-29- Bugie

La notte era scura, ma portava con sé mille profumi e colori. L'odorino delizioso che si spandeva nell'aria annunciava che i grandi festeggiamenti dei Deads Can dance erano cominciati, e infatti, non dovetti attendere molto che già alla fine di ponte Vifrost avevo scorso Draven appoggiato alla parete tutto intento a lucidare la canna di uno dei suoi revolver luccicanti.
Quando lo vidi allungai una mano in cenno di saluto, quanto a Lythium, allargò un sorriso accelerando il passo fino a raggiungerlo. Io e Sae ci mantenemmo qualche passo indietro lasciando loro la possibilità di confabulare qualcosa. Il giovane tiratore dai capelli cortissimi e dallo sguardo duro aveva accennato un saluto verso di noi prima di lasciare alla chierichessa dai capelli blu notte un bacio sulle labbra. L'intera legione dei DcD era disseminata per tutta Pandaemonium.
Io e la mia amica proseguimmo senza Lythium, e fu in piazza che incontrammo Galthun intento in una conversazione con Pausania, la templare dal generoso ciuffo castano e dall'armatura decisamente succinta.
"Come mai stasera Brahm non ci sarà?", domandai alla mia amica che me lo aveva annunciato poco prima. Sae si incupì e la sua espressione si fece dura. Balenò nei suoi occhi una rabbia repressa. "Non mi va di parlarne..." tagliò corto acida, poi la sua espressione si rilassó "voglio solo pensare a godermi la serata".
Non aggiunsi altro, tirai solo un mezzo sospiro annoiato e voltai l'angolo alla fine della strada del mercato per dirigermi con Sae verso la rinomata taverna Apellbine. Mi toccai una coscia infastidita, le calze sembravano essere talmente strette da bloccarmi la circolazione.
Da come Sae e Lythium mi avevano vestita sembrava quasi che io avessi dovuto far colpo su qualcuno.
"Magari il capo...", aveva insinuato Lythium poco prima con uno sguardo malizioso.
Sia Saephira che Lythium erano a conoscenza della mia vecchia storia con Araziel, ma solo la mia migliore amica sapeva di Velkam, del resto, non era una notizia che mi conveniva diffondere.
Varcammo la soglia dell'Apellbine salendo gli scalini. L'oste era fermo al bancone, intento a servire l'ubriacone di turno. La sua attenzione venne subito attirata dai nostri abiti impeccabili e dalla non poca appariscenza del nostro trucco.
"Siete qui per la festa dei Deads can Dance?", ci domandò professionale ignorando un cliente che protestava per il suo olio di slink servito troppo freddo.
Annuimmo insieme. Dalla stanza adiacente al salone di ingresso provenne una musica allegra e delle risate di fracasso fecero risuonare le pareti.
"Per di là", sorrise l'oste indirizzando a Sae un occhiolino.
La mia amica non diede segno di essere lusingata, voltò le spalle all'uomo e si diresse con passo sinuoso fino alla stanza che ci era stata indicata. Io la seguii, un po' goffa nel mio imbarazzo. Pensare che avrei dovuto trovarmi faccia a faccia con Araziel, a fargli le mie congratulazioni, mi inquietava non poco.
"Azphelumbraaaaa!", cinguettò allegramente Saephira. Sollevai anch'io una mano in un cenno di saluto generale.
"Ma ciao, belle!", aveva salutato Demonfury con il sorriso smagliante da sempiterno amicone. Demonfury era un cacciatore di legione che aveva iniziato presto, da quando aveva fatto ingresso in legione, a distinguersi per le sue innate capacità. Era svelto e sapeva essere fastidioso come qualsiasi cacciatore di rispetto doveva essere, stava tutto intento a ridere e scherzare con Altix, un'altro cacciatore pasticcione che era sempre il primo a mettersi nei guai durante le missioni di legione.
Feci vagare il mio sguardo nella stanza alla ricerca di Araziel. Notai sul fondo del locale Astralmusic, un'altra dei bardi di legione, piccola, minuta e coccolosa, nel suo vestitino rosa e nelle sue codine bionde raccolte. Era concentrata a suonare il proprio strumento a corda in compagnia di Kyp, un'altra piccola barda che per l'occasione si stava esibendo in una danza divertita. Anche Sonea, la fattucchiera di legione, minuta quanto Kyp, si era improvvisata ballerina sotto gli occhi divertiti degli altri, praticamente costretta da quell'uragano di barda.
Mi ritrovai a pensare che i bardi ce l'avevano proprio nel sangue. La stessa Saephira, accanto a me, sembrava non riuscire a tenere i piedi saldi per terra mentre le altre due suonavano. Fremeva dalla voglia di buttarsi nella mischia e cominciare a far baldoria con loro. Per quanto l'avessi vista inquieta, per qualche motivo, sembrava che la musica fosse riuscita a farle scordare ogni pensiero.
Spostai ancora lo sguardo. Sulla porta la slanciata figura di Lythium, seguita dal più minuto Draven, mi annunciarono che la cena stava per iniziare.
Poi lo vidi. Araziel era in fondo alla stanza, proprio accanto al festaiolo gruppetto di barde. Era immerso in una conversazione con un'incantatrice dal caschetto blu. Non la conoscevo bene, ma doveva chiamarsi Yumeria, e i due parevano conoscersi anche da parecchio. Nonostante il discorso iniziato notai Araziel sollevare il capo. Sembrò che ci fossimo notati nello stesso momento perchè i nostri sguardi si scontrarono. Abbassai il mio un po' imbarazzata percependo il suo insistente e bruciante.
Tirai Sae per un polso. "Vieni", le dissi malamente. Non avevo il coraggio di affrontarlo da sola. Ma la mia amica sembrava essere totalmente assente.
"Selhen", mi salutò lui con un mezzo sorriso. I suoi occhi verdi scandagliarono la mia figura, ed ebbi la sensazione che riconobbe di certo il vestito che avevo addosso.
"Araziel", dissi imbarazzata con un sorriso. "Congratulazioni per essere diventato il nostro nuovo generale di brigata".
"Già", aveva detto lui sfiorandosi la barba con un indice. Un ditale di metallo aguzzo gli adornava il dito, e la profonda cicatrice sull'occhio riluceva alla luce delle torce della sala.
Un ampio tavolo imbandito di piatti e bicchieri occupava quasi tutta la stanza, attorno ad esso erano sistemate delle lunghe panche sulle quali già i primi gruppetti di legionari erano seduti.
Proprio su un angolo del tavolo prendevano posto i Templari e Gladiatori della legione. Apriva la fila Denki, il gladiatore più forte, esattamente al suo fianco Ryugan. Era ancora molto giovane ma sembrava apprendere da Denki il mestiere molto velocemente.
Sorrisi. C'era Huntank, fianco a fianco a Pausania che era sopraggiunta da poco. Discutevano animatamente sui modi migliori per incassare i colpi di Iperione ed uscirne illesi. Asrielx, poco più distante, ascoltava interessato la conversazione. Era l'unico Robottone della legione, e mi capitava spesso di guardarlo con curiosità e ammirazione. Dopotutto la sua classe era l'evoluzione più moderna del tiratore scelto.
Il gruppo dei chierici sedeva dal lato opposto del tavolo. Su un capo di esso si faceva spazio l'imponente figura di Lythium che stava guardando con aria annoiata Draven. Il tiratore aveva l'aria del buffone che era solito assumere quando faceva le sue battute più sciocche. Notai Demon scompisciarsi dalle risate e rivolgere uno sguardo divertito a Lythium che immaginai, dalla sua faccia, fosse l'unico bersaglio della loro conversazione. Galthun, con la solita aria del chierico baffuto e perfezionista, spiegava ad Hazoken un paio di trucchetti sulle cure di gruppo. E Slavezyro e Skeletonking erano assorti ad apprendere. Gli unici due cantori della legione, merce rara per la fazione asmodiana, avevano cominciato a fare passi da gigante sotto l'ala protettiva del saggio Galthun.
"Selhen?", mi riscossi. Notai che Araziel mi stava chiamando. Vestiva in pelle nera, come sempre, e i suoi capelli rossi, uscivano in un ciuffo ribelle dal coprifronte scuro.
"Dimmi", dissi con un mezzo sorriso.
"Ti vedo distratta".
Scossi il capo. "No è che...", balbettai.
Sentii la sua mano sicura serrarsi sul mio braccio e condurmi all'angolo della stanza. Saephira dal canto suo si era ormai persa a danzare in compagnia di Kyp e Astral. Un flautista di ventura si era affiancato ad Astral col suo strumento grezzo, il suono soffioso del flauto tornò a diffondersi nella stanza occupata dall'allegra combriccola.
"Verresti un momento?", mi chiese cauto trascinandomi con sè dall'altra parte della taverna. Raggiungemmo la stanza col bancone e mi arrampicai su uno dei sedili per prendervi posto. Araziel mi rimase in piedi di fronte. "Gradisci qualcosa da bere, bimba?".
Tossicchiai imbarazzata. "Un bicchiere di succo di Kokonas, grazie".
Araziel sollevò un sopracciglio. "Nulla di alcolico?", domandò con un sorrisino furbo.
"Preferisco non incominciare in grande stile", ridacchiai.
Araziel appoggiò un gomito al bancone ordinando la stessa cosa per entrambi, poi volse lo sguardo verso l'entrata della taverna.
Seguii i suoi occhi e un nodo mi si strinse allo stomaco quando notai una giovane donna intenta a drappeggiare il velo del proprio vestito.
"Me è...".
"Oggi è il fine della settimana", chiarì Araziel.
La cantante dell'Apellbine si esibiva ogni fine settimana con la stessa canzone. Era la nostra canzone. Forgotten Sorrow.
Il flautista che aveva accompagnato Astral era rientrato per andare a disporsi al fianco della cantante. Anche la musica di Astral era cessata, e solo il vocìo dei clienti animava la taverna.
Dall'introduzione del flautista notai che avevano rinnovato un po' la base musicale, poi la voce dolce e calda della cantante sovrastò il brusio.
"Don't cry for me...", era cominciata la canzone.
Rabbrividii, sentendo la presenza di Araziel al mio fianco, il profumo dei suoi abiti in pelle e il calore del suo braccio contro la mia spalla.
"Perchè?", gli domandai soltanto, a bassa voce.
"Perchè ne avevo voglia", aveva tagliato corto lui.
Non chiesi altro. Non sembrava avesse altro da aggiungere, quasi come se parlare oltre gli fosse costato qualcosa.
La magia del momento venne interrotta dalla plateale entrata in scena di Flamet.
Salì sinuosamente le scale ravviandosi la chioma rosso fiammante e si avvicinò a noi, interrompendo per un attimo il mio campo visivo.
"Ehi, capo!", disse facendo ad Araziel un occhiolino provocante.
Le sue mani sottili e sicure spostarono con prepotenza il viso del tiratore verso di lei.
Araziel ghignò rispondendo alla provocazione.
"Vedo che ti sei ambientato alla grande", disse l'assassina incurvando le labbra scarlatte in un sorrisetto serpentino.
Qualcosa si mosse nel mio stomaco. Sembrava essere stizza, o forse fastidio. L'arrivo di Flamet aveva catturato tutta l'attenzione di Araziel relegandomi praticamente in un angolino. Presi il bicchiere di succo di koknas tra le mani e iniziai a sorseggiarlo fingendomi disinteressata.
"Dopo la festa hai un momento, tiratore?", aveva detto Flamet senza distogliere lo sguardo dagli occhi di Araziel.
Lui socchiuse le palpebre. "C'è qualcosa di cui hai estremamente bisogno? Ci tenevo a godermi i miei festeggiamenti". Il tono con cui lo disse aveva molto di sarcastico ma in realtà c'era un che di amaro in quell'affermazione.
"Nessuno vorrebbe rovinarti il momento di gloria", gli occhi indagatori dell'assassina mi scrutarono.
"Non è un momento di gloria", tagliò corto Araziel. "Lo sarebbe stato in un'occasione diversa, magari...".
"Ura sarebbe fiero di te...", disse l'assassina. Era divenuta seria.
La taverna intera intanto era esplosa in un fragoroso applauso per la cantante che aveva terminato con una nota lunga e tenuta la canzone. Rivolsi uno sguardo acido a Flamet che aveva interrotto quel momento, ma lei non sembrò proprio notarmi, tutta occhi com'era nei confronti di Araziel.
Terminai il mio succo e mi alzai frettolosamente dallo sgabello. "Torno da Saephira", farfugliai. "Vi lascio agli affari di legione".
Vidi Araziel aprire la bocca per replicare ma prima che potesse dire qualcosa mi ero già dileguata.
Quado giunsi nella grande sala scorsi con lo sguardo la grande tavolata alla ricerca di un posto a sedere. Lo trovai accanto a Saephira ed Enkijdu, il bardo new entry della legione con la sua armatura dei Ruhn.
"Dove sei stata?", mi domandò Saephira tutta interessata.
"A prendere un succo di Kokonas con Araziel", dissi. Con un'occhiataccia finale la invitai a non polemizzare.
Vidi rientrare poco dopo Araziel e Flamet ancora intenti in un'accesa conversazione e nuovamente la sensazione di stretta allo stomaco mi colse. Era possibile che con Araziel non fosse mai finita? Poteva avere ragione Saephira?
No, decisamente. L'unica cosa che mi faceva male era dover mentire al nuovo capo legione. Dover fingere davanti ad Araziel che tutto fosse normale mi costava il triplo della fatica.
Nascondere la mia relazione a Malombras era stato semplice, ma ogni volta che Araziel mi guardava negli occhi mi sentivo mancare.
Fu proprio quando Araziel prese posto a capo tavola che la tavola iniziò a riempirsi di deliziose portate.
"Al nuovo capo legione!", disse a gran voce Flamet sollevando il suo calice traboccante.
Araziel sollevò l'angolo del labbro indirizzando un'occhiata complice all'assassina e sollevò a sua volta il proprio calice. "E che Malombras ritorni presto, aggiungerei", disse divertito.
I templari si erano già tuffati sul buffet, immaginai che con la loro stazza avrebbero portato via, solo loro, la metà del banchetto di legione.
Io dal canto mio non avevo fame. Ero annoiata, infastidita, e costretta in abiti che non erano i miei. Volevo solo finirla al più presto con quella farsa. Volevo rivedere Velkam.
Quando il banchetto finì, di nuovo le barde festaiole ripresero a far baldoria, e stavolta non si era risparmiata nemmeno Saephira che per l'occasione aveva anche alzato un po' il gomito.
Era decisamente brilla e rideva e scherzava con un fattucchiere, un altro new entry della legione, Kazuyro.
Mi accostai a lei per tentare di richiamarla al decoro.
"Sae...", la chiamai timidamente.
"Oh ciao sorellina!", ridacchiò melodiosa.
"Che ne dici di tornare? Ormai il banchetto è terminato...".
Capii di non essere stata tanto convincente quando Saephira arricciò il naso come se le fosse giunto sulla punta un odorino appetitoso. Le sue lunghe ciglia si richiusero un momento poi ridacchiò. "Sento odore di cosciotto di brax... mmmm, non lo senti anche tu Kazu?", perse l'equilibrio e quasi non inciampò, se Kazuyro non l'avesse sorretta prontamente. "Direi che siamo in una taverna", le aveva risposto lui divertito.
"Sae...", ritentai con maggiore convinzione.
"Zitta Selhen!", continuò lei. Riprese a ridere rimanendo aggrappata al giovane fattucchiere.
Scossi il capo esasperata. "D'accordo, me ne vado", dissi spazientita girando i tacchi. Non salutai nessuno. Ne avevo abbastanza di quella serata così allegra. Io non ero allegra per niente. E, anche se non volevo ammetterlo, mi dava fastidio vedere Flamet flirtare con Araziel.
Avevo sempre detestato in cuor mio quell'assassina e le sue manie da protagonismo. Chi credeva di essere?
Stavo uscendo di corsa dalla taverna e mi ero quasi inoltrata nel buio corridoio che mi avrebbe condotto in piazza Pandemonium quando, sbadata e un po' brilla com'ero, non mi andai a schiantare contro qualcuno.
"Oh, dannazione, chiedo scusa!", dissi sollevando in fretta lo sguardo verso l'ignaro passante. Rimasi sorpresa di chi mi ritrovai davanti.
"Puzzi Selhen...", mi disse Shad arricciando il naso disgustato. "Quanto hai bevuto?".
Non lo ascoltai, ma accelerai il passo senza parlargli.
"Dove corri?", continuò lui cambiando in fretta direzione per venirmi dietro.
"Lasciami in pace Shadow".
"E così nuovo capo legione per i Dead can Dance, mh?", riprese affannato per la camminata veloce.
Serrai le labbra sperando che decidesse di rinunciare all'inseguimento.
"Avanti, pensavo che fossimo rimasti in pace...".
Mi fermai di fronte al pianoforte da terra di piazza Pandemonium. "E' così infatti, quindi, buonasera Shad, sto tornando a casa... no, non ho bisogno di nessuno che mi accompagni a casa, ciao". Non gli diedi tempo di replicare che avevo già ripreso ad avanzare.
"Come siamo permalose questa sera... l'alcool ti causa decisamente uno sgradevole effetto". Si passò una mano tra i capelli blu e si voltò nuovamente a fissarmi. "Ti stai preparando per la maratona di Atreia, per caso?", domandò sarcastico sostenendo il mio passo.
Mi fermai di nuovo, così all'improvviso che quasi non me lo ritrovai addosso. "Che vuoi, Shad?".
"Ero venuto a imbucarmi", disse lui con un sorrisetto furbo.
"Beh, la festa è per di là, buon divertimento".
Shad scosse il capo. "Era con te che dovevo parlare".
Sbuffai annoiata ma mi disposi all'ascolto. Prima avesse parlato prima si sarebbe tolto dai piedi.
"Illuminami".
"Prima lascia che ti accompagni a casa", disse con tono paziente.
"No", tuonai.
"Ma ti vedi?".
"Shad, non sono una bambina... smettila di trattarmi come tale, TU... non sei nessuno... nessuno!". Avevo alzato la voce un po' troppo, tanto che delle guardie assopite nel loro posto di guardia si erano risvegliate protestando.
"Abbassa i toni, Selh".
"E tu sparisci", sibilai tra i denti.

"Non hai sentito la richiesta della mia legionaria, Shadow?".
Corrugai la fronte al suono di quella voce familiare, e poco dopo vidi Araziel uscire dall'ombra del corridoio e venire deciso verso di noi con uno dei due revolver luminosi tra le mani.
"Araziel!", esclamò l'incantatore diplomatico. "Ero venuto personalmente a farti le mie congratulazioni. Da worg solitario a capo legione! Che salto di qualità".
La smorfia di stizza sul viso di Araziel sembrava dirla lunga sui precedenti di scarsa simpatia tra i due.
"Potevi risparmiarti gli auguri, e risparmiati anche le premure per Selhen, sa badare a se stessa".
Lo guardai male, era chiaro come l'acqua che voleva essere una battutina sarcastica nei miei confronti oltre ad essere un metodo per controbattere a Shadow.
"Non pensavo fossi un capo legione così negligente, mandare in giro di notte una donzella da sola...".
"Sei venuto a piantare grane nella mia legione, Shadow?".
Shadow si morse il labbro pensieroso. "Nha, non è ho la benchè minima intenzione".
"E cosa sei venuto a fare, allora?".
"Questi saranno affari miei".
"Grazie per i tuoi cordialissimi auguri, Shadow, sei congedato". Aveva tagliato corto Araziel afferrandomi per un braccio. "Torniamo dentro".
"No, Araziel...", tentai di protestare.
"Ti sei persa il dolce Selhen, te ne ho fatto mettere da parte un po'", stava continuando Araziel tranquillo trascinandomi con sè di forza.
"Araziel", era tuonata la voce di Shad nella notte.
Il tiratore si voltò verso Shadow che lo aveva chiamato.
"Credi potrebbe passarsela bene il capo di una legione accusata di tradimento?", domandò l'incantatore. Non potei scorgerne l'espressione per il semibuio, ma il tono appariva ironico.
"Non so di cosa tu stia parlando", tagliò corto il tiratore.
Mi sentii mancare, e dovetti quasi aggrapparmi al braccio di Araziel che nel frattempo stava scrutando Shadow con aria minacciosa. I suoi occhi erano accesi e il caricatore di uno dei revolver era scattato con suono sinistro.
"Stai cercando rogna, Shadow? Se vuoi ci rivediamo in arena come ai vecchi tempi... e magari questa volta ti faccio anche un po' più male".
L'ombra scura di Shadow sollevò le braccia. "Oh no... tenevo solo a dire che, a buon intenditor, poche parole". E detto questo girò i tacchi lasciandoci soli nel buio della piazza.
Nessuno spirito lo seguiva quella notte, e Shadow sembrava essere venuto in chiave del tutto inoffensiva. Voleva parlarmi di Velkam, ne ero sicura, e io non avevo voluto ascoltarlo.
Mi chiesi se potesse essere una minaccia per me.
Lui forse no, ma Ethun sì, Ethun era chiaramente una minaccia.
Rabbrividii. Se tutto fosse saltato fuori, come avrei potuto reagire? E che avrebbe pensato Araziel di me.
Il calore della sua mano calda mi sfiorò delicatamente il braccio che poco prima mi stava stringendo.
"Sei stata fredda e distaccata per tutta la sera. Cosa ti frulla in quella testolina, Selhen?".
Lo rassicurai con un sorriso. "Nulla Araz, è tutto apposto".
"Ti conosco abbastanza da sapere che mi stai mentendo nel peggiore dei modi", disse tranquillo. "Cos'è che voleva dire quel tizio con quelle ultime parole?".
"Non lo so", mentii.
"Lo spero per te", disse Araziel con cipiglio preoccupato. "Stai attenta Selhen, di te mi fido".
Non disse altro. Pronunciò solo la formula alta e chiara del portale di casa sua e l'elegante varco comparve, incorniciato da ghirigori oro.
"Prendilo, e va a Pernon, Trerinerk ti aiuterà a raggiungere la tua abitazione, ti accompagnerà lui, e quando torno dovrà riferirmi che è tutto apposto... non voglio sentire ragioni".
Annuii senza avere la forza di controbattere. Mi sentivo distrutta. Viscida traditrice com'ero che altro avrei potuto aggiungere?
"Buonanotte Araziel", mormorai con un filo di voce.
"Buonanotte bimba", mi sorrise sfiorandomi la guancia con un dito prima di lasciarmi andare.
Mi lasciai cadere dentro la superficie eterea del portale, senza voltarmi indietro.
Per quella notte avevo già mentito abbastanza.

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