-23- Un barlume di speranza

Karemiwen, chi aveva mai sentito parlare di lei? Era uno spirito ostile esattamente come tutti gli altri o quel "Benvenuti" poteva essere preso alla lettera?
Esitai sul posto gettando un'occhiata nervosa ad Araziel. Stavo per replicare quando una mano ferma del tiratore si strinse sul mio avambraccio per zittirmi.
"E' un vero piacere fare la vostra conoscenza, principessa", aveva detto atteggiandosi in un profondo inchino che sembrò compiacerla.
La principessa abbozzò un sorriso deliziato battendo le lunghe ciglia che coronavano i suoi occhi rossi e vacui.
"Mi sono sempre piaciuti i Daeva a modo, tiratore", riecheggiò nella sala. La giovane non-morta si stava lisciando il vestito con una cura maniacale e aveva ordinato alla balia di allontanarsi, con un gesto imperioso della mano.
"Come siete riusciti a fare ingresso nel palazzo?", domandò con un'espressione puerile e sorpresa.
"Veniamo in pace", disse Araziel con chiarezza lasciando i revolver chiusi nei loro foderi e sollevando le mani in segno di resa.
Un sorriso eccessivamente smielato della principessa non-morta mi diede da pensare che provasse una certa malcelata simpatia per Araziel.
"E' per me un grande piacere vedere delle facce nuove, in questo palazzo di morte dimenticato da tutti", sospirò lasciandosi cadere sul letto meditabonda.
"Da quando, dopo la grande catastrofe, la malattia si abbattè su Brushtonin trasformando tutti gli abitanti della parte meridionale in non-morti, nessuno è più venuto a farmi visita". Giocherellò con una ciocca dei suoi capelli, come se si fosse estraniata in un mondo tutto suo.
Lasciai andare i revolver nel fodero, rassicurata dalla calma di Araziel e dal tono pacato di Karemiwen.
"A cosa devo la vostra visita gentile?", domandò con vocina mielosa sollevando nuovamente lo sguardo su entrambi. Un brivido mi percorse la schiena e la coda mi si agitò nervosamente quando venni trapassata da quello sguardo.
Potei percepire in quella non-morta un grande potere che tuttavia non stava usando contro di noi. Perchè?
"La mia storia...", cominciò, "affonda le radici nell'epoca della grande catastrofe. Fu successivamente ad essa che a Brushtonin cominciarono a manifestarsi le prime avvisaglie della pestilenza che ha ridotto in quello stato tutti gli abitanti di questo luogo". Sussultò al ricordo.
Me ne stetti impalata. Le dita di Araziel stringevano ancora il mio braccio, ammonitori. Avrei voluto chiedergli che ne pensava, se quello spirito potesse essere una minaccia per noi, ma non fiatai. Eravamo troppo vicini a lei e avrei rischiato che mi sentisse.
Mentre tutti questi pensieri mi vorticavano nella testa, la principessa continuava imperterrita nel suo racconto. Sembrava quasi morisse dalla voglia di condividere con qualcuno la sua triste storia.
"I vecchi e i bambini cominciarono ad ammalarsi. I servitori morivano, uno dopo l'altro, e chi non moriva si trasfigurava in un mostro assetato di sangue".
Dondolai sul posto mantenendo le mie mani a portata di cannone, ma sempre cercando di non dare a vedere la mia agitazione.
"Dei verdi campi alberati, non rimase che territorio arido e brullo, delle azzurre acque cristalline non ci furono che paludi... i pochi superstiti si affollarono alle porte del palazzo invocando aiuto ai signori del posto. I miei parenti. Ma anche loro avevano subito una repentina mutazione".
Araziel si stava mostrando interessato alla storia.
"Avevo sentito parlare di una pestilenza che avesse catastroficamente colpito questo posto".
La principessa sorrise dolcemente ad Araziel e annuì sognante. "Oh, sì. Non è rimasto più niente. Adma è caduta in rovina. Così i suoi signori".
"E voi? Non siete come tutti gli altri", intervenni fervidamente curiosa e improvvisamente più interessata.
La giovane non-morta curvò maggiormente le labbra prima di rispondermi. "Ero una Daeva, e come tale il virus che ha devastato queste terre, ha risparmiato me, solo in parte".
Corrugai la fronte senza ben capire.
"La principessa...", chiarì Araziel, "sta dicendo che il suo aspetto non è rimasto corrotto dalla pestilenza ma che questo non ha evitato che la sua parte divina venisse annientata".
La ragazza annuì, nei suoi occhi uno sguardo adorante quasi ossessivo. "Sì, giovane Daeva, sì!". I suoi riccioli d'oro furono scossi dall'impeto della risposta.
"Sono rimasta chiusa qui, ho visto avanzare gli anni, ho osservato il tempo che scorreva e il degrado di quello che era uno splendido palazzo", si fermò per un attimo, la sua espressione era serena, sembrava quasi che il racconto degli avvenimenti non la sfiorasse minimamente.
"Ho visto i miei servitori tramutarsi in non-morti", sorrise teneramente alla balia che le aveva acconciato i capelli. Il suo aspetto era mostruoso, come quello di tutti. "E vivo in questo palazzo come un'ombra. Sono forse l'unico emblema del suo antico splendore", pigolò.
La osservai e un moto di tristezza mi attanagliò lo stomaco. Immaginai come potesse essere vivere nello sfarzo, nella gioia. Divenire una Daeva rispettabile, e finire i tuoi ultimi giorni di vita vedendo crollare tutto. Trascorrere il resto di una misera esistenza, da mostro, prigioniera del tuo stesso palazzo caduto in rovina.
"Voi, voi... eravate un'elisiana?", domandai spalancando le labbra stupefatta.
Adesso si spiegava la lingua melodiosa in cui aveva modulato il canto, così come il suo aspetto assurdamente umano, bechè pallido.
Karemiwen annuì. Un moto di fierezza balenò in quegli occhi rossi che presto si spensero. "Ma adesso sono solo una via di mezzo. Non sono un elisiana. Non sono un'asmodiana, e soprattutto, non sono una Daeva. Mi sono sporcata!", proferì inespressiva.
Vidi Araziel agitarsi a quella dichiarazione. Potei immaginare il suo sangue ribollire nelle vene. Odiava gli elisiani, e aveva passato la vita intera a combatterli.
Ad un certo punto sembrava quasi non volesse essere più gentile con la non-morta. Ma dato che era lei ad avere il coltello dalla parte del manico, non sarebbe stato saggio contrariarla.
Afferrai fulminea una sua mano. Stringendola ammonitrice.
Le sue dita calde ricambiarono la stretta e quel gesto sembrò far sorridere la principessa elisiana che ci stava ancora studiando.
"Cosa mai può cercare una coppia di Daeva asmodiani nella fiera Adma?", domadò tra sè, sognante.
"Aiuto", dissi implorante guardando la giovane donna mentre avanzavo un passo.
La principessa sembrò scontenta del fatto che a parlare fossi stata io. Arricciò il labbro in un'espressione curiosa prima di piegare il capo da una parte con sguardo interrogativo.
"Ci sono stati casi...", esitai.
Non avevo nemmeno idea di come cominciare. Come porre il problema?
E lei? Sarebbe stata disposta ad aiutarci? Continuavo a vedere un che di minaccioso nella figura diafana e statuaria di quella non-morta.
Sembrava quasi fosse una bambola di porcellana, nel suo vestito rosso, ornato di pizzi e fiocchi color panna ormai ingialliti. Ma una bambola pericolosa. Una bambola maledetta: bella quanto letale.
"Una maledizione ha colpito un mio amico. Sembra quasi una malattia dell'anima. A detta di molti non è l'unico caso. Anche ad Elysea si sono verificati dei casi simili", spiegai.
"Dahnael perde il controllo ogniqualvolta questa sua malattia dell'anima non viene sedata con della polvere d'odella". Gettai uno sguardo sfuggente ad Araziel. Aveva entrambe le sopracciglia inarcate alquanto stupito dalla notizia che, in effetti, non gli avevo mai rivelato.
"Supponevo che ad Adma potesse esserci una risposta. Dahnael è un Daeva... e a detta del vostro racconto questo spiegherebbe il fatto che non si sia tramutato".
La principessa rimase impassibile. Il suo corpo ebbe un fremito prima di tornare a fissare lo sguardo su Araziel. "Sei tu, Dahnael?".
Il tiratore scosse il capo. "No".
"Peccato", disse la principessa con cipiglio corrucciato mentre valutava se darmi o no un eventuale chiarimento. "O per fortuna, forse...", trillò.
Corrugai la fronte senza capire.
"Non sappiamo chi sia il responsabile della pestilenza, non so, chi possa avere maledetto il tuo amico. Ma non è un mistero... quel Daeva ha iniziato a tramutarsi. Pochi anni e diventerà esattamente uguale a me", ridacchiò compiaciuta.
Fui presa dal panico. "Non c'è una soluzione?", chiesi con urgenza sollevando il capo a cercare il suo sguardo impetuosa.
"Uccidere il fautore della maledizione".
Chinai il capo sconsolata. Nulla di nuovo.
"Principessa Karemiwen, se solo poteste aiutarci... sarebbe la vostra vendetta per tutto quello che è successo a Brushtonin, alla vostra Adma!".
Karemiwen si voltò di spalle. Nessuna coda, nè alcuna folta peluria adornava la sua schiena. Le sue dita erano morbide e tozze. Candide come la porcellana. Le braccia le ricaddero mansuete lungo i fianchi, poi la principessa tornò a voltarsi.
"Ai tempi della contaminazione, parlavano dello spirito di un bambino. Un bambino che si aggirava per le mura di Adma che si diceva avesse maledetto noi e queste terre...".
"Di chi si tratta?", domandai con enfasi.
"Questo non posso saperlo... ma se mai questa maledizione potesse essere sciolta", mormorò speranzosa.
Mi domandai da quanti anni lei fosse uno spirito. E se fosse stato possibile che potesse tornare anche per lei, tutto come prima. Nel suo caso dubitavo sarebbe stato reversibile.
"Ma se è vero che questo spirito dimora in questo castello. Come ha fatto a giungere a Tiamaranta?".
"La mia è solo un'ipotesi", dichiarò la non-morta con la solita aria assente. "Ma non è poi così difficile uscire da queste mura. Il fatto che io non lo abbia voluto fare non esclude che anche io possa farlo. Non abbandonare il mio palazzo è stata solo una mia scelta".
Annuii.
"Ho scelto di esserne la guardiana per sempre", terminò voltandosi nuovamente di spalle.
"E ora andate. Non ho più nulla da dirvi. Non mettete troppo alla prova il mio buonsenso. Sono stata pur sempre un'elisiana. Tra le nostre razze non corre buon sangue e mai ne correrà...".
Deglutii quando i suoi occhi indagatori si puntarono esclusivamente su di me. Potei quasi percepire un rimprovero in quelle parole.
"Ma confesso di aver sostenuto, un tempo, l'assurdo e illusorio ideale di una pace tra le due razze", un sorriso dolce decorò le sue labbra rosee e sottili.
Il suo sguardo cremisi era insistente e vacuo al tempo stesso. Proprio su di me. Quasi come se sapesse o sospettasse qualcosa.
Avevo davvero un'espressione così rivelatrice?
"Buona fortuna Daeva. Che la benevolenza del dio Aion vi giovi...", i suoi occhi tornarono nuovamente a me, "per ogni cosa". E detto ciò la vidi sparire in una nuvola di polvere confondendosi col buio delle candele ormai spente.

Quando fummo di ritorno nella sala circolare Saephira e Brahm erano ancora là ad attenderci, lo stesso Dahnael che era intento a farsi curare dei graffi profondi dalla mia migliore amica.
Il suono chiaro e nitido dell'arpa di Saephira ci aveva guidati fino a quel punto.
"Novità?", domandò Dahn. Non c'era traccia di speranza nella sua voce. Evidentemente era sicuro che non potesse esserci niente di rilevante nel nostro resoconto.
"Mi sono solo imbattuto in un altra serie di non-morti piuttosto difficili da fronteggiare", si sistemò accanto a Saephira a braccia conserte con la solita aria annoiata.
"Non penso ci siano grosse novità ma... almeno sappiamo quello che ti sta succedendo", mormorai con tono afflitto.
Dahn parve recuperare tutta l'attenzione in un momento. "Che stai dicendo?".
"Se non eliminiamo il responsabile di tutto questo morirai, Dahn...", proferii senza mezzi termini.
"Morirò? Ma che stai dicendo Selhen?", i suoi occhi si erano spalancati.
"Non fisicamente, ma morirai come Daeva...", chiarii.
"E' esattamente la stessa maledizione di Adma, solo che sugli esseri umani ha l'effetto che hai visto...", intervenne Araziel, "sui Daeva resta incorrotto il tuo aspetto fisico, quanto alla tua parte divina... in parole povere va a farsi benedire", ironizzò guardando il mio amico pragmatico.
Dahnael dovette sorreggersi alla parete. Appariva sconvolto.
"Dahn, abbiamo incontrato la principessa di Adma. Ci ha dato la conferma che le due maledizioni sono legate. Spezzando la tua spezzeremmo anche quella di Brushtonin. Ci ha parlato dello spirito di un ragazzo che ai tempi della pestilenza si aggirava per il palazzo".
"Credi che sia ancora qui?", domandò Dahnael sguainando i revolver frettoloso.
"Questo non lo sa nessuno. E già che ci penso, se Karemiwen ha dichiarato di non averlo più visto... ho paura che dovremo tornare a far visita ai sotterranei".

[Tutti i nodi vengono al pettine e finalmente la situazione di Dahnael inizia a farsi più chiara. I grovigli si districano e la trama inizia a prendere la piega giusta. Quanto a Velkam e Selhen... beh, quella è un'altra storia.
Curiosi della svolta? Tra un po' arriva lo speciale. Ciaooo!
Vi ricordo come sempre il mio gruppo. Copiate il link sulla barra dell'url e richiedete l'iscrizione u.u vi voglio numerosi. Anche perchè su "Selhen's dreams" pubblico tutti gli aggiornamenti sulla fan fiction e taaante foto. Magari anche qualche chicca dei vostri personaggi preferiti non contestualizzata alla storia :D Tipo foto compromettenti e molto altro (?) Non lo so... devo ancora decidere per quest'ultima cosa u.u]

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