Capitolo I: Fratello
Cork, 13 Dicembre.
Deimos aprì lentamente gli occhi.
Il pavimento del seminterrato gli apparve offuscato, confuso. I colori delle mattonelle dettero fastidio alla sua vista. Erano diverse fra di loro, scombinate e dalle tonalità vivaci, in netto contrasto con la debole luce delle lampade e le scure pareti. Lui alzò un poco la testa facendo una smorfia, non per il dolore, ma per la vergogna.
Erano giorni che provavano a estorcergli qualche informazione. Non lo obbligavano né lo tormentavano con punizioni, alle quali era abituato. Era semplicemente annoiato dai loro discorsi e dai loro ragionamenti. Si vergognava di essersi fatto prendere con tanta facilità.
Li vedeva, i suoi carcerieri, entrambi in pensiero con indosso una maschera di serietà e decisione. Si spacciavano per forti e sicuri, ma sentiva - anzi sapeva - che non lo erano affatto.
Inclinò all'indietro il capo, poggiandolo alla parete alle sue spalle. Come ogni mattina da sette giorni a quella parte, volse lo sguardo in direzione della piccola finestrella alla sua destra. Il vetro era sporco, rotto; il vento trapelava di notte e lo faceva rabbrividire, ma non gli importava. Guardò il giardino dell'abitazione, il cancello e la strada.
Sporgendosi poté vedere persino oltre i tetti appuntiti delle case di fronte. Il cielo era nuvoloso, come nei giorni precedenti. Sospirò e optò finalmente per rivolgersi ad Alexander e Hereweald, i quali attendevano solo qualche sua parola. Erano impazienti nei loro abiti umani, dei maglioni di seconda mano abbinati a pantaloni logori e degli scarponi.
Per quanto ancora hanno intenzione di continuare? si chiese, Non dirò mai niente, non sarò loro alleato solo perché sono stato caritatevoli con me.
— Ti sei deciso a parlare?
Lui sghignazzò sprezzante e negò con la testa. Notò in quel momento i suoi capelli, sporchi e lunghi. Delle catene lo legavano a terra. Gli stringevano i polsi, obbligandolo a stare seduto in maniera scomoda. Tuttavia rimase colpito da qualcos'altro.
— Avreste potuto usare del metallo celeste... Siete veramente degli stupidi.
Avrebbero almeno potuto bloccare meglio. Aggiunse mentalmente studiando gli intrecci, i piccoli lucchetti e qualche chiodo storto.
Ancora una volta fu del parere che la loro gentilezza sarebbe stata la loro rovina. Si erano solo premurati di cambiare delle corde con delle semplici catene in ferro. Nessuna protezione, nessuna presenza celeste.
Davvero vogliono comprare così la mia parola?
Assottigliò lo sguardo, severo. Intanto Hereweald aveva preso ad agitarsi. Deimos ipotizzò che fosse perché aveva avvertito i suoi pensieri. Lo odiò, lo disprezzò e involontariamente compì uno scatto per recuperare il suo pugnale. Questo però era sparito.
Seppe solo rimproverarsi e tacere.
— Ascoltaci. — Alexander fece due passi in avanti, avvicinandosi a lui. Con aria risoluta e decisa incrociò le braccia al petto e mostrò la propria spada, incastrata fra una cintura di cuoio e il tessuto dei jeans. — Perché Lilith ti ha mandato da solo?
Deimos rise, più forte di quanto avesse fatto poco prima. Trovò l'angelo ridicolo. Alex però non cedette a quella scena.
Il suo sguardo rimase impassibile.
Una macchina passò nella strada, seguita da un ragazzo in bicicletta.
Quei rumori si aggiunsero ai numerosi passi della famiglia Knight.
Abegail infatti camminava avanti e indietro, davanti alla porta del seminterrato, Nathalie sbuffava sul divano; Cassandra guardava la televisione e Victor continuava insistentemente a salire e scendere le scale sopra alle loro teste. Caliel faceva da guardia mentre Elizabeth e Samuel erano fuori, a lavoro e Talia era occupata a preparare il pranzo. Tutti provavano a vivere normalmente, ma era una situazione insostenibile. La tensione cresceva a dismisura giorno dopo giorno.
— Perché ti ha mandato qua?
Hereweald contrasse la mascella, si morse un labbro e chiuse infastidito la mano destra in un pugno ben stretto. La sua spada era poggiata sopra a un piccolo tavolo scheggiato e si era da poco illuminata d'azzurro. Alexander inarcò un sopracciglio attendendo, ma non ottenne alcuna risposta, solo un sorrisetto che fece irritare sia lui che il demone al suo fianco.
— Rispondi, maledizione!
Hereweald cedette: batté il pugno sulla superficie del tavolo e corse da Deimos. Si abbassò e lo afferrò per il collo della camicia tirandolo verso l'alto finché le catene glielo permisero. Nei suoi occhi divampava l'ira e la paura. La luce era impressionante e la sua espressione contratta da una triste rabbia. Aveva paura di essere già a conoscenza della prossima mossa di Lilith; di chi dovesse essere la preda di Deimos.
Non la toccherà!
— Hereweald, basta.
La voce pacata di Alexander lo immobilizzò, facendo rilassare un poco le sue spalle e imponendogli di mollare la presa. Entrambi avvertirono i passi di Abegail arrestarsi e tacquero. Non era la prima volta che succedeva; che facevano preoccupare chi li attendeva in salotto né che uno dei due perdeva il controllo. Deimos era troppo sfrontato e sicuro di sé.
In quel momento Hereweald si chiese come l'angelo riuscisse a contenere le sue emozioni. Credeva di conoscerlo abbastanza. Tutta quella calma stonava con il suo carattere irrequieto e avventato.
— Non risponderà. Non ci dirà niente, qualsiasi metodo utilizzeremo.
— Cavolo! Tanti complimenti all'angelo! — Deimos fece per applaudire e deriderli, ma le sue mani si sfiorarono appena. — Finalmente qualcuno che comprende la mia lealtà!
— No, non si tratta di quello. — il sorriso sul volto del prigioniero si spense mentre il tono glaciale di Alex continuava a preoccupare Hereweald e a farlo cadere in dubbio: poteva una creatura celeste ricorrere a quei metodi? Le ultime rivelazioni gli avrebbero fatto rispondere con un assenso, ma Alexander... lui era diverso. — Non è la tua lealtà a farti tacere. Semplicemente non puoi dirci niente, non sai le cose che ti stiamo chiedendo. O forse sbaglio?
Era Hereweald ad aver sbagliato: anche Alexander poteva agire con tale meschinità. Spalancò la bocca ritraendosi e tornando al suo posto, lontano dal ragazzo in catene. Un'espressione completamente rattristata comunicò che aveva compreso le intenzioni dell'altro.
— Cosa? — in Deimos era invece lampante la sorpresa e la confusione. — Non sono ridicolo come voi!
— Sbagliato di nuovo. — il petto del demone sobbalzò all'improvviso, come per sopprimere un'altra beffa. — Tu, sei molto più ridicolo.
Il prigioniero strabuzzò gli occhi e Hereweald si lasciò andare, poggiando un braccio alla parete opposta. Non avrebbe saputo guardare Alexander mentre attaccava con così poco tatto.
— Le opzioni sono solo due. O Lilith non ti ha mai detto la verità, oppure sei troppo stolto da non capirla da solo.
— Questo è un bel gioco. Di nuovo i miei complimenti, nephilim.
Deimos sibilò l'appellativo dell'angelo credendo di averlo in pugno, ma notò come questo non scalfì nemmeno un poco la maschera dell'altro. Che fosse serio? Oppure... Poteva Alexander essersi già abituato a quell'idea? All'idea di essere anche lui una creatura nata dal peccato.
— No, non si tratta di uno stupido gioco.
La spada di Hereweald smise di brillare. Lui affondò la sua testa nell'incavo del braccio e nascose lo strano fastidio che provava, mordendo l'interno guancia. I capelli coprirono gli occhi, serrati in una morsa di dolore e intenti a cacciare via i ricordi.
Lui non era realmente pronto ad affrontare quel discorso. Non voleva vedere sfumare la speranza che in Deimos ci fosse l'anima del fratello.
Era più forte di lui. Lo voleva credere con tutto se stesso, ma sapeva anche che era improbabile.
— Dimmi, Deimos... — Alexander proseguì. — Tua madre ti ha mai parlato di Gideon?
— Ancora lui? Chi sarebbe!
Un momento di silenzio gravò su di loro. Paura e incredulità si unirono nell'aria, confondendosi.
— Tuo fratello.
La lucentezza nello sguardo di Deimos fece presagire che il nephilim lo avessero catturato. O almeno, che avesse guadagnato la sua attenzione senza che lui potesse controbattere con la solita insolenza.
— Non ho mai av-
— Lilith lo ha ucciso e tu sei una sua copia. Migliorata secondo i suoi gusti, direi.
Deimos non poteva crederci. Odiò quella sensazione: il sentirsi smarrito ed estraneo alla realtà. Eppure, lui non aveva mai avuto dubbi. Nella sua mente ogni cosa era chiara, ogni sensazione. La voce di sua madre era limpida, cristallina così come lo erano gli altri eventi: la grotta, la ribellione, la guerriglia e... Il niente.
Serrò i denti infastidito.
Che cos'era quel vuoto nei suoi ricordi? Sbatté rapidamente le palpebre per scacciare l'ansia e prese un profondo respiro. Incanalò quell'aria che non gli apparteneva avvertendo uno strano odore di fumo e un forte profumo di qualcosa di dolce. Si mosse, le catene risuonarono attorno ai suoi polsi e lui ringhiò. Tutt'attorno volò poi un tintinnio piatto e continuo.
— Stai mentendo!
— Non ci credi nemmeno tu, vero? Eppure è così...
Un colpo fece piombare nuovamente il silenzio. Sembrò che le pareti vibrassero. Alex ruotò su se stesso disorientato. Vide la schiena del compagno rigida e curva. Successivamente ricondusse il suono avvertito a un suo pugno.
— Alexander...
— No, Hereweald, non interrompermi.
Deimos si irrigidì, rabbrividì e impallidì nel mentre che gli altri due battibeccavano senza guardarsi.
— Siamo stati tutti ingannati! Non mi importa cosa lui scelga, gli dobbiamo la verità.
È veramente per quello? pensò il demone. Oppure è perché provi un certo piacere nel vendicarti così?
Gli occhi del prigioniero tremarono, le sue labbra si dischiusero, leggermente incredule. Dopodiché il suo umore cambiò drasticamente. Si mise a ridere. Una risata che ad Alexander non piacque perché gli ricordò Lilith e quel dannato campo di battaglia a Fidnemid. Di conseguenza dovette arretrare di qualche passo. Le sue ali pulsarono e le sue mani si chiusero, strette, tanto che le nocche divennero bianche.
— Probabilmente ti ha mandato qua perché non ti voleva più tra i piedi. — Alexander riprese a parlare a denti stretti. — Hai forse sbagliato qualcosa?
— Hai fatto fuori Taon... Lilith non deve averla presa bene...
Hereweald si aggiunse poco dopo, ma non proseguì perché improvvisamente qualcuno bussò alla porta. Lui andò ad aprire, lentamente e con i sensi di colpa che lo divoravano. Ancora una volta avevano sbagliato: avevano fatto trapelare troppo all'esterno, accrescendo il disagio e il timore.
Infatti lui già sapeva chi avrebbe trovato al di là della porta. Non si trattava di Caliel, anzi, l'angelo era fedele alla sua apatia. Lo vide immobile, scostato e con lo sguardo rivolto fuori, verso la grigia strada. Fissava oltre il vetro di una finestra con la sua tipica solennità.
Davanti a sé, Hereweald trovò Abegail. La sua espressione diceva tutto del suo pensiero. Non aveva bisogno di parlare e lui non doveva sforzarsi per leggerla. Così come non c'era bisogno di chiedere chiarimenti a Nathalie e a Victor, affacciatosi dal corrimano. Questo era preoccupato mentre le ragazze - immaginò - erano state colte dalla sua stessa speranza: riavere Gideon con loro.
— Pensi che Gideon possa tornare?
Nat si alzò dal divano; reggeva in mano una tazza di tè fumante. Dietro di lei il fuoco nel camino ardeva, ma le sue dita tremavano e la sua voce non era più come quando l'aveva conosciuta. Aveva i capelli spettinati, raccolti malamente in una coda e le occhiaie sotto agli occhi privi di trucco.
— Abby... Forse potresti mostrargli i tuoi ricordi. — la ragazza si avvicinò all'amica afferrando un lembo della sua maglia e tirandolo leggermente. — Come hai fatto con me.
Sembrò che la stesse pregando.
— Riesci a farlo?
Caliel invece parve sorpreso e abbandonò la sua posizione. Nel frattempo anche Cassandra cominciava a interessarsi alla discussione e Victor storse la bocca in segno di disapprovazione.
— È Aida a decidere, non so...
— Provaci. — Alexander affiancò Hereweald, sotto lo stipite della porta. Successivamente si riferì a Deimos che lo stava fulminando con lo sguardo. — Deve vedere chi sta servendo.
Abegail sospirò ed entrò nel seminterrato. Scese cinque gradini in legno e osservò meglio la stanza. Era grigia, fredda e le vennero i brividi lungo le braccia.
— Tu... L'ennesimo scherzo della natura!
Ignorò Deimos, inginocchiandosi di fronte a lui.
Aida, aiutaci...
Quella fu la prima volta che Abegail chiamò consapevolmente lo spirito e si stupì dell'efficacia di quel gesto. Parve che Aida l'affiancasse e accompagnasse i suoi movimenti.
La ragazza si avvicinò, fiorò appena le tempie del demone e avvertì come, anche la sua mente, venisse risucchiata in un vortice. Chiuse gli occhi mentre Hereweald scrutava con zelo Deimos, pronto a intenvenire se si fosse ribellato.
Per Abby fu come rivivere ogni cosa, rapidamente e dolorosamente. Vide la fuga da Fidnemid, sentì la terra tremare sotto di lei, il fuoco, le urla, il pianto e le ferite riaprirsi finché si ritrovò nel giorno della battaglia contro Lilith. Gideon era vicino, immobile e incolore. Sorrideva triste. Era consapevole di quello che stava per fare. Consapevole di porre fine alla propria vita. Improvvisamente le mancò il fiato e venne spinta via. Ebbe però il tempo di percepire il calore delle sue lacrime e, soprattutto, di vedere il colore scarlatto del sangue; l'unico colore che quelle sue capacità riportavano fedelmente.
— C-cosa... C-che cosa s-significa?
Deimos balbettò. Rimase poi per svariati minuti con la bocca spalancata e lo sguardo fisso nel vuoto. Dopodiché chinò il capo e le sue spalle iniziarono a sobbalzare. Stava ridendo?
— Adesso ti va di parlare?
Abegail rinvenne fra le braccia di Hereweald e grazie alla voce di Alexander.
— Siete solo dei poveri illusi. Pensate che mi bevva le vostre bugie! Mi stupisco che un angelo possa mentire. — stava ormai delirando. Strattonò le catene che gli arrossarono i polsi, poi tornò silenzioso. — Oh, scusa. — pronunciò con tono cupo. — Ho sbagliato anche questa volta. Gli angeli mentono e lo sanno fare molto bene.
Alex perse il controllo. Ringhiò e scattò in avanti spingendo Abby e allontanandola. Fece un altro passo e sferrò un pugno in pieno volto a Deimos, graffiandogli la pelle.
Questo rise, incassando un secondo colpo e rimanendo inerme, divertito, sotto all'espressione del nephilim contratta dalla furia.
Era come se non aspettasse altro.
— Alexander, fermati! — Hereweald si frappose immediatamente e bloccò il compagno con molte difficoltà. — Finiamola qua.
— Finiamola qua? Lilith sta vincendo, Hereweald. Forse non riesci a capirlo. Mio padr... — quel termine bruciò e gli straziò il cuore. Quindi si corresse. — Mikael e le sue truppe sono troppo lenti. Tuo padre sembra sparito completamente e quel che è peggio, è che non abbiamo un solo indizio su come procederà quella folle! L'unico che può dirci qualcosa è lui!
— Lo so...
— No, tu non lo sai. — Alexander si sistemò i capelli sospirando. — Tu fingi di saperlo e intanto vivi nell'illusione che tutto vada bene. Finché avrai accanto Abby non capirai la reale portata del pericolo.
— Per questo ho bisogno di te.
I due si guardarono negli occhi, dimenticandosi di Abegail, di Deimos, forse, persino del loro bisogno di informazioni.
— Ti fidi di me?
— Sei il suo angelo custode, no? L'hai salvata da Fidnemid. — Abby sollevò la testa confusa e studiò i lineamenti di Hereweald. — Comunque andrà, so che saprai fare la cosa giusta.
Angolo autrice:
Scusate l'assurdo ritardo... Spero non diventi un'abitudine, ma purtroppo l'università mi tiene dalla mattina alla sera incollata al computer e quando non studio preferisco godermi un buon libro in santa pace... Detto questo:
Giuro che la smetterò di tirare in ballo Gideon, ma converrete con me che il suo personaggio sia stato fondamentale per vari aspetti. Non ha fatto sentire Hereweald il solo demone "strano", ha tradito Lilith facendo risvegliare Lucifer con la sua denuncia, ha protetto Abby e Nat mostrandoci il lato debole (e nuovo in quanto pazzia) di Lilith...
Voi cosa credete? Gideon potrà tornare attraverso Deimos?
Comunque sia, siamo tornati prepotentemente nella confusione della casa dei Knight! Avvertite pure voi la tensione in cui vivono aspettando qualche movimento da parte degli angeli? Spero che i capitoli non risuntino pesanti. Ci sono tanti personaggi da gestire, tante cose da chiarire e descrivere ^^
*ps. preparatevi ad un Alex abbastanza iracondo...
Alla prossima,
Capitolo II: Conflitto D'Anime
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