Capitolo XXXVI: Attraverso Gli Occhi Degli Angeli
Cork, 5 Dicembre.
Era arrivato il momento. Non potevano più procrastinare quella decisione. Il dono dei Knight era stato estratto e bisognava verificarne l'efficacia, ma tramite chi? Caliel non voleva affrettare le cose, non conosceva gli effetti che avrebbe prodotto quindi lui per primo non si sentiva in dovere di scegliere chi sacrificare. Tuttavia anche gli altri la pensavano nello stesso modo. Samuel, Victor e Abegail erano gli unici che non avrebbero dovuto preoccuparsi, eppure ognuno di loro aveva molto da perdere: richiavano di perdere un famigliare.
Si erano riuniti nello studio assieme a Hereweald e Alexander. Le loro espressioni esternavano i loro tormenti e il silenzio regnò finché Caliel optò per romperlo. La tensione era insopportabile e volle un poco distrarli. Pensava ai loro animi afflitti e lo infastidiva non poterli sentire. Mikael aveva fatto in modo che le loro emozioni rimanessero nascoste alle creature celesti e lui poté solo immaginare il motivo. Non voleva sentire il cuore infranto di Aida; i suoi desideri e le offese che gli mandava per averle distrutto la vita. Lui la vedeva come una tentazione e una costante afflizione. Aveva agito egoisticamente.
Prese quindi la parola camminando lentamente per la stanza con la fiala - ben in mostra tra le sue dita - che luccicava chiara.
— Sapete, i demoni sono attratti dai nostri poteri. — enunciò studiando con curiosità le reazioni dei ragazzi. Alexander rimase serio, Victor fu incuriosito, ma Caliel aveva sbagliato. Vide subito Abegail vacillare e Hereweald sbiancare. Dette loro le spalle pensando che se avesse potuto leggere i pensieri della ragazza non avrebbe mai fatto quell'errore. Purtroppo però, ormai il dado era tratto, quindi continuò. — Semplicemente perché molti invidiano la nostra natura, ma anche perché l'odio che provano non viene mai da solo né senza un perché...
Provò a correggersi, evitando di infierire maggiormente. Non poteva ascoltare la mente di Abby, ma i suoi occhi gli avevano già rivelato ogni cosa. Sospirò alzando una mano e aspettandosi delle domande, ma lei lo sorprese. Corse fuori dallo studio senza aggiungere una parola.
— Abegail?
Hereweald la seguì poco dopo non capendo cosa le fosse preso e riuscì a raggiungerla sulle scale. Si stupì della facilità con cui aveva potuto agire, senza che Alex si intromettesse. Successivamente intravide Talia e Nathalie che chiacchieravano nel mentre che Elizabeth rincasava. Lui allungò una mano per fermare Abegail, ma lei lo allontanò mantenendo un'espressione afflitta. Le ragazze guardarono prima Abby - che stava uscendo sul retro - poi gli rivolsero uno strano sguardo. Ognuna di loro sembrava che lo stesse accusando di qualcosa che non riusciva a comprendere.
Procedé affrettando il passo e approfittando della loro presenza per ricordare che avrebbero dovuto decidere chi avrebbe provato la sostanza celeste. Tuttavia peggiorò soltanto la sua situazione.
— Sei pessimo...
Sentì dire da Nathalie prima che si richiudesse la porta alle spalle. A quel punto sospirò notando Abegail seduta sulla panca, in fondo al giardino. Prese un po' di tempo infilando le mani nelle tasche dei pantaloni larghi e le si avvicinò osservando l'ambiente. Era pomeriggio da poche ore, ma sembrava che la notte stesse già attecchendo al cielo. Si morse un labbro giunto in prossimità della figura della ragazza e fece per sedersi accanto a lei quando la sua voce lo raggiunse tagliente.
— Avevi detto di amarmi... — lui sbatté velocemente le palpebre confuso. Allora - non ricevendo alcun cenno - Abegail alzò lo sguardo mostrando il rossore dei suoi occhi, prossimi al pianto. — Come puoi esserne sicuro?
Hereweald rimase basito e spalancò la bocca di conseguenza. Non sapeva che dire e trovava che le emozioni di Abby gli fossero ostili.
— Che stai dicendo?
Aveva capito perfettamente, ma non riusciva a capacitarsi di quello che stava succedendo. Le parole di un angelo erano riuscite a creare una crepa fra di loro. Caliel era stato veramente meschino.
— Esattamente quello che ha detto Caliel! — gli disse sfidandolo. Hereweald sospirò solamente, aspettandosi che lei cedesse. Vedeva il suo labbro tremare, le sue mani chiuse in due pugni e si rassegnò a vederla nuovamente in lacrime. — Non ero io quella che ti interessava... — lui contrasse la mascella pensando che avrebbe fatto meglio a lasciarla sfogare. Probabilmente avrebbe compreso anche il perché di quei suoi stupidi dubbi. — Sei sempre stato attratto dal mio dono! Hai confuso i tuoi sentimenti...
— Sei impazzita!
La sua pazienza però finì presto. Non poteva ascoltare quelle assurdità e lasciare che il suo cuore venisse ferito. Lui non aveva fatto niente.
— No, è stato così fin dall'inizio! — Abegail ripensò a quando si erano incontrati; a quanto era stata sciocca e continuava ad esserlo. Forse avrebbe fatto meglio a tornare a casa quella mattina, quando lui le aveva confidato che lei era ciò che lo completava. Magari nessuno dei due si sarebbe illuso. — Non negarlo...
Caliel aveva risolto i suoi dubbi. Quel dono per lei era una maledizione, attirava i demoni e Hereweald non poteva essere un'eccezione. Per quanto lei sapesse che era diverso, per quanto lo vedesse sforzarsi per far emergere la sua umanità, lui aveva sempre avuto ragione: non poteva cambiare la sua natura.
— Non sapevo niente di tutto questo, te lo giuro. — Abegail strinse gli occhi volendo cancellare il coraggio che aveva avuto giorni prima. Si portò le mani al viso, nascondendolo e cominciando a singhiozzare silenziosamente. — Abby, ti prego, calmati.
Hereweald le si sedette a fianco prendendola fra le sue braccia e cullandola. Gli sembrò di aver fatto molti passi indietro, tornando a quella notte in cui aveva visto il suo passato distruggerla nel sonno. Vide le lacrime scenderle lungo le gote e caderle lente sul petto.
— Anche se fosse vero, — si concesse di darle ragione sospirando e stringendola maggiormente a sé. — non cambia quello che abbiamo passato. Non cambia niente e soprattutto non cambia quello che provo per te! — esclamò costringendola a guardarlo negli occhi con uno strattone. — Perché ti è difficile credermi?
Abegail negò con la testa. Una mano andò a coprire il punto in cui lui l'aveva baciata con troppo ardore rendendola sua, ma c'era malinconia nel suo sguardo. Hereweald invece continuava a non comprendere. Lei si era sempre fidata, lo aveva sostenuto quando si stava per perdere, ma - il quel momento - stava è reggendo una barriera.
— Ascoltami, perché dovrei bramare qualcosa che ho già? — continuò sperando di farla ragionare. Se bastava così poco per farla cadere doveva trovare la paura che la stava distruggendo. Poteva proteggerla dai demoni, ma non da se stessa. Non se lei non lo aiutava. — Caliel non sa tutto, non puoi credergli.
— Non posso credere che ti piaccia una come me...
Lo aveva detto. I suoi timori erano usciti allo scoperto. Ciò che la divorava anche nei momenti migliori. Era riuscita a dirlo e sperò che lui la avesse ascoltata con attenzione perché non credeva di poterlo fare una seconda volta. Ogni incertezza detta ad alta voce ferisce il doppio perché la si sente diventare reale, tangibile e lei si era appena tagliata.
L'affermazione di Caliel era stata solo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Hereweald però si sentì un poco più sollevato e sorrise dolcemente. Il freddo si stava divertendo congelando le sue mani, ma decise che non sarebbero tornati in casa finché lei non avesse capito che cosa significava averla accanto a sé.
— Mia madre era un angelo, in me scorre anche il loro potere. — spiegò con voce pacata. — Come ti ho detto: non bramerei mai qualcosa che ho già. Al contrario invece, desidero avere ciò che mi manca, quello di cui ho bisogno. — le sollevò il viso spostando i capelli per poterla osservare meglio. — E quella sei tu, Abegail. — diminuì notevolmente la distanza fra i loro volti e si ritrovarono ancora una volta a mescolare i loro respiri. — Non pensare mai più ciò che hai detto. Non riesco nemmeno a spiegare quanto profondo sia l'amore che provo per te!
Hereweald la stava guardando intensamente mentre la teneva ferma facendo pressione sulle sue gambe e sul mento. Era proteso verso di lei aspettando solo che Abby gli desse il consenso. Lui arrivò lentamente a sfiorarle le labbra in una lenta agonia, ma Abegail aveva altro da dirgli. Voleva rendere evidente ogni cosa; poter fidarsi ciecamente e riuscire a vincere anche sulle proprie convinzioni.
— È stato il nostro passato a renderci ciò che siamo. — sussurrò nel mentre che cercava di rimanere lucida, ma il demone le gettò la testa sul collo cercando di farla stare zitta. — G-gli errori degli altri invece ci hanno condotto per la strada sbagliata...
— Ma entrambi hanno fatto sì che ci incontrassimo. Il destino lo ha voluto! — Hereweald aumentò la forza con la quale la teneva ancorata a sé tornando a concentrarsi sui suoi occhi. Cominciò poi a supplicarla sentendosi stanco di non essere mai ascoltato. — Ti prego, non chiedere niente di diverso. Niente che non ci faccia incontrare di nuovo.
Gli stava dicendo che avevano sbagliato ogni cosa, ma lui avvertiva chiaramente che non era così. Non sarebbe mai stato in grado di dirlo con le parole eppure era certo di quello che stava provando, anche in quel momento. Che Abegail potesse vedere attraverso gli occhi degli angeli o meno non era rilevante. Era semplicemente un particolare superfluo. Non era stato il suo dono a concederle di fidarsi né era stato quello a consolarlo nel Coed Diflas. Non c'entravano niente gli angeli con ciò che era nato nel loro cuore.
Successivamente la invitò nuovamente a cercarsi a vicenda e - infine - Abby strinse le labbra cedendo al suo sguardo.
Non potevano immaginare che tornando in casa avrebbe dovuto affrontare un altro problema: il solito che avevano lasciato in sospeso. Non seppero per quanto tempo rimasero insieme, a perdonarsi a vicenda, ma quando si alzarono le luci dell'abitazione erano più evidenti, il vento attraversava gli abiti e il cielo mostrava chiare le prime stelle. Abegail si strinse nelle spalle ritrovando la sua famiglia al completo, con i due angeli, in soggiorno. Li stavano aspettando per procedere.
Ancora una volta l'esitazione si mescolò alla tensione. Nessuno voleva rischiare la propria pelle, ma nemmeno mandare avanti chi aveva accanto. Victor si occupò di muovere la legna nel camino ravvivando il fuoco nel mentre che Samuel continuava a fare avanti e indietro davanti al divano. Un tempo incalcolabile trascorse scandito dal debole ticchettio dell'orologio in cucina.
Cassandra fissava annoiata l'uomo che le passava in continuazione davanti finché lui si fermò improvvisamente schioccando la lingua e stringendo gli occhi dolorante.
Non poteva credere a quello che stava per dire, ma doveva bloccare l'attesa.
— Liz...
Provò a chiedere incerto e controvoglia, ma qualcuno lo interruppe spalancando gli occhi e abbandonando di scatto la sua sedia.
— Lo faccio io! — esclamò Nathalie, imbarazzandosi immediatamente per il suo slancio. Poté vedere Elizabeth arrossire e Victor sghignazzare davanti alle fiamme. Si sentì in trappola ed esposta, ma ingoiò la vergogna impettendosi ed esponendo le sue ragioni — Ognuno di voi ha qualcuno da perdere: una sorella, una figlia, una moglie... Cassandra non la dovremo nemmeno prendere in considerazione, è ancora troppo piccola. — fissò poi Abegail decisa sentendo le lamentele della bambina. — Quindi la proverò io.
— Nat, che stai dicendo? — lei la ammutolì con un'occhiata terribilmente seria che Abby scambiò per un rimprovero. — Pensi che non ci importi di te...
Nathalie non la ascoltò troppo concentrata sui suoi movimenti. Si avvicinò a Caliel il quale le chiese se fosse sicura della sua scelta. Lei annuì e afferrò la fialetta togliendo il tappo bianco e voltandosi verso Abby. Evitò di guardare Elizabeth trovando ridicolo il suo comportamento di poco prima ed esagerata la sua reazione. Storse poi il sorriso forzandosi di sembrare senza pensieri o rimorsi, ma le sue mani tremavano e sudavano.
— Voglio solo vedere il mondo che hai sempre visto te.
Sussurrò trovando stupida le precedenti parole dell'amica. Era vero che ultimamente si erano allontanate, ma - anche se non adorava Hereweald - era felice per lei. Sarebbe stata la prima a spingerla lontano da se stessa. Sapeva quanto Abegail necessitasse di lui e le dispiacque non poterlo trovare minimamente simpatico.
Aveva sempre immaginato come sarebbe andata a finire crescendo, ma il destino le aveva strappato ogni progetto.
— Potrebbe non funzionare!
La sentì urlare e la scorse muoversi verso di lei nel mentre che sollevava la testa per bere. Hereweald la trattenne impedendole di colpire la fiala e mandarla in frantumi. Così facendo Nathalie poté bere il dono degli angeli.
Angolo autrice:
Credo che chi mi segue su Instagram abbia già letto la bozza del discorso tra Harry e Abby, almeno una parte. (lo postai molto tempo fa) Ebbene, abbiamo scoperto che anche se le cose tra di loro sembrano andare bene, Abegail ha sempre dubitato, almeno in parte. Non per colpa di Hereweald, ma sua. Semplicemente non riesce a vedersi come la vede lui. Non è riuscita a mantenere la promessa che si era fatta nel capitolo XXVI: Cicatrice.
Harry invece si sta sciogliendo, non trovate? ^^
Ultima cosa: che ne pensate della reazione di Nathalie? Ci nasconde qualcosa anche lei? ^^
Alla prossima,
Capitolo XXXVII: "Nei Tuoi Occhi"
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top