Capitolo XXXV: Gelosia

Cork, 4 Dicembre.

   Hereweald sedeva in giardino, su una panca di legno umida. Stava pensando a quello che era successo il giorno precedente tra lui e Abegail. Le loro emozioni erano state talmente identiche che per un attimo aveva faticato a distinguere quello che provava con ciò che vedeva negli occhi della ragazza. Sorrideva lievemente, abbassando ogni tanto la testa per nascondere la sua espressione con i capelli. Gli sembrava di aver toccato il cielo nonostante gli fosse proibito per principio.

Poteva ancora sentire sulle sue mani il calore di Abegail, la sua morbida pelle e sulle labbra aveva stampati i suoi baci.

Nemmeno il trambusto che si era creato nel pomeriggio era riuscito a distoglierlo dai suoi pensieri. Era felice che gli angeli fossero vicini al loro obbiettivo; aveva visto la felicità negli occhi di tutti e non poteva che ricambiare. La curiosità di Samuel lo aveva portato a chiedere ogni cosa al figlio che aveva descritto il procedimento degli angeli.

Alexander e Caliel avevano sfruttato il potere delle due spade per estrarre il dono dei Knight.

Il metallo ha riconosciuto la natura celeste del sangue.

   Aveva spiegato Caliel mostrando la fialetta in cui era rimasta qualche goccia di un liquido chiaro e luminoso. Sul metallo incandescente la parte mortale era andata perduta; si era completamente sciolta.

— Devi essere più veloce!

   Hereweald alzò improvvisamente la testa, interrompendo i suoi ricordi. Aveva appositamente deciso di stare fuori, al freddo, perché voleva tenere d'occhio Abby e Victor.

In quel momento vide la ragazza stanca, con il fiatone e intenta a seguire i movimenti del cugino sotto al debole sole di quel pomeriggio. Serrò le mani in due pugni assottigliando lo sguardo. Quando gli avevano detto che i due si allenavano per non trovarsi impreparati agli attacchi aveva storto il naso, trovando senza senso quella loro ostinazione.

— Ci sto provando...

   Abegail era piegata in avanti, aveva i capelli raccolti in una coda alta e sfatta mentre gli occhiali le scendevano sulla punta del naso. Le guance rosse esternavano la sua stanchezza e il sudore le imperlava la fronte, ma Victor rimase impassibile guardandola solamente di sbieco.

— Cosa? Non ti sento. — la prese in giro invitandola ad alzarsi per provare a respingerlo. — Andiamo, — dopodiché si allontanò velocemente afferrando un piccolo coltello da un tavolo che aveva precedentemente preparato. — disarmami.

   Le puntò l'arma addosso stando attento a mantenere le distanze e poi sorrise. Hereweald invece si ritrovò a irrigidirsi più di prima. Volle alzarsi, ma lo sguardo di Abegail lo lasciò spiazzato. Lei scosse il capo ridendo debolmente tra un respiro e l'altro. Era tranquilla come se si aspettasse quell'azione; come se non fosse la prima volta. Allora lui avvertì crescere una nuova sensazione. Era simile alle precedenti, ma forte e lo controllava partendo dallo stomaco. Mente e corpo furono divorate dall'invidia e dalla paura.

— Samuel non vuole che li usi...

   Victor schioccò la lingua facendo un passo in avanti nel mentre che cominciava ad avvertire la pressione degli occhi del demone. Deglutì riscuotendosi poi le sue labbra formarono un ghigno divertito.

— Mio padre non è qui, avanti!

   Gridò attaccando Abegail e dando una rapida occhiata a Hereweald. Aveva capito cosa questo stesse provando e si divertì a provocarlo. Nel mentre che schivava sua cugina e riponeva il coltello in una tasca dei pantaloni stette volutamente vicino al suo corpo continuando a sorridere.

Forse il demone non capiva, ma Victor riconosceva nei suoi occhi spaventati e rabbiosi un sentimento umano: la gelosia. Lo trovò stupido pensando che Abby non aveva occhi che per lui, oltre al fatto che lui non avrebbe mai potuto avere secondi fino: era sua cugina.
Si apprestò ad atterrare la ragazza ridendo mentalmente.

La ruotò verso di sé come tante altre volte, le fece perdere l'equilibrio e la prese per le braccia. Finì poi per immobilizzarla a terra e allora la sentì gemere di dolore. Estrasse velocemente il coltello dalla tasca e glielo puntò alla gola avvicinando il suo viso.

— Così non va...

   Sospirando e vedendo le sue smorfie di dolore pensò di aver usato troppa forza. Rimase però in quella posizione: sopra Abegail che nel mentre aveva preso a muovere le gambe per ribellarsi. Successivamente sentì i passi di Hereweald pestare il terreno e allora sollevò le braccia e si allontanò.

Dopodiché si scusò tendendo una mano per aiutarla. Tuttavia dovette riconsiderare le sue parole. Abby fece finta di accettare la gentilezza e - invece della mano - gli afferrò decisa il polso sfruttando la sorpresa per capovolgere la situazione.

— E invece così?

   A seguito di un silenzio iniziale Victor rise di gusto. Guardò oltre le spalle di Abby e pensò che lei lo aveva aiutato a far ingelosire il demone. Poco dopo Abegail si scansò sedendosi per terra e sbuffando accaldata mentre suo cugino si rialzava spolverandosi i pantaloni e raccogliendo il coltellino.

— Abbiamo finito per oggi.

   Enunciò serio osservandola dall'alto verso il basso e concedendosi si farle l'occhiolino. La ragazza rimase confusa da quel suo strano gesto, ma alzò le spalle pensando che fosse il suo modo di congratularsi. Dopodiché si rimise anche lei in piedi ruotando il busto in direzione di Hereweald. Era felice, ma il suo sorriso morì in un istante nel vedere l'espressione dell'altro.

— Che ti succede? — gli chiese facendo un'ultima volta un respiro profondo. — Harry?

   Vedendolo immobile, in silenzio e serio inclinò la testa e gli si avvicinò. Si stava per sistemare i capelli quando lui decise di risponderle sibilando fra i denti e obbligandola a tenere le braccia lungo i fianchi.

— Non ti deve toccare.

   Abby rimase stupita, disorientata e non seppe se essere felice o riprendere il ragazzo per la stupidaggine che aveva detto. Si guardarono negli occhi finché Hereweald distolse lo sguardo per studiare il suo abbigliamento.

— Victor mi sta aiutando... — disse Abegail accorgendosi che l'altro non le stava prestando la dovuta attenzione. Sembrava essere preso dal collo alto della sua maglia e dai pantaloni che stava indossando. — Devo riuscire a cavarmela da sola! — doveva almeno provarci perché non voleva sentirsi un peso come l'ultima volta. A quelle parole Hereweald soffocò una risata tornando a guardala negli occhi terribilmente severo. — Hai visto come...

— Stiamo per fare la guerra a dei demoni. — la interruppe trovando stupide le scene a cui aveva assistito poco prima. — Non saresti mai in grado di badare a te stessa e nemmeno lui! — sottolineò il suo pensiero urlando e contraendo la mascella. Ormai ne era certo: Victor non gli piaceva. — Vi state solo illudendo!

   Abby rimase a bocca aperta. La voce di Hereweald era stata dura e tagliente, ma aveva anche detto delle cose vere, lo sapeva, ma preferiva non pensarci. Aveva passato la vita a cacciare le illusioni per ricercare la verità. Era semplicemente stanca; era stufa di trovarsi sempre di fronte a delle scomode verità.

— I-io... — Hereweald balbettò portandosi una mano tra i capelli. — Mi dispiace. — successivamente confessò a se stesso di essersi fatto prendere troppo dalle emozioni e accarezzò le guance della ragazza, avvicinandola a sé. — Non mi piace la confidenza che Victor ha con te.

— È per quello?

   Abegail lo spinse via fissandolo incredula nel mentre che si scioglieva i capelli per legarli nuovamente, più stretti. Non poteva credere che Hereweald potesse essere geloso.

— Anche...

— Harry! Victor è mio cugino!

   Lui sorrise debolmente torturandosi imbarazzato le mani. Il tormento che aveva allo stomaco gli stava annebbiando anche la mente. Vederli così vicini, così affiatati era bastato per far crollare la sicurezza che aveva con lei.

— Pensi che non lo sappia? — sospirò affranto. Era consapevole di non poter controllare le emozioni, specialmente se si trattava di lei. — Lo so benissimo, ma... — la portò rapidamente al suo petto respirando tra i suoi capelli e passando le mani sulla sua schiena, in una dolce carezza. — tu sei mia. Non hai bisogno di imparare a proteggerti. — tenendola poi per le spalle la allontanò un poco, il giusto per poterla guardare negli occhi e poter vedere la sorpresa illuminarle il volto e arrossarle maggiormente le gote. — Ti proteggerò io...

   A proteggerti da me ci penserà Alexander. Pensò con rammarico accorgendosi di starle mentendo. La stava illudendo di poter vivere tranquillamente, di essere al sicuro. Eppure lui era una fonte inestinguibile di problemi.

Abegail era rimasta senza parole; stava aprendo e chiudendo la bocca non riuscendo a formulare una sola sillaba. Hereweald allora decise di donarle un altro dei suoi sorrisi e poi la baciò rapidamente continuando a ridere sulle sue labbra. Voleva liberarsi di quel peso così fastidioso; voleva averla per sé. Dopodiché spostò l'attenzione sul suo collo.

— Perché lo nascondi?

   La toccò abbassando la maglia e scorgendo il segno che le aveva lasciato il giorno prima. Ricordò ogni carezza, ogni sussurro e curvò di nuovo le labbra colmo di gioia. Lui si compiacque mentre lei si irrigidì e divenne di nuovo rossa in viso.

— Alimenterebbe solo degli inutili battibecchi...

   Già si immaginava la reazione di Nathalie e quella di Alexander che sarebbe stata la peggiore. Non era pronta a parlare con loro e le dispiaceva pensare che - forse - non lo avrebbe mai fatto.

— Sarei proprio curioso di vedere la reazione dell'angioletto.

— Oh, ti prego! — Abby gli battè un pugno sul petto sorridendo un poco e abbassando lo sguardo. — Alex ha già i suoi problemi... Non glielo diremo.

   Hereweald storse la bocca, ma lasciò da parte la questione.

— In questo caso, li lasceremo capire.

   Detto ciò si baciarono con trasporto abbracciandosi e perdendosi l'uno nell'altra. Erano troppo impegnati per accorgersi che Alexander li stava osservando dalla finestra della cucina. Con le braccia conserte e lo sguardo duro, era evidente quanto fosse contrariato dalle loro azioni. Serrava la mascella in continuazione pestando il pavimento con un piede.

— Devi smetterla di guardarli in quella maniera.

   Fu Caliel a richiamarlo. Nel suo tono di voce c'era una punta di biasimo.
Lui era seduto con la fiala che conteneva il liquido angelico tra le mani e la muoveva lentamente osservando la luce che produceva.

— Come li starei guardando?

   A quel punto l'uomo sospirò sollevando gli occhi fino a puntarli grave sul ragazzo.

— Non so, — alzò le spalle con fare ovvio e un pizzico di divertimento nello sguardo. — come se fossi geloso.

   Alex scosse la testa, voltandosi.

— Questo è ridicolo! — gridò mentre le sue guance si tingevano di rosso di fronte alla schiettezza di Caliel. — Io la voglio solo proteggere, non c'è nient'altro!

   Successivamente si sentì in dovere di specificare e giustificare il perché del suo comportamento. Peccato che non potesse mentire ad un angelo, ancor meno a lui che lo conosceva fin dalla nascita.

Alexander si appoggiò al bordo del lavabo aspettando che Caliel gli chiedesse scusa per le assurdità che aveva pensato, ma l'uomo sollevò un sopracciglio divertito. Ricordò il giovane quando era innamorato di Iris. Allora era stato ingenuo di fronte a quel suo sentimento, in quel momento invece - dopo aver assaporato l'amaro sapore della perdita - era fin troppo testardo.

— Non si prova gelosia soltanto quando si tratta di amore. — cominciò a parlare poggiando la fiala sul tavolino e sentendo che Talia era scesa dal piano superiore per sistemare il salotto. — Lei è tua amica e tu ti ritieni il suo custode. Hai semplicemente paura che lui te la porti via.

   Alex non poté negare. Si morse il labbro e incrociò di nuovo le braccia al petto. Non gli erano mancati quei discorsi con il suo tutore.

— E non è forse così? — chiese in un sussurro. Avrebbe voluto indicarli e far capire all'altro quanto stava sbagliando a prendersela con lui. — È davvero sbagliato pensarlo?

   Caliel lasciò il suo posto per affiancare il giovane e guardare ciò che lui si rifiutava di vedere.

— No, non lo è. — gli dette ragione eppure Alex si aspettava che aggiungesse altro. — Però ricorda, se tieni a lei devi essere disposto ad accettare quello che la rende felice. — lui lo sapeva bene e aveva già consentito che Hereweald le stesse così vicino. Si chiese quanto ancora avrebbe dovuto accettare. — Ma prima di tutto devi capire i tuoi veri sentimenti.

   Lo stomaco gli si contorse e cominciò negare con la testa scacciando la voce di Caliel dalla sua mente. Aveva capito perfettamente la sua allusione e non gli piaceva. Lui non doveva aver ragione; non quella volta.

Preferiva tenere il rapporto con Abegail così com'era. La loro amicizia era ciò che più contava e - sicuramente - se avesse avuto il coraggio di dichiarare a se stesso qualcosa di più avrebbe perso in partenza. Si allontanò, avviandosi verso la porta per richiamare la ragazza e Hereweald. Tuttavia la sua voce si perse nel vento e lui rimase immobile con la mano sulla maniglia e il freddo che gli scalfiva il volto.

— Andiamo, dobbiamo provare se quella sostanza funziona davvero...

Angolo autrice:

Vi lascio solo una domanda: Harry o Alex, chi è il più geloso? ^3^

Alla prossima,
Capitolo XXXVI: Attraverso Gli Occhi Degli Angeli

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