Capitolo XXXIII: Un'Eredità Da Sfruttare
Cork, 3 Dicembre.
Qualche ora prima l'incontro con i famigliari era andato come Alexander aveva supposto. Gli animi si erano scaldati e la paura era circolata nei volti di Talia, Elizabeth e Cassandra quando queste erano venute a conoscenza di chi era Hereweald. Lui era stato trattato come al solito con diffidenza e disprezzo. Poté ascoltare i pensieri delle ragazze e confermare quanto avessero paura.
Cercò inoltre di non fare mosse false, stando zitto il più possibile mentre Victor si accaniva su di lui. Sbraitò senza ritegno tanto che sua sorella dovette allontanare Cassandra e portarla in camera. Nonostante l'esagerazione nessuno però si preoccupò di fermarlo. L'unica che ci provò fu Abegail, ma venne spinta da parte e invitata a essere meno ingenua. Hereweald la guardò, i suoi occhi non esprimevano niente come se sapesse e desse ragione alle parole del ragazzo. Intanto Talia si mangiava le unghie andando e tornando dalla cucina.
Samuel intervenne molto dopo, chiedendo ad Alexander di posare le spade e rimetterle nel seminterrato. Parve che lo stesse ignorando e non potendo leggere la sua mente il demone si trovò ancora più a disagio. Sapeva che le parole non potevano rimediare a quello che aveva fatto quindi spiegare cosa gli fosse successo era del tutto inutile. Solo Abegail lo capiva. Ben presto comprese che - oltre Alex - anche lo zio e il cugino di Abby lo odiavano per il male che le aveva fatto.
Alexander si offrì immediatamente di controllarlo durante la notte, rafforzando il suo senso di inettitudine e - quanto tutti furono meno agitati - i due rimasero soli in salotto. L'angelo lo fissò con le sopracciglia aggrottare finché Hereweald poté vederlo. Infatti dopo qualche ora - in cui Alex era rimasto immobile sulla poltrona - l'altro si sistemò meglio sopra al divano e gli dette le spalle coprendosi con una vecchia coperta che Talia era riuscita a ricavare. Fece finta di dormire per tutta la notte sperando che il giorno sorgesse rapidamente.
— Alzati. — esortò improvvisamente Alex nel silenzio. — Prima che gli altri si sveglino c'è un'altra cosa a cui devi rimediare.
Ci aveva pensato per ben sei ore. Nathalie era stanca, Victor non avrebbe retto una collaborazione con Hereweald e se lui non avesse fatto qualcosa sarebbe rimasto solo con Abegail. Quindi fletté le gambe scoprendo il demone e indicandogli con un cenno la porta sul retro.
— Quando sei stato qua con Lilith hai fatto parecchi danni. — disse a bassa voce. — Comincia a spostare quello che è sul retro fin davanti casa.
Oggi passano a ritirare il materiale.
Hereweald lo guardò con un misto tra stupore e rabbia, ma non poté rifiutarsi. L'unica cosa che si concesse di chiedere fu un giacchetto. A quella richiesta Alex rise e gli gettò il suo. Dopodiché non si stancò un attimo di fissarlo, nemmeno quando lui stava facendo il giro della casa trasportando i resti bruciati del capannone. L'angelo lo guardò attraverso le finestre. Hereweald sentiva sia gli occhi di Alex che il freddo colpire insistentemente la sua pelle.
Mancava un quarto alle sei quando lui si caricò sulle spalle l'ultimo pezzo e nel tornare in casa notò che i vicini si stavano alzando. Il suo pensiero andò immediatamente ad Abby e benché preferisse lasciarla riposare non si contenne: desiderò che scendesse il prima possibile. Cercò di osservare meglio la facciata dell'abitazione fino a soffermarsi sulla piccola finestra circolare, posta sotto al tetto. Successivamente rientrò scuotendosi per riscaldarsi. Trovò Alexander ad aspettarlo in cucina, seduto comodamente e con un sorriso sulle labbra.
— Ti sei divertito?
Gli chiese sapendo di aver fatto in fretta rispetto a quanto si aspettava l'altro. Alex non rispose subito. Lo vide realmente inoffensivo e allora capì il perché della sua stessa espressione.
— Almeno adesso posso considerarci pari.
Alluse a quando Hereweald lo aveva deriso perché non sapeva come sfruttare la sua natura angelica. Questo roteò gli occhi, trovando quel suo atteggiamento decisamente fuori luogo. Dopodiché si guardò attorno. La cucina gli regalava un senso di tranquillità; i colori e l'arredamento la rendevano calda e - scorrendo gli occhi su molti degli oggetti - si soffermò sul piccolo orologio sopra alla credenza alla sua destra. Le lancette si muovevano troppo lentamente, ma per un istante - sentendo dei passi sulle scale - si rallegrò.
— B-buongiorno ragazzi
Hereweald si stava per togliere il cappotto quando il suo sorriso si spense lievemente. Era deluso che non fosse Abby.
— Talia, buongiorno. Ti abbiamo svegliata?
La donna li guardò entrambi non sapendo come comportarsi. Con Alexander non era stato tanto difficile abituarsi, ma quel demone la bloccava anche se lei non voleva. Era già vestita, prese la sua borsa e si preparò per uscire dopo aver tranquillizzato il ragazzo.
— Niente affatto. — il suo sorriso fu tirato. — Samuel non ha dormito molto, quindi vorrei che facesse una bella colazione per non star male a lavoro - passò in cucina per rovistare nelle credenze e nel frigo. — Come immaginavo, devo prendere anche il latte.
Alex ricambiò l'espressione di Hereweald, guardando i movimenti della donna con fare strano. Era troppo presto per fare una spesa completa. Tuttavia entrambi capirono: Talia stava cercando di dire qualcos'altro.
— Ti accompagno.
Disse Alex nel mentre che le teneva aperto lo sportello del frigorifero. Lei si stava segnando mentalmente quello che mancava e che avrebbe comprato molto più tardi. Infine risposte all'angelo - forse - con troppo slancio.
— Non ce n'è bisogno, però, — dovette riconsiderare il tono che aveva usato e si ritrovò a indicare il nuovo arrivato. — potrebbe farlo lui.
Alexander rimase pietrificato, non poteva crederci. Provò a dire qualcosa per far ragionare la donna, ma lei lo fermò molto prima che aprisse la bocca. Riuscì a scorgere il suo intento e si sbrigò a fermarlo.
— So cosa stai per dire, ma credo che ieri Victor sia stato troppo duro e... — sussurrò fissando le sue scarpe. — i miei pensieri troppo frettolosi. Oltre al fatto che mio marito è stato decisamente sgarbato... — successivamente sentirono che qualcuno era andato a farsi una doccia. Talia si affrettò. — Ho curato Abby e nei primi giorni, durante la convalescenza non faceva altro che ripetere il tuo nome. — si sistemò meglio la borsa sulla spalla e nel mentre aveva spostato i suoi occhi su Hereweald. — Non aveva paura di te, ma per te.
Quella confessione scaldò un poco il cuore del ragazzo. Lui vide lo sforzo che la donna stava facendo per accettarlo e non poté trattenere il suo sorriso.
— Quindi voglio scusarmi per il nostro comportamento conoscendoti meglio. Mi accompagneresti alla pasticceria qua vicino?
Alexander alzò le mani e scosse la testa. Non poteva veramente crederci: Talia era fin troppo gentile e ingenua. Hereweald la ringraziò e sistemandosi il giacchetto si avvio con lei. Entrambi lasciarono l'angelo a riflettere su cosa fosse successo. Lui rimase seduto per molto tempo. Con la testa poggiata su un pugno nel mentre che fissava l'orologio di fronte scandire il tempo in un modo decisamente estenuante. Una buona mezz'ora dopo la partenza dei due si spazientì e si alzò velocemente facendo stridere la sedia. Afferrò il primo giaccone che vide, avendo prestato il suo a Hereweald e fece per uscire quando Abegail lo chiamò ancora assonnata.
Allora lui si voltò intento a indossare l'indumento e la vide scendere gli ultimi scalini. Dopodiché si accorse dei movimenti al piano superiore ed Elizabeth passò in soggiorno per andare al bagno. Abby era ancora in pigiama e si stava strusciando gli occhi con una mano tenendo gli occhiali con l'altra. Le osservò i capelli e pensò che dovesse essersi sfatta da poco una treccia. Inclinò poi un poco la testa non sapendo cosa aggiungere dopo il solito buongiorno.
— Dov'è Harry?
Lei indossò le lenti e si guardò meglio attorno, sbadigliando. Alex notò le sue occhiaie e sospirò pensando che avesse dormito ben poco pure lei. Le raccontò cosa era successo e che stava per raggiungerli e controllare, ma Abby si accigliò.
— Dovresti lasciarlo in pace.
Gli disse infilando prima le mani nelle tasche larghe dei pantaloni per poi tornare in camera a cambiarsi. Sembrava che tutti lo stessero evitando e questo lo infastidì. Decise di aspettare un altro po', sedendosi sul divano e accendendo la televisione. Non attese però molto perché la porta si aprì e Hereweald e Talia tornarono con un vassoio a testa e qualche busta con del latte.
La casa cominciò ad animarsi come qualsiasi altro giorno e puntualmente verso le sette e mezzo furono tutti svegli. La cucina già affollata risentì della presenza di una nuova figura, ma - stringendosi attorno al tavolo - si sistemarono comodamente tutti quanti. Elizabeth e Nathalie - che per la pigrizia era scesa in pigiama - aiutarono Talia a sistemare la colazione. Nel mentre Victor fissava severamente Hereweald, seduto davanti a lui e Samuel discuteva con Abby del ciondolo.
Al demone sembrò che ognuno avesse trovato il proprio posto e lui fosse rimasto fuori. Persino Cassandra sorseggiava dalla tazza del latte guardandolo di tanto in tanto come se fosse un estraneo non voluto.
— Dobbiamo capire come sfruttarlo...
Enunciò Samuel con in mano la chiave dorata di sua madre. Successivamente volle parlare con Alex per chiedergli quando sarebbero arrivati gli angeli, ma qualcosa di strano glielo impedì. Fu un sensazione a farlo accorgere che Abegail e Victor si erano già voltati per guardare fuori dalla finestra. Hereweald si irrigidì e Alexander corse ad aprire la porta sul retro.
Poco dopo fece il suo ingresso un uomo alto e ben piazzato. I capelli, gli occhi e i lineamenti erano familiari e subito il ragazzo accanto a lui lo presentò come Caliel. L'angelo indossava abiti normali, solo il suo portamento lo rendeva diverso. Era solenne e incuteva timore. Liz infatti decise che era l'ora di avviarsi a lavoro, Talia perse la presa sulle tazze che stava lavando e Nathalie portò Cassandra in soggiorno. Pensò fosse meglio per lei ascoltare il meno possibile.
Caliel si rivelò però molto gentile, salutò con garbo tutti quanti e chiese il permesso di sedersi. Si era immaginato l'imbarazzo che avrebbe creato, ma lui era lì per proteggerli e farli sentire al sicuro. Samuel - passata la sorpresa iniziale - ne approfittò subito. Porse all'angelo qualche pasticcino sperando di non sembrare né invadente né un sempliciotto dopodiché tornò a concentrarsi sul ciondolo.
— Tra poco dovrò andare anch'io a lavoro, ma mi piacerebbe sapere se c'è un modo per usare questo vostro dono per difenderci e... — deglutì vedendo che Caliel lo stava guardando. — magari anche combattere...
I due sembravano avere la stessa età eppure l'angelo lo metteva giustamente sotto pressione. Samuel si agitò non poco anche se sua moglie gli si era seduta accanto e Hereweald era lontano da lui. Successivamente Caliel si rivolse proprio al demone dicendo che era sorpreso di rivederlo dalla loro parte.
Stava prendendo anche lui tempo per pensare e - alla fine - gli venne in mente un'idea. Capiva la necessità di Samuel di proteggere la sua famiglia, ma sperava che non volesse allargare troppo il numero delle persone da salvare. Se fosse riuscito nel suo intento avrebbero avuto la capacità di smascherarli e questo avrebbe fatto infuriare i suoi fratelli.
Sospirò studiando bene Samuel, Victor e Abegail nel mentre che Alexander tornava a sedersi. Dopo qualche minuto espresse i suoi pensieri.
— Da questo oggetto non potete più ricevere niente. È semplicemente diventato un cimelio di famiglia. — disse riporgendo la chiave alla ragazza che subito la infilò nella catenina per indossarla. — Però e possibile che dal sangue si possa ancora estrarre quel dono. In fondo ve lo state tramandando in questo modo, giusto? — Samuel parve tranquillizzarsi essendo di fronte ad una nuova possibilità. — Mikael ha infuso troppo potere alla chiave e questa è stata la conseguenza.
Concluse allargando le braccia e indicando i tre Knight. Victor sorrise debolmente e suo padre si agitò sulla sedia per volgersi meglio verso Caliel.
— Devi estrarre il mio sangue?
— Non il tuo. — sentenziò l'angelo mordendo un pasticcino. — Con l'età il dono si affievolisce, scommetto che non hai avvertito il mio arrivo come invece hanno fatto i ragazzi. — Samuel dovette annuire riconoscendo che Victor e Abby si erano accorti prima di lui di quello che stava per succedere. — Nel tuo sangue non ci sarà mai abbastanza potere mentre il ragazzo non sapeva nemmeno di averlo. Non ci sarà utile nemmeno lui... — Caliel allora guardò Abegail e Hereweald si irrigidì accanto a lei. — Dobbiamo provare con il suo.
Angolo autrice:
Come vi è sembrata l'idea di Caliel? Estrarre il dono dei Knight dal loro stesso sangue, speriamo funzioni, almeno molti si potranno salvare quando ci sarà la tanto attesa guerra...
Non vi nascondo che il prossimo capitolo lo avevo in mente da un sacco di tempo. Dopotutto, anche se sono passati pochi mesi, la storia si sviluppa rapidamente e i ragazzi sono cresciuti dato le terribili situazioni in cui si sono trovati ^^
Spero di accontentarvi!
Alla prossima,
Capitolo XXXIV: Passione
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top