta in tasca, e cercava il punto più remoto per nasconderla. Non sapeva quando sarebbero andati su Pangea, e voleva saperla al sicuro.

«Allora, se vedi un topo cosa fai?» udì Bratch istruire una giovanissima guardia. Vide Conrad parlare con la sua assistente delle proprietà delle erbe di Pangea. Spiò di nascosto Oswald mentre, nascosto pure lui, faceva un ritratto a Bratch.

Passò dalle cucine per ordinare il menù del giorno e chiedere una torta al cioccolato -per cani, chiaramente- per Burton.

Guardò Donnel mentre controllava che il volo procedesse liscio come sempre.

Si ritrovò ad ascoltare le conversazioni tra reclute, i meccanici che discutevano come lavorare sull'astronave, un paio di studenti discutere animatamente dei viaggi nel tempo sbagliando tutto quello che c'era da sbagliare in merito all'argomento. Non intervenne.

Si limitò ad osservarli. Alla fine aveva davvero un bell'equipaggio. Avvicinandosi ai vetri della navicella che davano sullo spazio profondo, si ritrovò a pensare che sì, alla fine era contenta di essere capitano.

Perfino quando sentì il Crrrrrrrrr della chiamata sorrise.

«Non vi preoccupate» rassicurò l'equipaggio «Prima o poi lo farò cambiare con qualcosa di più gradevole.»

Fine.

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