Capitolo XXXIV: Passione

Siete pronti per più "sostanza"? ^^

— Stai scherzando?

   Alexander si rialzò indispettito sorprendendo tutti eccetto Caliel.
La presenza dell'angelo aveva ammutolito persino Victor che abbassò la testa sentendosi umiliato: anche se aveva lo stesso dono di Abby lui era inutile. L'uomo ringraziò Talia e Samuel per le gentilezze poi stette qualche minuto in silenzio studiando le reazioni sia di Alex che di Hereweald. Il sangue di Abegail era ancora un'immagine nitida per loro e non sarebbe sbiadita facilmente.

Caliel notò con piacere che entrambi stavano provando la stessa cosa. Erano preoccupati per la ragazza e spontaneamente gli venne da ridere. Aveva già notato qualcosa di diverso nel demone e - in quel momento - ne ebbe la conferma.

Era umano nell'animo e nei sentimenti, come Alexander. Eppure - nonostante la somiglianza - fu in grado di riconoscere l'astio fra i due attraverso i loro sguardi. Successivamente pensò che Lucifer avesse più di un segreto e che la poca attenzione dei suoi fratelli avessero contribuito a tenere tutto ben nascosto. Tuttavia si riscosse: quello non era il momento di accusare né di farsi guerra a vicenda.

— È l'unico modo.

   Dichiarò serio nel mentre che Talia riprendeva a lavare e asciugare le tazze, riponendole nella credenza. Era terribilmente serio. Dopodiché vide Samuel alla sua sinistra prendersi la testa fra le mani. Non ebbe bisogno di entrare nella sua mente. Caliel capì immediatamente che la situazione in cui si trovavano lo stava sfiancando. Sperò di poter aiutare almeno i suoi famigliari in modo da alleggerire le sue preoccupazioni.

— Quanto ne serve?

   Pronunciò Samuel non appena sua moglie gli fu alle spalle. Lei si asciugò le mani con un canovaccio per poi poggiarle sulle braccia del marito risalendo lentamente. Stava provando a tranquillizzarlo. Intanto Nathalie era tornata in cucina e si era posizionata allo stipite della porta, ben lontana dai discorsi, ma molto attenta alle dinamiche.

— Per cominciare credo che possa bastare una piccola fialetta.

   In seguito guardarono Abby che - assalita dalla loro attenzione - si ritrovò costretta ad annuire. Aveva avvertito chiaramente quanto Hereweald fosse contrario. Il fatto che non avesse parlato e che lo vedesse ancora serrare le mascelle non la calmava affatto. Le fu impossibile comprendere se questo suo atteggiamento fosse per la presenza di Caliel oppure perché non voleva che lui facesse quel tentativo. Avrebbe tanto voluto chiederglielo, ma le era difficile con tutti i presenti attorno.

— Talia, — Samuel si voltò un poco verso la donna. — ci pensi te?

   Talia andò al piano superiore, non prima di aver chiesto a Nat se poteva finire di sistemare. La ragazza accettò con garbo e - cautamente - girò intorno al tavolo, togliendo le rimanenze della colazione. La donna invece tornò poco dopo, la sua espressione non era molto serena, ma si sforzò affinché Abegail non avesse paura. Si lavò bene le mani e prese un pezzo di stoffa. Fece poi spostare Alex e si sedette accanto alla giovane invitandola a porgere un braccio.

Dopodiché le alzò la manica della felpa fin sopra al gomito e - farfugliando sottovoce - cominciò a togliere dalla confezione ciò che le serviva: un ago, una provetta, del cotone e un po' di garza. Erano tutte cose comprate per sicurezza, ma doverle usare in casa le stava dando tanto fastidio. Avrebbe preferito non farlo, proprio come quello che aveva fatto qualche settimana prima.

— Devo stringere bene.

   Spiegò ad Abby avvolgendo il suo braccio con del tessuto e legando questo ben stretto. Talia cercò poi la vena. L'ansia le colorò il volto finché lei non fece un respiro profondo e passò un po' di cotone imbevuto di spirito dove avrebbe infilato l'ago.

— Non farà male...

   Sussurrò stringendo i denti ed eseguendo dei movimenti meccanici, insegnateli in uno dei suoi numerosi stage. Passato il momento iniziale, quando la punta dell'ago entrò nella sua pelle, Abegail non sentì male. Ci volle qualche minuto. Il sangue scendeva lento e colorava il piccolo contenitore. Alexander si mise le mani tra i capelli prendendo a camminare visibilmente nervoso mentre Hereweald serrava i pugni distogliendo di tanto in tanto lo sguardo. Persino Cassandra stava osservando la scena dal salotto, sporgendosi dal divano preoccupata.

— Spero che non me lo chiederete un'altra volta... — sospirò Talia una volta finito, muovendo un poco la fialetta piena. — Non è sicuro se non si ha la strumentazione adatta...

   Sorrise debolmente alla ragazza e - passata la provetta a Caliel - si occupò di finire con Abegail.

— Bene, adesso riposati pure. — pronunciò l'angelo rivolgendosi ad Abby. — Alexander, lavorerai con me. — lui provò a ribellarsi, ma l'altro fu talmente rapido da non lasciargli altra scelta. — Avete una stanza con poche finestre? So che avete con voi delle armi angeliche, quelle ci saranno utili.

— Le spade sono nel seminterrato, potete stare là se vi va bene... — Samuel si alzò adocchiando l'orologio e afferrando di conseguenza il suo cappotto dall'attaccapanni: era in ritardo. Vedendo Caliel annuire si congedò in fretta. — Victor, vai con loro.

   Era curioso di quello che avrebbero fatto, ma non poteva rimanere oltre. Se ne andò velocemente, come aveva fatto sua figlia e si sentì la sua auto sfrecciare nella strada di fronte. Per spezzare il successivo silenzio Talia optò per chiedere alle ragazze se volessero fare un giro; avevano ancora molte cose da vedere, luoghi da visitare, ma - soprattutto - dovevano distrarsi. Nathalie e Cassandra accettarono, ma Abegail preferì rimanere a casa. Era curiosa come suo zio e - inoltre - doveva parlare con Hereweald.

Nel mentre che le altre uscivano e Victor accompagnava gli angeli nel seminterrato, lei si spostò sul retro in cerca di un po' di aria fresca. Uscì senza indossare un giacchetto, l'agitazione le aveva fatto arrossare le guance. Successivamente sospirò sollevata e incrociò le braccia cominciando a rimpiangere la sua decisione avventata. Le lenti le si erano appannate al contatto con il freddo quindi dovette toglierle sperando che tornassero limpide in poco tempo.

— Come stai?

   Hereweald la raggiunse subito dopo coprendole le spalle con un cappotto. Lei si sorprese perché non lo aveva sentito arrivare. Stava guardando il cielo arrossarsi, ormai prossimo all'alba. Si voltò un poco afferrando l'indumento e sistemandolo. Lui non smetteva di fissarla in modo strano e lei non poté frenare il rossore alle guance.

— Bene... — alzò le spalle facendo finta di niente, anche se - muovendo il braccio - cominciava a sentire dolore. Pensò che le sarebbe venuto un livido, ma non se ne preoccupò troppo. — Ti ha dato fastidio?

   Si rivolse a lui vedendolo irrigidirsi e passarsi una mano tra i capelli. Abby lo ricordò quando nel farlo l'anello di Sarah scintillava sulla sua mano e istintivamente lo cercò, trovandolo con la chiave di sua nonna. Successivamente si morse il labbro sbattendo rapidamente le palpebre e dandosi della stupida, per poi indossare nuovamente gli occhiali.

— Per niente! Solo... — lui abbassò la testa e la rialzò l'istante seguente. Sembrava essere agitato, tanto che non riusciva a stare fermo con le gambe. — ...vedere il tuo sangue mi ha fatto uno strano effetto. — sapeva cosa aveva provato: rimorso e colpa. Tuttavia non volle dirglielo. Pensò che sarebbe stato inutile. — Vuoi andare a vedere cosa stanno facendo?

   Abegail lo guardò per un secondo poi puntò gli occhi oltre le cime degli alberi. Il cielo si stava schiarendo e sarebbe voluta rimanere per vederne il cambiamento; sentire i brividi del freddo scemare un poco assieme ai suoi tormenti.

— Per ora preferisco stare qua fuori, con te.

   Il suo fiato si condensava creando vaporose nuvole. Hereweald ricambiò lo sguardo solo che non vi trovò quello della ragazza, ma la vide concentrata, con una luce negli occhi diversa da quella della sera precedente. Gli parve che fosse più tranquilla o - forse - riusciva meglio a nascondere i suoi timori. Si passò la lingua sulle labbra alternando il peso da una gamba all'altra.

   Non hai ancora capito? La voce di suo padre gli risuonò in testa. Devi combattere! E prima di ogni altra cosa lo devi fare per te stesso. Tuttavia il suo essere egoista aveva causato sofferenza. La sua fuga aveva dato il via alla ribellione nel sottosuolo, non era riuscito a uccidere Lilith e - anche in quel momento - lui si stava salvando semplicemente scappando dai suoi problemi. Eppure - pensò meglio - non sempre il suo egoismo aveva portato a quelle conclusioni.

Ricordò il Coed Diflas; il loro tentativo per fuggire da quel posto maledetto e la rivide là; tra il sole estivo e le ombre delle foglie, fra il vento che le muoveva i capelli. Nel suo ricordo Abby aveva le guance arrossate, gli occhi lucidi ed era spaventata di fronte alla sua vera natura, ma - nonostante quello - gli aveva ugualmente teso la mano. Lo aveva aiutato a risollevarsi e aveva accettato i suoi sentimenti.

   La ragazza è viva. Hereweald spalancò gli occhi. Vuoi la libertà? Combatti per la causa giusta! Fu in quel preciso momento che comprese meglio le parole di Lucifer. Non lo stava incitando a scegliere tra gli angeli e i demoni, doveva scegliere lei. Doveva stare con Abegail, proteggerla e non commettere lo stesso errore di suo padre. Per la seconda volta nella sua vita comportarsi da egoista era la scelta giusta.

Le si avvicinò prendendola per le spalle e facendola voltare verso di sè. Lei lo guardò confusa, ma ancor prima che potesse formulare un pensiero Hereweald era già con il fiato sulle sue labbra.

— Abegail...

   La baciò lasciandola senza respiro; la strinse a sé intrecciando le sue dita con i capelli di lei e la tenne ferma per un fianco. Lei non lo aveva respinto, era stata solamente sorpresa dal suo gesto improvviso. Hereweald fu felice di sentirla ricambiare e in poco tempo decise di approfondire il bacio. A quel punto Abegail premette i palmi sul suo petto. Lo volle allontanare imbarazzata, ma fu per un breve attimo. Si separarono e si guardarono negli occhi sorridendo. I loro nasi si sfioravano e i respiri si mescolavano nell'aria.

Fu poi il turno di Abby. Prese coraggio e gettò le braccia al collo di Hereweald. Aveva aspettato quel contatto così a lungo. Lo aveva sognato, bramato e non poteva credere a quello che stava facendo, ancor meno che le piacesse.

Mosse lentamente le labbra giocando con i riccioli del ragazzo nel mentre che lui le cingeva meglio i fianchi.
Sotto i fievoli raggi del sole cominciarono ad intensificare nuovamente il loro bacio. Desideravano sentirsi l'uno parte dell'altro, senza nessuna esitazione.

Hereweald gemette spingendosi oltre. Le emozioni bruciavano in quel loro continuo cercarsi. Lui fece scorrere una mano fino all'orlo della felpa di Abby e lo sollevò sfiorando la pelle della ragazza. Intanto con l'altra era andato ad afferrare i capelli per spingerla a sollevare la testa. Lasciò le sue labbra sentendo i sospiri di Abby alimentare la sua libidine. Subito dopo si avventò sul suo collo. Poté immaginare il volto di lei: un misto tra imbarazzo e piacere.

— Harry...

   Abegail lo richiamò con una voce che non le apparteneva; fermò i suoi baci e riuscì a scorgerlo. Come lei aveva il respiro accelerato, le guance arrossate e gli occhi languidi oltre che luminosi.
Il loro inconfondibile oro la catturò e le impedì di comprendere cosa sarebbe accaduto.

Hereweald le lasciò i capelli per darle un terzo bacio, quella volta molto più casto.
Questo servì a distrarla nel mentre che materializzava entrambi nella soffitta, sopra ad un letto.
Lui la tenne stretta a sé. Non aveva dimenticato la sua ferita e capì che quello era il momento adatto per rendersi totalmente cosciente di ciò che le aveva fatto.

La fece scendere delicatamente e poggiare piano la schiena sul materasso. In quella stanza c'era molto buio; un'oscurità che li avvolgeva amplificando i loro sospiri. Hereweald continuò a guardare Abegail con intensità e desiderio; scostò il cappotto e le prese nuovamente la felpa sollevandola. I suoi movimenti erano talmente lenti da pensare che le stesse chiedendo il permesso. Lei si tirò a sedere con lo stomaco in subbuglio e la mente annebbiata. Gli accarezzò le guance e gli tocco le labbra con le punte delle dita.

— Sei bellissima... — pronunciò Hereweald in un sussurro prima di allontanarsi un poco e togliersi la camicia con un rapido gesto. Dopodiché le prese una mano e la appoggiò sul suo petto. Vide Abegail tremare e fissare preoccupata le cicatrici che Lilith gli aveva lasciato. — Solo tu puoi curarle... — le disse lasciando che lei guardasse meglio i segni che gli percorrevano il torace e le braccia. Ricordò il fuoco che gli lambì la pelle, le fiamme vicino a lui e quella dannata illusione che lo aveva distrutto. — e se me lo permetti, io posso fare lo stesso con la tua.

   Suggerì poi. Abby mise la testa in prossimità del suo cuore. La sentì annuire silenziosamente e rimanere concentrata per ascoltare meglio i suoi battiti. Anche lui poteva sentirli: era agitata. Sorrise di conseguenza spogliandola e levandole gli occhiali. Dopodiché si sdraiò accanto a lei e le fredde coperte crearono un netto contrasto con il calore dei loro corpi.

Lei gli stava dando le spalle e - scostando i lunghi capelli - Hereweald potè vedere il lungo e frastagliato segno che le aveva lasciato.

Abegail strinse la trapunta in una mano, imbarazzandosi nel sentire il respiro del demone così vicino alla sua pelle. Per un attimo pensò di poter piangere, ma avvertì Hereweald levarle anche il reggiseno e allora ebbe vergogna. Provò a voltarsi, ma lui la bloccò - forse - con troppo impeto. Soffiò poi sulla sua cicatrice e ne baciò lentamente i contorni arrossati. Quelle carezze non la disturbarono, anzi la rilassarono facendola sentire completa.

Hereweald la strinse ancora a sé impedendole di muoversi. Le sue braccia premevano sul suo seno e lei si convinse di dover fissare il vetro della finestra sopra di loro per non abbandonarsi alle emozioni. Tuttavia era talmente impacciata che perse in partenza.
Voltò il viso per vedere il ragazzo alle sue spalle e permise al suo cuore di liberarsi.

— Harry, — sussurrò. — credo di amarti...

— Credi?

   Lui la guardò con il fuoco che ardeva nei suoi occhi. Una passione che lo infiammava e rendeva il suo controllo piacevolmente nullo. Abby poté invece vedere nel verde - scuro dall'eccitazione - l'oro che gli illuminava lo sguardo e ne fu nuovamente attratta. Attorno a loro l'oscurità della stanza li stava avvolgendo come se stesse promettendo di mantenere quel loro segreto. Non gli rispose e questo irritò un poco il demone che cominciò a baciarle le spalle e fece scendere le sue mani fino alle sue gambe.

— Tu cosa provi?

   Gli domandò lei gemendo sotto al suo tocco. Avvertiva il calore delle mani tracciare dei segni sulla sua pelle. Si stava aggrappando a lei come se fosse l'ancora che lo legava alla vita.

— Io ti amo.

   Le loro labbra si scontrarono nuovamente e l'intreccio dei loro corpi permise che si toccassero reciprocamente e profondamente, nell'anima.

Angolo autrice:

Con questo capitolo ho soddisfatto le vostre aspettative? Non ho descritto l'atto in sé perché penso avrebbe rovinato tutto, non è una storia del genere... Quello che importava erano i sentimenti ^^

Lasciatemi qualche parere perché mi sono trovata un po' spaesata nel scrivere queste scene ahahah e non so davvero giudicare come siano riuscite...

Comunque sia vedremo a cosa porterà questo loro passo.

Alla prossima,
Capitolo XXXV: Gelosia

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